Imprese sociali e terzo settore: realtà e prospettive in provincia di Torino

1900 realtà tra cooperative sociali, imprese sociali, realtà ibride e l’ampio mondo del volontariato e delle associazioni di promozione sociale. Le sole cooperative, cresciute dal 2001 dell’88%, danno lavoro a 22mila addetti, con un valore della produzione pari a 830 milioni di euro.

Torino, 20 marzo 2018 – presentati a Palazzo Birago i dati relativi ad un esteso lavoro realizzato dal Comitato imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino sull’ampio e articolato universo del sociale torinese: cooperative, terzo settore, start up di innovazione sociale, associazioni di volontariato.

Il nostro è un territorio estremamente ricco nel terzo settore: parliamo di 400 cooperative sociali, 87 imprese sociali, una cinquantina di realtà ibride, solo in ambito imprenditoriale, senza contare le più di 1.100 associazioni di volontariato e le 244 associazioni di promozione socialeha commentato Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di commercio di Torino.

Il Comitato Imprenditorialità Sociale ha l’obiettivo di analizzare le forme di attività imprenditoriale caratteristiche del terzo settore e promuovere un ecosistema che favorisca il consolidamento, la crescita e lo sviluppo dell’imprenditorialità sociale, in collaborazione con i Comitati costituiti nelle altre province piemontesi per assicurare una prospettiva di intervento su scala regionale.

Il Comitato è tra i promotori della piattaforma partecipativa Torino Social Impact, un accordo che sancisce l’alleanza fra istituzioni pubbliche e private per sperimentare una strategia di sviluppo dell’imprenditorialità ad elevato impatto sociale ed intensità tecnologica nell’area metropolitana. Fra i firmatari del Memorandum Torino Social Impact, oltre alla Città di Torino e al Comitato per l’Imprenditorialità Sociale della Camera di Commercio, la Compagnia di San Paolo, SocialFare, il Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino, Impact Hub Torino, Nesta Italia, Open Incet, Torino Wireless e gli incubatori universitari I3P e 2i3T.

Come dichiara Mario Calderini, Presidente del Comitato imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino: “È in atto una trasformazione globale e profonda, nei modelli imprenditoriali, nel terzo settore come nel profit, e sui mercati finanziari. Il segno di questa trasformazione è la ricerca, intenzionale, di un impatto sociale misurabile da affiancare agli obiettivi di creazione di valore economico. La fotografia che presentiamo oggi dimostra che nell’area metropolitana di Torino esistono molti degli ingredienti necessari a intercettare questa trasformazione e trasformarla in una credibile ipotesi di sviluppo locale.

Si tratta di includere nel perimetro delle politiche di sviluppo locale una nuova generazione di innovatori, imprese ed investitori finanziari – prosegue Calderini – che, con modelli inclusivi e partecipativi sappiano sfruttare le nuove opportunità tecnologiche, coniugando la capacità di produrre intenzionalmente impatti sociali positivi con la sostenibilità e la redditività economica e finanziaria delle loro iniziative. In una parola, mettendo la contaminazione tra impresa sociale, tecnologia e scienza al centro di un progetto che renda Torino uno dei migliori posti al mondo nei quali fare impresa e investire per l’impatto sociale”.

L’ecosistema a impatto sociale annovera sul territorio della città metropolitana torinese oltre 1.900 realtà organizzative, il 47% di quelle regionali. La quasi totalità è rappresentata da forme imprenditoriali (399 cooperative e 87 imprese sociali) e non imprenditoriali (244 associazioni di promozione sociale e 1.130 di volontariato), cui si aggiungono realtà profit, che non appartengono al “Terzo Settore” come comunemente definito, ma che presentano forme di responsabilità sociale d’impresa, da poter essere considerate a tutti gli effetti imprese ad impatto sociale. Esistono poi anche altre forme di imprenditorialità ibride, come le 38 Startup Innovative a Vocazione Sociale.

 

[Il comunicato con i dati dell’Osservatorio sull’Imprenditorialità Sociale]

 

Social Impact Investor Day: impact investing, risultati raggiunti e prospettive di crescita per le startup accelerate

Un panel selezionato di impact investor si è riunito venerdì 7 luglio 2017 a Torino nella sede del programma di accelerazione per startup a impatto sociale by SocialFare, in occasione del Social Impact Investor Day: EpiCura, Shike, reBOX, Synapta sono le startup uscenti dalla terza edizione del Programma di Accelerazione. Le startup hanno dialogato con più di 40 tra enti privati, business angel, private investor e family office, tutti presenti nella platea accanto a mentor, advisor, startupper di successo, giornalisti di settore e partner della rete Rinascimenti Sociali.

 

L’attenta platea è stata accolta da Laura Orestano, CEO di SocialFare, che ha presentato le attività, il programma di accelerazione e i risultati ottenuti. Nel 2015 SocialFare lancia FOUNDAMENTA, prima call per startup a impatto sociale italiana. Nelle sue 3 edizioni la call ha raccolto oltre 300 candidature, che hanno portato alla selezione delle 32 startup ad oggi accelerate. Il totale dei capitali raccolti dalle aziende è di circa €2M. Ora è online FOUNDAMENTA#4.

 

I dati presentati sono stati messi in dialogo con il quadro che emerge dal report 2017 T100: – Insights from Impact Advisors and Consultants 2017” elaborato da TONIIC, prima comunità globale di impact investor. L’indagine condotta conferma come sia possibile creare un portafoglio 100% Impact profittevole combinando investimenti in tematiche differenti, ottenendo liquidità diverse con diversificate esposizioni al rischio.

 

Sempre dal report emerge come la misurazione di impatto ad oggi manchi di un sistema qualitativo-quantitativo universalmente accettato. I trend tracciati dal report TONIIC 2017 dei prossimi 5 anni per l’impact investing prospettano:

  • Crescita del numero di attori
  • Aumento dell’offerta di prodotti e servizi
  • Aumento dell’interesse soprattutto da parte delle nuove generazioni
  • Entrata di grandi player nel settore
  • Crescita del ruolo delle donne

 

Sul palco si sono alternate quindi le social impact startup con il loro pitch verso gli impact investor. Ogni team ha avuto a disposizione dai 6 minuti per presentare il proprio prodotto/servizio/modello innovativo e i risultati raggiunti durante il programma di accelerazione. Ad ogni pitch è seguita una intensa sessione di domande dal pubblico.

 

SHIKE (by Mug Studio)

Shike è il primo sistema europeo di bike sharing privato senza stazioni di parcheggio. Il servizio elaborato da MugStudio si compone di 3 elementi fondamentali: l’app mobile (iOS, Android), il lucchetto smart e la bicicletta. Tramite l’app è possibile individuare la bici più vicina, sbloccare il lucchetto ed iniziare la propria ride. Giunti a destinazione è sufficiente chiudere manualmente il lucchetto, terminando così la corsa. Una forma di mobilità sostenibile che replica nell’ambito bike il modello elaborato per il car sharing, favorendo green behaviour e sostenibilità ambientale. Il servizio in una città medio-piccola potrebbe consentire ogni anno di ridurre l’emissione di anidride carbonica di 207 tonnellate, l’equivalente di 1033 alberi piantati. A seguito di un’attenta analisi di mercato il team ha identificato la città su cui lanciare la prima sperimentazione, che inizierà a breve

 

Il mercato identificato offre a livello internazionale conferme importanti, come gli oltre 600 milioni investiti da Sequoia Capital (uno dei principali investitori mondiali) in 2 competitor cinesi che hanno sviluppato un servizio simile. A livello nazionale invece interessante osservare come due delle principali città, Milano e Firenze, abbiano recentemente lanciato un bando per la creazione di un bike sharing free float. Grande attenzione è stata dedicata all’impresa dagli investitori presenti in sala.

 

EPICURA

EpiCura è la piattaforma B2C che permette ai pazienti di prenotare direttamente dal sito (attraverso un numero verde) una visita specialistica di osteopatia e fisioterapia, e ricevere anche a meno di 24 ore dalla prenotazione le cure nel luogo e orario preferito: un servizio comodo, tempestivo e soprattutto flessibile per i pazienti; una nuova opportunità per i professionisti, che migliora la qualità del loro lavoro (oggi spesso part-time e con costi elevati di affiliazione a studi privati). Il servizio ha ottenuto numerose adesioni su Torino (22 professionisti hanno scelto di utilizzare EpiCura, ricevendo richieste attraverso la piattaforma per 170 trattamenti), e ha iniziato già ad intercettare i primi clienti su Milano. Un primo round ha portato la startup a raccogliere a meno di 2 mesi dall’inizio del servizio un primo seed capital di +€100K, e presto sono previste nuove possibilità di investimento. Il servizio consente di ricevere il trattamento risparmiando in media 48h, e allo specialista offre una revenue media mensile superiore del 18%. Inoltre favorisce la riduzione del lavoro in nero, offrendo una soluzione trasparente e vantaggiosa.

 

CONTRATTIPUBBLICI.ORG (by Synapta)

ContrattiPubblici.org è un motore di ricerca semantico sui contratti della Pubblica Amministrazione italiana ed uno strumento di monitoraggio dei nuovi bandi. Mira a rispondere alla mancanza di trasparenza nel mercato dei contratti pubblici mitigando il rischio corruzione e rendendo più efficiente la PA: si stima che con un’efficienza del servizio del solo 0,1% impatterebbe sulla pubblica spesa per circa €100M. Reperire le informazioni relative a questo mercato è molto difficile: sono disaggregate e riportate da 20.000 siti web differenti. I fornitori e le PA stesse non hanno dati a sufficienza e i cittadini e le autorità competenti non possono monitorarli. ContrattiPubblici.org offre, ad oggi, dati su 9 Milioni di contratti e 1 Milione di fornitori. La piattaforma è attiva con un primo prototipo e nei prossimi mesi saranno lanciati i primi servizi.

 

reFOOD (by reBOX)

reFOOD è il contenitore smart ed elegante sviluppato da reBOX per combattere lo spreco di cibo nella ristorazione (solo in Italia si stima che ammonti ad oltre 185mila tonnellate con costi associati di circa 12,6 miliardi) e dare nuova dignità al cibo trasformando «l’avanzo» in opportunità. La “reFOOD” è la risposta al 70% degli italiani* che richiede, per superare il senso di “vergogna” nel portare a casa il cibo avanzato: un prodotto bello, pratico, etico e riciclato/riciclabile. (*Waste Watcher 2017). Si tratta di una vaschetta in propilene che consente di conservare al meglio gli alimenti in frigo e di scaldarli introducendo direttamente il box nel micro-onde. Inoltre la confezione, elaborata insieme ad artisti e grafici, permette la personalizzazione del contenitore da parte del ristorante. Sono 188 i ristoranti presenti in 16 regioni italiane che hanno già acquistato oltre 43.700 reFOOD, consentendo di non sprecare 6.567 kg di cibo. Dato che si prevede possa arrivare per il 2018 a 41.230 kg.

 

Il Social Impact Investor Day si è concluso con un networking lunch, durante il quale è stato possibile approfondire relazioni, riflessioni e attivazioni future per le startup ma anche tra i diversi attori intervenuti. Gli investitori hanno mostrato grande interesse rispetto alle diverse proposte, aprendo un dialogo partecipato e approfondito sui diversi prodotti/servizi/modelli. La partecipazione è stata attiva e interessata, rivelando un network italiano in crescita, pronto a convergere per generare nuova economia a impatto sociale.

PubCoder presenta BENVENUTI ABC

Quando è arrivata in Germania la prima ondata di migranti siriani nell’ottobre 2015, Anna Karina Birkenstock (illustratrice e volontaria nei campi profughi) ha deciso di utilizzare il linguaggio universale delle illustrazioni e la tecnologia di PubCoder per costruire uno strumento di dialogo con i tanti bambini rifugiati. Lei e suo marito, Caspar Armster, hanno individuato 150 parole di uso quotidiano, hanno chiesto a 25 illustratori di disegnarle, ed hanno creato un libro digitale con audio in doppia lingua inglese e tedescoDas Wilkommens ABC, che i volontari possono utilizzare con il proprio smartphone.

Un’iniziativa di enorme successo, che PubCoder ha deciso di replicare in Italia lanciando nel marzo scorso, in occasione della Bologna Children’s Book Fair, un appello a illustratori e creativi per creare un dizionario illustrato digitale interattivo in lingua italiana, inglese e araba per smartphone, tablet e pc. Benvenuti ABC oggi rappresenta probabilmente una delle più importanti opere collaborative mai realizzate: hanno aderito 120 illustratori realizzando 190 tavole, tra loro moltissime firme note al pubblico internazionale; e, insieme a loro, altri professionisti che si sono messi a disposizione per leggere e tradurre le parole e per creare i suoni.

Intuitivo, facile da usare e scaricabile gratuitamente da Apple Store e Google Play Store, attraverso l’applicazione gratuita Edook, il dizionario è pensato per la prima accoglienza, per stabilire un dialogo, per strappare un sorriso; verrà utilizzato dai volontari in Italia grazie alla collaborazione con Fondazione Migrantes, che ha aderito all’iniziativa sin dal primo momento.

Giovedì 27 ottobre 2016, alle ore 11.00, in via Cottolengo 22 a Torino, PubCoder e Fondazione Migrantes presentano l’applicazione Benvenuti ABC, un’iniziativa che ha unito innovazione, tecnologia, creatività e volontariato al servizio dell’altro. Ne parleranno Paolo Giovine, fondatore e presidente di PubCoder, e Sergio Durando, direttore dell’Ufficio Migrantes di Torino. Modererà l’incontro Luca Rolandi, giornalista del settimanale diocesano La voce e il tempo.

L’Italia accoglie ogni anno un numero crescente di migranti, e, tra loro, tantissimi bambini; costruiranno, insieme ai nostri figli, il futuro di questo paese. Siamo felici e riconoscenti per la straordinaria risposta del mondo creativo, ma non sorpresi: sono tantissime le persone che ogni giorno si dedicano all’accoglienza e all’integrazione, volontariamente. Grazie a Fondazione Migrantes, che ha sposato dall’inizio l’iniziativa con incredibile entusiasmo, Benvenuti ABC verrà diffuso nei centri di accoglienza italiani e ovunque possa servire, a partire dalle scuole dove ogni giorno si realizza, concretamente, l’integrazione” afferma Paolo Giovine, fondatore e Presidente di PubCoder. “A noi interessa la tecnologia quando è utile alle persone. Benvenuti ABC rappresenta una tappa, ci sono tantissime cose da fare, il momento è adesso.”

Migrantes ha il privilegio di toccare con mano la volontà delle persone di farsi coinvolgere nelle tante occasioni e modalità di accoglienza”, afferma Sergio Durando, direttore dell’Ufficio Migrantes di Torino. “Dalle famiglie, che aprono la loro porta per accogliere un rifugiato, alle comunità parrocchiali, che nel solo territorio della Diocesi di Torino in un anno sono state in grado di ospitare gratuitamente 255 persone con titolo di protezione internazionale, sino alla bella e utile iniziativa di Benvenuti ABC che ha visto in pochi mesi collaborare professionisti lontani dal mondo dell’accoglienza, come i 120 illustratori che hanno trovato del tempo da condividere e che hanno messo a disposizione della comunità il loro talento. Sempre più è indispensabile sensibilizzare la società sui temi legati all’accoglienza e all’aiuto dell’altro: dovremmo creare più occasioni concrete e precise, come questa di Benvenuti ABC, perché ciascuno, avvalendosi delle proprie capacità e possibilità, possa contribuire a rendere migliore il nostro Paese. C’è ancora molto da lavorare, poiché sono ancora tante le fatiche e paure che registriamo sui nostri territori, ma non mancano i segnali positivi da cui partire”.

PubCoder è una start up innovativa torinese. Sviluppa un software che consente la creazione di contenuti digitali interattivi distribuibili come ebook, app, HTML5 dentro i browser, su desktop e mobile. Più di 5.000 editori, creativi, insegnanti in tutto il mondo hanno utilizzato PubCoder per realizzare prodotti e contenuti digitali. Dal 2014 Apple iTunes raccomanda ufficialmente PubCoder, a livello mondiale, come strumento di creazione di libri interattivi. Nell’ottobre 2016 Pubcoder è stata premiata come Best Cross-Platform App agli Xojo Design Award. Per ulteriori informazioni su PubCoder, visita www.pubcoder.com

Fondazione Migrantes è l’organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana per assicurare l’assistenza religiosa ai migranti, italiani e stranieri, per promuovere nelle comunità cristiane atteggiamenti ed opere di fraterna accoglienza nei loro riguardi, per stimolare nella stessa comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza rispettosa dei diritti della persona umana. http://www.migrantes.it/

Contatti: https://www.pubcoder.com/ita/BenvenutiABC

Ufficio stampa

Daniela Sabatini daniela.sabatini@pubcoder.com Tel. 011 569022 – cell 347 4237423

The 3C Smart Cities Challenge | L’eccellenza dello StarTAU di Tel Aviv per il primo prototipo di social smart city a Croatà in Brasile

Si conclude oggi la selezione preliminare per la 3C Smart Cities Challenge, lanciata da Tel Aviv University, StartTAU Entrepeneurship Center, SocialFare® | Centro per l’Innovazione Sociale e Planet Idea s.r.l.. La challenge è indirizzata a start-up che abbiano realizzato un prototipo, un lavoro in beta o un prodotto già sviluppato negli ambiti di: sostenibilità ambientale, sicurezza e salute. Sono state più di 50 le proposte pervenute. Obiettivo della challenge individuare nuove soluzioni da implementare nella social smart city che Planet Idea s.r.l. sta realizzando a Croatà, in Brasile. Il prototipo realizzato in questi mesi coprirà un’estensione di 8.000.000 mq di terreno su cui sorgeranno 5.0000 unità abitative destinate a 25.000 abitanti.

Planet Idea s.r.l. è una nuova impresa italiana che punta a diventare riferimento per la ricerca, la progettazione, la sperimentazione di nuovi ecosistemi urbani smart e sostenibili. La start-up torinese ha sviluppato un format innovativo per smart urban ecosystems, che mira alla sostenibilità integrata (sociale – ambientale – economica) con l’obiettivo di generare resilienza urbana, grazie all’implementazione si nuove tecnologie abilitanti. Planet Idea ha sviluppato uno dei primi modelli di social smart city ideato per offrire abitazioni personalizzate, distribuite in modo non intensivo al fine di favorire l’inclusione ed integrare in un piano urbanistico organico e modellato ad hoc.  SocialFare®, a fianco di Planet Idea s.r.l., progetta i servizi destinati agli abitanti ed elabora gli strumenti necessari a sviluppare e garantire la sua sostenibilità sociale

Con l’obiettivo di inserire in questo contesto l’idea che presenti un maggiore potenziale d’impatto sociale, migliore adattabilità alle specificità del contesto brasiliano e più efficace sviluppo tecnologico, le proposte sono state pre-selezionate, tra quelle pervenute, da esperti di SocialFare®, Planet Idea s.r.l. e Tel Aviv University. Le 15 start-up identificate saranno quindi ammesse ad un event pitch in cui potranno confrontarsi ed essere scelte per l’implementazione finale in Brasile. L’event pitch, in programma il 15 marzo a Tel Aviv, consentirà infatti di individuare le 3 start-up a cui sarà destinano un premio in denaro e la sperimentazione della propria soluzione nella social smart city brasiliana in costruzione.

Nei giorni successivi al 15 marzo, la delegazione italiana di SocialFare® e Planet Idea s.r.l. incontrerà un’ampia rappresentanza della community israeliana di ricerca, impresa e investimento per sviluppare nuove sinergie, apprendere nuove pratiche e creare ponti di collaborazione tra Torino e Tel Aviv, con un focus preciso: generare innovazione sociale in modo sempre più avanzato e internazionale.

 

Boosting Social Innovation | Social Innovation Pitch Event

Il potenziale delle città come agenti della social innovation è enorme. Nuove forme di organizzazione e interazione per tracciare le sfide sociali consentono alle città di rispondere in modo nuovo: le trasformazioni dell’amministrazione in collaborazione con i cittadini, la cittadinanza attiva, il soddisfacimento delle reali esigenze della popolazione, la creazione di un ambiente innovativo e prolifico che consenta il coinvolgimento attivo dei cittadini nell’attuare soluzioni alle sfide sociali più pressanti. Tutto ciò con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita, e di tracciare i bisogni non soddisfatti attraverso soluzioni sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale.

 

Obiettivo del progetto Boosting Social Innovation  è l’acquisizione di nuove competenze e avvio di un confronto/scambio con le città partecipanti sul tema dell’innovazione sociale, al fine di creare una rete tematica volta a promuovere il ruolo di intermediatori e promotori dell’innovazione sociale e di ecosistemi locali e transnazionali, da parte delle pubbliche amministrazioni, per favorire la creazione di nuovi modelli e nuove forme organizzative in grado di affrontare le nuove sfide sociali.

 Social Innovation Pitch Event (18 Febbraio): Rinascimenti Sociali presenta alcune delle start-up accelerate alle delegazioni delle 12 città europee coinvolte nel progetto Boosting Social Innovation per valutare le condizioni di replicabilità dei loro modelli di business in altri contesti urbani europei.

La Città di Torino ospiterà dal 17 al 19 febbraio 2016 il meeting finale della prima fase del progetto europeo Boosting Social Innovation, con la visita delle delegazioni di 12 città europee. In questa occasione sarà proposto il Social Innovation Pitch Event, ospitato presso gli spazi di Rinascimenti Sociali.  Il gruppo del progetto nella serata del 18 Febbraio incontreranno alcune start-up accellerate presso Rinascimenti Sociali, o inserite nel percorso FaciliTo Giovani di Torino Social Innovation, per valutare le condizioni di replicabilità dei loro modelli di business in altri contesti urbani europei.

 

L’evento è chiuso, la partecipazione su invito.

 

Green Jobs: opportunità in Italia, vieni a scoprirle l’11 febbraio presso Rinascimenti Sociali!

“Ci sono nuove energie da imbrigliare e nuovi lavori da creare.”

Barack Obama, 4 novembre 2008 – Chicago

In Italia il 42% delle imprese ha un indirizzo green: 27,5% Core Green e 14,5% Go Green. Il 27,5% del totale delle imprese in Italia è Core Green perché produce beni e/o servizi di elevata valenza ambientale, selezionati sulla base delle liste di standard internazionali accreditati (Ocse, Eurostat). Prevedibilmente le punte si registrano nella nostra Agricoltura, ormai di qualità e molto orientata in direzione ecologica, con ben il 40,6% di imprese Core Green. Elevate anche le presenze, notate dagli addetti ai lavori negli ultimi anni durante i quali si è fatta strada la green economy, nell’Industria con un rilevante 35,4%, come pure nell’Edilizia, dove ormai sono tante le aziende specializzate in riqualificazioni energetiche o soluzioni per la bioedilizia: raggiungono un 38,8%, percentuale impensabile fino a pochi decenni fa. E cominciamo ad avere presenze numericamente importanti anche nei servizi, con un 12,8% di imprese Core Green per Commercio, alberghi e ristorazione e un 19,5% per Trasporti, immobiliari, servizi finanziari e altri.

Ma la trasformazione verde coinvolge ormai modi di produrre, consumare e smaltire, essendo considerata una strategia fondamentale per superare la crisi economica ed ecologica che stiamo attraversando. Rinnovabili, edilizia, trasporti, agricoltura, turismo, comunicazione, finanza, gestione dei rifiuti: l’elenco è lunghissimo, e dimostra che la green economy interessa ogni comparto produttivo, generando nuovi posti di lavoro e consentendo la riqualificazione di molti di quei profili che non trovano più spazio nel mercato dell’occupazione. Per questa ragione on-line e off-line nascono moltissimi strumenti per orientare quanti a cogliere le possibilità offerte dall’ascesa della green economy.

La Guida ai green jobs è la panoramica più completa sui lavori verdi in Italia. L’analisi di ogni settore è preceduta da un’intervista a un esperto scelto tra gli imprenditori e i professionisti che hanno fatto della sostenibilità la chiave del loro successo. Le 100 schede che arricchiscono il volume indicano i percorsi formativi e le opportunità occupazionali di quella che nell’opinione di molti si prospetta come la prossima rivoluzione industriale, l’unica sostenibile. Sempre on-line segnaliamo anche il portale Green Jobs, dove trovare annunci di società o organizzazioni che operano nell’ambitio di:

 Energie rinnovabili
Ecologia e ambiente
No profit
Biologico
Altro (inerente la sostenibilità, l’ambiente o la responsabilità sociale)

Off-line iniziative virtuose come lo sportello Green Jobs  consentono di scoprire opportunità inattese attraverso consulenze personali gratuite affinché le persone interessate a orientare la propria professionalità a questo settore possano cogliere tali opportunità, e costruire un progetto professionale coerente, solido e dall’impatto sociale. Il servizio per il lavoro nella green economy è stato già attivo con successo a Milano, Trento e Ivrea. Lo sportello offre una consulenza di carriera personalizzata, sia in ambito di lavoro dipendente, sia di attività autonoma e imprenditoriale. In particolare i servizi offerti sono:

  • Supporto orientativo personalizzato
  • Indicazioni sull’andamento dei diversi settori legati alla green economy (es. efficienza energetica, energie rinnovabili, agroalimentare biologico, green building, rifiuti, turismo sostenibile, GDO, finanza sostenibile ecc…)
  • Figure professionali e mercato del lavoro
  • Riconversione di figure professionali esistenti in ambito green
  • Come ricercare lavoro nella green economy
  • Mentoring imprenditoriale nella green economy
  • Per gli studenti, supporto nella scelta del percorso di studi/universitario

Lo Sportello è gestito da Matteo Plevano, psicologo del lavoro, responsabile del portale Greenjobs.it e della rete di sportelli realizzati nelle altre città.

 

Il servizio gratuito e attivabile previa prenotazione.

 

Data e orari: 11 febbraio 2016, orari 9.30-13.30 e 14.30-17.30

Sede: Via Maria Vittoria, 38 – Torino – presso Social Fare

 

Per iscriversi inviare richiesta di appuntamento a: info@greenjobs.it

 

www.greenjobs.it

www.socialfare.org

 

Planet Idea Lab e SocialFare® per la prima social smart city | Intervista a Gianni Savio, Chief Operating Officer

All’interno del grattacielo di Intesa San Paolo il 26 gennaio è stato presentato il bando che avvia la prima esperienza di Living Lab sul quartiere CampidoglioIl quartiere, nella IV Circoscrizione, è stato da tempo scelto come laboratorio per la sperimentazione di nuove tecnologie da implementare al modello torinese di smart city. Il bando si pone l’obiettivo di cercare soggetti che vogliano sperimentare iniziative e soluzioni tecnologiche innovative di interesse pubblico, coerentemente alle linee di azione indicate dal piano strategico di Torino Smart City.

La presentazione del bando, oltre che interessante stimolo per quanti stanno sviluppando tecnologie e servizi in questa direzione, è stata occasione per condividere cinque esperienze di innovazione candidate ad essere realizzate nel quartiere Campidoglio, oltre che rappresentare il primo passo per avviare la collaborazione tra Torino e Fortaleza (Brasile). A Croatà, nel nord del Brasile, sorgerà infatti la prima social smart city. A realizzarla saranno  gli imprenditori torinesi della start-up Planet Idea LabPresentazione standard di PowerPointAl momento è in fase di realizzazione un primo prototipo (foto), secondo una nuova metodologia che si pone l’obiettivo di mettere a sistema i servizi e le tecnologie con l’obiettivo di disegnare nuovi ecosistemi urbani. Questo nuova modellizzazione può essere applicata alle città nella loro interezza, ma può riguardare anche solo porzioni di essa o strutture specifiche. Nasce secondo quest’ottica la social smart square: un modello
che sarà declinato secondo le esigenze delle due città, primo strumento di dialogo tra le esperienze e le tecnologie delle due città.

Oggi incontriamo Gianni Savio, Chief Operating Officer di Planet Idea Lab. Buongiorno Gianni, stamattina in ufficio ti ho sentito dire che le smart city vengono considerate solo cavi e gadget. Cosa taglia fuori questa visione che vuole ridurre (provocatoriamente) tutto alla dimensione tecnologica?

La prima cosa che si nota quando si approccia il tema smart city è che in realtà a livello mondiale non c’è una definizione univoca. Quando parlo agli operatori tecnologici la loro visione di smart city è quella di una città connessa, ricca di ICT e iOT. Se mi confronto con gli architetti per loro il tutto è riconducibile alla pianificazione di una città disegnata per essere resiliente. Per gli ingegneri si tratta di acque reflue, smart grid e gestione delle risorse ambientali. Per quanti hanno il focus sugli aspetti sociali il tema è l’inclusione sociale: come bisogno e come potenziale. Quello a cui Planet Idea Lab punta è integrare tutti questi punti di vista in una visione sistemica che possa contemplare tutti gli elementi tecnologici, tecnici e sociali fioriti negli ultimi anni, una visione di pianeta. Ci sono tante idee smart lodevoli come singole iniziative, ma molto spesso sono singole iniziative che trovano un utilizzo solo estemporaneo.  Piero Fassino ieri durante la presentazione nel grattacielo di Intesa San Paolo metteva in guardia, a riguardo, dal rischio di “fare il presepe”, con una giustapposizione di iniziative. È da questa riflessione che prende le mosse la nostra visione, secondo la quale tutti lavorano in sinergia per la creazione di ecosistemi più sostenibili.

Perché avete deciso di costruire una social smart city?

Attualmente il 2% del pianeta è ricoperto da città. Il 50% della popolazione mondiale vive in centri urbani, che consumano il 75% dell’energia e emettono l’80% delle emissioni di monossido di carbonio. Questo perché il 50% delle abitazioni non rispondono ad una visione smart. In questo contesto costruire social smart city costituisce una sfida: utilizzare nuove tecnologie per case che devono avere costi contenuti. L’innovazione spesso viene associata a costi elevati, noi partiamo da assunti differenti. Ora stiamo creando un prototipo che generi economia di scala, per sondare la possibilità di dare vita a un ecosistema urbano intelligente testato su un numero minimo di 5000 unità abitative. L’obiettivo è quello di creare sistema integrato, in cui i vari fattori non costituiscano solo una sommatoria algebrica di utilities e servizi, ma che nella loro interazione portino un valore aggiunto.

Il Social Housing tradizionale segue un modello massificante e indistinto, con unità abitative aggregate in maniera intensiva, che non considera la sostenibilità sociale e ambientale, e slegato dalla pianificazione urbana. SocialHousingMexicoNoi opponiamo a questo modello la progettazione di SMART URBAN ECOSYSTEM: la crescente urbanizzazione richiederà capacità e conoscenza per la progettazione, lo sviluppo e il miglioramento della pianificazione, delle infrastrutture, dell’edilizia e dei servizi in un approccio sistemico. Un esempio della visione integrata dei servizi può essere la app che abbiamo sviluppato. L’app offre, tra le altre, la possibilità con l’interazione con le smart grid di monitorare i consumi di energia elettrica in tempo reale, ma anche di pianificare il consumo del mese in relazione alle possibilità di spesa della famiglia. Allo stesso modo sono previste sinergie tra i sistemi di mobilità interna (come ad esempio il bike sharing) con quelli di mobilità esterna (es. car pooling). Questo approccio consentirà moltissimi vantaggi anche alla parte amministrativa della città (che ad esempio potrà ottenere big data utili alla sua pianificazione), ma soprattutto offrirà vantaggi immediati al cittadino.

Nella tua presentazione parli di quattro pilastri, tra cui citi l’inclusione sociale. In che modo quest’ultima offre alla città una dimensione smart?

Non ci può essere smart city senza un’adeguata pianificazione. Questo prevede un primo livello infrastrutturale: urbanistica, infrastrutture tecnologiche e smart grid, che potremmo definire come l’hardware della città. E poi c’è il software che riguarda la connessione tra i cittadini, la comunità. Naturalmente i servizi di cui parliamo offerti a Miami o all’interno di un contesto legato al social housing hanno due gittate completamente diverse. In contesti di difficoltà economica reti di prossimità, interazione e servizi a favore dell’inclusione assumono una valenza comprensibilmente diversa.

Non ci può essere smart city senza un’adeguata pianificazione. Questo prevede un primo livello infrastrutturale: urbanistica, infrastrutture tecnologiche e smart grid, che potremmo definire come l’hardware della città. E poi c’è il software che riguarda la connessione tra i cittadini, la comunità.

GIANNI SAVIO

 

Com’è nata la collaborazione con SocialFare?

Un progetto così catalizza automaticamente i diversi componenti: chi ha un know-how utile allo sviluppo di questo progetto si sente naturalmente coinvolto. È quasi un processo naturale. Non ci si sceglie, ci si incontra. SocialFare® è stato un incontro importante, soprattutto per la sua capacità di attrarre le idee migliori, di stabilire connessioni capace di dare forma a qualcosa che ancora non esiste in un’ottica di innovazione sociale.

Cosa ti aspetti da questo dialogo con SF?

Il dialogo fino ad ora è stato molto fruttuoso: mi aspetto che andremo a realizzare grandi cose.

Dai tuoi racconti so che hai vissuto, e continui a trascorrere molta parte del tuo tempo, in Brasile. In che modo la tua conoscenza della popolazione locale ha influito sulla progettazione di strutture e servizi?

Per me la molla non è stata tanto l’incontro con questo meraviglioso territorio, ma la scoperta che non si può continuare a costruire in questo modo: bisogna cambiare il modo di costruire. Ma soprattutto, che è possibile farlo. Spesso si pensa che innovare significhi ricorrere a capitali enormi, ma a volte questo può avvenire anche garantendo costi estremamente ridotti e una piena sostenibilità economica. Tornando alla distinzione tra hardware e software, una volta che hai individuato il software in un’economia di scala ammortizzi rapidamente i costi di progettazione. A volte ci si lascia prendere dal pregiudizio che replicare una buona idea costituisca un tentativo di omologazione, ma un format efficace opportunamente personalizzato costituisce l’esatto opposto e ti consente di portare l’innovazione sui territori che meno sarebbero in grado di captarla e che maggiormente ne hanno bisogno.

Per me la molla non è stata tanto l’incontro con questo meraviglioso territorio, ma la scoperta che non si può continuare a costruire in questo modo: bisogna cambiare il modo di costruire. Ma soprattutto, che è possibile farlo. Spesso si pensa che innovare significhi ricorrere a capitali enormi, ma a volte questo può avvenire anche garantendo costi estremamente ridotti e una piena sostenibilità economica.

GIANNI SAVIO

 

Chi collabora con te a questo progetto?

Tante persone. Alcune lavorano in Brasile: una ventina tra architetti, ingegneri, capo-cantiere e responsabili amministrativi. La parte operativa della costruzione del prototipo. Nell’ideazione del concept sono invece coinvolti RECS ARCHITECTS (per l’area pianificazione urbanistica, architettura). Francesco Tresso a capo del team per la sostenibilità ecologica. Daniele Alberti a capo del team ICT e iOT e SocialFare® per tutto ciò che concerne l’innovazione sociale e la valutazione di impatto.

Ora siamo impegnati nella realizzazione dei due esperimenti di piazza intelligente. Questo prima connessione costituisce la volontà di mettere a sistema la dimostrazione dei benefici che possono nascere quando l’ecosistema urbano è progettato e realizzato in maniera smart. Un concetto declinabile su differenti scale e che già adesso vede dei tentativi di applicazione nei concetti di smart station, smart factory, e per l’appunto smart square.

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Digital Urbanism | semi di Eden (Energy Data ENgagement)

Internet smetterà di essere il protagonista della nostra evoluzione tecnologica. Lo ha affermato Erich Schmidt al World Economic Forum 2015. L’executive chairman di Google ritiene, infatti, che la rete sarà completamente assorbita  da tutto ciò che ci circonda e, metabolizzata dalla nostra società, arriverà a far parte di essa in modo definitivo. A innescare questo processo l’internet delle cose (Internet of Things-IoT), ovvero l’estensione per cui i nostri oggetti acquisiscono intellingenza comunicando dati su se stessi e sull’ambiente che li circonda.

//Internet of Things

L’analisi di Schmidt sull’IoT trova conferma nei dati di una recente ricerca di mercato condotta da Gartner secondo cui entro il 2020 questa rivoluzione arriverà a coprire oltre 26 miliardi di dispositivi connessi. Un numero di gran lunga superiore a quello attuale di smartphone, tablet e pc: l’Internet of Things avrà un impatto sulla società superiore a quello che ha avuto internet stessa.

Sempre Gartner, compagnia leader nella ricerca sull’informazione tecnologica e nella consulenza, dichiara in un report dedicato  che le persone stesse diventeranno “nodi” di internet, producendo sia dati statici che un sistema costante di attività capaci di generare informazioni.

In quest’ottica rispetto all’IoT le città sono leggibili come microcosmi che beneficiano della connesione tra persone, processi, dati e cose. L’evoluzione del concetto di “Smart City” negli anni è stata soggetta a numerosi rielaborazioni, ma una parte è rimasta sempre costante: la parte relativa alla dimensione “smart” è sempre stata connessa con la tecnologia delle informazioni e della comunicazione e internet per rispondere alle sfide urbane. La sfida che ora sorge per progettisti, architetti e urbanisti è ilDigital Urbanism”.

//Efficienza Energetica

Oltre alle sfide legate al passato l’IoT diventa strumento fondamentale anche per il miglioramento di ciò che esiste, come ad esempio nei processi di efficientamento energetico degli edifici pubblici. La Direttiva europea 2002/91/CE, fonte di tutta la recente legislazione in materia di rendimento energetico nell’edilizia, sottolinea che “l’energia impiegata nel settore  residenziale e terziario, composto per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40% del consumo finale di energia della Comunità; in questo contesto, gli edifici pubblici   costituiscono   un   considerevole   patrimonio   edilizio   sul   quale   poter intraprendere iniziative di miglioramento del rendimento e di efficienza energetica.

Il modello consolidato di produzione centralizzata di energia elettrica va trasformandosi in quello più articolato e avanzato, sia dal punto di vista tecnologico che gestionale, di generazione distribuita. Tale evoluzione suggerisce un nuovo paradigma per la produzione e distribuzione di energia che vede energia e informazioni veicolate su rete attiva, secondo un modello internet-like, con interazione continua tra produttori e consumatori e scambio costante di informazioni sui flussi di energia prodotta e la richiesta del momento.

Le nuove tecnologie offrono agli obbiettivi di efficenza energetica strumenti rivoluzionari. Di particolare interesse il sistema di smart metering : sistema di controllo basato su reti di sensori (wireless, Pic, RS485) per il monitoraggio in tempo reale dei consumi di luce, gas e acqua. La possibilità di monitorare i consumi con una cadenza molto più serrata che in passato (si passa dai dati della bolletta mensile alle informazioni prodotte ogni ora dagli smart meters) offre opportunità interessanti sia per i consumatori che per i produttori. Ma la massa di dati prodotti non sempre è leggibile. La sfida degli open data, infatti, è aperta.

Ma i cittadini sono pronti ad utilizzare questi strumenti?

//EDEN_Energy Data ENgagement

L’abilitazione al cambiamento trova idealmente sponda nell’educazione ma la scuola fatica ad accogliere le istanze tecnologiche sottese a questi processi. Alcuni esperimenti iniziano a prendere piede, come EDEN_Energy Data ENgagement. Progetto di IREN che nasce dall’idea di utilizzare il paradigma dell’Internet delle Cose per favorire una consapevolezza diffusa sui consumi energetici all’interno delle scuole.


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Il progetto ha coinvolto 3 scuole del quartiere Campidoglio della Città di Torino (Scuola Elementare Gambaro, Scuole Medie Nigra e De Sanctis). In alcune classi, o luogo significativi per la socialità sono stati posizionati dei sensori (in maggioranza rilevatori di parametri termici) distribuiti e connessi a internet. Questi smart meters sono stati integrati a una serie di strumenti di controllo dei dati raccolti (app, siti internet, cruscotti digitali di analisi e gestione dei dati), la cui osservazione permette di elaborare strategie di divulgazione e comunicazione che rendano gli utenti capaci di compiere scelte energetiche razionali e improntate alla riduzione dei consumi.

 

SocialFare® | Centro per l’Innovazione ha contribuito allo sviluppo di una social platform digitale studiata per l’engagement che, dando visibilità e significato a dati raccolti da sensori collocati negli istituti scolastici e in altri edifici e luoghi pubblici, potesse generare consapevolezza e stimoli comportamenti sostenibili negli studenti e, attraverso loro, nella cerchia più ampia di famiglie e cittadini. Il progetto intende sviluppare un sistema di raccolta, rappresentazione e condivisione di informazioni a soggetti diversi (Energy Manager, Studente, Stakeholder), rendendo accessibili e trasparenti i dati afferenti alle “cose” che ci circondano e stimolando l’implementazione di azioni e progetti di efficienza energetica. 

Al termine del progetto, conclusosi a luglio del 2015, è stato prodotta una valutazione dell’impatto sociale generato, rendendo evidente:

– l’importanza centrale degli insegnanti come mediatori di diffusione di consapevolezza e acquisizione di buone pratiche;

– l’importanza del gaming nell’engagement degli studenti;

– le potenzialità di diffusione connesse al ruolo degli studenti all’interno dell’ecosistema scuola-famiglie-quartiere.

La valutazione d’impatto ha coperto tutta la durata del progetto, prevedendo:

//in fase preliminare i rilievi olistici di contesto per evidenziare le specificità delle tre scuole e per studiare le condizioni “ambientali” in cui il progetto veniva realizzato.  

//In fase di implementazione alcuni nostri progettisti hanno proposto laboratori living-lab sia ai docenti che agli studenti con la finalità di co-progettazione la social-platform. L’indagine a chiusura del progetto ha previsto, accanto ad alcune interviste semi-strutturate, la somministrazione di sondaggi on-line ai docenti, e questionari in versione cartacea per  raggiungere studenti e famiglie.

//A chiusura del progetto gli esiti delle nostre ricerche sono stati formalizzati attraverso una data visualization, che ha rappresentato l’impatto sociale generato come una goccia capace di propagarsi attraverso le diverse cerchie coinvolte a seconda dell’estensione degli stakeholder raggiunti.

Il progetto ha vinto il premio SMAU per le Smart Communities.

 

Terzo Forum Mondiale dello Sviluppo Economico Locale

Il Terzo Forum Mondiale dello Sviluppo Economico Locale avrà luogo a Torino dal 13 al 16 ottobre presso il Polo Reale.

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Il LED (Local Economic Development) è un approccio guidato localmente e pianificato in modo strategico per consentire la crescita dell’occupazione, la riduzione della povertà e una maggiore qualità di vita. Una migliore governance economica a livello locale ed una più inclusiva ed equa partecipazione di tutti gli attori presenti sul territorio (privati, pubblici o civili) raggiungono tali obiettivi.

Il Terzo Forum Mondiale si propone di essere una piattaforma attraverso cui analizzare le esperienze che hanno influenzato le politiche economiche nel corso degli ultimi due decenni, cogliendo l’occasione offerta dal 2015: anno traguardo degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e contemporaneamente anno di avvio dellAgenda post 2015 di Sviluppo. Gli obiettivi individuati saranno adottati in occasione del Summit delle Nazioni Unite sullo Sviluppo.

Per rafforzare le capacità della comunità internazionale nell’affrontare le sfide globali è necessario, infatti, un maggiore impegno di tutti  per garantire un’armonizzazione delle politiche a livello locale.

Più di 300 Sindaci. 70 Paesi rappresentati. Tra i relatori attesi a Torino Ban Ki-moon, Luiz Inácio Lula da Silva, e i Sindaci di Barcellona, Belgrado, Belo Horizonte, Betlemme, Dakar, La Paz, Maputo, Santa Fe e Strasburgo.

I temi che saranno trattati riguarderanno tre aree tematiche:

 

La registrazione dei partecipanti si svolgerà martedi 13 ottobre dalle ore 13.00 alle 16.00 presso Palazzo Chiablese (Polo Reale).

I momenti legati alle Matching Opportunities, saranno ospitati invece nell’appartamento di Madama Felicita, all’interno del Palazzo Reale. In questa occasione la piattaforma Net-TO-Work sarà messa in atto dando l’opportunità – ad attori pubblici, privati e della società civile – di incontrarsi per sviluppare possibili accordi e  partnership.

Il programma è fitto di workshop, plenary session e panel.

(La registrazione è obbligatoria. Per ragioni di sicurezza sarà richiesto un documento di identità al registration desk.)