Re-purposing Places. Spazi di senso | Dare senso agli spazi

Quali rapporti fra spazi e societàNelle nostre città tanti sono gli spazi che devono (ri)trovare un senso, assumere una funzione magari diversa da quella per cui sono nati, sapendosi reinventare in risposta alla domanda di innovazione e servizi da parte di comunità molteplici e diverse.

Ne abbiamo parlato mercoledì 22 giugno 2022 in Rinascimenti Sociali, la sede torinese di SocialFare che è anche luogo di convergenza per la nostra rete di partner, nel corso dell’evento Re-purposing Places. Spazi di senso | Dare senso agli spazi. 

Abbiamo affrontato il tema da prospettive differenti con un panel interdisciplinare moderato dalla nostra AD Laura Orestano. Questi gli interventi:

  • Filippo Barbera, professore di Sociologia Economica, UniTo
    Spazi di futuro: la capacità di aspirare e il noi assente
  • Elena Carmagnani, architetta e co-founder di OrtiAlti
    Spazi alti, spazi altri: esperienze di collective sense-making
  • Matteo Robiglio, architetto, founder di Homers, Presidente Fondazione Impact Housing
    Spazi abbandonati che diventano nuovo abitare
  • Elisa Saggiorato, Responsabile Missione Abitare – Obiettivo Persone, Fondazione Compagnia di San Paolo
    Spazi digitali e spazi fisici: nuove interazioni per l’abitare sociale
  • Antonella Parigi, founder di Torino Città per le Donne
    Quale spazio per le donne nella politica delle città?

Gli spazi urbani dovrebbero recuperare la funzione perduta di luoghi condivisi in cui ciascun individuo trovi possibilità di “mettere in scena”, esprimere e condividere nella sfera pubblica il proprio essere cittadino, parte di una comunità: lo ha spiegato Filippo Barbera, ricordando l’importanza di dare spazio a tutti, valorizzando l’eterogeneità, la differenza che porta valore a scapito della tendenza all’omologazione che invece impoverisce. Questa anche la funzione dell’Innovazione Sociale, che per definizione innova e si nutre di “dissonanze” dando spazio a idee e soggetti anche marginali, a beneficio della collettività.  

Restituire senso alla realtà, ricostruire il significato di qualcosa attraverso una narrazione collettiva: questo è quello che si intende per sense-making, di cui ci ha parlato Elena Carmagnani raccontando una serie di buone prassi avviate in questi anni a Torino in aree urbane che hanno trovato un significato e una funzione nuova grazie a progetti come Beeozanam, Cucine del borgo, Microbosco, Orto WOW, Prima o poi sarai mia.

Anche Matteo Robiglio – founder di Homers, accelerata nel 2019 da SocialFare – ha portato una carrellata di esperienze di successo nel recupero di spazi abbandonati. “Per noi esseri umani è istintivamente immorale lasciare che un luogo creato per fare o produrre qualcosa resti inutilizzato e perda il suo senso” – ha detto Matteo, richiamando anche fatti storici come l’occupazione delle terre incolte a Portella della Ginestra nel 1947 o il movimento dei Diggers, i gruppi che ai tempi della rivoluzione inglese si unirono per lavorare le terre comuni secondo principi comunitari. Homers nasce proprio per restituire senso a edifici cittadini abbandonati, costruendo nuovi modelli di uso degli spazi che mirano a trovare un punto di equilibrio fra la dimensione individuale e quella collettiva, fra l’esigenza di vivere in città e il desiderio di spazi aperti, ecologici e sostenibili.

Parlare di spazi urbani significa anche e necessariamente affrontare il tema del bisogno di spazio per chi non ce l’ha, e quindi delle problematiche abitative. “Dal 2010 abbiamo iniziato a ricevere un numero crescente di richieste di aiuto su questo tema – ha raccontato Elisa Saggiorato, spiegando come questo tipo di domanda abbia portato la Fondazione Compagnia di San Paolo a scegliere di attivarsi con una risposta strutturata. Nasce così la piattaforma https://ioabitosocial.it/ che ha l’obiettivo di supportare chi cerca una soluzione abitativa temporanea di housing sociale, legata a un’esigenza specifica o a un problema contingente. La piattaforma si rivolge a persone in stress abitativo, studenti, professionisti che hanno bisogno di una sistemazione temporanea, anziani, giovani coppie e nel tempo ha favorito anche la creazione di una comunità più solida fra i gestori delle strutture abitative permettendo loro di fare rete per meglio rispondere alle richieste dei cittadini che cercano una sistemazione. 

Ma lo spazio non è soltanto un luogo fisico: è anche spazio d’azione, di espressione, di attenzione e visibilità per interessi, bisogni, istanze differenti in una società. Lo sa bene Antonella Parigi, che ha raccontato come l’associazione TOxD (Torino Città per le Donne) sia nata proprio per creare spazio per parlare di parità di genere, un problema urgente – evidenziato da numeri spietati – che non riguarda solo le donne, bensì l’intera società. Come si può parlare di sviluppo in un paese in cui (almeno) il 50% delle persone non è rappresentato nelle posizioni di leadership e policy making? 400 donne e uomini hanno dato vita nel 2020 all’associazione, con l’intenzione di affrontare il problema iniziando a ragionare sulle città e sul proprio territorio.
Il Consiglio Regionale piemontese è costituito da 51 uomini e soltanto 8 donne: da qui l’idea di promuovere una raccolta firme per cambiare la legge elettorale regionale. Il Piemonte è infatti l’unica regione italiana non a statuto speciale che non prevede la doppia preferenza di genere nell’elezione del Consiglio, nonostante la normativa statale lo impogna già da molti anni. Mancano al momento circa 200 firme per raggiungere l’obiettivo di 8mila. 

L’evento del 22 giugno è stato anche occasione per inaugurare gli spazi recentemente rinnovati di Rinascimenti Sociali, luogo di rete e convergenza per l’Innovazione Sociale che dal 2015 trova casa nel centro storico di Torino, in una posizione strategica a due passi da piazza Vittorio Veneto, facilmente accessibile anche da fuori città. La location di 2.000 metri quadrati ospita uffici, luoghi di lavoro condiviso e attività come workshop ed eventi, coinvolgendo un network di oltre 50 partner locali, nazionali e internazionali, agendo da connettore, luogo del sapere e stimolo per la nascita di collaborazioni ibride orientate a generare impatto sociale positivo per la collettività.
Rinascimenti Sociali è inoltre la sede di riferimento dei programmi di accelerazione di impresa e conoscenza di SocialFare, che nel loro complesso hanno coinvolto ad oggi 86 startup, 500 team/organizzazioni e 32mila beneficiari.

 

DiSegni Urbani: laboratorio di ispirazione collettiva

Quali opportunità culturali, sociali ed architettoniche può offrire alla città di Cuneo la riqualificazione dell’Ex Frigorifero Militare?

Se ne è parlato l’8 giugno 2019 in una giornata di riflessione e ispirazione collettiva promossa dalla Fondazione CRC: 80 i cittadini di ogni età che hanno risposto alla chiamata pubblica e si sono messi in gioco partecipando alle attività curate e guidate dal team Impact Design di SocialFare.

Ai talk degli esperti sono seguiti i lavori di gruppo per far emergere spunti, ispirazioni e idee sulle opportunità culturali e sociali che può offrire alla città la riqualificazione dell’ex Frigorifero Militare di Cuneo.

Grazie di cuore a quanti hanno portato una incredibile carica di entusiasmo e ispirazione, sapendo dialogare al di là delle differenze di età, esperienze, percorsi di vita e competenze.

 

Seconda Giornata della Generatività sociale

Venerdì 16 dicembre

Cosa significa per un’organizzazione essere generativa?
Su quali dimensioni deve concentrarsi per diventarlo? È possibile misurare questa propensione alla generatività sociale?

Per rispondere a queste domande, il centro di ricerca ARC (Anthropology of Religion and Cultural Change) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Archivio della Generatività Sociale hanno predisposto un set di indicatori di generatività sociale per le organizzazioni italiane. La Seconda Giornata della Generatività Sociale, promossa dall’Archivio della Generatività e da VITA  in partnership con il Gruppo Unipol e con il sostegno di Intesa Sanpaolo, presenterà i risultati di questa ricerca. L’evento, soprattutto, sarà l’occasione per dare voce alle realtà generative scelte, che il 16 dicembre a partire dalle ore 17:00 si alterneranno sul palco del bellissimo teatro Litta di Milano, per raccontare la propria attività. SocialFare® | Centro per l’Innovazione Sociale è onorato di essere tra le dieci esperienze scelte.

Le storie che verranno raccontate sono storie di persone che hanno intrapreso azioni condivise dando luogo a organizzazioni, famiglie, imprese e comunità. Persone il cui agire è orientato da innovazione e rigenerazione, nuove alleanze di governance e modelli di business, passione per i prodotti, cura dei legami e ricerca di direzione e senso. Si va dall’altissima tecnologia di una società di Como che ha aperto una nuova frontiera della sostenibilità occupandosi del recupero dei satelliti che hanno esaurito la loro vita, all’allegria esplosiva di una banda dei 70 giovani, abili e diversamente abili insieme, che suonano gli strumenti che hanno creato da soli utilizzando oggetti di recupero.

Le dieci esperienze generative saliranno sul palco e si racconteranno, presentando ciascuno un oggetto simbolo della loro attività. Le esperienze generative scelte sono:

1. Penny Wirton, Milano
Una scuola informale ma accogliente e rigorosa: nata quattro anni fa dall’impegno di Eraldo Affinati (insegnante e scrittore) e di sua moglie Anna Luce Lenzi. I professori sono docenti, pensionati, ragazzi italiani e non; gli allievi sono minori spesso non accompagnati e migranti anche meno giovani che apprendendo la lingua italiana cercano di porre le basi per un futuro meno difficile.

2. SocialFare® | Centro per l’Innovazione Sociale,  Torino
Centro per l’Innovazione Sociale, è il primo centro italiano interamente dedicato all’innovazione sociale: attraverso la ricerca, l’engagement e il co-design sviluppa soluzioni innovative alle pressanti sfide sociali contemporanee, generando nuova economia. Danilo Magni, presidente di SocialFare® racconterà come il valore sociale possa generare valore economico e convergenza per innovare prodotti, servizi e modelli. Inoltre sarà presentata l’intervista a Vita in cui abbiamo raccontato come, con un’ampia rete di partner nazionali ed internazionali, acceleriamo conoscenza ed imprenditorialità a impatto sociale attraverso il design sistemico, il design thinking, le tecnologie abilitanti, social finance, mentoring e networking per la scalabilità.

3. D-Orbit, Como
D-Orbit è oggi considerata una tra le 100 aziende più innovative al mondo. Una start-up dal nome evocativo che suona come una missione: rispondere al problema della rimozione dei satelliti obsoleti o non più utilizzati dallo spazio. D-Orbit apre dunque una nuova frontiera della sostenibilità – lo spazio – dopo terra, aria e acqua. I suoi prodotti sono portatori di nuove logiche: lo spazio, non più considerato risorsa da sfruttare o ambiente in cui scaricare i rifiuti terrestri, diventa un nuovo valore da custodire poiché strettamente legato al destino del pianeta Terra.

4. Officine Culturali, Catania
Divertire, emozionare ed educare allo scopo di rendere vitali i beni culturali anche come luoghi di occupazione e professionalizzazione. Attraverso lo studio, la ricerca e la comunicazione Officine Cuturali creano nuove grammatiche che siano a servizio della società e del suo sviluppo. Si propone quale agente della valorizzazione dei beni culturali, ambientali e paesaggistici, attivando processi virtuosi finalizzati alla più ampia e migliore conoscenza del patrimonio culturale per il grande pubblico, primo passaggio indispensabile nella tutela e valorizzazione del patrimonio stesso. Nel quadro di tali obiettivi ne sussiste uno “sociale”, ovvero la prospettiva che dalla valorizzazione del patrimonio possa scaturire occupazione e professionalizzazione giovanile.

5. Neuron Guard, Modena
Neuron Guard è una start-up innovativa che sviluppa un sistema integrato di protezione cerebrale per pazienti con ictus, trauma cranico grave e arresto cardiaco. La soluzione si compone di un collare refrigerante ed un innovativo sistema di somministrazione per un farmaco ad azione neuro-protettiva. Frutto dell’esperienza professionale e personale di Enrico Giuliani nell’ambito della Medicina d’Emergenza con una forte componente di ricerca, l’azienda nasce alla fine di maggio 2013 nell’ambito del programma di incubazione intensiva SeedLab che si conclude con la vittoria di Neuron Guard, coronata da un’esperienza in Silicon Valley per studiare le più moderne tendenze in ambito di imprenditorialità innovativa.

6. Brandina The Original, Pesaro
Brandina The Original è la linea di borse e accessori made in Italy realizzata con il tessuto dei lettini da mare. Il fascino di Brandina risiede nel suo immenso potere evocativo: un’esperienza tattile e visiva che conduce al mare, ai suoi colori e profumi, alla spensieratezza ed al brio che hanno caratterizzato nel tempo – ed ancora oggi – le spiagge del Bel Paese. Il nome del brand coincide con la sua essenza materiale, ciò crea una forte associazione mentale. Per questo, prima di essere un prodotto, Brandina è un concept che comunica con decisione la propria personalità.

7. San Benedetto Po
San Benedetto Po è un paese di circa 7.000 abitanti, a cavallo tra il Po e il Mincio. Terra di contadini e di allevatori, nel passato il piccolo centro mantovano ha fatto da scenario ad eventi che hanno segnato la storia dell’Europa. La svolta giunge con le elezioni amministrative del 2006, quando un gruppo di cittadini accomunati dall’idea di abbandonare progetti di crescita che non si percepiscono coerenti con la propria vocazione storica, territoriale, economica decide di dare vita ad una lista civica.

8. Cauto, Brescia
La Cooperativa Sociale CAUTO nasce con lo scopo di arginare situazioni di marginalità ed esclusione sociale attraverso percorsi lavorativi. Fin dall’inizio battono all’unisono tre cuori: la centralità della persona; il rispetto per l’ambiente; l’interesse per il benessere della Comunità, attraverso lo svolgimento di attività ambientali.

9. Valemour, Verona
VALEMOUR è un marchio sociale la cui missione è favorire l’inserimento di persone con sindrome di Down e disabilità intellettiva nel mondo del lavoro. Acquistando i prodotti e gli accessori VALEMOUR sostieni percorsi di formazione ed inserimento personalizzati. Dei veri e propri Hub Formativi dove le persone con disabilità imparano abilità, mansioni, diritti e doveri dei lavoratori.

10. Banda Rulli Frulli, Mirandola
Banda Rulli Frulli è un progetto sperimentale di musica, integrazione e riutilizzo creativo dei materiali di recupero nato da un’idea di Federico Alberghini all’interno della Fondazione Scuola di musica C. e G. Andreoli di Mirandola (MO) che comprende i nove comuni dell’area nord. Rulli Frulli è un percorso di crescita nei confronti dell’altro, nel rispetto delle diverse capacità. “La banda è la banda.” Non ci sono solisti, non ci sono elementi che spiccano rispetto ad altri ma si è tutti uguali e ognuno dà il proprio contributo col massimo del proprio impegno.

Per saperne di più leggi l’articolo di Vita dedicato agli Spiriti Creatori.

Il programma della Giornata prevede anche un intervento del presidente di Unipol Pierluigi Stefanini (che ha sostenuto la Giornata) e un riconoscimento speciale di Vita alla Fondazione Rava, per le attività svolte nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. In chiusura un’esibizione straordinaria della Banda Rulli Frulli.

Spiriti Creatori

Seconda Giornata della Generatività Sociale

Teatro Litta, Corso Magenta 24 – Milano
16 dicembre (17:00 – 23:00)
Per maggiori informazioni e iscrizioni: evento Spiriti Creatori su facebook!


L’Archivio della Generatività Sociale è un progetto nazionale promosso dall’ARC (Centre for the Anthropology of Religion and Cultural Change) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e diretto da Mauro Magatti. L’Archivio raccoglie le video story di oltre 100 esperienze di generatività sociale nei settori dell’impresa, della società civile e delle policy istituzionali. È dedicato ai policy maker e amministratori pubblici, studenti e accademici, imprenditori, artigiani, creativi, professionisti del welfare, volontari e cittadini attivi. L’Archivio si pone scopi multipli: comunicativi, formativi, culturali e scientifici.

Net2Share | La rivoluzione dell’atto di donare

16 Settembre 2016. Cinque famiglie con bambini abitanti di Mirafiori quest’anno hanno iniziato la scuola con materiale scolastico acquistato da tutta la comunità, grazie a Net2Share. Questo ancora prima che il sito web fosse online.

Da oggi il sito sarà disponibile all’indirizzo: net2share.org.

Net2Share è lo strumento che rivoluziona l’atto di donare. Un progetto di associazione Enzo B. Onlus in collaborazione con SocialFare®| Centro per l’Innovazione Sociale. In un’intervista a Elena Fabris (Community Keeper, associazione Enzo B. onlus), Roberta Destefanis (Systemic Designer, SocialFare®) e Francesco Majno (Service e Information Designer, SocialFare®) scopriamo le origini del progetto, le novità e gli sviluppi futuri.

A quale bisogno risponde Net2Share (N2S)?

Elena Fabris: Net2Share nasce per ottimizzare l’uso di tutte le risorse disponibili in una comunità locale. Siamo partiti da una considerazione: le risorse a disposizione per le fasce più deboli della popolazione sono spesso frammentarie e discontinue nel supporto.

Roberta Destefanis: A questo si aggiunge la necessità di rispondere a nuove fasce di povertà, meno visibili, quasi latenti. Intervenire su queste nuove forme di povertà è più difficile, infatti non sempre rientrano nel campo di azione delle istituzioni. Questo si combina con uno dei principali obiettivi di SocialFare®: incentivare e abilitare la partecipazione attiva, perché i cittadini attivandosi possono davvero cambiare le sorti della propria comunità.

Elena Fabris: Siamo convinti che ogni comunità abbia già al suo interno le risorse necessarie alla risoluzione dei problemi che l’affliggono. Bisogna, però, attivare e mettere in relazione queste risorse.

Francesco Majno: Net2Share vuole dare nuova energia alle reti di prossimità e fornirgli uno strumento per prendersi cura del benessere della sua comunità. In questo processo i piccoli negozi di via hanno un ruolo centrale e assolvono ad una nuova funzione sociale.

“Siamo convinti che ogni comunità abbia già al suo interno le risorse necessarie alla risoluzione dei problemi che l’affliggono. Bisogna, però, attivare e mettere in relazione queste risorse.”

Elena Fabris, Community Keeper, associazione Enzo B. onlus

Ora che il pensiero alla base di N2S è chiaro, mi piacerebbe sapere come siete arrivati alla definizione del modello proposto da N2S.

E.F.: L’esperienza da cui siamo partiti è quella dell’istituzione pubblica con la social card, evidenziandone però tutti i limiti. La grossa differenza è che con N2S è la collaborazione nella comunità stessa a ricaricare la tessera, evitando l’erogazione di fondi pubblici in esaurimento. Un cambio di prospettiva che offre a questo strumento uno sviluppo che potenzialmente non ha limiti temporali.

R.D.: Un modello che punta all’auto-sostenibilità e a un nuovo modo di valorizzare la propria comunità. Insieme abbiamo ridefinito l’atto di donare, trasformandolo da un gesto occasionale in un atto semplice e quotidiano.

Parlavamo prima della difficoltà di identificare chi è colpito da queste nuove forme di povertà, voi come scegliete i vostri beneficiari?

E.F.: N2S lascia molte possibilità: è uno strumento estremamente malleabile, capace di adattarsi alle specificità della comunità che lo adotta. A Mirafiori per la prima sperimentazione i beneficiari sono stati identificati da un comitato etico. Un gruppo composto dai rappresentanti di associazioni, scuole, e parrocchie. Questo perché come si diceva prima volevamo intercettare la fascia grigia della povertà non coperta dalle istituzioni.

R.D.: Per fare questo anche l’opinione dei commercianti di via è molto importante, perché conoscono le persone che hanno bisogno: chi arriva a fine giornata per acquistare l’ultima pagnotta a un prezzo ridotto, o il pensionato che non riesce a coprire tutte le spese, ma per orgoglio non lo ammetterà mai.

F.M.: Un riferimento è quello del caffè sospeso – lasciare un caffè in sospeso per l’avventore bisognoso, identificato dal barista. La scelta di coinvolgere in questi termini i commercianti stimola fortemente la capacità della comunità di monitorarsi e di intervenire dove c’è bisogno.

Però nel caso di N2S la differenza rispetto al caffè sospeso è che anche il donatore viene compensato!
In che modo?

E.F.: Nel momento in cui il donatore lascia la sua donazione viene ricompensato con un carnet di buoni sconti equivalente all’importo donato con una piccola maggiorazione. Una delle idee fondamentali di N2S è che partecipare sia utile e produca un beneficio personale.

R.D.: La premialità ora passa attraverso la scontistica, ma in futuro vorremmo potesse diventare anche un  reward civico: abbonamenti a mezzi pubblici, dopo scuola, accesso a servizi educativi o ricreativi…

F.M.: Il claim che abbiamo scelto infatti è “Insieme per la buona economia”: l’obiettivo è offrire una definizione più ampia di economia, che valorizzi anche gli scambi tra persone per creare maggiore benessere.

“Il claim di Net2Share è Insieme per la buona economia, perché l’obiettivo è offrire una definizione più ampia di economia: capace di valorizzare anche gli scambi tra persone, e creare maggiore benessere.”

Francesco Majno, Service e Information Designer, SocialFare®

Prima si parlava delle specificità di Mirafiori, qual è il vostro rapporto con questa quartiere dalla storia complessa e rappresentativa della Torino operaia?

E.F.: Per l’associazione EnzoB è un rapporto storico. Siamo all’interno delle reti associative attive sul territorio, e quello che negli anni è emerso fortemente è il grosso impegno nel voler dimostrare che Mirafiori ce la può fare. C’è l’orgoglio di sapere che ci sono delle risorse sopite dal grande potenziale.

Un rapporto così stretto con il territorio apre una domanda sulla scalabilità del progetto.

E.F.: La scalabilità è a mille. N2S potrà espandersi a macchia d’olio. Il modo in cui è strutturato il progetto ha una portata virale fortissima, per cui può coinvolgere i territori circostanti ma anche trovare terreno fertile in luoghi molto distanti. L’importanza delle reti di prossimità emerge proprio in questo: Net2Share è un nuovo modello capace di diffondersi in ogni quartiere e attivare lì nuovi soggetti e nuove risorse.

Nelle tue parole sento un grande entusiasmo, che riconosco anche nella passione con cui Roberta e Francesco hanno contribuito a questo progetto. Cosa ha stimolato in voi una partecipazione così sentita?

R.D.: Mi ha entusiasmato trovare dei partner che hanno veramente voglia di arrivare alla realizzazione delle loro idee,  senza fermarsi al piacere della progettazione. Il poter fare concretamente le cose su cui si ragiona è per me un motore potentissimo: non si tratta solo di progettare ma anche di agire!

F.M.: Progettare un sistema che in maniera semplice porta una rivoluzione nel quotidiano, uno strumento concreto alle portata di tutti per poter fare la differenza. E questo è bello anche per noi progettisti: avverti l’utilità della tua azione.

Invece, Elena, per voi il contributo fondamentale di SocialFare® qual è stato?
E.F.: Il confronto con SocialFare® è stato indispensabile proprio rispetto alla concretezza e al pragmatismo nella realizzazione, ma anche nello studio della comunicazione e studio dell’immagine. E’ stata una collaborazione fondamentale per dare corpo a N2S.

Cosa potrà fare l’utente a partire da oggi sul sito N2S?

E.F.: Aderire, e partecipare a questa grande rivoluzione: diventarne parte. Potrà osservare la rete ampliarsi, e il totale delle donazioni crescere attraverso il contatore dedicato. Avrà visibilità su come si sviluppa il progetto.

R.D.: L’utente potrà scoprire tutti i negozi che aderiscono alla rete, dove utilizzare i propri buoni sconto, frutto della donazione. E potrà visualizzare i luoghi in cui è possibile recarsi per fare la donazione, anche se a breve potrà effettuare anche online.

F.M.: Sul sito potrà farsi un’idea di tutti i protagonisti che fanno in modo che questa rete funzioni! A breve saranno disponibili le applicazioni per Android e Ios.

E.F.: Con il rilascio delle app Net2Share sarà accessibile da tutto il mondo! (Ride)

R.D.: È vero! Per esempio la città di Chieri ha già manifestato il proprio interesse!

“Da oggi l’utente potrà scoprire tutti i negozi che aderiscono alla rete, in cui utilizzare i propri buoni sconto, frutto della donazione. E potrà visualizzare i luoghi in cui è possibile recarsi per fare la donazione, in attesa di poterlo fare online.”

Roberta Destefanis, Systemic Designer, SocialFare®

Quindi se qualcuno vuole attivare N2S come fa?

E.F.: Sul sito sono disponibili i nostri contatti, basta scrivere e noi saremo subito a loro disposizione!

Roberta e Francesco si guardano, hanno avuto un’idea a riguardo.

Ringraziamo i nostri intervistati per il tempo che ci hanno concesso e auguriamo loro buon lavoro.

Scopri Net2Share e tutti gli aggiornamenti a riguardo.

 

 

Boosting Social Innovation | Social Innovation Pitch Event

Il potenziale delle città come agenti della social innovation è enorme. Nuove forme di organizzazione e interazione per tracciare le sfide sociali consentono alle città di rispondere in modo nuovo: le trasformazioni dell’amministrazione in collaborazione con i cittadini, la cittadinanza attiva, il soddisfacimento delle reali esigenze della popolazione, la creazione di un ambiente innovativo e prolifico che consenta il coinvolgimento attivo dei cittadini nell’attuare soluzioni alle sfide sociali più pressanti. Tutto ciò con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita, e di tracciare i bisogni non soddisfatti attraverso soluzioni sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale.

 

Obiettivo del progetto Boosting Social Innovation  è l’acquisizione di nuove competenze e avvio di un confronto/scambio con le città partecipanti sul tema dell’innovazione sociale, al fine di creare una rete tematica volta a promuovere il ruolo di intermediatori e promotori dell’innovazione sociale e di ecosistemi locali e transnazionali, da parte delle pubbliche amministrazioni, per favorire la creazione di nuovi modelli e nuove forme organizzative in grado di affrontare le nuove sfide sociali.

 Social Innovation Pitch Event (18 Febbraio): Rinascimenti Sociali presenta alcune delle start-up accelerate alle delegazioni delle 12 città europee coinvolte nel progetto Boosting Social Innovation per valutare le condizioni di replicabilità dei loro modelli di business in altri contesti urbani europei.

La Città di Torino ospiterà dal 17 al 19 febbraio 2016 il meeting finale della prima fase del progetto europeo Boosting Social Innovation, con la visita delle delegazioni di 12 città europee. In questa occasione sarà proposto il Social Innovation Pitch Event, ospitato presso gli spazi di Rinascimenti Sociali.  Il gruppo del progetto nella serata del 18 Febbraio incontreranno alcune start-up accellerate presso Rinascimenti Sociali, o inserite nel percorso FaciliTo Giovani di Torino Social Innovation, per valutare le condizioni di replicabilità dei loro modelli di business in altri contesti urbani europei.

 

L’evento è chiuso, la partecipazione su invito.

 

Corso di Economia Civile | Intervista a Silvia Vacca

Oggi incontriamo Silvia Vacca, responsabile del corso di Economia Civile di Torino. Nel suo curriculum esperienze importanti nel mondo profit (Olivetti, Siemens, 3, Accenture), e un significativo impegno nel mondo nel no profit.

“Il mio interesse è passato da un lavoro di carattere aziendale a quello per la Scuola.” Ci racconta. “Tutto ciò che ho scoperto nell’ambito profit e in quello no profit trova una sintesi nell’Economia Civile. Questi due mondi non parlano sufficientemente, ma l’economia civile riesce a portare questa doppia sensibilità. Il profit ha caratteri aziendali molto precisi. La mia esperienza ha avuto inizio con Olivetti, dove mi occupavo dei sistemi informativi. Il processo di internazionalizzazione allora in atto nell’azienda mi ha consentito di osservare come modelli aziendali differenti potessero interagire.

Quanto avevo potuto osservare in quel contesto ha trovato un’applicazione pratica nell’organizzazione delle Olimpiadi Invernali del 2006. Di grande importanza allora è stata la collaborazione con un manager civile come Enrico Frascari, per la sua incredibile capacità di coniugare la capacità di far lavorare in gruppo le sue persone e portare a buon fine un progetto complesso.”

“Poi è arrivata l’esperienza della cooperativa Etica del Sole. Alcuni amici, conosciuti durante il volontariato nei campi profughi sloveni, avevano deciso di fondare una cooperativa e volevano coinvolgermi. Avevamo visto gli effetti della guerra, le difficoltà da parte dell’Italia di accogliere i profughi, e ci sembrava necessario intervenire a monte, andando ad agire sul problema di fondo: il carbone, le risorse. Prende forma così l’idea di occuparsi di energia rinnovabile.

E’ allora che entro in contatto con il pensiero dell’Economia Civile. Frequento un master di gestione economica e finanziaria, il cui project work è un business plan. Io scelgo di compilarlo immaginando una Scuola di Economia Civile del Piemonte.”

“Ora a Torino non c’è una scuola ma un corso, collegato alla Scuola di Economia Civile, la scuola fiorentina che ha sede nel Polo Lionello Bonfanti, importante distretto di innovazione in Toscana. La Scuola ha saputo creare un logo riconoscibile, che permette a diverse organizzazioni di riconoscersi in un pensiero unico. Per questo ha senso portare questa esperienza su altri territori.

Il corso di Economia Civile sorge da un’esigenza, espressa a livello territoriale.
La Scuola resta il punto fermo, dove è possibile trovare un corso stabile, su base annuale, di approfondimento dell’Economia civile per chi è interessato. Il corso esprime la capacità della Scuola di intercettare dove, su base territoriale o all’interno delle organizzazioni, nascono esigenze specifiche.”

Nel caso di Torino, AIPEC ha chiesto alla Scuola di attivare un corso. AIPEC è un’associazione di imprenditori, professionisti, aziende che intende porre come valore aggiunto la cultura del dare. Una varietà tra piccole realtà e attività più strutturate che in aula porterà sicuramente stimoli interessanti. Soprattutto perché il desiderio è quello di articolare il corso in base alle reali esigenze dei partecipanti. Per questa ragione stiamo svolgendo dei colloqui conoscitivi.

Il percorso nascerà da questo dialogo. In programma ci sono già molti momenti di riflessione e studio sull’economia civile come paradigma di pensiero, capace di offrire un orientamento per rispondere e proporre soluzioni costruttive alle sfide poste dai tempi di crisi che affrontiamo.

Non si tratterà solo di confronti teorici: sono previste anche testimonianze di attori attivi sul territorio. Persone come Laura Orestano (CEO di SocialFare) impegnata nel ridisegnare i valori della finanza, o Marco Cabassi che ha reso la sua Società Immobiliare uno strumento di cura del territorio.”

“A chi si avvicina all’Economia Civile provenendo dal mondo profit il corso vuole dare un orientamento per stare nel mercato e guadagnare creando valore aggiunto. Per chi invece è legato all’ambito no profit è importante imparare a dialogare con nuovi interlocutori, e assumere che non è più plausibile pensare ai finanziamenti del mondo pubblico come unica fonte di sostentamento.

La formazione economica è imprescindibile. I soggetti devono imparare a cooperare. Le imprese sociali, in particolar modo, hanno la responsabilità di portare avanti i propri valori con sostenibilità, efficienza, e di eliminare gli sprechi.”

“L’Economia Civile è un bel modello per conoscere le esperienze che esistono già. L’obiettivo è quello di creare un linguaggio comune di convergenza, sapendo ricondurre su un piano economico i progetti di impostazione più prettamente sociale e di mostrare contemporaneamente le ricadute economiche e politiche dei valori promossi.”

“Un percorso che consente di superare la dicotomia tra il mondo profit e no profit, spostando il tema dal profitto alla rendita. Questo spostamento potrebbe aiutare la finanza ad uscire dalla trappola della speculazione.”

Net2Share | la social card sostenuta dalla comunità

Dal 2008 l’assistenza statale alle fasce di popolazione più fragili si è dotato di un nuovo strumento: la social card. L’obiettivo è quello di aumentare le possibilità di spesa garantendo la privacy del beneficiario. In quell’anno gli aventi diritto identificati sono i pensionati di età superiore ai 65 anni con reddito inferiore ai 6000 euro annui e le famiglie con bambini con età inferiore ai 3 anni e ISEE al di sotto di 6000 euro. Oggi in fase di definizione la diffusione di una social card sperimentale dedicata ai disoccupati, già testata in 12 grandi città italiane Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia, Verona.

Nonostante la validità dello strumento proposto i primi tentativi hanno mostrato dei grossi limiti, in particolar modo il fatto che spesso le carte erogate fossero prive del credito promesso. Inoltre i crescenti tagli al welfare pubblico da una parte e l’aumento dei “nuovi poveri” dall’altro rendono  questo strumento sempre meno sostenibile. L’impresa sociale Enzo B. propone una soluzione innovativa a queste difficoltà mettendo in relazione social card e crowdfunding, e lo fa con il progetto Net2Share (vincitore del bando Fatto per bene della Compagnia San Paolo).

L’idea è quella di sfruttare le nuove tecnologie digitali per creare delle reti virtuose e trasversali all’interno delle comunità locali. Si chiama Net2Share, dove:

// “Net” sta per la rete di soggetti locali che diventa protagonista di relazioni di aiuto e di prossimità;

// “2” perché connette due sistemi: quello del riuso di beni privati e quello delle donazioni mediate da un circuito commerciale;

// “Share” indica il risultato finale del progetto: redistribuzione e condivisione.

mappa SHARING CARD_N2S-01

 

Il progetto, che ha vinto 35 mila euro dal bando dedicato alle reti di prossimità indetto dalla Compagnia San Paolo, avrà una sperimentazione di un anno, prevedendo un market test per la start-up con l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo per poi puntare a crescere.

Entro la fine del 2016 la conclusione della sperimentazione a opera di Enzo B. in collaborazione con la rete di partner: SocialFare® | Centro per l’Innovazione Sociale, Associazione Arcipelago, Associazione Miravolante, Social Street di Corso Traiano e dintorni, le scuole Collodi Rodari e Cairoli, la Pasticceria del Borgo e l‘Associazione ComART.

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