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Il cambio di paradigma dell’impresa sociale: intervista a Laura Orestano per il XV Workshop sull’Impresa Sociale di Iris Network

Ringraziamo Federico Zappini per l’intervista a Laura Orestano, CEO di SocialFare, realizzata in occasione del XV Workshop sull’Impresa Sociale “Innovazione e Riforma all’ultimo miglio” promosso e organizzato da Iris Network a Riva del Garda il 14 e il 15 settembre 2017.

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Partiamo dall’esperienza di SocialFare e dal suo sguardo sul mondo. Cosa avete intercettato di curioso negli ultimi anni? Che idea vi siete fatti del mondo del terzo settore e dell’impresa sociale in transizione e che ruolo vi siete dati all’interno di questo passaggio di fase, nell’ultimo miglio che suggerisce il titolo del Workshop?

L’esperienza di SocialFare nasce da un’intuizione e da una visione. I fondatori della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo hanno da sempre posto al centro del loro impegno i temi dei giovani e del lavoro. Su quella base si è elaborato un particolare approccio all’innovazione sociale, creando un centro ad essa dedicato. Fino al 2013 – anno di nascita di SocialFare – in Italia non esisteva nulla di simile.

Questa è la parte di visione, in termini di reinterpretazione dei valori che erano già parte della storia dei soci fondatori, una visione che ha incrociato l’intuizione che l’innovazione sociale avrebbe generato un nuovo campo di potenziale sviluppo per l’Italia in generale, oltre che per l’impresa sociale. Era da cogliere quindi la sfida da di costruire qualcosa che aiutasse almeno a definire il fenomeno, per poi riuscire ad aggregare i soggetti interessati.

Quello che abbiamo notato immediatamente era il bisogno di sinergie e innovazione fra gli attori del terzo settore. Ci siamo posti come riferimento per tutti coloro che si dimostravano più sensibili a istanze di innovazione. Non era quindi solo una nostra intuizione ma era un bisogno di molti, che poco per volta – a Torino e poi scalando velocemente a livello europeo – abbiamo modellizzato, facendo crescere le nostre attività. Abbiamo percepito da subito la presenza di fermento, di un sentire diffuso che aveva necessità di collegamenti, di fare insieme.

L’ultimo miglio, da questo punto di vista, è fatto di strumenti e metodologia.

Mancavano degli strumenti così come mancava un approccio metodologico, un riordino – esigenze anche recepite all’interno della recente riforma del terzo settore – per attuare e sostenere lo sviluppo del terzo settore in chiave contemporanea. Si apre ora una prateria di possibilità per le imprese sociali. Dati gli strumenti, ora c’è l’esigenza di costruire, di prototipare, di rendere scalabili i modelli. Un territorio affascinante, sia per l’innovazione possibile che per l’ibridazione dei linguaggi e degli attori coinvolgibili.

Rigenerazione di beni comuni, cultura, agricoltura, servizi di prossimità, lavoro, tecnologia, condivisione, sviluppo di comunità sono solo alcuni dei macro-settori dentro i quali l’innovazione sociale tende a incrociare la strada con il welfare più tradizionale. Come fate parlare tra loro questi mondi? Passato e futuro dialogano o si scontrano? Chi sono i facilitatori che possono creare relazioni di valore?

Non deve esserci una rottura tra passato e futuro. Ci deve essere un continuum perché il passato ha fortissime esperienze, che non possono essere disperse. Il know-how delle relazioni e il valore della fiducia creata sono punti fondamentali per costruire un ecosistema e stimolare un passaggio culturale.

Il tema dell’ibridazione è per me cruciale. C’è sicuramente chi si oppone, chi guarda con sospetto il nuovo. Per favorire questo nuovo percorso serve condividere degli obiettivi, lavorare per far convergere su priorità delle comunità di riferimento e su di esse sviluppare linguaggi riconosciuti. Il tema del riconoscimento reciproco è il punto di partenza.

Riconoscersi è creare fiducia.

Al tempo stesso si devono anche scegliere strumenti e metodologie, questione che riguarda il campo della conoscenza e delle competenze. Queste si trasferiscono essenzialmente facendo insieme. Non sono una sostenitrice di accompagnamenti frontali e troppo strutturati/disciplinati, ma preferisco meccanismi che si basino sul learning by doing, sul capacitare l’intelligenza collettiva.

Gli attori di questa nuovo approccio strategico, capaci di costruire ponti, possono essere di tipo tradizionale (penso alle cooperative classiche), ma la parte più interessante è quella rappresentata dai nuovi protagonisti, quelli che portano competenze altre e con esse linguaggi diversi: giovani e comunità di pratica, nuovi soggetti finanziari quali social investor, social impact funds, designer di servizi, startupper, esperti di tecnologia, territorio, modelli, etc. Servono loro in primis.

Sono tutti quelli che potranno essere coinvolti in maniera significativa per azioni di comunità agili e significative, modellizzabili e scalabili, quindi sostenibili anche economicamente. Li voglio definire ancora in modo macro, perché i soggetti che ho menzionato concorreranno in modo diverso alle comunità, alle azioni, ai casi che sapremo cogliere per sviluppare nuovi prodotti, servizi e modelli.

Quale sarà il ruolo, dentro questa necessità di essere osservatori e interpreti delle comunità, di tutti quei luoghi – coworking, community hub, spazi culturali di nuova generazione, ecc. – che riconosciamo come innovativi?

Siamo di fronte a un’ampia varietà di tipologie. Esiste un fermento “a nebulosa” – pur con delle polarizzazioni – che non ha ancora espresso delle specializzazioni definite. Una cosa interessante dell’innovazione sociale, rispetto ai nuovi luoghi che la possono favorire, è che essi sono attraversati anche da un fenomeno di innovazione organizzativa. Lì dove si trovano spunti di innovazione sociale si incontrano anche interessanti riferimenti per nuovi modelli organizzativi orizzontali, aperti, flessibili, dinamici e integenerazionali.

La capacità di intercettare questa mutazione dipende da come si costruiscono le relazioni, così come dagli obiettivi che si vogliono perseguire.

Quando i coworking diventano luoghi dove poter stabilire la propria residenza lavorativa ma non si specializzano, non convergono su obiettivi, rilevanza e posizionamento senza andare quindi oltre l’organizzazione di eventi di networking più o meno coerenti, il loro potenziale come hub di intelligenza e competenze collettive non viene mantenuto o sfruttato a pieno. Dove invece essi sono in grado di tracciare una propria unicità e vanno incontro al genius loci delle realtà nelle quali si situano, possono diventare generatori di innovazione sociale per l’intera comunità di riferimento.

Penso a specializzazioni e convergenze che si stanno realizzando su temi quali il digitale, smart city, healthcare, patrimonio artistico, ambiente e territorio, servizi di comunità, sharing, etc. È know-how diversificato che converge non solo in uno spazio ma evolve il proprio posizionamento collettivo in luoghi di intelligenza e saper fare contestuali e sempre aperti al mondo, a esperienze internazionali, a collaborazioni e reti di eccellenza…Questo non vale solo per i coworking ma per una miriade di diverse realtà che si relazionano con i contesti sociali, economici e culturali contemporanei.

La riforma oltre ad agire un necessario riordino delle variegate anime del terzo settore si propone di indicare una serie di strumenti – detrazione d’imposta sugli investimenti, accesso più strutturato a volontariato e Servizio Civile, agevolazioni per aumento di capitalizzazione – per aiutare quello che il Sottosegretario Bobba definisce “un ecosistema adatto per lo sviluppo delle imprese sociali”. Vi siete già fatti un’idea di quali tra le opportunità che la legge propone potranno avere maggior importanza nel prossimo futuro?

Dal mio punto di vista trovo interessante la possibilità di avere maggiore o più facile capitalizzazione dell’impresa sociale e del ruolo che attori finanziari possono avere. Guardo con curiosità anche alla decontribuzione scale sulla partecipazione agli investimenti. In generale l’aspetto finanziario mi sembra rilevante, fondamentale perché l’impresa sociale ha bisogno sia di maggiori capitali che di finanza ibrida. La riforma si muove in questa direzione. Tutto il resto è sicuramente utile – proprio nell’ottica del riordino dell’intero settore – ma il tema finanziario potrebbe essere quello decisivo e centrale.

Per un certo periodo alcune parti del terzo settore sono diventate dei prestatori di servizi a favore delle amministrazioni pubbliche. Un compito importante ma che con il tempo ha prodotto forme degenerate d’intervento e un rapporto di eccessiva dipendenza dal Pubblico, che oggi – a causa di una generale restrizione delle risorse a disposizione e di un parallelo cambio di approccio al welfare – richiede al terzo settore un salto di qualità in termini di comprensione del contesto sociale, capacità di progettazione e definizione dei tratti generativi dell’intervento svolto. Due argomenti diventano fondamentali e meritano attenzione particolare: innovazione e valutazione degli impatti. Dove sta l’innovazione che tutti cercano? Come potrebbe/dovrebbe avvenire la valutazione degli impatti che la riforma rende obbligatoria?

La dipendenza dal Pubblico va re-interpretata in chiave di ibridazione: non più un rapporto a due ma una relazione multi-stakeholder basata su competenze reali ed evidenza di risultati generati e misurabili. Innovazione e valutazione dell’impatto generato sono elementi dinamici ed evolutivi. Cerchiamo di trovare dei punti di riferimento ma non facciamoci intrappolare dai punti di riferimento stessi. Questi non devono essere confini rigidi ma un faro grazie al quale orientarsi. Dobbiamo capire che mentre facciamo innovazione e misuriamo l’impatto siamo di fronte a qualcosa che cambia, che si muove in maniera costante.

Dove si trova l’innovazione? Per me sta nelle comunità, dentro chi agisce pratiche e persino nei policy maker che sanno co-interpretare in modo aperto e dinamico le nuove sfide sociali.

L’innovazione sociale non è efficientamento e dobbiamo fuggire dalla logica del fare meglio e in modo più veloce quello che facevamo prima. Quella non è – da sola – innovazione. Innovazione sociale è ciò che sviluppa nuove soluzioni alle sfide sociali contemporanee, generando nuova economia e migliorando la vita individuale e della società.

L’impresa sociale è al centro di questa sfida e ha di fronte enormi opportunità; ecco perché deve possedere strumenti di misurazione dell’impatto atteso e/o generato anche al proprio interno; tuttavia, ai fini di un’obiettiva rappresentazione e comparazione tra gli attori in campo, è bene che siano enti terzi a effettuarne la valutazione. Ci sono una serie di aree per la misurazione – governance, comunità, accessibilità, innovazione, partecipazione, ruolo della tecnologia, inclusività – che rappresentano solo alcuni degli indicatori possibili.

Altri certamente seguiranno nel momento in cui saremo in grado di sperimentare e modellizzare l’innovazione da un lato, ma anche comprendere ciò che all’interno di essa non ha funzionato e va quindi modificato. Ci attendono anni di grande generatività che auspico aperta e partecipata affinché i nuovi modelli che emergeranno possano essere considerati “bene comune”, parte dello sforzo collettivo di progresso sostenibile del quale siamo tutti responsabili.

Scarica qui l’intero programma della XV edizione del Workshop sull’Impresa Sociale di Iris Network e le interviste agli speaker che sono intervenuti.

SOCIAL IMPACT INVESTOR DAY: da Torino l’economia che innova

Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti.

SocialFare® | Centro per l’Innovazione Sociale con un’ampia rete di partner nazionali ed internazionali accelera impresa a impatto sociale attraverso il design sistemico e il design thinking, le tecnologie abilitanti, social finance, mentoring e networking per la scalabilità.

27 gennaio 2017

Si è appena chiuso, presso gli spazi di Rinascimenti Sociali, il Social Impact Investor Day. Oggi la sfida per le start-up che hanno partecipato al programma di accelerazione gestito da SocialFare® è stata conquistare  gli investitori, e convincerli a finanziare il loro business a impatto sociale. I team delle 7 start-up accelerate hanno avuto la possibilità di verificare i progressi compiuti in questi 4 mesi, e di avviare il dialogo con importanti investitori del panorama nazionale.

Ad ottobre 2016, quando sono state selezionate attraverso la call FOUNDAMENTA#2 tra più di 100 proposte arrivate da tutta Italia,  le start-up presentavano livelli diversi di sviluppo ed hanno lavorato per 4 mesi con dedizione e passione al proprio miglioramento per divenire attrattive per gli investitori e per la società.

Negli ultimi giorni precedenti il Social Impact Investor Day, gli startupper hanno lavorato in dialogo serrato con il team di accelerazione di SocialFare® per perfezionare il proprio business model, strutturare i financials e costruire una narrazione efficace nei 5 minuti del pitch.

Chi di loro sarà riuscito a stimolare la curiosità degli investitori? Molto difficile dirlo ora, al termine di questa intensa giornata.”. Commenta Monica Paolizzi, coordinatrice del team di accelerazione di SocialFare®.

Il dialogo con gli investitori è la costruzione di un rapporto di fiducia, e in quanto tale richiede tempo. L’obiettivo per noi era che le start-up riuscissero a raccontare il proprio prodotto, la propria soluzione innovativa a impatto sociale, rendendo credibile la solidità dei loro business model agli occhi degli investitori, che per assumersi i rischi connessi all’innovazione, soprattutto applicate alle sfide sociali, devono anche innamorarsi dell’idea.” Monica Paolizzi, coordinatrice del team di accelerazione di SocialFare®

Osservare il modo in cui startupper e investitori hanno portato avanti il dialogo durante e al termine dell’evento induce ad essere ottimisti..

A introdurre il Social Impact Investor Day è stata Laura Orestano, CEO di SocialFare®, che ha presentato il contesto dell’impact investing e raccontato come Torino sempre più possa posizionarsi come città ideale per lo sviluppo di questo nuovo ramo finanziario.

Il primo team a salire sul palco è quello di Merkur.io, che si è presentato portando con sé una valigetta dotata di un piccolo pannello solare: una tecnologia semplice che è parte del sistema innovativo sviluppato per facilitare, grazie a nuove tecnologie legate a cripto-valute e hardware a basso consumo, i programmi di Cash Transfer in occasione delle fiere umanitarie, a favore di rifugiati o vittime di catastrofi naturali nei paesi in via di sviluppo. La presentazione ha stimolato immediatamente molte domande da parte della platea. Gli investitori hanno chiesto delle esperienze sul campo maturate dal team, della loro visione di lungo periodo, e soprattutto degli eventuali rischi a cui il sistema potrebbe esporre le transazioni. Il team ha avuto così l’occasione di raccontare del pilot che partirà quest’anno in Congo, del modo in cui mira a costruire per il 2018 la connessione tra dimensione online e offline, e di come l’altissimo livello di sicurezza garantito da Merkur.io sia reso evidente dall’impossibilità per gli sviluppatori stessi di intervenire sulle transazioni.

È seguito Yeerida, il primo content provider che permette un’esperienza di lettura gratuita in streaming dei testi letterari liberi o protetti da diritti d’autore.  Le prime domande, rivolte al team, hanno riguardato il quadro legislativo, ma soprattutto il rapporto con la SIAE. La risposta è stata pronta: la piattaforma non distribuisce contenuti, ma li condivide. Al momento non si crea conflitto né concorrenza. I contenuti, infatti, ad oggi non possono essere scaricati dagli utenti, ma solo consultati online. Altra novità, la possibilità di proporre formati innovativi e monitorarne il successo. La piattaforma offre, inoltre, strumenti di audience engagement capaci di aprire il dialogo tra domanda e offerta e connettere la dimensione web all’editoria tradizionale, come nel caso della campagna social dove gli utenti di Yeerida sono stati invitati a mostrare la preferenza tra titoli ormai fuori catalogo, perché il più votato fosse ristampato.

Il team di Open Terzo Settore ha presentato con un video, che ha catturato immediatamente l’attenzione del pubblico, la sua piattaforma: “Italia non profit, database lanciato all’inizio di gennaio. Un sistema unico, standardizzato, dedicato alla raccolta di dati sul Terzo Settore. “Italia non profit” mira a sopperire alla scarsità di informazioni, qualificate e organizzate, che ad oggi limita la crescita di questo ambito. L’obiettivo è rendere più facile ed efficace l’incontro tra domanda e offerta di servizi di utilità sociale, offrire efficaci analisi e confronti sulle performance degli enti non profit, generare ricerche e studi di settore, e realizzare sistemi di analisi ed elaborazioni personalizzate di dati. Proprio sulla raccolta di questi ultimi si sono concentrate le domande degli investitori. Il processo di raccolta ne garantisce l’affidabilità: l’utente compie una prima registrazione in autonomia, e i dati così inseriti vengono poi validati, ed arricchiti, grazie al confronto incrociato tra diversi database. Ad oggi più di 200 enti si sono già registrati, e molti lo stanno facendo in questi giorni.

Più complesso è stato presentare Apical, progetto innovativo che propone un sistema alternativo di raccolta fondi per ONG, grazie alla connessione con il sistema di promozione e ticketing per eventi culturali e sportivi. Il modello,  in questi giorni, ha validato il proprio minimum viable product  di social impact ticketing. L’obiettivo è costruire un servizio dedicato, che non si limiti a dialogare con il ticketing, ma che favorisca il networking tra organizzazioni e l’audience engagement. L’idea è che sia il “valore” a connettere stili di vita, supporto ad attività benefiche, e consumo culturale. Un primo test è stato condotto nell’ambito del festival Re:Found:Jazz a Torino e oltre 10 collaborazioni, italiane ed europee, sono già in programma per il 2017.

Una breve pausa per tornare subito a confrontarsi su un’altra proposta innovativa: Pharmatruck, piattaforma che permette di acquistare online i prodotti offerti dalle farmacie della propria città, e riceverli comodamente a domicilio entro 60 minuti dall’ordine. Il mercato in cui la start-up si propone è nuovo, e l’urgenza è creare una barriera rispetto a possibili competitor. Ad oggi copre già il 20% delle farmacie a livello nazionale, e sono in corso accordi con i principali fornitori di gestionali per farmacie. Giganti come Amazon al momento non possono inserirsi in questo mercato, e rispetto ad aziende affini Pharmatruck si differenzia per i prodotti interessati dal suo servizio.

Molto esteso, e ancora poco esplorato, è invece il mercato a cui mira Bed&Care. Un progetto di rete che permette alle aziende turistiche di integrare la propria offerta con servizi mirati, consentendo di soddisfare le esigenze di una nicchia rimasta fino ad ora scoperta: i viaggiatori con disabilità ed esigenze specifiche di assistenza. Nel rispondere alle domande degli investitori il team chiarisce l’estensione del target, che va dagli anziani ai disabili. Al momento molte persone con esigenze di assistenza non vanno in vacanza, specialmente in Italia. L’idea è quella di non fermarsi ad eliminare le barriere architettoniche di hotel e luoghi turistici, ma di rivoluzionare la concezione dell’accessibilità, attraverso strumenti che la rendano più veloce da ottenere e servizi personalizzati rispetto alle diverse necessità. La strategia elaborata è il frutto di un anno intero di studio del settore e delle esigenze degli utenti.

A chiudere le presentazioni è Xnoova, l’azienda che propone di innovare il sistema di apprendimento nella scuola italiana grazie a nuove soluzioni tecnologiche. In particolare, attraverso il prodotto  Chimpa, suite di app per la didattica su tablet (iOS e Android) che va incontro alle esigenze di coordinamento, profilazione, gestione e monitoraggio dei device nelle scuole primarie e secondarie. Recentemente il prodotto è stato implementato con un servizio cloud, che permette di abbattere i costi e aumentare l’accessibilità per le scuole.

Al termine dei pitch un buffet ha accolto i partecipanti per continuare il networking e portare avanti in maniera informale il dialogo con gli investitori maggiormente interessati.

Nelle prossime settimane, SocialFare® avvierà il follow up con gli investitori e le start-up per sostenerne il dialogo verso l’investimento.

Qui trovi lo storify del Social Impact Investor Day.

Continua a seguire il blog “People Innovation” per leggere le interviste agli startupper e agli investitori, e non perdere gli aggiornamenti relativi a tutti i successi delle start-up sulla pagina facebook e twitter di SocialFare®.

 

Informazione e stampa 2.0 | Quale racconto per i diritti umani?

Giovedì 15 dicembre 2016

SocialFare® sarà una delle voci che contribuirà alla riflessione su Informazione e stampa 2.0: quale racconto per i diritti umani?, evento promosso dal gruppo regionale piemontese del Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO in collaborazione con il Consiglio Regionale del Piemonte.

L’incontro si inscrive nell’ambito dei diversi eventi che il Comitato Giovani UNESCO ha organizzato, in modo capillare e coordinato in tutta Italia, per celebrare la Giornata Mondiale dei Diritti UmaniL’obiettivo è mettere in relazione le esperienze e le competenze degli esperti nella gestione di tematiche inerenti la promozione e lo sviluppo dei diritti umani e di coloro che, per professione, hanno il compito di raccontare lo svolgersi di queste dinamiche, determinando una presa di coscienza e l’acquisizione di rinnovata consapevolezza.

Nel presentare l’evento Paolo Petrocelli, Presidente del Comitato Giovani, ha commentato: “Crediamo che i valori e gli ideali alla base di questa importante iniziativa internazionale, debbano essere promossi anche e soprattutto tra i giovani. Quest’anno abbiamo deciso di affrontare, all’interno della Giornata, il tema particolarmente attuale della libertà di stampa e di espressione.

“Siamo convinti che attraverso l’educazione al confronto e l’accesso diretto alla cultura e all’informazione, si possano formare giovani responsabili più consapevoli dei propri diritti e di quelli degli altri. In questo senso, la Giornata Mondiale rappresenta un’importante occasione per favorire questo dibattito in tutto il Paese.” 

Paolo Petrocelli, Presidente del Comitato Giovani

UNESCO Giovani promuove l’evento anche sui canali social ufficiali (pagina Facebook, Twitter e Instagram) tramite gli hashtag #UNESCOgiovani, #HumanRightsDay, #Standup4HumanRights, creati appositamente per la giornata. Previsto anche un contest fotografico su Instagram: per partecipare basta postare un’immagine che esprima il concetto di libertà di stampa e di espressione seguito dagli hashtag della giornata internazionale e @unescogiovani.

Informazione e stampa 2.0: quale racconto per i diritti umani?

Giovedì 15 dicembre 2016, ore 15:00 – 17:30

Consiglio Regionale del Piemonte, Palazzo Lascaris (Sala dei Presidenti)

via Alfieri, 15 – Torino

PROGRAMMA COMPLETO

Saluti iniziali

Mauro Laus,

Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte,
Presiedente del Comitato Regionale per i Diritti Umani

Introduzione a cura del Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO

Contributi alla discussione

Daniele Albanese

Coordinatore dei gruppi di lavoro sull’immigrazione internazionale di Caritas Italiana

Laura Secci

Giornalista – La Stampa

Laura Orestano

CEO di SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale

Adriana Riccomagno

giornalista free-lance e socia del Comitato Giovani della CNI UNESCO

Conclusioni


UNESCO GIOVANI – Oltre trecento giovani tra i 20 e i 35 anni, fra cui studenti, ricercatori, artisti, professionisti, manager e imprenditori: sono loro l’anima del Comitato giovani della Commissione Nazionale italiana per l’UNESCO.  Costituitosi nel 2015, il Comitato Giovani ha l’obiettivo di supportare le attività della Commissione nel campo dell’educazione, della scienza, della cultura e della comunicazione.

 

 

Conversazioni sul futuro

SocialFare® partecipa a Conversazioni sul futuro. Un’iniziativa nata nel 2013 in occasione del TedxLecce grazie all’associazioneDiffondere idee di valore”, in collaborazione con numerosi partner pubblici e privati. “Conversazioni sul futuro” torna quest’anno da giovedì 3 a domenica 6 novembre a Lecce con la direzione di Gabriella Morelli per proporre quattro giorni di workshop, incontri, dibattiti, confronti, lezioni, proiezioni, musica, presentazioni di libri e le Officine dei bambini e delle bambine.

Oltre 100 tra giornalisti, imprenditori, attivisti, blogger, ricercatori, musicisti, docenti universitari, scrittori, amministratori pubblici, scienziati saranno i protagonisti di una serie di incontri disseminati nel centro storico di Lecce su economia e impresa, politiche giovanili e open data, diritti e inclusione sociale, satira, attivismo digitale, comunicazione politica, scienza, arte, giornalismo e molto altro. Attesissimi ospiti internazionali il collettivo di giornalisti e attivisti siriani Raqqa is being slaughtered silently, la giornalista libanese/americana Sarah Maria Aoun, l’attivista del Bahrein Maryam Al Khawaja.

Oggi la presentazione ufficiale del programma completo in una conferenza stampa. Evento principale il TedxLecce che si terrà sabato 5 novembre al Teatro Politeama Greco di Lecce e coinvolgerà diciassette tra relatori e performer sul tema della Memoria.

SellaLab, l’acceleratore d’imprese del Gruppo Banca Sella  che ha da poco inaugurato una nuova sede in viale De Pietro a Lecce, sarà protagonista di una serie di appuntamenti dedicati all’innovazione e al mondo dell’impresa con, tra gli altri, Stefano Quintarelli (parlamentare e presidente del Comitato d’indirizzo dell’Agenda Digitale), Alessandro Delli Noci (assessore all’innovazione tecnologica, politiche comunitarie, politiche giovanili, politiche per il lavoro e formazione professionale del Comune di Lecce), Gianluca Dettori (venture capitalist), Antonio Perdichizzi (imprenditore, Vice Presidente ItaliaStartup), Laura Orestano (CEO di SocialFare, primo Centro per l’Innovazione Sociale italiano), Gordon D’Silva (imprenditore e filantropista), Domenico Laforgia (direttore del Dipartimento di Sviluppo Economico, Innovazione, istruzione, formazione e lavoro della Regione Puglia).

Laura Orestano interverrà domenica 6 novembre dalle 17 alle 18.30 presso la sede SellaLab nell’ambito della tavola rotonda “Nessuno mi può giudicare. La sfida della valutazione, dai sistemi educativi alla finanza innovativa, gli interrogativi e le pratiche per la misurazione di impatto.”

Tra le novità di questa edizione la possibilità di partecipare ad alcuni workshop: Vincenzo Di Maria e Claudia Busetto (venerdì 4 novembre) terranno WowProgettare esperienze memorabili (info e iscrizioni design@commongroundpeople.com); Co-Space: Progettare e Gestire gli Spazi Collaborativi (sabato 5 e domenica 6) sarà a cura di Dario Carrera e Vincenzo Di Maria (info e iscrizioni workshop@hubroma.net).

La rassegna sarà ecofriendly grazie alla richiesta della certificazione volontaria “Ecofesta Puglia”, premiata nel 2012 dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la sua carica innovativa. La certificazione mitiga l’impatto sul territorio dell’evento attraverso attività di differenziazione dei rifiuti, riduzione delle emissioni di CO2 e informazione e sensibilizzazione ambientale. “Ecofesta Puglia”, inoltre, è certificata ISO 20121 – standard internazionale dei sistemi di gestione per la sostenibilità degli eventi.

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SocialFare® e ESCP insieme per l’Economia a Impatto Sociale

SocialFare® ed ESCP Europe, la più antica Business School tra le più prestigiose a livello mondiale, lanciano un progetto di collaborazione che vedrà coinvolti gli studenti della Scuola di Management internazionale a fianco delle start-up a impatto sociale accelerate dal programma intensivo di SocialFare® che si svolge nella grande location “Rinascimenti Sociali”, nel centro di Torino.

L’accordo prevede che 20 studenti della ESCP Europe svolgano per la prima volta nella storia della Business School un’importante attività formativa, il Collective Project, a stretto contatto con alcune tra le start-up selezionate da SocialFare® per il proprio programma di accelerazione partecipato da partner nazionali, mentor e advisor di assoluta eccellenza, e in collaborazione con il primo fondo italiano di social venture, Oltre Venture. Obiettivo del programma è generare start-up pronte a ricevere investimenti per generare valore sociale ed economico rispondendo alle più pressanti sfide sociali negli ambiti: salute e benessere, innovazione didattico-formativa, welfare, cultura, agricoltura e cibo.

Gli studenti che partecipano al progetto, fanno parte del percorso internazionale di laurea di primo livello per il Bachelor in Management (BIM) hanno un’età media di 18 anni e provengono da Paesi di tutto il mondo (Austria, Cile, Croazia, Germania, Serbia, Thailandia, Ucraina, Ungheria; solo il 30% è italiana). Attraverso un progetto collettivo gli studenti potranno condividere esperienze costruttive e di crescita personale acquisendo al tempo stesso abilità pratiche, manageriali e di leadership. Il progetto rappresenta un’opportunità non solo per i giovani studenti di entrare in contatto con realtà innovative, giovani e dinamiche in grado di proporre soluzioni innovative che rispondano alle più pressanti sfide sociali dei nostri tempi, ma costituisce al tempo stesso l’occasione per le start-up a impatto sociale di cogliere tutte le intuizioni che possono provenire dai giovani in grado di sperimentare nuove soluzioni di business e favorire la loro scalabilità a livello europeo.

Obiettivo comune, infatti, quello di unire formazione manageriale e start-up a impatto sociale per far emergere nelle nuove generazioni l’importanza di pensare e creare una nuova economia, ovvero di sviluppare soluzioni innovative per affrontare i bisogni sociali e collettivi, creando valore non solo per gli azionisti, ma anche per gli utenti e per l’intera collettività.

Start-up protagoniste di analisi e proposte da parte degli studenti per i collective project sono:
BadaPlus (l’app che rassicura e aiuta chi ti aiuta, un vero e proprio planner che mette a disposizione della famiglia e dei caregiver un’agenda condivisa con item preimpostati),
Bed&Care (la start-up che punta a dare vita ad un modello di turismo assistito e accessibile ottimizzando e rendendo più fruibile l’offerta turistica esistente attraverso dei servizi a tour operator),
Xnoova (fornisce alla scuola uno strumento semplice e flessibile in grado di risolvere il problema dell’utilizzo dei tablet in classe, migliorando la qualità dell’apprendimento),
Yeerida ( la piattaforma dedicata alla lettura che offre la fruizione gratuita e senza limiti di tutto il catalogo di testi di autori, professionisti ed editori tradizionali).

I collective project sono, infatti, perfettamente allineati con la mission del Bachelor in Management di ESCP Europe. Il programma internazionale offre una solida base di materie finanziarie e di management ma permette ai ragazzi anche di acquisire quella sensibilità culturale e sociale indispensabile per fare di loro dei cittadini del mondo, consapevoli e impegnati. Le start-up innovative a vocazione sociale sono una palestra perfetta per sviluppare tali sensibilità e rappresentano anche un perfetto anello di congiunzione tra il mondo del no-profit e l’orientamento formativo degli studenti coinvolti. Infatti l’economia sociale è sempre più rivolta al mercato, all’innovazione e alle risorse che ne possano garantire la sostenibilità. È proprio in questo segmento che gli studenti del BSc possono dare il loro contributo.

La Social Innovation sta emergendo tra i modelli esistenti, attestandosi come uno degli attori chiave del prossimo futuro. Uno scambio e una sinergia tra questa realtà in divenire e il mondo della formazione manageriale non solo è auspicabile ma è ormai anche imprescindibile – dichiara il Prof. Francesco Rattalino, Direttore Generale di ESCP Europe Torino campus. ESCP Europe forma i manager di domani ed è di primaria importanza che vengano educati ad affrontare il mondo del business in modo etico e consapevole”.

Laura Orestano, CEO di SocialFare®, ha inoltre aggiunto “la partnership tra SocialFare® e ESCP Europe è un nuovo passo avanti nell’ibridazione di modelli e competenze per accelerare impatto sociale in modo condiviso e basato sull’eccellenza. Questa collaborazione mette insieme educazione di eccellenza e applicazione pratica per la costruzione di startup a impatto sociale che attraggono sempre più attenzione e know-how da parte delle nuove generazioni.