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Except – Lavoro, autonomia e benessere in tempi di precarietà: giovani e istituzioni allo specchio

Disoccupazione giovanile e insicurezze del mercato di lavoro sono aumentate significativamente nel corso degli ultimi anni in Europa. La difficoltà nel trovare e mantenere un lavoro espone i giovani al rischio di povertà, all’insicurezza, alla mancanza di autonomia e all’esclusione sociale.

EXCEPT è un progetto di ricerca, che si pone l’obiettivo di analizzare le caratteristiche della situazione dell’impiego giovanile nel mercato del lavoro e l’esposizione per le fasce più giovani al rischio dell’esclusione sociale, analizzando il ricorso alle relative misure politiche nei 28 Stati Membri e in Ucraina. Obiettivo centrale: lo sviluppo di politiche concrete e innovative per aiutare i giovani in Europa ad affrancarsi dalle insicurezze del mercato del lavoro e dei relativi rischi.

EXCEPT- Esclusione Sociale dei Giovani in Europa: Svantaggio Cumulativo, Strategie di Cooperazione, Politiche Efficaci e Trasferimento

 

Un progetto internazionale e interdisciplinare che mira a costruire una visione complessiva sulle conseguenze della vulnerabilità lavorativa per i giovani in età da lavoro, con focus sui rischi dell’esclusione sociale in Europa. Una prospettiva dinamica capace di presentare la dimensione oggettiva e soggettiva dell’esclusione giovanile, per identificare le complesse interrelazioni e i potenziali rischi degli svantaggi cumulativi e dei possibili meccanismi compensatori. Nello specifico sono state indagate  attraverso il mixed-metod approach le implicazioni delle insicurezze del mercato del lavoro in relazione a: rischio di povertà e di materiale deprivazione, benessere soggettivo e stato di salute come anche la loro capacità di raggiungere l’indipendenza dal nucleo familiare.

Gli strumenti utilizzati sono stati:

  • Per la prima fase si è fatto ricorso a interviste qualitative a giovani provenienti da nove paesi europei selezionati (inclusa l’Ucraina) su come i giovani percepiscono la loro situazione dal punto di vista sociale per ottenere un quadro chiaro sulla loro percezione e per il loro superamento in ambienti economici, istituzionali e culturali.
  • Sono, poi, stati usati metodi quantitativi ricorrendo ai dati dei 28 Stati Membri e micro-dati nazionali per identificare le relazoni causali e i processi dinamici alla base dell’esclusione sociale dei giovani in differenti contesti nazionali.
  • Ultima fase, la diffusione e l’efficenza delle politiche europee e nazionali sono state valutate sulla base di interviste a esperti e analisi valutative delle politiche in vigore.

L’obiettivo centrale di questo progetto comparativo è individuare le buone pratiche e produrre suggerimenti di riforma o proposte politiche per migliorare la situazione sociale dei giovani che si confrontano infruttuosamente con il mercato del lavoro e le sue incertezze e coinvolgere i giovani come voce autorevole in questo processo.  Molte e interessanti le realtà coinvolte nel progetto: l’Università di Tallinn, l’Univeristà di Bamberg, l”Università di Duisburg-Essen, l’Instituto per lo studio delle Società e della Conoscenza, l’Università di Tessalonico, l’Università di Torino, l’Istituto per la Ricerca Educativa, l’Università di Umeå, l’Università del Kent.

  Il Team Except dell’Università degli Studi di Torino presenterà gli esiti del progetto Lavoro, autonomia e benessere in tempi di precarietà: giovani e istituzioni allo  specchio a TORINO il 27 GENNAIO ORE 14.30 presso il Campus Luigi Einaudi – Aula A1 Lungo Dora Siena, 100.
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Up To Youth, percorsi gratuiti per fare impresa

L’11, il 18 e il 25 febbraio prossimi l’associazione nazionale PerMicroLab Onlus propone a Torino – ospite di SocialFare® presso il Collegio Artigianelli di corso Palestro 14 – un percorso gratuito di accompagnamento per giovani fino a 35 anni che vogliono realizzare la propria idea di impresa (due precedenti sessioni si sono svolte in giugno e dicembre dello scorso anno). L’iniziativa UP TO YOUTH si colloca in un più ampio programma di formazione che interessa altre sei città italiane: Napoli, Bari, Catania, Genova, Padova, Pescara. L’obiettivo è quello di agevolare l’ingresso di giovani nel mondo del lavoro attraverso la creazione di imprese e lavoro autonomo.PerMicroLab Onlus, fondata a Torino nel 2003 per favorire il microcredito come strumento di inclusione sociale, persegue scopi sociali quali l’alfabetizzazione finanziaria, la formazione di base per fare impresa, percorsi di accompagnamento (mentoring) a favore di neo o aspiranti imprenditori. Risale al 2007 la nascita di Permicro, la più grande società di microcredito in Italia a favore di famiglie e imprese.banner-up-to-youth-630x250Il progetto UP TO YOUTH è realizzato con il finanziamento di JP Morgan Chase Foundation e il supporto di YBI Youth Business International, rete globale – sostenuta dal Principe di Galles –  che conta 40 organizzazioni indipendenti non profit impegnate ad aiutare i giovani ad avviare e sviluppare la loro attività imprenditoriale.

In Italia, PerMicroLab sostiene la nascita di nuove imprese attraverso una rete di mentor che mettono a disposizione le loro competenze in forma di volontariato. I percorsi di accompagnamento realizzati dall’associazione si inquadrano in un programma nazionale che l’associazione vorrebbe diventasse continuativo e riconosciuto anche dalle istituzioni come strumento efficace per contrastare la disoccupazione giovanile.

Rivolgiamo alcune domande a Maria Teresa Buffa, segretario di PerMicroLab.

A chi si rivolge UP TO YOUTH?

A giovani entro 35 anni, italiani e stranieri, che desiderino mettersi in proprio e confrontarsi su come realizzare il loro progetto di impresa. Non importa se non sanno ancora cosa intendono fare. Nelle passate edizioni hanno frequentato ragazzi usciti dalle scuole professionali, persone disoccupate o intenzionate a cambiare occupazione. L’utenza riproduce la clientela tipo del microcredito, costituita per oltre il 50 per cento da stranieri, con una presenza femminile che supera quella maschile.OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Ogni percorso è seguito in media da 15-20 giovani (200 in tutt’Italia) che dimostrano grande interesse. Vorrebbero realizzare piccole attività (ristorazione, centri di estetica, botteghe artigianali…) e noi li aiutiamo a ragionare e a capire se le loro idee sono economicamente valide. Alcuni richiedono, dopo il corso, un accompagnamento individuale.

E qui entrano in gioco i mentor

Si tratta di pensionati, professionisti o ex imprenditori con esperienza in campo finanziario o gestionale che affiancano i giovani neo imprenditori nella fase di avviamento dell’attività. Contiamo su una rete nazionale di 60 mentor, di cui 5 a Torino. Una rete di persone preparate e motivate che stiamo cercando di incrementare.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl loro lavoro è gratuito, basato sulla disponibilità, sul passaggio di esperienza da un soggetto all’altro in un rapporto centrato sulla fiducia reciproca, sull’ascolto. L’accompagnamento può avere una durata massima di un paio di anni. Ai giovani vengono insegnati i passi essenziali, anche burocratici, per fare impresa, con la possibilità di accedere al microcredito attraverso Permicro.

Come è strutturato il corso?

Tre incontri di due ore ciascuno. Il primo, guidato da un commercialista, è sull’avvio d’impresa: un inquadramento generale su quali sono i primi passi da compiere. Segue un incontro –  Startuplab – che prevede esercizi pratici di redazione di un business plan. Infine, si affronta l’argomento del credito per l’impresa: un responsabile locale di Permicro offre una panoramica su vari tipi di credito e sul microcredito in particolare, più facile da ottenere per i giovani.

Qual è la vostra rete?

La stiamo costruendo. L’associazione esiste dal 2003, ma è solo dal 2014 che propone interventi strutturati con la collaborazione di istituzioni e realtà che perseguono gli stessi obiettivi. A Torino, abbiamo stretto numerosi accordi (Torino Social Innovation, Action Aid, Rotary 2031, International University College di Torino, Balon Mundial…). Sotto la Mole c’è un fervore di condivisione di rapporti tra associazioni molto stimolante, con grande vivacità di iniziative.

Per iscrizioni e maggiori informazioni:  www.permicrolab.it/uptoyouth,uptoyouth@permicrolab.it, tel. 011 658778

“Fork in progress”, a Foggia la solidarietà tra generazioni si sperimenta in cucina

Dopo aver intervistato Monica Paolizzi ed Elena Bologna di SocialFare sull’idea “Jobs’R’Us”, tra i 30 semifinalisti dell’European Social Innovation Competition, proponiamo un viaggio tra gli altri otto progetti italiani che hanno passato la prima selezione. Esempi di come il nostro Paese si sta muovendo sul fronte dell’innovazione sociale per generare lavoro.

Cominciamo con “Fork in progress – cook & social business” (semifinalist 8), nato dallo spirito imprenditoriale di due giovani sorelle pugliesi, Luana e Tania Stramaglia.

Tania e Luana Stramaglia

Quando avete costituito la vostra impresa?

L’abbiamo costituita nel giugno 2013, dopo aver vinto il bando “Principi attivi” con cui la Regione Puglia da alcuni anni realizza un programma per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile. Con “Fork in progress” nel 2012 siamo stati tra i 173 progetti (su un totale di oltre mille presentati) che hanno vinto ciascuno un premio di 25 mila euro. E “Fork in progress” è il nome che successivamente abbiamo dato all’impresa.

Voi volete aprire a Foggia un ristorante particolare: da quale ispirazione nasce l’idea?

Nostro nonno lavorava in campagna ma poi, a causa di un incidente, ha perso una gamba e la sua vita è cambiata. Non si è abbattuto, anzi, ha cominciato a dedicare il suo tempo alla preparazione di piatti culinari utilizzando i prodotti della sua terra, coltivata dai nostri cugini. Da 4 anni è diventato il cuoco di casa: fa di tutto, dalla pasta fatta in casa al panettone.

All’età di 77 anni, il nonno ha saputo reinventarsi. E noi nipoti abbiamo cominciato a riflettere su come la cucina sia uno strumento per comunicare affetto. Qui al Sud, soprattutto, se vai a trovare un anziano ti offre sempre qualcosa e se la rifiuti si offende, perché è il suo modo per dirti: “ti voglio bene”. Ecco perché nel 2012 – Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale –  abbiamo avuto l’idea di aprire un ristorante nella cui cucina anziani e giovani lavorassero insieme.

Quali anziani, quali giovani?

Gli anziani autosufficienti accolti dalla Fondazione Barone di Foggia e i ragazzi del quarto anno del locale Istituto alberghiero: per questi ultimi l’esperienza sarà un tirocinio a tutti gli effetti, previsto dal loro percorso di studi. Assumeremo un cuoco che ogni sera verrà affiancato da una coppia composta da un giovane e da un anziano, per un totale di 6 coppie che si alterneranno. Ad aprile formeremo le squadre e, dal momento che “Fork in progress” è accreditata con la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Foggia, faremo partire alcuni laboratori propedeutici curati da una tirocinante. Questi laboratori, tra cui quello di narrazione autobiografica, avranno lo scopo di aiutare e incoraggiare i partecipanti a conoscersi e a “pensarsi” in modo diverso, progettando il proprio futuro.

Qual è il “piatto” forte di questo progetto?

Quando lo abbiamo scritto abbiamo pensato non soltanto agli anziani, ma anche ai giovani “neet” (not in education, employment or training, ndr). Per quanto appartengano a categorie diametralmente opposte, sia gli uni che gli altri sono a rischio di marginalizzazione perché l’attuale società produttiva tende ad escluderli, non tenendo conto del loro pensiero e della loro espressione.

Il nostro non è un progetto di assistenza: intendiamo coinvolgerli facendo impresa, per produrre valore economico e sociale.

In quale contesto ambientale e sociale aprirete il ristorante?

scorcio del centro di Foggia

scorcio del centro di Foggia

Apriremo nel centro di Foggia, che negli ultimi anni è stato abbandonato dagli esercizi commerciali. Non ci sono neanche più locali. Noi vogliamo contribuire a rivalutare questa parte così bella della città. Sappiamo che non sarà facile, ma vogliamo provarci.

Per quanto riguarda il contesto sociale, secondo dati Cgil la provincia di Foggia dal 2007 al 2012 ha visto scendere il tasso di occupazione dal 43,2 al 40,9. Il Foggiano si distingue in negativo anche per il più basso tasso di occupazione giovanile (15-29 anni) che si attesta sul 19,8%, oltre 6 punti sotto la media regionale. I “neet” sono oltre 46 mila. Nelle classifiche annuali del Sole 24Ore sulla qualità della vita in Italia, noi risultiamo sempre agli ultimi posti.

A quando l’inaugurazione?

Sicuramente a settembre, forse già a maggio. I locali sono quasi pronti. Fortunatamente qui i prezzi degli affitti e delle materie prime sono bassi.

La vostra è un’impresa a finalità sociale. Come intendete investire parte degli utili?

Intendiamo realizzare altri progetti di innovazione sociale, coinvolgendo la cittadinanza: il cliente che verrà al ristorante non solo saprà che parte di quanto spende servirà a finanziare altri progetti, ma esso stesso avrà un ruolo decisionale nella scelta delle azioni.

Cosa avete in mente?

La prima idea che ci è venuta è di realizzare un servizio di catering multietnico parallelo alla ristorazione. Foggia è terra di braccianti migranti: vivono in campagna in posti chiamati ghetti. Noi vogliamo portarli in città.

Quali sono le partnership di “Fork in progress”?

Quando abbiamo presentato il progetto alla Regione avevamo due partnership: Fondazione Barone e Istituto Alberghiero. Dopo, pian piano, abbiamo lavorato molto sul territorio e oggi fanno parte della nostra rete anche le Facoltà di Agraria e di Scienze della Formazione dell’Università di Foggia. Contiamo anche sulla collaborazione di un cuoco stellato che collabora con Eataly di Bari e ci darà consigli sulla ristorazione. Ovviamente non è lo stesso cuoco che assumeremo, non potremmo permettercelo.

Prossimo passo?

Faremo un video promozionale per comunicare il progetto: lo metteremo sui social network, anche per attirare nuovi partner e sponsor.