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Cambiare il sistema si può

Se la crisi di sistema in atto impone un radicale ripensamento delle relazioni produttive e sociali, è solo dal basso che può essere indicata la strada da percorrere per un cambiamento sistemico, cioè dalla sperimentazione quotidiana sul territorio di nuove forme organizzative veicolate da realtà competenti, agili e dinamiche. Realtà radicate e inserite in networks ramificati, centri catalizzatori capaci di creare l’ambiente adatto – fertile e accogliente perché espressione di condivisione e partecipazione democratica – per indurre i poteri “forti” a sostenere la costruzione di una nuova società.

Tutti i cambiamenti di sistema, infatti, non possono prescindere dal coinvolgimento della politica e delle istituzioni per il riconoscimento di principi, prassi e valori generati da una socialità di rete che dal basso sappia irradiarsi orizzontalmente e verticalmente imprimendo la svolta.  Un’alleanza che sfrutti opportunamente anche le tecnologie di informazione e comunicazione, attualmente male o sotto utilizzate.

Jins

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La dimensione imprenditoriale è una componente fondamentale dell’innovazione sociale, il cui obiettivo è portare sul territorio start up e creare social brands, imprese sociali che operino in ottica di mercato interagendo con l’ecosistema in cui si muovono. Di qui una maggiore capacità di penetrazione attraverso la rottura di vecchie barriere, fino ad arrivare, nel lungo periodo, a cambiamenti sistemici (nei settori dell’alimentazione, della sanità, dell’istruzione…) sia nel settore pubblico che in quello privato, in un’interazione tra idee, movimenti, modelli e interesse.

I tre approcci della social innovation

Non tutte le innovazioni sociali sono finalizzate a cambiamenti di sistema. Nel documento “Challenge Social Innovation” – che raccoglie i contributi più significativi della Conferenza di Vienna del 2011 sulla social innovation – vengono individuati tre approcci diversi che possono rappresentare però l’uno l’”espansione” qualitativa dell’altro, nella misura in cui sono in grado di affondare, da un lato, le radici nella socialità di rete e, dall’altro, di ramificarsi verso l’alto fino a raggiungere chi ha il potere di legittimare e supportare l’inversione di rotta.

Ecco allora che l’approccio “social” punta a rispondere a bisogni della comunità cui il mercato e le istituzioni non rispondono adeguatamente, mentre quello “societal” cerca di promuovere cambiamenti della società nel suo complesso sfumando il confine tra scopo economico e scopo sociale. Infine, l’approccio “systemic” prevede, appunto, il cambiamento di sistema, il “reshaping society”, cioè il rimodellamento della società attraverso nuove politiche, valori, strategie e relazioni che sono frutto di un processo virtuoso di contaminazione tra i diversi attori coinvolti. Un processo che dal basso verso l’alto e viceversa si arricchisce e consolida risultati che diventano prassi, normalità.

Il ruolo dei cittadini

Le innovazioni di sistema – è scritto nel Libro Bianco dell’innovazione sociale – “sono molto diverse dalle innovazioni di prodotti o servizi. Esse implicano cambiamenti di concetti e di mentalità, ma anche dei flussi economici: un sistema cambia solo quando le persone iniziano a pensare e a vedere in modo differente, ciò si traduce in cambiamenti di potere, sostituendo chi lo deteneva con altri. E questo di solito si riflette su tutti e quattro i settori: economico, governativo, società civile e famiglia”.

Il Libro Bianco riporta diversi esempi di cambiamento sistemico. Uno tra tanti, il ruolo fondamentale giocato dai cittadini della regione finlandese della Karelia nel ridisegnare il sistema sanitario pubblico: da una petizione avviata nel 1972 per sollecitare interventi volti a ridurre l’alta incidenza di malattie cardiovascolari si è arrivati a un progetto che ha coinvolto autorità, esperti e cittadini locali.

Conferenza "Social Renaissance" a Torino il 26 giugno scorso

Conferenza “Social Renaissance” a Torino il 26 giugno scorso

Ma l’esperienza concreta sulla quale vogliamo qui soffermarci la peschiamo dalla rete di innovatori sociali che lo scorso 26 giugno si sono radunati a Torino, ospiti di SocialFare®, per un confronto internazionale (il primo in Italia). La conferenza “Social Renaissance”, alla quale hanno partecipato oltre 30 speakers in rappresentanza di istituzioni, fondazioni e università locali, nazionali, europei e americani, è stata occasione, infatti, per connettere realtà che stanno portando avanti nei rispettivi Paesi importanti progetti dal forte impatto sociale: tra questi, il “Banco de  Inovação Social” (BSI), in Portogallo.

Il “Banco de  Inovação Social”

Lanciato nell’aprile scorso dalla “Santa Casa da Misericordia” di Lisbona – il più grande e antico istituto di carità del Portogallo -, il BSI realizza una nuova “governance” informale, non soffocata dalla burocrazia, stimolando la società a partecipare e collaborare alla realizzazione di idee innovative per rispondere alle sfide sociali. Le possibilità di raggiungere l’obiettivo di un cambiamento di sistema sono piuttosto alte, perché il Banco aggrega 27 istituzioni, enti e imprese pubbliche e private, dispone di un considerevole patrimonio immobiliare e mobiliare (gestisce la Lotteria Nazionale e con i circa 250 milioni di euro di proventi all’anno finanzia i servizi sociali e sanitari della città) e alla sua guida c’è una donna, Maria Do Carmo Pinto, ex direttore del Dipartimento per l’imprenditoria e l’economia sociale della Santa Casa da Misericórdia.

20140526113806_P668D4J09OA6F939N602Il Banco de  Inovação Social si è proposto di affrontare i problemi alla radice, cominciando nelle scuole a creare percorsi di cittadinanza che responsabilizzino già in tenera età sui diritti e doveri del cittadino e sulla consapevolezza di poter cambiare le cose. Creatività, sperimentazione sul campo, sostegno alla nascita e sviluppo di imprese sociali attraverso un apposito fondo e utilizzo di piattaforme operative che aggregano le realtà sociali coinvolte sono al centro di un processo in cui risorse e competenze vengono di volta in volta messe a disposizione di progetti. E tra le competenze, giocano un ruolo attivo e insostituibile quelle offerte gratuitamente da professionisti in pensione.

educazione nelle scuoleLa promozione di una cultura dell’innovazione sociale attraverso programmi educativi e civici rivolti alla popolazione è dunque di importanza strategica per chiamare a raccolta talenti e risorse del territorio e incanalarli verso l’obiettivo del Bene Comune. Tra le iniziative, il concorso di idee “Inova” rivolto agli studenti e giovani in formazione dai 6 ai 25 anni.

“Social Renaissance”: ampia partecipazione e tanti nuovi imput

La volontà di creare per la prima volta in Italia un’occasione di confronto internazionale sulla social innovation si è tradotta, giovedì 26 giugno a Torino presso il teatro Juvarra, in una giornata particolarmente ricca di contributi e di imput. Innovatori sociali provenienti da tutto il mondo si sono alternati in dense sessioni di lavoro da cui è emersa una realtà in fermento che sta costruendo reti che sappiano affrontare le sfide poste dalla crescente disuguaglianza sociale. Una rete di attori pubblici e privati che a livello globale promuovono lo sviluppo di modelli di economia sostenibile e inclusiva.

slideshow_Social-RenaissanceNon a caso la conferenza “Social Renaissance” – il cui titolo definisce un processo volto a riportare al centro delle decisioni politiche le “periferie sociali” – si è svolta a Torino, dove la ricerca di soluzioni innovative per rispondere ai bisogni emergenti ha una lunga tradizione. E non a caso gli spazi che l’hanno ospitata sono quelli del Teatro Juvarra, presso il complesso dell’Artigianelli: “quartier generale” dell’Opera Torinese del Murialdo (che porta avanti l’attività missionaria del santo sociale Leonardo Murialdo a favore di minori e giovani in difficoltà) e dal 2012 anche sede di SocialFare, che insieme con TOP-IX e Torino Social Innovation ha organizzato l’evento. A don Danilo Magni, dunque, il compito di fare gli onori di casa in un teatro destinato a diventare cantiere in progress di cultura e innovazione sociale.

Oltre 30 speakers in rappresentanza di istituzioni, fondazioni e università locali, nazionali, europei e americani hanno raccontato la propria esperienza, tutti spinti dal bisogno di confrontarsi su significato, concetti e pratiche dell’innovazione sociale. Attraverso esempi concreti si è parlato di scalabilità, sostenibilità, partecipazione e cittadinanza attiva, responsabilità, big data, trasversalità, resilienza, imprenditorialità… Della necessità, di fronte alle sfide sociali, di una innovazione che sappia rompere i vecchi schemi, fare incontrare impresa e non profit, convogliare le diversità e spingerle – nel rispetto di ognuna – verso un nuovo modello di sviluppo.

Alcuni esempi. In Canada l’innovazione sociale è ormai una priorità del Governo, mentre in Portogallo il Banco de Inovacao Social sta portando avanti un programma che prevede un cambiamento sistemico, affrontando i problemi alla radice: cioè cominciando già nelle scuole a creare un nuovo atteggiamento di cittadinanza affinché le persone si convincano di poter cambiare le cose. A New York il Public Policy Lab aiuta i cittadini a capirci qualcosa su come vengono assegnate le case popolari e a scegliere in modo consapevole e informato a quale istituto scolastico superiore (tra i 700 esistenti) iscrivere i figli.

E poi, a Baltimora, il sostegno da parte del centro Social Innovation Lab alla nascita di aziende con buone idee da “vendere”, così come a Torino il Comune sostiene la nascita di imprese sociali mettendo a disposizione un insieme di strategie e strumenti attraverso il programma “FaciliTo giovani e innovazione sociale”. Ancora, per restare nel capoluogo piemontese, il Piano “Torino metropoli 2025” vede l’associazione “Torino Internazionale” e il progetto “Torino strategica” impegnati o costituire “visioni, strategie e azioni che promuovono l’identità e lo sviluppo dell’area metropolitana torinese mobilitando tutti gli attori locali”. SR_Illustration

Queste e tante altre esperienze sono state raccontate alla conferenza, che ha visto un’ampia partecipazione di addetti ai lavori, soprattutto giovani. L’innovazione sociale si è chiaramente delineata come un processo sociale, economico, politico e tecnologico in grado di distruggere vecchie barriere. Un processo in cui l’universo italiano delle cooperative sociali e del non profit in generale giocano un ruolo fondamentale per la loro consolidata capacità di intercettare i bisogni e realizzare progetti non standardizzati. Come ha sottolineato Mauro Busa dell’Alleanza cooperative italiane Piemonte, “le cooperative possono fare innovazione sociale, ma sarebbe auspicabile una maggiore chiarezza nelle metodologie. Il concetto non è così immediato e intuitivo”.

Per essere sostenibile la social innovation ha anche bisogno di risorse finanziarie da attingere a più fonti e con nuove modalità, cambiando il sistema delle regole attuali e individuando nuovi modelli di ingaggio. “I progetti richiedono interventi filantropici, capacità di politica pubblica, energie di mercato e capacità di far cooperare mondi finora distinti”, ha sottolineato Piero Gastaldo della Compagnia di San Paolo.

L’innovazione sociale interpella dunque fondazioni e banche, nell’ambito di un nuovo assetto collaborativo tra diversi soggetti. L’esperienza di Banca Prossima (la banca del Gruppo Intesa San Paolo dedicata al Terzo Settore) rappresenta un esperimento di sostenibilità finanziaria dei progetti realizzati dal Terzo settore, al quale vengono riconosciute caratteristiche proprie ben lontane dalla logica del “for profit”. “I servizi del for profit sono contingentati, mirati, chirurgici – ha detto Marco Morganti – Il bene collettivo non è il loro obiettivo e spesso, quando intervengono nel campo socio sanitario assistenziale, ne escono con le ossa rotta. Alla fine il gioco non è sostenibile”.

Per Banca Prossima, dunque, il criterio di efficienza non è così determinante per la concessione di un prestito: “L’efficienza è sì importante, ma non deve andare contro gli obiettivi sociali di un’organizzazione”, ha continuato Morganti. Più importanti sono invece la fiducia e la rete comunitaria che sostiene il progetto, a garanzia della sua riuscita.

SocialFare ha annunciato durante la conferenza la propria partnership con Young Foundation UK ed esplicitato i soggetti che già si stanno aggregando a livello regionale e nazionale alla piattaforma aperta SocialFare per costruire insieme conoscenza ed imprenditorialità sociali: Rinascimenti Sociali, appunto.

E’ il momento di “Social Renaissance”

“Social Renaissance” per sfidare la disuguaglianza attraverso l’innovazione d’impatto: è la proposta che domani sarà al centro della conferenza internazionale organizzata da SocialFare, TOP-IX e Torino Social Innovation, dalle 9,30 alle 17 presso il Teatro Juvarra di Torino.

slide-02Una conferenza che nasce dal bisogno – nel contesto attuale di crisi che vede crescere le disuguaglianze sociali – di ridefinire il significato, i concetti e le pratiche di innovazione chiamando a raccolta i sempre più numerosi attori pubblici e privati che a livello globale promuovono lo sviluppo di modelli di economia sostenibile e inclusiva. Importante occasione di confronto, condivisione  e spinta verso l’implementazione di nuove idee, relazioni e collaborazioni ispirate al concetto di “Rinascimenti Sociali”.

La presenza di significative realtà che generano innovazione pone il capoluogo piemontese al centro di relazioni internazionali. Così la conferenza di giovedì 26 giugno riunirà per la prima volta in Italia una comunità di innovatori sociali provenienti da tutto il mondo. Sono previsti 30 relatori, che aiuteranno il pubblico ad esplorare il processo di “Social Renaissance”.

Agli “addetti ai lavori” si affiancheranno rappresentanti di istituzioni, fondazioni e università locali, nazionali, europei e americani: dal sindaco di Torino Piero Fassino al neo presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, da Filippo Addarii e Simon Willis di “The Young Foundation” (Londra, UK) a Raj Kottamasu di “Public Policy Lab” (New York, USA) e Kunal Parikh di “Social Innovation Lab” (Baltimora, USA), da Maria Marques Pinto del “Banco de Inovacao Social” (Lisbona, PT) a Giovanna Melandri di “Human Foundation” (Roma, IT) a Marco Morganti di Banca Prossima.

“Social Renaissance”, conferenza internazionale a Torino

Un giorno di dibattito pubblico per parlare di innovazione sociale, una conferenza internazionale – organizzata da SocialFare,  Torino Social Innovation e Top IX – che si terrà il 26 giugno 2014 presso il Teatro Juvarra di Torino. “Social Renaissance” è il titolo dell’evento, cui prenderanno la parola “specialisti” del settore ma anche istituzioni, fondazioni e università locali, nazionali, europei e americani, a sottolineare come la social innovation si stia sviluppando e diffondendo attraverso una fitta rete di attori pubblici e privati su scala globale.

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La progressiva contrazione del welfare e l’affermazione delle tecnologie digitali hanno portato l’innovazione sociale – uno dei cinque temi chiave individuati nella Strategia Europa 2020 – ad assumere un ruolo centrale nell’elaborazione di politiche volte a un’economia sostenibile e inclusiva, capace di soddisfare bisogni sociali a cui né il mercato né le risorse pubbliche sono oggi in grado di rispondere efficacemente.

slide-01Ecco la definizione contenuta nella Guide to Social Innovation realizzata dalla Commissione Europea (febbraio 2013): “L’innovazione sociale può definirsi come lo sviluppo e l’implementazione di nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che incontrano bisogni sociali, creano nuove relazioni social e collaborazioni. L’innovazione sociale porta nuove risposte ad impellenti bisogni che coinvolgono processi di interazione sociale. Le innovazioni sociali sono sociali solo se utilizzano strumenti e perseguono fini sociali. Le innovazioni sociali aggiungono valore alla società e aumentano la capacità di azione individuale e di comunità”.

slide-02“Social Renaissance”, dunque, per indicare un processo  finalizzato a diffondere la consapevolezza  della crescente disuguaglianza sociale cui ci si può opporre con nuovi modelli di welfare di forte impatto che integrino le nuove tecnologie con le discipline umanistiche, l’approccio imprenditoriale e l’impegno civile. Un processo che va ben definito, a partire da un nuovo concetto di “social”, individuando politiche e interventi che siano espressione di una rete di esperienze e conoscenze che travalichi i confini nazionali. Rete al centro della quale intendono collocarsi Torino e il Piemonte, tradizionali laboratori di sperimentazione sociale.

slide-03Di tutto questo si parlerà alla conferenza del 26 giugno, organizzata con il supporto del Comune di Torino, della Regione Piemonte, della Compagnia San Paolo, di Banca Prossima, di GMF (The German Marshall Fund of the United States) e dell’Ambasciata italiana del Canada, in cooperazione con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la Camera di Commercio di Torino.

L’evento è aperto al pubblico su registrazione: il teatro Juvarra, in via Filippo Juvarra 15 a Torino, può contenere fino a 200 persone.