Così il Terzo Settore può aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi

Il manifesto “Fiducia e nuove risorse per la crescita del Terzo Settore” ha fatto tappa a Torino. L’incontro che si è svolto giovedì 19 giugno presso la Casa della Cooperazione rappresenta il secondo (dopo Salerno) dei dieci appuntamenti del roadshow che nei prossimi mesi porterà il documento in giro per l’Italia. Occasione di progettazione condivisa sul territorio che chiama a raccolta  le realtà del non profit, la finanza specializzata e le fondazioni di origine bancaria e non affinché insieme promuovano e sostengano “un’altra economia, basata non sul profitto ma sulla partecipazione e sulla produzione di bene comune”. Un’economia sociale e solidale che faccia uscire l’Italia dalla crisi.

Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, Assifero, Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariparo, Fondazione con il Sud, Forum del Terzo Settore, Alleanza Cooperative Italiane e Banca Prossima (la banca del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicata al non profit laico e religioso) si sono dunque alleati firmando a Roma nel dicembre scorso un manifesto in grado di creare le condizioni per “far incontrare le migliori idee e tutti gli strumenti di supporto disponibili”. Strumenti finanziari moderni, innanzi tutto, che aiutino il Terzo Settore a sviluppare le sue enormi potenzialità e ad essere volano per la ripresa economica.

body_condivisioneIl non profit (associazionismo di promozione sociale, volontariato, cooperazione) è capace, infatti, di generare occupazione: le cooperative sociali, ad esempio, dal 2011 al 2013 hanno creato 20 mila nuovi posti. Ancora, secondo l’ultimo censimento Istat in Italia le organizzazioni del Terzo Settore sono cresciute in dieci anni del 28% con un aumento degli addetti pari al 39,4%. In Piemonte le realtà sono 25.962, di cui 11.099 nella provincia di Torino. Ed è nel torinese che il non profit è più strutturato in senso imprenditoriale, con una più accentuata presenza di lavoratori retribuiti e un maggior risultato economico.

I quasi 5 milioni di volontari e 1 milione tra lavoratori e soci a livello nazionale rendono numericamente le dimensioni di una realtà di cui lo stesso Governo italiano si è “accorto”, dedicandole grande attenzione con un progetto di riforma di cui sono state recentemente rese note le linee guida. Ma ci sono altri numeri che meritano considerazione, sottolineati nel corso dell’incontro a Torino dal ricercatore Euricse Flaviano Zandonai: l’Istat ha misurato anche il livello di competenza degli addetti, da cui è risultato che il 18% di coloro che sono retribuiti hanno competenze di alto livello. Così come è emerso che il 20% dei volontari è costituito da giovani.

Insomma, il non profit italiano è un settore vitale e dinamico da cui può partire un nuovo modello di sviluppo del Paese. A patto che si sappia dove e come investire, secondo strategie che superino l’approccio del “giorno per giorno” e la logica emergenziale. Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima, ha evidenziato come il credito finora erogato al non profit (e restituito, dato più che positivo, nel 98,8% dei casi) sia stato investito prevalentemente in progetti a breve termine, mentre sono quelli a medio-lungo termine che “fanno la crescita vera del Terzo Settore”.Donazioni-150x100

Quali progetti, dunque? Guido Geninatti, portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Italiane settore sociale del Piemonte, ha indicato alcuni ambiti di intervento su cui scommettere: la cura delle persone non autosufficienti, la salute del territorio (con servizi che vengano prima e dopo la fase ospedaliera), l’housing sociale, la tutela del patrimonio ambientale e culturale … Ambiti in cui sperimentare nuove soluzioni che perseguano obiettivi di efficienza e di economicità, di innovazione di prodotto e di rigenerazione di beni immobili e spazi pubblici. “Il settore del privato sociale – ha dichiarato Marco Demarie, capo Uffici studi e programmazione della Compagnia di San Paolo – può e deve dotarsi di modalità di organizzazione più efficienti senza per questo smarrire la sua vocazione orientata al bene collettivo e la sua ispirazione morale. Uno dei temi legati alla maggiore efficienza nell’uso delle risorse ha a che fare con l’uso intelligente del credito”.

E’ nel quadro della convergenza tra profit e non profit che si colloca l’innovazione sociale. Anche se,  ha sottolineato Anna Di Mascio, portavoce piemontese del Forum Terzo Settore, “non può esserci innovazione se le dimensioni economica e sociale non vengono intrecciate e valutate insieme. L’innovazione dei prodotti non basta”.  Ecco allora la necessità di precisare quali sono gli elementi cardini dell’innovazione sociale: cos’è, come si fa, come si inserisce in un contesto di crisi che vede il ricorso sempre più frequente ad antiche forme assistenziali come, ad esempio, la distribuzione dei pacchi viveri? Una risposta, a conclusione dell’incontro, è arrivata da Elide Tisi, vice sindaco di Torino: “La sfida è di provare a strutturare delle risposte nell’emergenza: è questa la vera innovazione. L’innovazione non può nascere a tavolino ma nella pratica, di fronte all’emergenza, magari anche recuperando modalità antiche, che vanno però strutturate”.