Accelerare il Terzo Settore: intervista alla nostra Social Economist

Anthea Vigni, Social Economist di SocialFare

Anthea Vigni è la Social Economist di SocialFare.
Nata e cresciuta a Siena, ha studiato a Milano, Bologna, in Olanda e Sud Corea e oggi è la nostra principale “inviata” in Lombardia, Veneto e Marche per seguire gli importanti progetti che realizziamo su questi territori.

Il suo ruolo consiste nell’accompagnare i team nello sviluppo delle rispettive idee imprenditoriali, al fine di trasformarle in progetti ad impatto sociale che siano anche economicamente sostenibili. 

In questa intervista ci racconta come!

 

Anthea, ci racconti il tuo percorso prima di entrare nel team SocialFare?

Ho iniziato l’università con un corso triennale di Management di Arte, Cultura e Comunicazione a Milano: mentre studiavo l’economia applicata all’impresa culturale, a titolo personale coltivavo interessi nel non profit, avendo anche molta esperienza di volontariato. Al terzo anno, in Erasmus a Maastricht, ho partecipato a diverse iniziative e conferenze dedicate al mondo della sostenibilità, rimanendo conquistata da questo settore così stimolante e sviluppato nei Paesi Bassi. Così mi sono fermata un anno a Utrecht per un’esperienza professionale in WFTO (World Fair Trade Organisation). Rientrata in Italia mi sono iscritta al corso magistrale di Management dell’Economia Sociale all’Università di Bologna, determinata a orientare il mio futuro lavorativo in questo mondo. Ho trascorso ancora un semestre in Sud Corea, esperienza che si è rivelata altrettanto determinante per il mio futuro: è qui che, partecipando ad un hackathon con un’idea progettuale per recuperare gli sprechi alimentari nei mercati cittadini, insieme al mio gruppo di lavoro ho vinto un soggiorno di 10 giorni a Stanford che includeva un’esperienza di formazione con IDEO (https://www.ideo.com/eu). Di ritorno a Bologna, ho collaborato con Social Seed, mi sono laureata e poco dopo sono approdata a Torino per lavorare in SocialFare e realizzare il mio desiderio di lavorare con una prospettiva nazionale sul mondo dell’impresa a impatto sociale.

Qual è il tuo ruolo in SocialFare?

Mi occupo di consulenza e formazione per gli enti del Terzo Settore.
La mia attività di formazione include, ad esempio, gli aspetti di valutazione dell’impatto sociale attraverso la Teoria del Cambiamento. Supporto le imprese sociali, esistenti o nascenti, nella strutturazione di un quadro di valutazione dell’impatto sociale a partire dalla fase preliminare – a monte della progettazione – fino al monitoraggio effettivo dell’impatto generato.

C’è poi la parte di modellizzazione del business, che seguo insieme a Marco Cornetto, collega che come me ha una formazione di impianto economico. Nei diversi percorsi di accelerazione di conoscenza, formazione e consulenza che offriamo, di solito questo nostro intervento segue la prima parte di progettazione dell’impatto sociale, curata dalle colleghe impact designer. Noi subentriamo nel momento in cui i team assistiti hanno dato una prima struttura progettuale chiara e definita alla loro soluzione e li affianchiamo nel “dare gambe” in termini di sostenibilità economica.

Cos’è la Teoria del cambiamento?

La Teoria del Cambiamento è un metodo per mappare e delineare passo-passo tutti i nessi di causa/effetto che portano a raggiungere gli obiettivi di impatto sociale prefissati. L’approccio prevede di partire dall’impatto a lungo termine che si intende generare, quindi di ragionare “a ritroso” per prevedere la catena di outcome (impatto sui beneficiari più vicini nel tempo), output, attività e infine risorse da mettere in campo per raggiungere l’obiettivo. 

In concreto è uno strumento agile, con alcune caselle da compilare, che con opportuna formazione e supporto ogni tipo di realtà imprenditoriale o progettuale può utilizzare.

Io l’avevo studiato all’università, poi ho avuto modo di approfondirlo insieme alla collega designer Giuliana Gheza: ci siamo formate e aggiornate, quindi lo abbiamo adottato come parte integrante del metodo SocialFare e oggi lo applichiamo in diversi progetti, supportate anche dal collega Matteo Lupetti.

Lavori molto con le imprese sociali. Come si conciliano impatto sociale e sostenibilità economica? 

Chiaramente questa è la sfida più importante per un’impresa a impatto sociale.
In questi anni, attraverso SocialFare, ho visto davvero tanti progetti di questo tipo e mi sento di dire che fra gli aspetti più importanti ci sono la mentalità e la motivazione del team di lavoro. Occorre davvero sapersi mettere in discussione ed essere sempre disponibili a farlo.

Una sfida determinante per il Terzo Settore, in questo senso, è fare propria la mentalità imprenditoriale: se si vuole fare impresa sociale, è necessario evitare la totale dipendenza da grant e contributi a fondo perduto, bisogna avere il coraggio di mettersi sul mercato. Capisco che si tratti di un cambiamento radicale per alcune realtà che hanno sempre lavorato su altri presupposti, ma i tempi sono cambiati ed è necessario rinnovarsi sotto tanti aspetti, dall’approccio imprenditoriale al modo di comunicarsi. Anche l’arrivo dei nuovi, ingenti fondi europei richiede preparazione e competenze nuove: il cambiamento nel Terzo Settore è in atto, cominciamo anche noi a coglierne i primi segnali, ma non va sottovalutato e richiederà molto impegno nell’immediato futuro.

In questo senso, trovo interessante la proposta della Fondazione Cariverona, con cui collaboriamo: attraverso il Bando Innovazione Sociale viene sì offerto un grant per l’avvio delle progettualità selezionate, ma il contributo vale come trampolino di lancio per i primi due anni, nel corso dei quali i team seguono con noi un percorso orientato alla strutturazione dell’attività imprenditoriale.

Hai citato più volte la collaborazione di SocialFare con la Fondazione Cariverona: ci racconti qualcosa di più?

Si tratta di una collaborazione importante per SocialFare, che mi vede impegnata in prima persona dal 2020, e di cui sono felice e orgogliosa. Siamo partiti con il progetto FutureUp, pensato per iniziare a “preparare il terreno” e coinvolgere le comunità locali nelle province in cui la Fondazione opera: Verona, Vicenza, Belluno, Mantova e Ancona

FutureUp! nasce come un percorso di capacity building – quindi finalizzato a portare consapevolezza, formazione e competenze – sui temi dell’Innovazione Sociale e per indagare la capacità di risposta dei cittadini e degli enti locali per rispondere ai bisogni sociali del territorio. La Fondazione Cariverona ha lanciato una call a cui hanno risposto 259 persone interessate. Di queste, 161 sono state selezionate e hanno partecipato alle Social Innovation Academy che abbiamo organizzato in ognuno dei territori coinvolti. Ciascuno è stato coinvolto in una scuola immersiva di cinque giornate e ha potuto lavorare con altri partecipanti ad un’idea progettuale. Al termine del percorso, 12 progetti (su 26) si sono presentati ad una giuria di esperti del mondo dell’Innovazione Sociale nel corso di un evento, il FutureUp! Opportunity Day, a Verona: 6 team hanno ricevuto un contributo di 4mila euro ciascuno per sviluppare la propria soluzione a impatto sociale.

Le aree di sfida più “gettonate” sono state la cura del territorio, i giovani e il benessere delle persone: su queste si è concentrato quindi il nuovo Bando Innovazione Sociale. Lanciato a fine 2021, il bando ha raccolto 44 candidature da parte di enti – in questo caso già costituiti – intenzionati a sviluppare una soluzione innovativa con un impatto positivo sul territorio di appartenenza. I 33 progetti selezionati stanno ora seguendo una prima fase di “academy”, nuovamente con gli esperti di SocialFare. La fase dura cinque settimane e prevede una formazione intensiva seguita da lavoro autonomo, quindi una revisione del piano di monitoraggio e valutazione dell’impatto sociale e del piano economico/finanziario con noi. A giugno gli enti partecipanti potranno candidarsi per accedere alla fase successiva: la Fondazione farà un’ulteriore scrematura selezionando i progetti che riceveranno un grant per avviare l’attività e che saranno seguiti da noi per due anni, verso lo sviluppo di un’attività imprenditoriale solida, sostenibile e capace di generare impatto sociale rilevante.

Siamo quindi solo all’inizio di questa sfidante avventura che ci sta portando in giro per l’Italia a conoscere persone e progetti  stimolanti e non vediamo l’ora di vederli crescere insieme a noi!

 

 

In alto: una delle illustrazioni realizzate da Lele Gastini nel corso del FutureUp! Opportunity Day

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