campdigrano2017, socialfare

SOCIAL INNOVATION SPARKS: #Campdigrano2017, by Roberta Destefanis

Le “Social Innovation sparks: esperienze che lasciano il segno” sono scintille narrative che raccolgono le esperienze compiute dal team SocialFare nell’esplorare nuovi strumenti e pratiche per generare impatto sociale positivo e nuova economia.

#Campdigrano2017, sesta edizione
Caselle in Pittari (SA), 9-16 luglio 2017
by Roberta Destefanis, systemic designer

Il #Campdigrano e il Palio del Grano

Il #CampdiGrano consiste in una settimana di vita rurale sul campo e di confronto sui temi dell’innovazione sociale, in cui imparare dagli antichi contadini cilentani tutti i processi di lavorazione del grano, dalla mietitura manuale alla molitura in mulino a pietra, indagando significati e significanti dei gesti che tutelano il valore della terra.

#CampDiGrano offre la possibilità di entrare dietro le quinte di un processo di attivazione delle comunità locali: un momento laboratoriale, di osservazione e sperimentazione, di esperienza e di conoscenza, di scambio e di apprendimento. Nasce come un percorso di avvicinamento al Palio del Grano, una straordinaria esperienza comunitaria a Caselle in Pittari nel cuore del Parco Nazionale del Cilento.

Il Palio del Grano è un’enciclopedia del vivere e della socialità, nella quale i saperi tradizionali si manifestano con la loro essenzialità e si riaffermano con orgoglio, diventando motivo di incontro e di allegria: tradizioni e radici, ma anche innovazione e visioni future, si incontrano in una gara vera e propria della mietitura a mano del grano tra gli otto rioni di Caselle in Pittari e otto paesi “compari” gemellati con essi.

La comunità temporanea: i “campisti”

Agricoltori etici, aspiranti tali, designer, architetti, studenti, imprenditori, esperti di comunicazione e antropologi. Arrivavamo da tutta Italia e io ero l’unica rappresentante “Sabauda”.

L’esperienza

E’ stata una settimana di attività pratiche, brainstorming, confronti e convivenza rurale.

Al centro delle attività 5 parole: REsilienza, REsistenza, REstanza, RElazione, REsidenza che simbolicamente rappresentano i 5 Re dai quali farsi guidare nell’incertezza del presente.

Accanto ad essi è presente anche una Regina: la RElazione.

/ Il grano al centro

L’ innovazione sociale non si fa con i post-it

Il contributo di noi campisti è stato concreto, tangibile: tutto era rivolto alla spiga di grano, come metafora della contemporaneità, come anti-icona dell’abbandono delle terre. L’obiettivo era aiutare la comunità a preparare il campo per il Palio del 16 luglio, attraverso un percorso di lavoro fisico e intellettivo.

Il Palio ovviamente sarebbe stato realizzato lo stesso, anche senza di noi, ma la comunità residente, ormai da 6 anni, invita con grande apertura e umiltà la comunità estesa a partecipare ai preparativi per condividere la loro “memoria” e il loro “saper fare” a dimostrazione che il futuro sostenibile è possibile, ibridando le radici storiche con l’innovazione e le speranze di cui noi stessi eravamo portatori.

La chiave dell’engagement è stata estremamente pratica: siamo andati a difendere la coltivazione dei grani, la memoria storica e la ricchezza della biodiversità.

“Le persone le puoi unire, ma non attivare, intorno a valori astratti”, questo il mantra del camp; “la comunità la attivi intorno a qualcosa che- in modo concreto- contiene e rappresenta quei valori”: un’aia autoprodotta, un teatro di paglia, un campo di grano, un libro, una tavola imbandita di sapori sapientemente custoditi e coltivati.

Per condividere valori e generare impatto è necessario avere un luogo di riferimento: circoscritto alla spiga di grano, o esteso ad una piazza.

/ Sua maestà la “REstanza”

Tra tutti i RE e la REGINA, il concetto che maggiormente mi ha colpita è quello della “REstanza”, per me luogo denso di significati, inedito.

Condivido le parole di Vito Teti, antropologo calabrese che nel suo libro “Pietre di Pane” lo definisce così:

“Adopero questo termine perché restare non è un fatto di pigrizia, di debolezza: dev’essere considerato un fatto di coraggio. Una volta c’era il sacrificio dell’emigrante e adesso c’è il sacrificio di chi resta. […]E’ finito il mito dell’altrove come paradiso. L’etica della restanza è vista come una scommessa, una disponibilità a mettersi in gioco e ad accogliere chi viene da fuori. Noi adesso viviamo in maniera rovesciata la situazione dei nostri padri e dei nostri nonni. Un tempo partivamo noi, oggi siamo noi che dobbiamo accogliere. Etica della restanza si misura con l’arrivo degli altri, con la messa in custodia del proprio luogo di appartenenza, con la necessità di avere riguardo, di avere una nuova attenzione, una particolare sensibilità, per i nostri luoghi.”

Vito Teti, Pietre di Pane (Quodlibet, 2011)

Chi pratica REstanza attua meccanismi di glocalità, traduce le possibilità offerte dalla dimensione globale in opportunità per il proprio territorio: è sia ponte che filtro, sente la responsabilità di portare innovazioni provenienti da altri luoghi, ma vive e anima il territorio. Per questo non porterà mai qualcosa che possa essere nocivo per la sua comunità.

/ La vita nei campi sounds like “reggae-blues”

Nel corso della settimana abbiamo selezionato e catalogato i grani della Biblioteca del Grano, e discusso con gli attori della #Cumparete opportunità e criticità della costruzione una vera filiera del grano. Abbiamo lavorato al fianco dei Maestri della Terra, assecondando i ritmi del loro stile di vita: sveglia alle sei, poi a lavorare nei campi al ritmo del sole e della generosa ombra delle querce. La comunità ospitante, i Casellesi,  non perdevano l’occasione di presentarci ai propri vicini o a chi avesse aneddoti e storie da raccontarci: sono orgogliosi della propria terra e amano condividere tutto ciò che gli sta a cuore, comprese le relazioni umane.  Tutti ci invitavano a casa propria per offrirci un caffè o del vino, per sapere da dove venissimo, quale segreto potessero svelarci e quali tesori intangibili fosse possibile scambiarsi per rendere eterno il ricordo di quell’incontro. Nel pomeriggio, dopo pranzo, bisognava fare la doccia perché intorno alle 17:00 veniva sospeso il servizio idrico. In quel periodo si contavano oltre 5 mesi dall’ultima pioggia. La siccità era una piaga che gravava sulla comunità, ma senza mai intaccarne sorrisi e senso dell’accoglienza. La siccità era occasione di cooperazione e di sharing economy autentica: “Robbè se non c’è più acqua in albergo, vieni a casa della mia famiglia a fare la doccia, che abbiamo ancora acqua nella cisterna di raccolta”.

L’impatto sociale sta nei fatti.

Epifanie di viaggio

#epifania 1
Con l’avvento dell’agricoltura meccanizzata la prima cosa che è stata fatta è stata abbattere tutti gli alberi presenti nel campo, per agevolare il passaggio dei macchinari. Nell’agricoltura tradizionale in ogni campo sono presenti querce e altri arbusti, le cui fronde garantiscono ristoro e conforto dalla calura ai contadini.

Ogni luogo dell’innovazione deve avere le sue querce,
spazi in cui la comunità possa rigenerarsi.

#epifania 2
I grani antichi, sono i grani del futuro. Non è un ossimoro.

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Diario di un campista, http://vincenzomoretti.nova100.ilsole24ore.com/2017/07/09/una-storia-buona-come-il-pane/?refresh_ce=1
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