Impact investing e startup: il punto con il nostro Investment Manager


Abbiamo intervistato Filippo Psacharopulo, Investment Manager di SocialFare, figura chiave che cura gli investimenti e i rapporti fra le startup accelerate e investite da SocialFare attraverso il programma FOUNDAMENTA e la rete di impact investor di SocialFare Seed.

 

Ecco cosa ci ha raccontato sul mondo dell’impact investing e sul nostro determinante ruolo per la crescita dell’ecosistema di startup con un impatto sociale positivo in Italia:

 

Il tuo percorso professionale ha origine nel mondo della finanza “tradizionale”, dove hai lavorato fino al 2017 prima di entrare nel team SocialFare e dedicarti all’impact investing.
Quali differenze importanti vedi fra i due approcci?

In realtà, il nostro obiettivo è proprio fare in modo che non ci sia differenza fra finanza ad impatto e finanza di altro tipo: tutto il mondo della finanza si sta spostando verso investimenti con un impatto positivo sotto un profilo sociale e ambientale. Il futuro della finanza è e deve essere investire esclusivamente in imprese sostenibili, perché il mondo deve essere sostenibile. 

In SocialFare, attraverso il veicolo di investimento SocialFare Seed, disponiamo di capitali da investire, con strumenti finanziari “classici”, in imprese altamente selezionate tenendo conto dell’impatto sociale che intendono e possono generare. In prospettiva tutto il mondo della finanza si avvicinerà sempre più a questo nostro modello, come già sta facendo.

Del resto se 5 anni fa gli ESG erano criteri “di nicchia”, oggi sono considerati imprescindibili.
Questo non dovrebbe sorprendere troppo: la finanza è uno strumento per lo sviluppo di impresa e come tale è normale che segua la direzione in cui va il mondo.

Davvero non vedi differenze?

Certo, con SocialFare Seed facciamo esclusivamente impact investing “puro”.
La differenza sta soprattutto nella consapevolezza dell’investitore riguardo al fatto che, come diciamo in SocialFare, il valore sociale genera valore economico, e non solo o non necessariamente viceversa. 

Il modello illuminato di Olivetti ha mostrato in tempi non sospetti che un’azienda attenta ai suoi dipendenti e al territorio in cui lavora è un’azienda che funziona bene e porta profitto: il valore generato è percepito dal mercato e dai clienti in termini di fiducia e qualità, quindi anche di riconoscimento di un valore economico. Non si tratta quindi di un concetto del tutto nuovo o di una recente scoperta, ma è vero che, almeno in alcuni casi, il mondo della finanza ha mostrato in passato di non dare sufficiente peso a questi criteri, arrivando a considerare un costo quello che oggi è sempre più riconosciuto come un elemento che porta valore aggiunto anche dal punto di vista economico.
Un esempio molto semplice: se fino a ieri la rinuncia alla plastica era percepita come un vincolo obbligato ma oneroso, oggi è chiaro che questa scelta porta valore al cliente che si traduce anche in valore economico per l’azienda.

Com’è lo scenario della finanza ad impatto in Italia?

SocialFare Seed è stato fra i primi in Italia. 

Dal 2016 ad oggi sono nati molti fondi di investimento impact: cresce il numero di soggetti coinvolti e crescono le risorse immesse in questo mercato. Questo fattore, indubbiamente positivo perché consente ad un maggior numero di startup di sviluppare soluzioni ad impatto sociale positivo, visto da un’altra prospettiva potrebbe anche incentivare il moltiplicarsi di iniziative di qualità non sempre elevata. È importante che la crescita di risorse disponibili si accompagni ad un’attenzione sempre alta in termini di qualità.

Cosa auspichi per il futuro prossimo? 

Attualmente la maggior parte dei fondi impact è later stage, vale a dire che investe in startup già avviate sul mercato e con una discreta maturità imprenditoriale, mentre scarseggiano le opportunità finanziarie a supporto delle fasi iniziali. Credo che la ragione non stia solo nel livello di rischio, chiaramente più alto in fase early stage, ma anche nella maggiore complessità di questo approccio. Se a livello later stage si investono capitali consistenti su aziende già in qualche modo rodate, in fase early stage si punta di solito su un portafoglio più ampio di investimenti di piccola taglia, progetti imprenditoriali che richiedono di essere seguiti più da vicino e comportano un numero maggiore di variabili: è complesso, anche se sul medio e lungo termine può portare risultati più interessanti.

C’è bisogno di più azionisti lungimiranti, come i nostri, che decidano di impiegare anche solo una parte dei propri investimenti a supporto dell’avvio di impact startup promettenti: il rischio è più alto, ma con il tempo si vedono i risultati in termini di profitti oltre che di soddisfazione. 

In cosa si distingue quindi l’approccio di SocialFare Seed nel mondo dell’impact investing

Come accennavo, ci distingue il fatto che investiamo nelle prime fasi di sviluppo di impresa, la fase più rischiosa ma anche quella in cui si può fare più innovazione. Siamo ancora in pochi in Italia a farlo, selezioniamo impact startup molto innovative e ad alto tasso di crescita.

SocialFare Seed investe esclusivamente in startup selezionate da SocialFare, che con la sua esperienza – siamo alla 15° edizione del programma di accelerazione FOUNDAMENTA – ha la particolare capacità di intercettare imprenditori con un’idea, un team, un prototipo da sviluppare e un ottimo potenziale. Come Centro per l’Innovazione Sociale e incubatore certificato dal MISE, SocialFare è un osservatorio privilegiato sul mondo dell’impresa a impatto sociale in Italia: ogni anno dal 2016 riceve e valuta centinaia di candidature, sceglie le più promettenti e le affianca con un programma intensivo di accelerazione guidato da un team multidisciplinare con il coinvolgimento di advisor e mentor d’eccellenza. 

Per supportare la crescita e lo scale-up di queste imprese è necessario immettere risorse finanziarie già in fase seed (iniziale): alcuni investitori hanno accettato la sfida, sapendo di poter contare sulle skill di SocialFare nel settore dell’impatto e dell’Innovazione Sociale, e così è nato il nostro veicolo di investimento. 

Quanto conta la misurazione dell’impatto sociale per gli investitori? 

Gli investitori hanno tutto l’interesse a misurare e verificare l’impatto sociale delle startup in cui investono, anche perché in caso questo si rivelasse poco significativo o non veritiero il danno sarebbe anche economico. 

È fondamentale che l’impatto sociale generato sia intenzionale, non soltanto misurato e validato ex post. L’imprenditore deve voler creare un’impresa che, sì, generi profitti, ma che abbia nel contempo, e per mission, un impatto positivo sulla collettività. Per noi e per i nostri investitori questa mission aziendale ha un valore anche economico: in fondo, se rispondi ad un’esigenza sentita dalla comunità metti in moto un’attività che funziona e vedrai i risultati a tutti i livelli.

Un esempio? Unobravo, una delle nostre startup investite di maggiore successo, fondata da Danila De Stefano, giovane psicologa italiana che vive tra Londra e Napoli. La sua soluzione imprenditoriale ha risposto nel contempo a due differenti bisogni della nostra società, particolarmente sentiti a partire dall’emergenza sanitaria covid-19: da un lato un tasso significativo di scarsa occupazione per gli psicologi del nostro paese, dall’altro un’esigenza crescente di supporto psicologico accessibile – in termini economici ma anche di flessibilità di tempo e di spazio – da parte dei cittadini italiani residenti nel nostro paese o all’estero. Rispondendo a questi due bisogni importanti Unobravo ha avviato un’azienda di grande successo che nel luglio 2022 ha chiuso un round di investimento di €17 milioni, guidato da Insight Partners, fondo statunitense tra i più attivi a livello globale che per la prima volta investe in Italia. 

Un altro esempio significativo: Aulab, digital factory che abbiamo accelerato ed investito nel 2018 quando ancora era una piccola startup nascente. I suoi fondatori hanno creato un match vincente fra due esigenze: se da un lato le aziende del nostro paese hanno una forte domanda insoddisfatta di programmatori e altri profili tech, dall’altro molti professionisti del Sud Italia sono costretti a emigrare perché non trovano lavoro nella loro terra. Aulab ha creato le condizioni per formare sviluppatori di alto profilo e creare un polo di riferimento in Puglia, dove oggi le aziende trovano le competenze di cui hanno bisogno, peraltro sfruttando tutte le opportunità di formazione e lavoro in remoto che la tecnologia rende disponibili e che hanno permesso alla Digital Factory di crescere enormemente proprio a partire dal 2020. Nel 2022 la startup ha poi annunciato il proprio ingresso nell’ecosistema di formazione Multiversity, leader in Italia nel mercato dell’e-learning.

Dopo l’exit di UnoBravo, l’operazione conclusa con Aulab riconferma l’importanza e l’alto valore di un programma di accelerazione, quale quello offerto da SocialFare, dedicato allo sviluppo e al supporto di una nuova imprenditoria a impatto sociale capace di rispondere alle sfide contemporanee.

Come avviene lo scouting delle startup su cui investire? 

Per individuare le startup con questo potenziale, gli investitori di SocialFare Seed hanno costruito una fondamentale relazione di fiducia con SocialFare. Più che di certificazioni formali, infatti, gli investitori hanno bisogno di instaurare un rapporto di conoscenza approfondita e fiducia con chi seleziona i team imprenditoriali e lavora al loro fianco in fase di accelerazione.

L’attività di scouting iniziale è quindi normalmente svolta dallo Startup Acceleration Team di SocialFare, che è molto attivo tutto l’anno nel creare contatti con il mondo startup, imprenditoria impact, incubatori, acceleratori e investitori. Inoltre il programma è oggi conosciuto e riceviamo molte candidature da parte di startup intenzionate a fare il salto con noi.

 In cosa consiste esattamente il tuo ruolo? 

Sono l’Investment Manager di SocialFare, mi occupo della parte di execution degli investimenti: supporto le startup selezionate a partire dall’avvio del programma di accelerazione e a seguire, fino all’exit da parte di SocialFare Seed, il momento in cui l’impresa è matura e raccoglie capitali importanti da parte di altri investitori. 

Il mio lavoro è totalmente integrato con quello del resto dello Startup Acceleration Team.

Quali consigli ti capita di dare più spesso alle startup?

Di focalizzarsi sul prodotto e sul cliente: ricordarsi che l’obiettivo è risolvere un problema per le persone che si rivolgono a te – i clienti – e non ottimizzare a tutti i costi un processo, prodotto o servizio così come è stato pensato inizialmente.

L’altro consiglio, che in realtà è un asset per il nostro modo di lavorare, è che gli startupper che acceleriamo devono essere totalmente dedicati alla loro attività imprenditoriale: non è pensabile che se ne occupino solo nei ritagli di tempo o come secondo lavoro. 

Il nostro ruolo è fornire loro gli strumenti – in termini di competenze e di risorse finanziarie – per realizzare quello in cui sono bravi, quindi supportarli anche nell’apprendere come relazionarsi con gli investitori. Noi li seguiamo davvero molto da questo punto di vista, avendo anche cura di “tutelarli”, soprattutto nelle fasi iniziali, quando è necessario che si focalizzino sul loro lavoro, sapendo che ci sarà il tempo per capire come approcciarsi e cosa chiedere a chi può finanziarli.

Del resto i nostri investitori sono fondazioni e imprese di altissimo profilo, con ingenti risorse, e visione a lungo termine, come la Fondazione Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRC e FINDE Spa, quindi davvero l’accesso al nostro programma è un’opportunità particolarmente preziosa per le startup.

I risultati di questi anni: che contributo abbiamo dato all’ecosistema italiano dell’impact investing? 

Siamo stati determinanti nel contribuire a creare startup di successo a livello imprenditoriale, economico  e di impatto sociale. Oltre alle sopra citate Unobravo e Aulab ricordo i successi di JoJolly, Freedome, BonusX, Epicura e molte altre startup accelerate da SocialFare, tutte peraltro cresciute in modo significativo nel corso dell’emergenza covid-19 proprio perché hanno saputo rispondere tempestivamente ai bisogni emergenti della nostra società nel 2020-21.

Le imprese su cui SocialFare Seed ha investito in questi 6 anni stanno portando risultati evidenti, e questo non può che generare meccanismi virtuosi: i successi delle nostre startup ispirano nuovi potenziali talenti, gli aspiranti imprenditori impact sanno che con noi è possibile crescere davvero e gli investitori ci riconoscono la capacità di selezionare le startup giuste su cui puntare.

 

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