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SocialFare tra i 30 semifinalisti del Premio europeo per l’innovazione sociale

Anche quest’anno SocialFare è riuscita a piazzarsi tra i 30 semifinalisti dell’European Social Innovation Competition, il Premio europeo per l’innovazione sociale che punta a far emergere idee innovative capaci di far fronte alle sfide di oggi, lavoro in testa.

Quale contributo alla riduzione della disoccupazione, SocialFare ha ideato “Jobs’R’Us” ed è semi-finalist 11: un grande successo, considerato che la seconda edizione del premio conta 1254 partecipanti, oltre il doppio rispetto allo scorso anno.

immagine-Jobs'R'us_BLOG[2]L’idea di SocialFare parte dal presupposto che ognuno di noi può creare opportunità di lavoro per altre persone sulla base di bisogni precisi individuati sul territorio in cui si va ad agire. Utilizzando gli strumenti e le modalità del crowd-funding e del crowd-sourcing, secondo un modello che affida progettazione e realizzazione di un progetto alla “folla” attraverso il web, Jobs’R’Us punta così a creare reali opportunità di lavoro a Torino: i cittadini sono invitati a investire sul loro territorio liberando risorse umane ed economiche con le quali sarà possibile offrire lavoro a inoccupati o sotto-occupati.

Una rete di vicinato a sostegno dell’occupazione, in cui ognuno può diventare partner attivo e protagonista di sviluppo locale, condividendo azioni e obiettivi. Sono gli stessi residenti, infatti, a individuare i bisogni locali, a caricarli su un’apposita piattaforma, a scegliere le priorità, a indirizzare finanziamenti propri e di altri in modo da assegnare specifici lavori a persone che ne hanno bisogno. Il tutto avviene tramite una cooperativa o un’impresa sociale che gestisce la piattaforma stessa e che quindi assegna il lavoro a persone non occupate residenti nell’area stessa nella quale il lavoro viene svolto.

Il Premio europeo riconosce all’innovazione sociale un ruolo fondamentale per affrontare un fenomeno, quello della disoccupazione, che registra numeri impressionanti: 25 milioni di europei oggi sono senza lavoro, con effetti devastanti sull’economia e sulla società. I giovani, le donne, i disabili e gli over 50 sono i più colpiti dalla crisi.

Ecco perché la European Social Innovation Competition non si limita ad assegnare una somma in denaro ai primi tre classificati (30 mila euro ciascuno), ma offre anche la possibilità di sviluppare le idee vincenti, di realizzarle, di rendere le soluzioni accessibili a più persone. Più di un riconoscimento, dunque, ma un vero e proprio accompagnamento. I 30 semifinalisti saranno ammessi infatti alla Social Innovation Academy in programma a Bilbao dal 3 al 5 marzo 2014, e verranno accompagnati nel loro percorso di sviluppo fino alla premiazione (prevista a maggio 2014) delle tre idee vincitrici, che continueranno ad essere sostenute fino alla fine dell’anno.

L’idea di SocialFare non è l’unica ad essere stata premiata tra quelle italiane. Ve ne sono altre 6, in prevalenza rivolte ai lavoratori svantaggiati e tutte incentrate sulla creazione di reti territoriali che pongono al centro le relazioni tra i cittadini e il loro coinvolgimento attivo.

E’ possibile sostenere i diversi progetti accedendo alla piattaforma e votandoli/condividendoli online http://socialinnovationcompetition.eu/

“Social Entrepreneurs: Have Your Say!” , il documento finale

Secondo la “Guide to social innovation” pubblicata un anno fa dalla Commissione Europea, l’obiettivo che caratterizza le imprese sociali è quello di creare valore sociale in modo innovativo, finalizzando la produzione di beni e servizi al bene comune.

L’evento interattivo “Social Entrepreneurs: Have Your Say!”  di venerdì 16 e sabato 17 gennaio a Strasburgo, organizzato dalla Commissione europea, ha fatto il punto della situazione a tre anni dal lancio, nel 2011, dell’Iniziativa per l’imprenditoria sociale (Social Business Initiative) che individuava tre linee d’intervento per promuovere le imprese sociali: agevolazione dell’accesso ai finanziamenti, maggiore visibilità, ottimizzazione del quadro giuridico.

.strasburgoL’evento di Strasburgo ha quindi focalizzato le priorità per le azioni future volte a sostenere le imprese sociali. Imprese che dovranno giocare un ruolo maggiore perché vengano centrati quegli obiettivi economici, sociali e ambientali fissati dalla Strategia Europea 2020.

Oltre 2000 partecipanti hanno preso parte ai lavori delle 12 sessioni parallele di approfondimento su temi quali i fondi strutturali, la misurazione dell’impatto sociale, gli strumenti finanziari… Nella dichiarazione finale si sottolinea come il modello economico e sociale dell’Europa debba reinventarsi, per promuovere uno sviluppo più equo, più “verde” e ancorato alle comunità locali.

Ecco allora che l’impresa sociale viene individuata come veicolo capace di guidare il cambiamento, generando soluzioni innovative per rispondere alle nuove sfide. Un’impresa che nell’interesse generale crea lavoro (uno degli obiettivi della Strategia Europea 2020 è l’abbattimento della disoccupazione, soprattutto tra i giovani), fornisce prodotti e servizi innovativi, promuove un’economia più sostenibile.

Il documento finale individua quindi alcune caratteristiche che accomunano tutte le imprese sociali, tra cui la centralità del bene comune – da perseguire ponendosi obiettivi sociali sui quali reinvestire i profitti – e un metodo organizzativo basato sulla democrazia, sulla partecipazione e sulla giustizia sociale.

L’impresa sociale rappresenta insomma un nuovo modello di business che risponde in modo equilibrato ai diversi bisogni finanziari, sociali, culturali, ambientali; gli imprenditori sociali sono agenti di cambiamento, “appassionati” al miglioramento della vita delle persone e delle comunità. E non c’è zona in Europa che non possa beneficiarne.

Come aiutare, però, le imprese sociali a esprimere le loro potenzialità? Di tali potenzialità Governi ed enti locali si stanno rendendo conto: sono sempre più numerose le iniziative per incoraggiare la crescita di questa realtà. A livello europeo, sono state individuate 10 azioni. L’Iniziativa per l’imprenditoria sociale lanciata dall’Unione Europea è stata un buon inizio e ha dato i suoi frutti. Ma, avverte il documento finale di Strasburgo, non dobbiamo perdere tempo.

E’ necessario passare alla seconda fase del progetto, con un maggior impegno politico a livello europeo, nazionale, regionale e locale per creare una rete, un’ecosistema di supporto alla crescita dell’imprenditoria sociale. Le istituzioni europee e gli Stati membri sono quindi invitati a rafforzare il ruolo delle imprese sociali nelle riforme strutturali per uscire dalla crisi, soprattutto là dove l’economia sociale è meno sviluppata. Così come vengono auspicati il sostegno politico a una maggiore cooperazione tra le imprese sociali dei diversi Paesi, per condividere conoscenza e pratiche, e una maggiore collaborazione tra le stesse autorità pubbliche.

Tra le azioni proposte, anche la predisposizione di strumenti finanziari adeguati e il supporto alle aziende sociali nel corso della loro attività attraverso le figure di intermediari. Ancora, il potenziamento del lavoro di ricerca e di monitoraggio a livello nazionale per meglio comprendere questa realtà e darle visibilità.