Tra i pendii della Valle Antigorio-Formazza, a 1300 metri d’altitudine, i borghi di Salecchio Inferiore e Superiore sono diventati per due giorni il teatro di un esperimento collettivo: un laboratorio di esplorazione, cura e co-progettazione dedicato al futuro delle terre alte.
Il 25 e 26 ottobre, all’interno del progetto Montagne Condivise, ha preso vita “Primi Semi”, il primo appuntamento della Piccola Scuola Errante — un’iniziativa nata dal basso per riscoprire i saperi locali e le pratiche di cura condivisa del territorio, rafforzando quelle che il progetto definisce “comunità custodi”: gruppi di abitanti, nuovi residenti e attori locali capaci di affrontare insieme le sfide del cambiamento climatico.

Un laboratorio in cammino
Pensata come esperienza formativa e immersiva, la Piccola Scuola Errante si propone di portare l’apprendimento fuori dalle aule, dentro i luoghi. “Primi Semi” ha inaugurato questo formato residenziale sperimentale, immaginato come uno spazio itinerante di conoscenza, azione e riflessione.
Il gruppo di partecipanti — composto da abitanti, giovani professionisti, ricercatori e progettisti — si è ritrovato a Salecchio per esplorare il territorio, compiere un gesto concreto di cura e riflettere insieme sui modi in cui si può “abitare la montagna” oggi.
L’attività è stata organizzata e guidata dal gruppo di lavoro della Piccola Scuola Errante:
Samuele Di Filippo, Paola Allegri, Giulia Allegri, Marco Olzeri, Giorgia Sormani, Emiliano Alborghetti, Claudia Cesa, Davide Cogo, Samuel Piana;
con il supporto di Alberto Magni di SocialFare per il team di Montagne Condivise.
Esplorazione e cultura

La prima giornata, dedicata all’esplorazione del territorio, si è aperta con una presentazione del progetto Montagne Condivise, dell’iniziativa della Piccola Scuola Errante ed un giro di presentazioni individuali che ha permesso fin da subito di far emergere la moltitudine di prospettive e saperi interni al gruppo.
Il gruppo ha poi raggiunto Salecchio Inferiore, aprendo la discussione collettiva della giornata focalizzata sulla cultura Walser e sulla storia di un territorio che per secoli ha saputo bilanciare isolamento e apertura, tradizione e scambio.
Questa prima tappa mattutina è culminata arrivando al “Sentiero dell’Abate”, antico collegamento tra borgate della valle, oggi oggetto di interesse per possibili interventi di recupero.
Nel pomeriggio L’arrivo a Salecchio Superiore ha offerto l’occasione di osservare da vicino l’architettura walser, con una visita alla casa di Luciano Bottari e ai manufatti storici dell’area (forno, segheria) – approfondendo con i partecipanti ulteriori caratteristiche peculiari di questi insediamenti e le relative pratiche e logiche comunitarie di questa popolazione. Grazie alla condivisione di preziosi contributi da componenti del gruppo, esperte in architettura e storia delle comunità alpine del medioevo.
La giornata si è conclusa con un momento di confronto aperto e riflessivo. Attorno al tavolo, tra vino, pane e formaggio offerti dal rifugio Zum Gora, il gruppo ha riflettuto sulle prime impressioni della giornata, aprendo a domande sul futuro dei luoghi montani e del significato di abitarli oggi, a partire dalle riflessioni sul passato condivide nella giornata.
Azione e co-progettazione
Il secondo giorno ha spostato il focus dall’osservazione all’azione. Con l’intenzione di affrontare il tema dell’agricoltura in montagna in tempi di cambiamento climatico, i partecipanti hanno preso parte a un gesto simbolico e concreto insieme: la preparazione del terreno e la semina collettiva della segale.
Un atto semplice, ma potente specialmente se collettivizzato, che ha incarnato il principio fondativo di Montagne Condivise — la cura del territorio come pratica collettiva, che intreccia conoscenze, mani e visioni — e che ha permesso di attuare una piccola azione di cura, condividendo una pratica e sapere locale che sta anch’esso essendo influenzato dal riscaldamento climatico.
La segale è infatti solitamente coltivata fino a inizio ottobre. Averla potuta seminare a fine ottobre, quando un tempo ci sarebbe già stata la neve, è un segno tangibile di come il riscaldamento climatico stia influenzando le pratiche agricole tradizionali.
Nel pomeriggio si è svolta una tavola rotonda, momento di confronto e co-progettazione facilitato dal team di organizzatori. Il gruppo di partecipanti è stato stimolato a riflettere su quattro direttrici — stanzialità, movimento, presente, futuro — per riflettere su cosa significhi oggi abitare la montagna. Ne è nata una mappatura delle visioni, in cui i partecipanti hanno collocato idee e desideri tra realizzabile e utopico, tra ciò che chiede stabilità e ciò che necessita di mobilità.
In chiusura, ciascun partecipante ha scelto un proprio “primo seme”: un’idea, un impegno, un gesto da portare con sé e coltivare nel tempo. Una promessa simbolica di continuità e responsabilità verso i luoghi vissuti.

Un formato da coltivare
L’esperienza a Salecchio ha validato con successo il formato laboratoriale residenziale di due giorni, combinando esplorazione, azione e riflessione in un’unica cornice di apprendimento partecipato.
Ha permesso di connettere dimensioni diverse — culturale, ecologica, sociale — e di generare risultati concreti:
- una mappatura collettiva delle visioni e delle sfide della montagna,
- un metodo di lavoro replicabile per le future tappe della Piccola Scuola,
- e, soprattutto, una comunità di persone attive e consapevoli, unite da un approccio condiviso alla cura dei luoghi.
La Piccola Scuola Errante proseguirà nei prossimi mesi con nuovi appuntamenti e laboratori in altri territori della valle, continuando a intrecciare memoria e futuro, saperi antichi e nuove pratiche di abitare.
Montagne Condivise è un’iniziativa di SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale, sostenuta da Fondazione Cariplo nell’ambito del bando Montagne in Transizione, con il coinvolgimento degli esperti Alberto Robiati e Andrea Membretti, e il supporto del Comune di Baceno e di EuCliPA.it.