Sostenibilità, una scelta che premia. La misurazione d’impatto e i criteri ESG

La Misurazione della Sostenibilità. I criteri ESG

Era il 2004 quando l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan scrisse a oltre 50 amministratori delegati di importanti istituzioni finanziarie, invitandoli a partecipare ad un’iniziativa congiunta sotto gli auspici del Global Compact delle Nazioni Unite. 

L’obiettivo era trovare il modo per includere i fattori ambientali (Environment), sociali (Social) e di corretta gestione (Governance) nei flussi di investimento.

Un anno dopo, questa iniziativa ha prodotto il rapporto intitolato Who Cares Wins che voleva dimostrare che gli investimenti sostenibili erano più convenienti degli altri ed assicuravano una migliore gestione dei rischi.

La sigla Esg indica infatti i criteri ambientali, sociali e di governance che qualificano una attività come sostenibile.
Il mondo finanziario ed economico è stato chiamato a includere queste tre dimensioni fondamentali nelle strategie di business per poter misurare l’impatto delle proprie attività rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Lo sviluppo sostenibile

Il tema della sostenibilità è diventato dominante negli ultimi anni. Se ne parla molto soprattutto in tempo di crisi, con riferimento alla dimensione economica. Ma è molto di più.

A un modello di crescita non sostenibile che si traduce nella continua creazione di nuovi prodotti, l’innovazione sociale oppone un nuovo approccio che vede il coinvolgimento di una società civile rafforzata nella sua capacità di agire.

Con al centro: l’inclusione sociale e il rispetto dell’ambiente, il risparmio delle risorse naturali e la valorizzazione di altre (talento, tecnologia, competenze, volontariato, relazioni) nella direzione del Bene Comune.

Ciò comporta un nuovo modello d’impresa più responsabile e più consapevole che va alla ricerca di “equilibrio” all’interno di un ecosistema che valorizza ancora la massimizzazione del profitto.

La ricerca di equilibrio nella sostenibilità

La “sostenibilità sociale” si realizza quando le dinamiche di interazione tra i vari soggetti (stakeholders) coinvolti generano relazioni, azioni e impatto (culturali, comportamentali, economici e ambientali) in “equilibrio” tra loro. La qualità di tali dinamiche è improntata al rispetto di valori sociali quali: benessere e felicità (salute, sicurezza, qualità della vita), equità/uguaglianza, accessibilità, empowerment e partecipazione attiva, inclusione (coesione), giustizia, conoscenza (istruzione, trasmissione della cultura).

E  la ricerca di ”equilibrio” non indebolisce affatto  – anzi, potenzia – la capacità di un progetto di auto-sostenersi economicamente nel medio e lungo periodo, di stare cioè sul mercato grazie al ricavato dall’attività nonché all’impegno delle persone che ne fanno parte. Collaborazione, cura e attenzione alle risorse si integrano dunque in modelli di business dove il capitale relazionale non è meno importante di quello finanziario.

Società, Economia, Ambiente

Nelle diverse definizioni di “sostenibilità” coniate nel corso degli anni le dimensioni economica, ambientale e sociale vengono per lo più tenute separate, seppur poste sullo stesso piano.

Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie”
(rapporto Bruntland, 1987)

La riflessione intorno al concetto di sviluppo sostenibile quale emerge dal rapporto Bruntland “Our Common Future” del 1987 rilasciato dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo ha prodotto una vasta letteratura in cui è condivisa la consapevolezza che le tre componenti – Ambiente, Società, Economia – vanno coniugate ed equilibrate, inscindibili l’una dalle altre.

Con l’adozione nel 2011 a Göteborg (Svezia) della Strategia dell’Unione europea per lo sviluppo sostenibile – piano a lungo termine per il coordinamento delle politiche ai fini di uno sviluppo sostenibile a livello economico, sociale e ambientale – vengono fornite misure concrete che interessano tutte le dimensioni dello sviluppo.

La S di ESG

Non tutti i fattori però sembrano avere lo stesso peso.

Quando si parla di sostenibilità, si pensa soprattutto alla dimensione economica e a quella ambientale. Secondo CNBC, la maggior parte dei gestori di fondi che utilizzano i fattori ESG nella loro analisi degli investimenti si sono concentrati sulla E come criterio principale per le loro decisioni. 

Ma che dire della dimensione sociale dell’impatto aziendale?

Quando si parla di valore economico, non semplicemente di economia, non si può prescindere dai concetti di sostenibilità sociale e dal valore sociale.

Ed è per questo che la “sostenibilità sociale” rappresenta un cappello che racchiude e comprende le diverse componenti, in un intreccio di attitudini, comportamenti, relazioni, scambio di conoscenza che permettono a un progetto di reggersi sulle proprie gambe, di essere replicato e di avere un largo impatto.

Conclusioni

In SocialFare rendiamo tangibile il valore sociale attraverso progetti di Impact Design  e per meglio comprendere quali siano gli indicatori ESG  e quali valori rappresentano per le aziende vi consigliamo la partecipazione all’evento  “ESG: il nuovo valore sistemico delle imprese” che si terrà mercoledì 1 febbraio alle ore 17:30 presso il Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” di Torino.

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