Sellalab | Talenti da non buttare

Schermata 11-2457343 alle 18.03.43Essere un’impresa sostenibile oggi significa non solo rispetto dell’ambiente, rispetto della salute dei lavoratori e dei consumatori, e rispetto dei diritti umani, ma anche riduzione degli sprechi, creazione di nuovi e più trasparenti legami con le comunità di interesserisparmio delle materie prime e delle risorse economiche, razionalizzazione dei processi creativi e produttivi.

La sostenibilità è certamente uno dei più importanti veicoli di innovazione dal punto di vista tecnologico, organizzativo, commerciale e sociale. Inevitabilmente, un’azienda che si immette sulla via della sostenibilità si trova esposta a un gran numero di sollecitazioni a sviluppare prodotti innovativi. Nell’industria tessile una parte importante della ricerca e innovazione nel campo dei nuovi materiali, dei finissaggi e dei processi produttivi è stata, già negli ultimi anni, guidata dalla tensione verso una maggiore sostenibilità, divenuta quindi un elemento strategico imprescindibile.

In questo senso, il processo creativo assume una parte fondamentale: non basta comprenderlo in un nuovo paradigma sostenibile nei modelli di business, è necessario che esso diventi elemento di valore in tutta la catena di processi produttivi, di approvvigionamento, stoccaggio e di distribuzione: un vero e proprio Life Cycle Design che riesca a non produrre scarti. Ad oggi però il modello è ancora imperfetto, e la creatività deve dedicarsi a trovare soluzioni di ottimizzazione delle risorse che il modello attuale di produzione ancora non consente di impiegare in maniera ottimale.

Impegnati a sviluppare nuove soluzioni troviamo attori inediti, come Sellalab. Il polo di innovazione e accelerazione di impresa di Banca Sella ha deciso, infatti, di selezionare nove talenti dai differenti background (eco-design, ingegneria ambientale, social sciences and managment, fashion design, architettura, antropologia, matematica analitica), a cui affidare la ricerca di nuove soluzioni per i fondi di magazzino di due importanti imprese biellesi. I giovani ricercatori hanno sei mesi per immaginare una soluzione inedita, attraverso cui dare nuova vita ai tessuti campionari e allo stock di fili rimasti invenduti.

 Alessia Spadetto (26 anni, eco-designer) spiega che l’origine biellese è considerato sinonimo di qualità nel sistema moda, per quanto riguarda tessuti e filati. Settori storicamente radicati nel territorio, ora tanto più costretti dalla crisi economica ad aprirsi all’innovazione. Le due imprese coinvolte da Banca Sella nella sperimentazione presentano caratteristiche molto diverse. Da una parte piccole tirature su richiesta di tessuti finalizzati a presentare al cliente il proprio prodotto, con l’obiettivo di offrire una scelta capace di coprire i ritmi serrati delle case di moda e la loro necessità di differenziare il proprio prodotto. Dall’altra filati prodotti in quantità elevata per poter rispondere rapidamente per poter rispondere rapidamente alle numerose richieste del mercato.

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“Questo è uno dei motivi per cui i selezionati sono stati divisi in due team, ciascuno dedicato alle specificità di una delle due imprese”. Aggiunge Ilaria Ballari (27 anni, antropologa). “Il modello operativo con cui condurre la ricerca è stato indicato da Fullbrand e Sellalab, fissando degli step da seguire, ma l’organizzazione del lavoro è autonoma.” Si unisce al discorso Giulia Cuzzolin (25 anni, una laurea in disegno industriale ed eco-design): “Al momento le due squadre si stanno dedicando allo studio del settore, e in questa fase l’eterogeneità delle nostre formazioni ci consente una comprensione più estesa del materiale che stiamo collezionando: ognuno coglie qualcosa di diverso!”

Siamo nella stanza di Rinascimenti Sociali in cui da settembre i ragazzi esplorano il settore a cui si stanno dedicando, si confrontano, ridono, cercano soluzioni. Nel centro della stanza due tavoli rotondi, attorno ai quali sono raccolte le due squadre. Nelle vetrine spiccano pile di tessuti, rocchetti di dimensioni diverse.

“La richiesta”, specifica Fausto Saltetti (29 anni, laureato in architettura con un master in marketing), “è quella di trovare un nuovo impiego per questi fondi di magazzino all’esterno dei prodotti legati alla moda o all’abbigliamento”.

Gli fa eco Enrico Orlanda (22 anni, Fashion Designer) :”Anche per questo è stato scelto un team misto, con background differenti, in cui ognuno può dare un contributo diverso. Il mondo della moda ha già cercato delle soluzioni al problema con risultati non sempre soddisfacenti.” Aggiunge Alice Sanca (26 anni, eco-designer): “Probabilmente si cerca, anche, di non entrare in conflitto con quella clientela che ha scelto questi tessuti proprio per caratterizzare la propria offerta!”

Sara Lisot (27 anni, titolo conseguito all’estero in Social Sciences Managment) precisa: “In ogni caso l’unico reale vincolo posto alla nostra idea è stato quello di generare posti di lavoro nel territorio biellese per generare impatto sociale positivo, e far emergere l’importanza del rapporto tra impresa e territorio.”

“Abbiamo tempo fino al 25 marzo per ipotizzare una soluzione, con la speranza che sia efficace e scalabile.” Commenta Stefania Caglia (26 anni, ingegnere ambientale).

E l’urgenza di soluzioni innovative in questo ambito trovano conferma nei dati della Commissione Europea, l’industria del riciclo infatti è sempre più strategica per diminuire l’impiego di risorse naturali e per migliorare l’efficienza energetica. Nel Vecchio Continente il settore del riuso produce un fatturato di 24 miliardi di euro grazie a 60 mila imprese con mezzo milione di addetti. L’UE ospita circa il 50% delle industrie che nel mondo lavorano partendo dai rifiuti.  In Italia, nel 2008, secondo l’ultimo rapporto ISPRA sui rifiuti speciali, il 37,4% dei rifiuti non pericolosi del manifatturiero proviene da tessile, abbigliamento e industria conciaria.

Il sistema moda produce ogni anno tonnellate di scarti che finiscono in gran parte in discarica e che potrebbero essere nuovamente inseriti nel ciclo produttivo in modo innovativo generando nuove possibilità. Ci sono opportunità che è necessario non vengano buttate.

 

SocialFare® e Oltre Venture insieme per generare impatto sociale

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È ufficiale: Oltre Venture, primo fondo italiano di venture capital sociale, ha siglato un accordo di partnership con SocialFare®| Centro per l’Innovazione Sociale. Oltre Venture, società di Venture Capital Sociale, opera oramai da oltre dieci anni nel supporto e nel lancio di nuove iniziative ad impatto sociale. Oltre sta attualmente lanciando il secondo fondo – Oltre II – che metterà a disposizione degli imprenditori sociali nuove risorse finanziarie e supporto manageriale per la realizzazione di nuove imprese.

Oltre Venture e SocialFare® si sono trovati concordi sulla necessità, ed opportunità, di avviare una collaborazione che si focalizzi sull’accelerazione di soluzioni innovative alle più pressanti sfide sociali, accelerazione che si declini in forma di impresa a impatto sociale: impresa capace di generare valore economico-finanziario e valore sociale per la comunità.

SocialFare®, Centro per l’Innovazione Sociale presenterà a Oltre Venture business idea, start-up e imprese a impatto sociale, come possibili soggetti nei quali investire, in linea e coerenza con la mission del fondo. La diligence sarà rigorosa e challenging. Tra i canali attraverso cui SocialFare® gestirà il processo di selezione delle startup/imprese anche l’acceleratore di conoscenza e imprenditorialità Rinascimenti Sociali (che ha recentemente lanciato la propria call FOUNDAMENTA, attiva fino al 5 dicembre 2015). La prima sinergia tra Oltre Venture e SocialFare® inizierà, infatti, proprio con FOUNDAMENTA: la call che intende reclutare, a livello nazionale, idee e soluzioni innovative a impatto sociale. Le proposte selezionate saranno ammesse ad un panel di valutazione per investimento da parte di Oltre Venture.

Lorenzo Allevi, AD di Oltre Venture, ha commentato così l’accordo: “questo nuovo modo di fare impresa – con una forte attenzione all’impatto sociale – si sta sviluppando sempre più; avere luoghi in cui professionisti del settore aiutino l’imprenditore a fare i primi passi nella concretizzazione delle proprie idee, è fondamentale sia per gli imprenditori, sia per gli investitori istituzionali. Per questo motivo noi siamo molto felici di questa collaborazione “

Laura Orestano, AD SocialFare®, ha espresso la soddisfazione di tutta la squadra SocialFare® e dei tanti partner convenuti in Rinascimenti Sociali, auspicando che questa collaborazione sia: “linea di partenza per un modello di convergenza sociale e finanziaria per costruire quelle nuove imprese di servizi e prodotti delle quali l’Italia ha tanto bisogno per creare innovazione sociale e sostenibilità economico-finanziaria”.

OPERAE 2015 | Fare Impresa Creativa

Per molto tempo si è pensato alla cultura come patrimonio da ereditare, o tramandare. Entra ora a far parte del processo di implementazione tecnologica. Nella società della conoscenza è oggi giusto considerarla fondamentale elemento del capitale sociale e umanoLa cultura, nella sua capacità di custodire la dimensione collettiva nei processi di evoluzione  economica, torna ad essere organo vitale del corpo sociale, rimodellando obiettivi e parametri della realizzazione dello sviluppo.

 Il dialogo tra cultura e sviluppo economico è una una delle sfide aperte tra le più importanti, nel suo essere sospesa tra la capacità pervasiva della cultura e le esigenze di mercato, tra una globalizzazione ancora imperfetta, tra burocrazia e interessi individuali. Le imprese culturali sono l’avanguardia in cui questa relazione si concretizza.

La tecnologia, che pure inizialmente sembrava appiattire l’offerta culturale, ora permette di tornare ai processi più umani di “metabolizzazione” delle informazioni e il territorio torna ad avere un ruolo centrale nei processi culturali. L’innovazione va dunque ripensata come una dimensione caratterizzata dall’incrocio tra arte, spirito del luogo (genius loci) e tecnologia. La grande accessibilità dei nuovi strumenti coinvolge fasce un tempo escluse dalla produzione artistica, e da vita a fenomeni di creazione condivisa.

Le nuove possibilità aprono la strada alle cosiddette comunità di pratica, nelle quali i contenuti circolano al di fuori degli scambi di mercato. In queste comunità, quelli che oggi sono dei produttori, domani sono dei fruitori, in uno scambio continuo di ruoli, che va a mettere in discussione tutta la normativa vigente sulla proprietà intellettuale, tarata sul precedente modello di sviluppo industriale.

Nell’ambito di OPERAE indipendent design festival (6-8 Novembre, Palazzo Cavour) la Compagnia di San Paolo organizza un momento dedicato alle opportunità promosse da soggetti pubblici e privati finalizzate a favorire l’accesso al credito, a strumenti finanziari e a servizi collaterali a sostegno dell’avvio e dello sviluppo di imprese culturali. Grazie alla presentazione dell’offerta sul territorio e alle testimonianze degli imprenditori che hanno avuto accesso a tali servizi, i partecipanti all’incontro acquisiranno informazioni e contatti che potranno essere sviluppati in futuro per consolidare le proprie competenze e dare solidità organizzativa alla propria attività.

Sostieni la tua creativa!

OPERAE 2015

Fare impresa creativa

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Sabato 7 novembre ore 11
Palazzo Cavour

“ Fare impresa creativa:  opportunità, strumenti e competenze del sistema locale”. Incontro promosso e moderato dalla Compagnia di San Paolo.

Intervengono

Emiliano Iannone – Camera di Commercio di Torino
Susanna Barreca – Regione Piemonte
Gianni Rubino/Elisabetta Gastaldi – Banca Prossima
Andrea Limone – PerMicro
Lisa Orefice – Reseau Entreprendre Piemonte
Laura Orestano – SocialFare

Sito ufficiale: www.operae.biz

“UAO che colore!” al Teatro Juvarra, ospite di SocialFare

Sabato 24 maggio, presso il teatro Juvarra di Torino, SocialFare ospiterà la seconda edizione del workshop “UAO – che colore!” organizzato dall’associazione culturale non profit “Plug”, incubatore internazionale di creatività che dal 2010 mette a disposizione del talento più puro competenze e professionalità di alto livello. Talento e creatività che si esprimono – ed è questa la mission dell’associazione – intorno a tematiche sociali: i riflettori si accendono e colorano gli angoli più belli e nascosti dello spazio urbano, nell’ambito di una riflessione sulla sostenibilità ambientale nella sua più ampia accezione. Un progetto di comunicazione sociale con ricadute positive sul territorio, dove il bello e l’arte incontrano e nutrono le buone pratiche.

banner-registrazione-uaoCosì, sabato prossimo, 20 giovani partecipanti tra studenti e professionisti nei diversi settori della comunicazione visiva (design,  grafica, arte, fotografia…) useranno inchiostri e sperimenteranno combinazioni tra vecchie e nuove tecniche di stampa. Il laboratorio di quest’anno sarà centrato sul tema del cibo, dalla produzione al consumo. Una sfida lanciata per  scatenare la creatività e lasciarla correre alla ricerca di spazi urbani – orti, apicoltura da balcone, social cooking… – dove il cibo è riuscito a promuovere abitudini e comportamenti più salutari e sostenibili. E su questi spazi lavorare per farli emergere, risaltare. Un esempio: su immagini in bianco e nero si interviene con serigrafie per evidenziare col colore alcuni aspetti, come un alveare su un balcone.

Le competenze in gioco sono molteplici. Durante il workshop esperti della grafica internazionale guideranno e seguiranno i partecipanti in ogni fase del processo creativo, dalla progettazione alla realizzazione. “Lo scopo  del laboratorio è di far emergere col colore ciò che c’è di bello nella città, ciò che è capace di meravigliarci e farci dire ‘Uao!’ –  spiega Francesca Morea dello staff di Plug Creativity – Si intende offrire ai partecipanti la possibilità di confrontarsi con tecniche di stampa diverse e imparare a gestirle tutte, con l’aiuto dei tutor. Verranno realizzati dei poster che saranno esposti al ‘Festival architettura in città’ che si svolgerà a Torino dal 10 al 14 giugno al Basic Village”.

Uno dei poster che hanno partecipato alla terza edizione del concorso "Posterheroes" (Ben-Dolezal)

Uno dei poster che hanno partecipato alla terza edizione del concorso “Posterheroes” (Ben-Dolezal)

E a proposito di poster, fin dal suo primo anno di vita l’associazione Plug promuove il concorso “Posterheroes” per far  riflettere la comunità creativa sulla sostenibilità (ambientale, economica, sociale…). Giunto alla quarta edizione, il concorso invita i grafici di tutto il mondo a esprimere la propria opinione su specifiche tematiche e a proporre una soluzione  “raccontata” in un poster. Il tema di quest’anno è lo stesso scelto per “Uao che colore!”: il cibo. “Sono arrivati 1247 poster da 67 nazioni. Una giuria ne ha selezionati 40 – continua Francesca – I vincitori verranno proclamati domani 23 maggio presso il Teatro Vittoria a Torino nel corso di una conferenza che rappresenta per Plug un momento di bilancio, di riflessione sugli argomenti trattati e sulle attività proposte nell’anno”.

Ma le iniziative di Plug non finiscono qui. Ce n’è un’altra, molto concreta e “social”, che riguarda il quartiere Barriera di Milano del capoluogo piemontese. Il progetto di filiera corta di prossimità “Fa bene” è nato lo scorso anno come evoluzione di uno studio sulla tematica del consumo e dello spreco realizzato da Plug sul mercato di piazza Foroni e altri mercati rionali. Analisi da cui è emerso che ogni giorno molti prodotti alimentari invenduti – e non vendibili il giorno dopo – vengono buttati.fabene_25-05-13---02

“L’idea iniziale di raccogliere quei prodotti e distribuirli in modo sistemico nel quartiere ha preso forma e si è strutturata in un progetto ampio e ambizioso – spiega Francesca – Ogni giorno l’invenduto viene raccolto insieme a merci donate dai clienti e distribuito a famiglie e persone in difficoltà. Non è assistenzialismo, ma un dare e avere reciproco: i beneficiari ricambiano dedicando alcune ore di volontariato nel quartiere”.

“Fa bene” è realizzato da Plug e dalla cooperativa “LiberiTutti” con il patrocinio di “Urban Barriera” e in collaborazione con Torino Smart City, Comune di Torino, Circoscrizione VI e Servizi Sociali, Osservatorio Caritas Torino e le associazioni “GPL uniti per il quartiere”, “Nuovi equilibri” e “La piazza Foroni”. In un anno il progetto è riuscito a coinvolgere 60 commercianti e 15 volontari e a raccogliere 800 Kg di donazioni; 20 le famiglie raggiunte.