Cerignola, provincia di Foggia: nelle campagne pugliesi nasce un’idea la cui realizzazione si propone di contrastare il lavoro nero e lo sfruttamento della manodopera, soprattutto straniera. Così due fratelli e alcuni amici informatici hanno unito le forze per dare corpo a un progetto timidamente presentato alla seconda edizione del Premio europeo di innovazione sociale. Erano convinti che la loro “pensata” non sarebbe stata nemmeno presa in considerazione, non avendo alle spalle né enti importanti, né università, né fondazioni ecc. E invece alla Commissione europea l’idea è piaciuta, tanto che l’ha inserita tra le 30 semifinaliste selezionate sulle oltre 1200 provenienti da tutta Europa.
“Alla giornata” – è il nome del progetto – non si è piazzato tra i 10 finalisti annunciati lo scorso 15 aprile, ma l’attenzione che ha ricevuto oltralpe ha comunque reso più salda la determinazione dei giovani amici a procedere. Intervistiamo Nico Campese, uno degli ideatori, laureato in marketing e con un forte interesse per la social innovation.
La vostra idea è nata per rispondere a quale problema?
Sono due i problemi reali che abbiamo riscontrato nelle nostre campagne: la difficoltà per gli imprenditori agricoli di mettere insieme in tempi rapidi squadre di lavoratori che prestino la loro opera nei periodi di raccolta e la tendenza a pagare in nero, soprattutto da parte dei piccoli coltivatori.
Il nostro progetto punta a mettere insieme in base alle esigenze squadre di persone regolarmente pagate, risparmiando ai datori di lavoro la fatica di reclutare, anche per un solo giorno di lavoro, la manodopera di cui hanno bisogno.
Chi recluterete?
Nel settore agricolo non si richiedono particolari competenze. Tutti possono lavorare: over 50, pensionati, studenti, persone svantaggiate…. Ai giovani, in particolare, il lavoro nei campi permette di apprendere tante cose, a partire dalla capacità di lavorare in gruppo, secondo il concetto di “team working” che in campagna è sempre esistito. A Cerignola ci sono 4 scuole superiori: cominceremmo da lì, perché già adesso il lavoro stagionale viene in gran parte svolto da questi ragazzi.
Quali saranno le modalità di pagamento?
I voucher, introdotti in Italia alcuni anni fa, permettono di regolarizzare e regolamentare il lavoro occasionale. Si tratta di buoni del valore nominale di 10 euro: al lavoratore entrano in tasca 7,50 euro netti, che è il minimo che si richiede per un’ora di prestazione.
Adesso, invece, quanto viene pagata la manodopera reclutata occasionalmente?
E’ di pochi giorni fa la notizia di 54 rumeni pagati 1 euro all’ora, 10 euro a giornata. E’ un fenomeno diffuso, perché i prodotti agricoli vengono acquistati a prezzi molto bassi e i datori di lavoro vogliono spendere il meno possibile, preferendo gli stranieri. Qui ci sono soprattutto rumeni e bulgari, vivono in masserie abbandonate o nei centri storici, dove gli affitti sono bassi perché le case sono in rovina.
Incontrerete non poche resistenze…
Bisogna cambiare mentalità, qualcuno deve pur provare a invertire la rotta. Solo così potremo mettere in moto la legalità e abbassare la disoccupazione. La nostra proposta va in questa direzione, e se l’Unione europea crede nel nostro progetto significa che qualcosa di buono c’è. Vogliamo avviare questo processo di cambiamento, con un piccolo passo dietro l’altro. All’inizio non riusciremo a convincere tante persone, ma “Alla giornata” è anche una filosofia di vita: gli obiettivi si raggiungono giorno dopo giorno, con umiltà e passione. Per arrivare a grandi risultati bisogna partire dal basso, fare le cose in progressione, sporcarsi le mani.
Il vostro progetto consiste dunque in una piattaforma web che punta a fare matching tra l’offerta degli imprenditori agricoli e la domanda di chi vuole lavorare. Come attirerete queste persone?
Per i lavoratori occasionali non ci sono problemi, inseriamo dati anagrafici, localizzazione e precedenti esperienze nel settore agricolo. Prevediamo difficoltà, invece, per quanto riguarda gli imprenditori: qui da noi sono pochi quelli che utilizzano Internet, a meno che non siano giovani. Eppure, superata questa difficoltà iniziale, grazie a questa piattaforma – di cui stiamo realizzando la versione alfa – i datori risparmierebbero non poco tempo.
Già, qual è allora la vostra strategia di avvicinamento?
Contattiamo gli imprenditori direttamente, incontrandoli, ricercando anche la collaborazione delle organizzazioni del mondo agricolo. E li convinceremo ad usare la piattaforma grazie a una rete di agenti, facilitatori che verranno pagati in base al numero dei match conclusi, in cui i datori siano stati convinti al lavoro legale. Questi facilitatori saranno persone di fiducia con esperienza nella vendita e una buona conoscenza del mondo agricolo locale. Ad ognuno verrà affidata una zona.
Perché il vostro obiettivo è varcare i confini di Cerignola…
Non solo di Cerignola, ma della Puglia, dell’Italia, dell’Europa. Nel giro di 4 anni puntiamo ad uscire dai confini nazionali. Per adesso ci stiamo concentrando sulla piattaforma, che sarà operativa tra un paio di mesi. E poi dipende dai fondi: abbiamo stimato che avremo bisogno di almeno 150 mila euro, utilizzeremo fondi personali e, speriamo, fondi pubblici o privati. Potrebbero aiutarci i due enti regionali e l’azienda privata con cui attualmente siamo in rete.