African Summer School | presentazione il 22 aprile

Il 22 aprile, presso gli spazi di Rinascimenti Sociali, sarà presentata la nuova edizione dell’African Summer School: un corso di business full immersion con un focus specifico sugli stati africani. L’obbiettivo è quello di creare opportunità di lavoro in Africa, e diffondere una nuova cultura per il rilancio del continente.

L’Africa Summer School

Una settimana di lezioni in lingua francese (con traduzione simultanea in italiano) tenute da una decina di docenti ed esperti africani e italiani. Centoventicinque iscritti in tre edizioni, metà afroeuropei e metà italiani. C’è chi arriva direttamente da Inghilterra, BelgioFrancia. Sono neolaureati, cooperanti internazionalilavoratori. L’età media nelle passati edizioni è stata 28 anni.L’incontro del 22 aprile sarà l’occasione per lanciare l’apertura delle iscrizioni alla quarta edizione, 35 i posti disponibili per partecipare alle attività formative a carattere residenziale ospitate da Villa Buri a Verona (29 luglio – 5 agosto). La formazione in aula è seguita da tre mesi di lavoro personale e/o di gruppo: questo periodo consente a chi ha frequentato le lezioni di approfondire i temi trattati o con una tesina, o con un progetto di micro-impresa da realizzare in Africa o in Europa. Al termine di questa fase di autoformazione e studio, i progetti dei partecipanti sono selezionati nell’ambito del concorso interno “Business Incubator 4 Africa”, che mira a premiare le migliori idee imprenditoriali e ad accompagnarle nella realizzazione.

 

I vincitori

Il progetto migliore vince un premio in denaro che varia a seconda delle edizioni da mille a 500 euro, e da un periodo di incubazione presso i partner della scuola. Le proposte premiate negli anni sono:
/ Un progetto dedicato a un metodo innovativo per la conservazione dei pomodori (terza edizione). Il progetto sarà seguito da SocialFare® | Centro per l’Innovazione Sociale.
/ Uno studio di consulenza per l’edilizia ecosostenibile in Ghana (vincitore seconda edizione).
/ Uno stagno per gli allevamenti di pesciLomé, capitale del Togo, dove il consumo di pesce è elevatissimo ma attualmente basato sull’importazione (vincitore prima edizione). Recentemente l’idea di business si è trasformata in impresa, anche grazie all’ingresso nella società di un ex-cooperante veronese. Lo sviluppo dell’idea è stato seguito da Mag Verona, cooperativa di finanza etica.

Novità della quarta edizione

La scuola dimostra la sua solidità, e nella sua quarta edizione si apre a diverse novità:

/ Il master veronese (29 luglio – 5 agosto) sarà immediatamente seguito dalla African Summer School Brussels (7- 13 agosto), in un’ottica di un percorso didattico integrato che punta a coinvolgere nuove città nelle edizioni future, consentendo ai partecipanti a comporre un percorso personalizzato di formazione seguendo diversi moduli.
/ Parte il progetto di e-learning: in dialogo con alcune associazioni di Kinshasa e a N’Djamena sarà avviata la Summer School anche in R.D. del Congo e in Ciad. Per la terza edizione era stato ipotizzata la trasmissione in streaming delle lezioni di Verona, ma i costi eccessivi e la scarsa copertura di rete lo avevano reso impossibile. Tuttavia sono stati registrati tutti gli interventi della terza edizione così da poterle ora replicare nei diversi contesti.

Il programma, e i suoi sviluppi

Evoluzioni che il fondatore dell’African summer school, Fortuna Ekutsu Mambulu (32 anni nato a Kinshasa in Congo, in Italia dal 2002), non avrebbe saputo immaginare nel 2013 quando ha lanciato attraverso una pagina facebook la prima edizione della scuola. Mambulu si occupava della radio della fondazione Nigrizia (Afriradio), e organizzava conferenze e seminari. Nel 2011 organizza l’incontro con Jean Paul Pougala, sulle guerre in Libia e Costa d’Avorio.

I partecipanti alla manifestazione mostrano un tale interesse che l’incontro di un giorno si trasforma in un seminario di cinque. Momenti formali di formazione si alternano a scambi informali. Sono tanti quelli che vogliono ascoltare una voce diversa, quelli che osservando dal margine la storia di un popolo vogliono porsi al centro del cambiamento. Si parla della geostrategia africana: gli errori nell’economia africana, la questione tecnologica, il calcio come mezzo di colonialismo, e la stesura di un business plan. 

Per la seconda edizione in cattedra si alterneranno, nel corso della settimana, due docenti: José do Nascimento e Mawuna Koutonin, rispettivamente docenti di Storia generale dell’Africa e di Afro-business. Lo scrittore Bienvenu Sene Mongaba, con cui scoprire la letteratura africana, si è aggiunto a questi due docenti alla terza edizione in cui si è parlato di Rinascimento Africano. La riflessione così ripercorre la storia generale dell’Africa (dal Neolitico ai giorni nostri), per capire come mai i popoli neri hanno perso l’indipendenza e in quali condizioni si sono evolute le forme di governo dei diversi stati.

Quest’anno il programma prende le mosse dalla filosofia della conoscenza, la razionalità e i saperi dell’africa oggi e ieri. La filosofia sarà inoltre messa in dialogo con lo scottante tema della migrazione, e della diffusione in Europa della conoscenza della cultura africana, in dialogo con una ricostruzione storica della presenza africana nei regni europei. Non mancheranno focus sull’economia africana, e laboratori per la compilazione del business plan.

Per formare degli imprenditori capaci di rispondere alle grandi sfide proposte dall’Africa oggi è necessario combinare competenze geopolitiche e imprenditoriali a una profonda conoscenza della cultura africana, solo allora non si parlerà più di sviluppo economico ma potrà aver luogo il rinascimento africano.

Presentazione dell’African Summer School: invito all’evento del 22 aprile

Un’esperienza unica in Italia e in Europa. Scopri dalla viva voce dei protagonisti il progetto e la sua evoluzione, e ottieni tutte le informazioni per partecipare alla quarta edizione.

L’evento è gratuito, ma i posti sono limitati: per confermare la tua presenza registrati qui!

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Torino Start-up

Venerdì 15 aprile sarà presentato l’esito di  Torino Startup, il progetto coordinato da Torino Strategica, con il supporto della Fondazione Human Plus, che ha coinvolto gli attori torinesi nella formulazione di una proposta condivisa  per il potenziamento dell’ecosistema locale nella creazione d’impresa (registrazioni all’evento in questa pagina).

Le raccomandazioni che, in questa occasione, verranno condivise sono il frutto di un lavoro durato sei mesi, che ha coinvolto gli startupper attivi sul territorio in:

// un processo di opinion survey, che ha permesso di raccogliere interessanti spunti di riflessione in merito ad alcuni elementi chiave di performance dell’ecosistema;
//  diversi incontri in cui sono stati raccolti i desiderata di chi si presta a cominciare un’attività nuova o di chi l’ha appena avviata;
// ma soprattutto nella elaborazione di alcune raccomandazioni utili a potenziare l’ecosistema locale per la creazione d’impresa.

Il progetto si inscrive nell’ambito del programma Metros (Metropolitan Economic Transformation and Regional Organizational Structures), promosso dal German Marshall Fund of United States. Il programma, sostenuto anche dalla Compagnia di San Paolo, vuole favorire la collaborazione tra alcune città del sud Europa (Torino, Genova, Bilbao e Salonicco) sui temi dello sviluppo economico, attraverso la condivisione di buone pratiche, lo scambio e il confronto tra operatori. Ogni città ha sviluppato un progetto specifico: Start-up Metro Torino è il laboratorio nato con l’obiettivo di fornire indicazioni qualificate ai decisori istituzionali per definire le scelte strategiche di potenziamento dell’ecosistema piemontese per la creazione d’impresa.

A dicembre i risultati della mappatura del territorio erano stati presentati nel seminario “Global Insights for Turin’s Local Start-Up Ecosystem“, in cui i dati elaborati dalla Fondazione Human Plus si erano combinati alle riflessioni del guru dell’innovazione Greg Horowitt.

Di seguito il programma dell’evento:

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Premio Perotto – Zucca | Innovazione e Tecnologia al servizio delle Scienze e della Vita

Il premio Perotto-Zucca si pone l’obiettivo di raccogliere la fortissima spinta all’innovazione proveniente da tutto il mondo tecnologico, facendo leva sulla creatività e genialità dei giovani. Dal 2005 il concorso colleziona proposte provenienti da aziende, gruppi di lavoro o singole persone che si dedicano con passione al mondo dell’informatica a supporto dell’innovazione. Non a caso il concorso è intitolato a Pier Giorgio Perotto e Tarcisio Zucca: inventore nel 1964 del primo “computer personale”, la “Programma 101”, denominata anche la “perottina” il primo;  promotore della sperimentazione di metodi e strumenti nell’informatica gestionale e dell’inclusione a pieno titolo nel mondo lavorativo di persone con disabilità il secondo.

La Premiazione dei vincitori della IX Edizione del Premio Nazionale per l’Innovazione Perotto-Zucca, si è svolta il 6 e il 7 Aprile nell’ambito del Life Tech Forum”: la prima edizione in Italia dell’Evento sui temi dell’E-Health Care e delle Scienze della Vita, che sha avuto luogo presso il CISEF (Centro Internazionale Studi e Formazione Germana Gaslini) a Genova. La giuria, composta da 25 rappresentanti di incubatori di impresa, enti patrocinanti e rappresentanti delle istituzioni universitarie e del territorio, ha selezionato una rosa di 10 idee tra quelle candidate in base a: originalità, innovatività, applicabilità, potenziale impatto sociale ed economico, valore scientifico e/o industriale, attualità e visione futura.

Diversi i premi e le menzioni assegnate: 3 riconoscimenti in denaro per i primi classificati (10.000 euro per il primo classificato, 5.000 per il secondo e 3.000 per il terzo); un premio speciale per il progetto più aderente alla missione della Fondazione ASPHI di promozione della partecipazione delle persone con disabilità in tutti i contesti di vita; menzione speciale Rinascimenti Sociali per la soluzione innovativa a maggior impatto sociale.

Roberta DeStefanis (Systemic Ecodesigner per SocialFare) ed Elena Bologna (Innovation Architect) hanno consegnato le menzioni speciali di Rinascimenti Sociali ai due progetti capaci di generare maggiore impatto sociale:

/ TocTherapy | progetto che si propone di sviluppare un sistema informativo, basato su tecnologie web e mobile, che permette agli utenti di ricevere informazioni sul proprio smartphone da fonti certificate sulle proprie malattie o su quelle dei propri cari, di condividere le proprie cartelle mediche rendendole visibili a diversi specialisti, ad ottenere un reting dei servizi sanitari erogati a livello nazionale, la segnalazione dei centri d’eccellenza per le patologie di interesse, e un aggiornamento costante sulle cure in via di sperimentazione.

/ MindBook | temporary social network sviluppato dall‘Università di Piacenza in collaborazione con la cooperativa sociale Tice (Piacenza). Mindbook consente agli adolescenti autistici o con disabilità psichiche di socializzare anche via web, creando una rete di contatti tra ragazzi e famiglie utile a favorire lo scambio di esperienze e l’apprendimento di uno strumento che oggi tra i giovani è molto popolare, ma da cui spesso questi ragazzi sono esclusi proprio perché fanno fatica ad accedervi

Settimana delle Culture Digitali promossa dalla DiCultHer School

L’espansione del digitale inizia ad interessare ambiti tradizionalmente restii alle nuove tecnologie, come nel caso del settore culturale. Questa rivoluzione offre nuove possibilità di ingaggio rispetto a pubblici vecchi e nuovi, ma soprattutto rende necessario il ripensamento di alcune figure professionali e la creazione di nuovi profili. Prende le mosse da queste istanze la nascita della DiCultHer School, avviata nel novembre 2015 a Torino.

La DiCultHer School coinvolge più di 50 soggetti (fra cui troviamo Università, Istituti di Alta Formazione, Enti di Ricerca e organizzazioni culturali) che prendono parte alla creazione di un vero e proprio Campus Virtuale in grado di aggregare i centri di eccellenza (pubblici e privati, nazionali ed internazionali) e trasformarli in poli formativi rispondenti alle esigenze formative del “Mercato Unico Digitale”: economia e management dell’arte e della cultura digitale, design di sistema del cultural heritage, scienze umane e digitali, beni culturali digitali, arte e comunicazione digitale. Contestualmente a questi ambiti di ricerca sono nati anche 14 gruppi di lavoro funzionali all’attività della scuola».

Dal 4 al 10 aprile si svolgerà in tutta Italia la Settimana delle Culture Digitali #SCUD2016: una settimana di eventi dedicati al valore delle culture digitali in tutte le loro forme, organizzati dai membri della Digital Cultural Heritage, Arts & Humanities School e da qualunque altra organizzazione che aderisca al manifesto della iniziativa. Sono previsti convegni, seminari, iniziative di orientamento, laboratori aperti, performance e ogni altra manifestazione o forma di comunicazione suggerita dalla creatività dei proponenti, purché efficace in funzione dell’obiettivo di divulgare una seria cultura digitale di base.

Nell’ambito di questa iniziativa la piattaforma torinese di crowdfunding www.innamoratidellacultura.it promuove un incontro per parlare delle nuove professioni in ambito culturale legate al digitale. Il crowdfunding, infatti, si compone di diverse professionalità legate al marketing, alla comunicazione, al digitale che verranno illustrate dalla CEO della piattaforma stessa Emanuela Negro-Ferrero. Durante una conversazione informale, la dr.ssa Negro-Ferrero individuerà le aree di competenza professionale legate al crowdfunding in ambito culturale indicando i percorsi formativi necessari per costruire la figura professionale del “crowdfunding manager”.

Venerdì 8 aprile, dalle ore 18.00 alle ore 19.00, presso Rinascimenti Sociali in Via Maria Vittoria 38 (Torino). L’ingresso è libero sino ad esaurimento dei posti.

Per maggiori informazioni accademiadelcrowdfunding@gmail.com oppure 3311671779.

Imprenditore e comunità | lezione di Luigino Bruni

tempo di lettura:15 minuti

Dalla lezione del professor Luigino Bruni per il secondo modulo del corso di economia civile dedicato all’imprenditore civile:

 Imprenditore è una parola abbastanza recente, il primo ad averla usata pare sia stato Richard Cantillon (banchiere irlandese), nel suo celebre Essai sur la nature du commerce en général scritta intorno al 1730. Entrepreneur: lo prendono dal francese, ma subito entra nella teoria economica inglese. Nell’economia classica abbiamo tre categorie: i lavoratori (direi gli operai), gli imprenditori, e i proprietari terrieri (intesi come coloro i quali forniscono i mezzi di produzione). Oggi dovremmo ascrivere a quest’ultima categoria anche banche e leasing. Ricardo, Marx, Smith dicevano che ai lavoratori va il salario, agli imprenditori il profitto, ai proprietari terrieri la rendita. L’imprenditore paga il lavoro, paga la rendita: il profitto è uno scarto tra costi e ricavi.”

“L’imprenditore è un soggetto che ha un’idea di impresa. Se sono imprenditore vado in banca accendo un mutuo, trovo i lavoratori, affitto lo spazio. Questi sono tutti costi che sostiene: interessi sui mutui, affitti, costi indiretti, salari, costi di uso, erogazione energia. Il profitto è un valore residuale. Se l’impresa non trova sostenibilità economica in un medio periodo, chiude. L’imprenditore è qui, al centro: attorno a lui possiamo tracciare tutti i rapporti che mette in atto.  Questo flusso produce un ricavo se il flusso generato è maggiore dei costi, se è minore va in perdita. In questo caso un tempo il consiglio era chiudi: hai distribuito meno ricchezza di quella che hai utilizzato.”

“Ora si è affermato il concetto di start-up: hai tre anni per riuscire a trovare la tua sostenibilità economica. E nel caso di attività orientate dall’innovazione sociale, posso rifarmi al concetto di impatto sociale: il valore economico allora si relaziona al valore sociale. Questo si traduce nella possibilità di inserire nei ricavi l’impatto positivo che generi, ma perché questo possa accadere qualcuno deve riconoscerlo e assumerne i costi. Vedete come l’impresa si pone al centro di una rete di relazioni? La prima skill necessaria a un imprenditore è saper gestire la complessità di relazioni: l’imprenditore è in primo luogo un costruttore di relazioni.”

“ A tutto ciò bisogno aggiungere che il profitto non si basa sul merito: è questione di tempistica, di fortuna, di serendipità. Ricardo ci mette in guardia: date le difficoltà a generare profitto, quello che tende ad accadere è che si affermi il reddito. Secondo la sua analisi il capitalismo finirà per la tensione tra redditieri e imprenditori. Il redditiere gode di qualcosa che ha fatto ieri, e che probabilmente non ha realizzato lui, mentre chi produce oggi è l’imprenditore: il redditiere in questa ottica rischia di essere poco più che un parassita. Qual è il problema? Il capitalismo che vive di rendita strozza l’imprenditore, rischiando a causa di ciò di andare in crisi per mancanza di profitti. Piketty ha dato esattamente questo input: dati alla mano ha sostenuto che le economie che hanno avuto più rendite che profitti sono andate in declino.”

“Dopo Ricardo arriva Marx, che pone il conflitto tra lavoratori e imprenditori lasciando crescere gli ereditieri. Cento anni di capitalismo hanno fatto crescere gli ereditieri, senza far capire a lavoratori e imprenditori che sono alleati. Qual è quindi l’idea che c’è in Ricardo? Tassate molto le rendite e lasciate crescere il profitto. La storia conferma questa analisi: tra gli anni Trenta e i Sessanta la tendenza non è stata questa, e l’Italia ha funzionato. Negli anni Novanta però le cose sono nuovamente cambiate. Tuttavia il primo protagonista che è sottoposto al ciclo profitto-rendita è proprio l’imprenditore, che nasce imprenditore e diventa redditiere. Dopo una fase di “giovinezza” imprenditoriale in cui sei generativo subentra la stanchezza, e le energie residue le impieghi per difendere quello che hai prodotto: prendi i paletti e non vuoi più spostarli in avanti. Li utilizzi per difendere il tuo patrimonio.”

“Quando subentra questa fase puoi decidere di vendere l’azienda, di diventare speculatore o hai la maturità di cedere agli eredi. In quest’ultimo caso il rischio è che l’imprenditore condanni i propri eredi a una libertà vigilata. Questa vigilanza, se non c’è paternalismo, può non essere negativa: i figli e le mogli non sempre sono capaci come il fondatore di un’azienda. Anche se i figli hanno bisogno di spazi per poter crescere, l’imprenditore deve fare accompagnamento. Tuttavia inevitabilmente l’impresa risulta essere un po’ la foto di chi l’ha fatto. Per questa ragione alcuni amici sostengono che le imprese italiane sono, in media, invendibili. Ci vuole che chi l’ha fatta nascere faccia qualcosa.”

“ Qual è la caratteristica fondamentale dell’imprenditore? L’anticipazione. Lo vedremo ora attingendo alle riflessioni di un altro economista, più recente, Jevons.  Devi vedere prima del mercato dove vanno le cose. Quando il cielo si rannuvola vedi comparire i venditori indiani di ombrelli, pronti agli angoli delle strade esattamente un minuto prima che la pioggia inizi. Se tu aspetti che piova è troppo tardi. Come puoi capire quando il cielo si rannuvolerà? Uscendo dalla metafora la risposta è che devi ascoltare la gente, devi leggere. Il mondo cambia ovunque: non solo in centro, cambia anche nelle periferie. Per questo il segno più chiaro del decadimento di un imprenditore secondo Einaudi è quando non esce dalla propria azienda. Per rigenerare devi frequentare luoghi promiscui, esporti a stimoli inattesi. Come diceva Edgard Moren: se non ti rigeneri, degeneri. Allora innovi, e devi capire quando è necessario farlo. Vale la legge del tramonto dentro il mezzodì’: il declino inizia dentro il massimo successo. L’importante è fermarsi un minuto prima dell’apice, poi inizia il declino.”

“Parlare di anticipazione implica anche la  propensione al rischio, la disponibilità all’innovazione. A questo proposito è utile citare il contributo di due economisti: Keynes e Schumpeter. Quest’ultimo scrive la Teoria dello sviluppo economico: la prima descrizione dell’imprenditore, la prima teorizzazione completa. Immaginiamo un mondo stazionario in cui il tempo non conta niente. Ogni anno l’impresa produce solo ammortamenti. Cosa spezza questo stato stazionario? L’Innovazione, qualsiasi cosa sia nuova. Ma cosa spinge a innovare? Chi crede che sia il profitto sbaglia, quella è una conseguenza. L’imprenditore è mosso dall’innovazione, non dal profitto. Il premio e il movente non sono la stessa cosa. Direbbe qualcuno, me compreso, tu cerchi il profitto e non ti arriva. Arriva come nella favola veneziana dei figli del re Serendippo che grazie al caso, all’osservazione e alla sagacia si trovano a venir fuori dalle situazioni più complicate. Arriva come la scoperta della  penicellina. L’imprenditore innova per vocazione, perché gli imprenditori sono come gli artisti: abitati da un demone che li rende irrequieti. Se fossero mossi dal profitto non sarebbero imprenditori, ma speculatori.”

“La cosa incredibile del profitto per gli innovatori è che quando l’imprenditore idea un’innovazione, arrivano gli imitatori e si appropriano della rendita. Perché l’imprenditore possa continuare ad avere profitto l’unica soluzione è continuare a innovare: il profitto viene asciugato dagli imitatori. Che soluzione resta allora all’innovatore? Fare cose ancora più innovative, perché se tu inizi a lamentarti inizia il declino. Dico questo perché all’arrivo degli imitatori quello che succede è che l’innovazione diventa patrimonio del mercato: si abbassano i prezzi, si favorisce il dinamismo del mercato. In un mondo stazionario la prima povertà è che mancano le idee. Quindi quello che bisogna fare è innovare ancora di più, perché se non lo farete voi lo faranno altri, e voi resterete in dietro.”

“Innovare non è semplice. Non si tratta solo di avere l’idea giusta: il primo problema in cui si imbatte chi innova è che senza credito non si fa innovazione. Ma l’innovazione non può essere compresa da chi porta una mentalità vecchia, e i banchieri solitamente oppongono naturalmente resistenza al cambiamento. Ci vuole allora un banchiere innovatore. Eppure il problema si ripropone: se il sistema è tradizionale, come trova i fondi il banchiere? A partire da questa domanda cambia la teoria della banca e viene messa in discussione la visione classica, per cui la banca per fare i prestiti deve avere alle spalle credito come accadeva con i depositi fino al 1910. Da economista pratico Schumpeter dice: non è assolutamente così, la banca crea moneta con un tratto di penna. La banca presta soldi che non ha. Nasce la teoria della rendita finanziaria: co-credito. La banca ti finanzia senza avere già i soldi. Nasce l’idea che la banca possa essere un imprenditore, perché se le banche si basano sul reddito e non sono imprenditrici non c’è sviluppo.”

“Ora che abbiamo delineato la figura dell’imprenditore, vediamo come queste caratteristiche sono declinate dall’abbinamento a un aggettivo che un po’ tutti conoscete: civile. Se volesssimo tradurre la relazione tra questi due elementi in una formula matematica potrebbe essere “imprenditore x civile”, di modo che se sono tutti e due zero il risultato è zero. Ma da cosa deriva questo effetto moltiplicatore connaturato all’unione di questi termini? Moltiplica: è un moltiplicatore, non un sommatore: occorre che porti valori positivi sotto entrambi i profili. L’imprenditoria civile è eccedente: eccedente rispetto al territorio, eccendete rispetto a ciò che produce rispetto ai propri stakeholder, eccedente rispetto alla responsabilità sociale di azienda. Il talento dell’imprenditore non è esaurito dall’economia, dall’ambito economico. Per me un buono esempio è quello di Muhammud Yunus, il banchiere dei poveri che ha fondato la Grameen Bank. L’idea è che il talento di un imprenditore non può limitarsi all’azienda. Cosa inventa Yunus? L’assicurazione per i poveri: mutue postmoderne che ridistribuiscono il rischio su tanti. Si inventa le terapie con gli smartphone: fotografie dei casi nel Bangladesh , e da Harvard arriva la soluzione. Come Yunus l’imprenditore civile sente di avere dei talenti che non possono limitarsi all’azienda: è un risolutore di problemi. ” Continua a leggere

The 3C Smart Cities Challenge | L’eccellenza dello StarTAU di Tel Aviv per il primo prototipo di social smart city a Croatà in Brasile

Si conclude oggi la selezione preliminare per la 3C Smart Cities Challenge, lanciata da Tel Aviv University, StartTAU Entrepeneurship Center, SocialFare® | Centro per l’Innovazione Sociale e Planet Idea s.r.l.. La challenge è indirizzata a start-up che abbiano realizzato un prototipo, un lavoro in beta o un prodotto già sviluppato negli ambiti di: sostenibilità ambientale, sicurezza e salute. Sono state più di 50 le proposte pervenute. Obiettivo della challenge individuare nuove soluzioni da implementare nella social smart city che Planet Idea s.r.l. sta realizzando a Croatà, in Brasile. Il prototipo realizzato in questi mesi coprirà un’estensione di 8.000.000 mq di terreno su cui sorgeranno 5.0000 unità abitative destinate a 25.000 abitanti.

Planet Idea s.r.l. è una nuova impresa italiana che punta a diventare riferimento per la ricerca, la progettazione, la sperimentazione di nuovi ecosistemi urbani smart e sostenibili. La start-up torinese ha sviluppato un format innovativo per smart urban ecosystems, che mira alla sostenibilità integrata (sociale – ambientale – economica) con l’obiettivo di generare resilienza urbana, grazie all’implementazione si nuove tecnologie abilitanti. Planet Idea ha sviluppato uno dei primi modelli di social smart city ideato per offrire abitazioni personalizzate, distribuite in modo non intensivo al fine di favorire l’inclusione ed integrare in un piano urbanistico organico e modellato ad hoc.  SocialFare®, a fianco di Planet Idea s.r.l., progetta i servizi destinati agli abitanti ed elabora gli strumenti necessari a sviluppare e garantire la sua sostenibilità sociale

Con l’obiettivo di inserire in questo contesto l’idea che presenti un maggiore potenziale d’impatto sociale, migliore adattabilità alle specificità del contesto brasiliano e più efficace sviluppo tecnologico, le proposte sono state pre-selezionate, tra quelle pervenute, da esperti di SocialFare®, Planet Idea s.r.l. e Tel Aviv University. Le 15 start-up identificate saranno quindi ammesse ad un event pitch in cui potranno confrontarsi ed essere scelte per l’implementazione finale in Brasile. L’event pitch, in programma il 15 marzo a Tel Aviv, consentirà infatti di individuare le 3 start-up a cui sarà destinano un premio in denaro e la sperimentazione della propria soluzione nella social smart city brasiliana in costruzione.

Nei giorni successivi al 15 marzo, la delegazione italiana di SocialFare® e Planet Idea s.r.l. incontrerà un’ampia rappresentanza della community israeliana di ricerca, impresa e investimento per sviluppare nuove sinergie, apprendere nuove pratiche e creare ponti di collaborazione tra Torino e Tel Aviv, con un focus preciso: generare innovazione sociale in modo sempre più avanzato e internazionale.

 

Il ruolo dell’imprenditore nella comunità | Lezione di Luigino Bruni per il corso di Economia Civile

tempo di lettura:15 minuti

Dalla lezione del professor Luigino Bruni sull’imprenditore civile per il corso di Economia Civile presso l’Acceleratore di conoscenza e imprenditorialità a impatto sociale Rinascimenti Sociali:

Imprenditore è una parola abbastanza recente, il primo ad averla usata pare sia stato Richard Cantillon (banchiere irlandese), nel suo celebre Essai sur la nature du commerce en général scritta intorno al 1730. Entrepreneur: lo prendono dal francese, ma subito entra nella teoria economica inglese. Nell’economia classica abbiamo tre categorie: i lavoratori (direi gli operai), gli imprenditori, e i proprietari terrieri (intesi come coloro i quali forniscono i mezzi di produzione). Oggi dovremmo ascrivere a quest’ultima categoria anche banche e leasing. Ricardo, Marx, Smith dicevano che ai lavoratori va il salario, agli imprenditori il profitto, ai proprietari terrieri la rendita. L’imprenditore paga il lavoro, paga la rendita: il profitto è uno scarto tra costi e ricavi.”

“L’imprenditore è un soggetto che ha un’idea di impresa. Se sono imprenditore vado in banca accendo un mutuo, trovo i lavoratori, affitto lo spazio. Questi sono tutti costi che sostiene: interessi sui mutui, affitti, costi indiretti, salari, costi di uso, erogazione energia. Il profitto è un valore residuale. Se l’impresa non trova sostenibilità economica in un medio periodo, chiude. L’imprenditore è qui, al centro: attorno a lui possiamo tracciare tutti i rapporti che mette in atto.  Questo flusso produce un ricavo se il flusso generato è maggiore dei costi, se è minore va in perdita. In questo caso un tempo il consiglio era chiudi: hai distribuito meno ricchezza di quella che hai utilizzato.”

“Ora si è affermato il concetto di start-up: hai tre anni per riuscire a trovare la tua sostenibilità economica. E nel caso di attività orientate dall’innovazione sociale, posso rifarmi al concetto di impatto sociale: il valore economico allora si relaziona al valore sociale. Questo si traduce nella possibilità di inserire nei ricavi l’impatto positivo che generi, ma perché questo possa accadere qualcuno deve riconoscerlo e assumerne i costi. Vedete come l’impresa si pone al centro di una rete di relazioni? La prima skill necessaria a un imprenditore è saper gestire la complessità di relazioni: l’imprenditore è in primo luogo un costruttore di relazioni.”

“ A tutto ciò bisogna aggiungere che il profitto non si basa sul merito: è questione di tempistica, di fortuna, di serendipità. Ricardo ci mette in guardia: date le difficoltà a generare profitto, quello che tende ad accadere è che si affermi il reddito. Secondo la sua analisi, il capitalismo finirà per la tensione tra redditieri e imprenditori. Il redditiere gode di qualcosa che ha fatto ieri, e che probabilmente non ha realizzato lui, mentre chi produce oggi è l’imprenditore: il redditiere in questa ottica rischia di essere poco più che un parassita. Qual è il problema? Il capitalismo che vive di rendita strozza l’imprenditore, rischiando a causa di ciò di andare in crisi per mancanza di profitti. Piketty ha dato esattamente questo input: dati alla mano ha sostenuto che le economie che hanno avuto più rendite che profitti sono andate in declino.”

“Dopo Ricardo arriva Marx, che pone il conflitto tra lavoratori e imprenditori lasciando crescere gli ereditieri. Cento anni di capitalismo hanno fatto crescere gli ereditieri, senza far capire a lavoratori e imprenditori che sono alleati. Qual è quindi l’idea che c’è in Ricardo? Tassate molto le rendite e lasciate crescere il profitto. La storia conferma questa analisi: tra gli anni Trenta e i Sessanta la tendenza non è stata questa, e l’Italia ha funzionato. Negli anni Novanta però le cose sono nuovamente cambiate. Tuttavia il primo protagonista che è sottoposto al ciclo profitto-rendita è proprio l’imprenditore, che nasce imprenditore e diventa redditiere. Dopo una fase di “giovinezza imprenditoriale” in cui sei generativo subentra la stanchezza, e le energie residue le impieghi per difendere quello che hai prodotto: prendi i paletti e non vuoi più spostarli in avanti. Li utilizzi per difendere il tuo patrimonio.”

“Quando subentra questa fase puoi decidere di vendere l’azienda, di diventare speculatore o hai la maturità di cedere agli eredi. In quest’ultimo caso il rischio è che l’imprenditore condanni i propri eredi a una libertà vigilata. Questa vigilanza, se non c’è paternalismo, può non essere negativa: i figli e le mogli non sempre sono capaci come il fondatore di un’azienda. Anche se i figli hanno bisogno di spazi per poter crescere, l’imprenditore deve fare accompagnamento. Tuttavia inevitabilmente l’impresa risulta essere un po’ la foto di chi l’ha creata. Per questa ragione alcuni amici sostengono che le imprese italiane sono, in media, invendibili. Ci vuole che chi l’ha fatta nascere faccia qualcosa.”

“ Qual è la caratteristica fondamentale dell’imprenditore? L’anticipazione. Lo vedremo ora attingendo alle riflessioni di un economista più recente, Jevons.  Devi vedere prima del mercato dove vanno le cose. Quando il cielo si rannuvola vedi comparire i venditori indiani di ombrelli, pronti agli angoli delle strade esattamente un minuto prima che la pioggia inizi. Se tu aspetti che piova è troppo tardi. Come puoi capire quando il cielo si rannuvolerà? Fuor di metafora la risposta è che devi ascoltare la gente, devi leggere. Il mondo cambia ovunque: non solo in centro, cambia anche nelle periferie. Per questo il segno più chiaro del decadimento di un imprenditore, secondo Einaudi, è quando non esce dalla propria azienda. Per rigenerare devi frequentare luoghi promiscui, esporti a stimoli inattesi. Come diceva Edgard Moren: se non ti rigeneri, degeneri. Allora innovi, e devi capire quando è necessario farlo. Vale la legge del tramonto dentro il mezzodì: il declino inizia dentro il massimo successo. L’importante è fermarsi un minuto prima dell’apice, poi inizia il declino.”

“Parlare di anticipazione implica anche la  propensione al rischio, la disponibilità all’innovazione. A questo proposito è utile citare il contributo di due economisti: Keynes e Schumpeter. Quest’ultimo scrive la Teoria dello sviluppo economico: la prima descrizione dell’imprenditore, la prima teorizzazione completa. Immaginiamo un mondo stazionario in cui il tempo non conta niente. Ogni anno l’impresa produce solo ammortamenti. Cosa spezza questo stato stazionario? L’Innovazione, qualsiasi cosa sia nuova. Ma cosa spinge a innovare? Chi crede che sia il profitto sbaglia, quella è una conseguenza. L’imprenditore è mosso dall’innovazione, non dal profitto. Il premio e il movente non sono la stessa cosa. Direbbe qualcuno, me compreso, tu cerchi il profitto e non ti arriva. Arriva come nella favola veneziana dei figli del re Serendippo che grazie al caso, all’osservazione e alla sagacia si trovano a venir fuori dalle situazioni più complicate. Arriva come la scoperta della  penicillina. L’imprenditore innova per vocazione, perché gli imprenditori sono come gli artisti: abitati da un demone che li rende irrequieti. Se fossero mossi dal profitto non sarebbero imprenditori, ma speculatori.”

“La cosa incredibile del profitto per gli innovatori è che quando l’imprenditore idea un’innovazione, arrivano gli imitatori e si appropriano della rendita. Perché l’imprenditore possa continuare ad avere profitto l’unica soluzione è continuare a innovare: il profitto viene asciugato dagli imitatori. Che soluzione resta allora all’innovatore? Fare cose ancora più innovative, perché se tu inizi a lamentarti inizia il declino. Dico questo perché all’arrivo degli imitatori quello che succede è che l’innovazione diventa patrimonio del mercato: si abbassano i prezzi, si favorisce il dinamismo del mercato. In un mondo stazionario la prima povertà è che mancano le idee. Quindi quello che bisogna fare è innovare ancora di più, perché se non lo farete voi lo faranno altri, e voi resterete indietro.”

“Innovare non è semplice. Non si tratta solo di avere l’idea giusta: il primo problema in cui si imbatte chi innova è che senza credito non si fa innovazione. Ma l’innovazione non può essere compresa da chi porta una mentalità vecchia, e i banchieri solitamente oppongono naturalmente resistenza al cambiamento. Ci vuole allora un banchiere innovatore. Eppure il problema si ripropone: se il sistema è tradizionale, come trova i fondi il banchiere? A partire da questa domanda cambia la teoria della banca e viene messa in discussione la visione classica, per cui la banca, per fare i prestiti, deve avere alle spalle del credito come accadeva con i depositi fino al 1910. Da economista pratico Schumpeter dice: non è assolutamente così, la banca crea moneta con un tratto di penna. La banca presta soldi che non ha. Nasce la teoria della rendita finanziaria: co-credito. La banca ti finanzia senza avere già i soldi. Nasce l’idea che la banca possa essere un imprenditore, perché se le banche si basano sul reddito e non sono imprenditrici, non c’è sviluppo.”

“Ora che abbiamo delineato la figura dell’imprenditore, vediamo come queste caratteristiche sono declinate dall’abbinamento a un aggettivo che un po’ tutti conoscete: civile. Se volessimo tradurre la relazione tra questi due elementi in una formula matematica potrebbe essere “imprenditore x civile”, di modo che se sono tutti e due zero il risultato è zero. Ma da cosa deriva questo effetto moltiplicatore connaturato all’unione di questi termini? Moltiplica: è un moltiplicatore, non un sommatore. Occorre che porti valori positivi sotto entrambi i profili. L’imprenditoria civile è eccedente: eccedente rispetto al territorio, eccedente rispetto a ciò che produce  verso i propri stakeholder, eccedente rispetto alla responsabilità sociale di azienda.”

“Il talento dell’imprenditore non è esaurito dall’economia, dall’ambito economico. Per me un buono esempio è quello di Muhammud Yunus, il banchiere dei poveri che ha fondato la Grameen Bank. L’idea è che il talento di un imprenditore non può limitarsi all’azienda. Cosa inventa Yunus? L’assicurazione per i poveri: mutue postmoderne che ridistribuiscono il rischio su tanti. Si inventa le terapie con gli smartphone: fotografie dei casi nel Bangladesh , e da Harvard arriva la soluzione. Come Yunus l’imprenditore civile sente di avere dei talenti che non possono limitarsi all’azienda: è un risolutore di problemi.

“Un’altra caratteristica che a me sta molto a cuore è quella del mutuo vantaggio. Questa è un’idea tipica dell’economia civile. Voi avete da una parte il modello dell’egoismo, e quello dell’altruismo dall’altro. Il modello di Freedman: l’imprenditore fa il suo interesse e il bene comune arriva senza che se ne rende conto. Oppure il filantropo che mette i propri soldi a disposizione. L’imprenditore ha come talento però non i soldi, ma se stesso. Il mio dono sono le mie risorse come persona, non quelle finanziarie. Io mi metto in gioco. Come ci dissero gli studenti nel summer camp africano: a noi non servono i soldi, a noi servono gli imprenditori. Quindi avete la visione dell’egoismo o l’altruismo: nel mezzo tra questi due atteggiamenti, c’è quello che i genovesi chiamavano mutuo vantaggio. Per l’economia civile il mercato è cooperazione, non competizione. Uno scambio mutuamente vantaggioso. Leggo il mercato come un luogo pienamente umano, dove mi arricchisco non grazie a te, ma con te. Il mercato è un luogo bello. La tua crescita è nelle mie intenzioni. C’è una intenzionalità collettiva. C’è un gruppo di persone che fanno azioni collettive: il team temporaneo.”

“Si pone allora una domanda: il sentimento del noi, di fraternità (in senso laico), è un criterio ex ante o nasce dopo il contratto? Il noi diventa un criterio di scelta o nasce dopo il contratto? Nasce dopo il contratto: se noi scegliamo amici, parenti e vicini, il mercato finisce. Prima guardo il mercato: vedo chi ha bisogno di me, dove ci sono opportunità di mutuo vantaggio. Vedo nell’ottica del laico sistema di prezzo. Poi scatta il noi. Non deve farmi scegliere te a prescindere dal costo di ciò che proponi. Quando salta questo concetto, viene meno la parte laica della vita. Io devo salvare il mercato e il rapporto con te. Poi nella vita esistono i cugini e i parenti, ma bisogna tener presente che dare la priorità a queste relazioni ha un costo. Cos’è bello dell’economia vera? Il fatto che la gente compie un sacco di contratti nuovi, diventa mezzo di scoperta nuovo. Tutto questo va detto sapendo che è costoso, è complicato. Se noi perdiamo questa laicità facciamo il gruppo di amici. Poi detto questo il mondo è complicato. La bellezza è questo intreccio.”

“Torniamo ancora a Ricardo. Uno dei teoremi che ha inventato è quello dei vantaggi comparati, che parte dall’assunto che un paese tenderà a specializzarsi nella produzione del bene su cui ha un vantaggio comparato (cioè la cui produzione ha un costo – opportunità, in termini di altri beni, minore che negli altri paesi). L’economia ha senso se dice delle cose contro intuitive. Come ad esempio che lo scambio conviene anche con persone svantaggiate.  A quale condizione non si scambierà mai? Se sono uguali. In un mondo troppo omogeneo scambieremo di meno. Ti conviene scambiare dove c’è differenza, anche se la differenza è data dalla condizione di svantaggio.”

“Qual è il messaggio che si può trarre da Ricardo? Io come posso comportarmi nella relazione con una persona svantaggiata? Torniamo ai due profili delineati prima. Sono un egoista: ti posso assumere solo se ho dei finanziamenti pubblici. Sono un filantropo: ti aiuto. Possibilità tre: stiamo crescendo assieme. A certe condizioni, stiamo crescendo assieme. Molto più dignitoso. Tu mi aiuti, e io aiuto te. Quando per legge è stata prevista la presenza di persone portatrici di handicap alcune aziende hanno preferito la multa all’avere uno svantaggiato tra le risorse umane. Ci vuole molta creatività.”

“Ho visto cooperative di giardinieri dove persone che erano state in galera facevano la differenza. Non mi devo dare pace, finché l’altro  non si sente utile a me. Questa è la più alta forma di economia civile, gli stai dicendo: siamo uguali. Ci vuole creatività. Soprattutto perché se non mi invento un lavoro vero non guariscono mai. Non c’è nulla di più umiliante che fare un lavoro inutile. Carlo Tedde questo l’aveva capito bene, e lo ha dimostrato nella sua gestione  del carcere minorile Quartucciu. Iniziò con il tentativo di coinvolgere i detenuti nel lavoro per la mensa. Il progetto partì bene, ma i poliziotti credevano i detenuti sputassero nei piatti. Allora attivò la sua creatività: lavanderie per le navi da crociera che passano da Cagliari.”

“Quando si fanno accordi internazionali valgono gli stessi principi, e accade che alcuni produttori molto capaci risultino penalizzati dagli accordi presi. Questo danneggia l’imprenditore, e la potenziale crescita. Mi muovo tra discorsi ambivalenti: in settori per cui è positivo fino a un certo punto, poi ha il lato oscuro. Perché la vita è così. Ma le ambivalenze portano storie generative. Sono terreni sempre scivolosi. La vita è sfumata, però è possibile raccontare una bella storia.”

Il prossimo appuntamento con il corso di Economia Civile è dedicato alla FINANZA ETICAMENTE ORIENTATA.

Se ne discute il 10 marzo, dalle 9:30 alle 17:30, con Laura Orestano (CEO di SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale), Franco Becchis (economista e direttore scientifico di Fondazione per l’Ambiente),  e il Prof. Leonardo Becchetti.

L’11 marzo, 9:30 – 17:30, con il prof. Rocco Ciciretti (Professore associato di Politica economica – Università di Roma Tor Vergata) si affronterà il tema degli Investimenti sostenibili e Responsabilità Sociale d’Impresa. Imprese, Banche e Fondi di investimento.

Le iscrizioni sono ancora aperte: è possibile frequentare i singoli moduli.

Per informazioni indirizzare le proprie richieste alla segreteria organizzativa della Scuola di Economia civile, all’attenzione del dottor Leonardo Brancaccio (segreteteria@scuoladieconomiacivile.it, dal lunedì al venerdì, ore 9.00-13.00).

 

Aviva Community Fund | Scegli i progetti che vuoi in finale!

Aviva Community Fund promuove una competizione tra proposte: l’idea selezionata otterrà un sostegno economico, a supporto di una causa importante per la comunità dell’associazione no profit candidata. I progetti, più di 500, sono raccolti sulla piattaforma dove raccontano come intendono fare davvero la differenza. Per candidarsi è necessario essere già attivi in Italia.

Le categorie per accreditarsi sono tre: sostegno alla salute, infanzia e giovani, valorizzazione della figura femminile. Dal 18 febbraio all‘8 marzo è possibile votare i progetti che si vuole raggiungano la finale, per accedere alle valutazioni della giuria che stabilirà il vincitore e aggiudicarsi una delle 18 donazioni previste.

I progetti vanno dalle storie a fumetti all’accoglienza dei bambini abbandonanti alla nascita. Per la categoria giovani e adulti segnaliamo l’iniziativadi Comunità Murialdo VenetoTi insegno un lavoro, che si propone di attivare borse lavoro per giovani tra i 18 e 21 anni in difficoltà sociale. L’innovatività del progetto è il percorso di accompagnamento con cui verranno trasferite competenze tecniche e abilità sociali ai partecipanti.

Leggi tutti i progetti e decidi quale sostenere!

 

Sull’albero del bene comune fiorisce il contributo di Danilo Magni

Dall’intervista a Danilo Magni, Giuseppini del Murialdo (Torino): “Accogliamo ogni giorno oltre 4000 ragazzi, giovani ed adulti nei vari luoghi della città e dei comuni limitrofi dove siamo presenti come Giuseppini del Murialdo: nella scuola, nei centri di formazione professionale, negli sportelli di orientamento, negli oratori, nella comunità residenziali e diurne, in parrocchia. Ragazzi e famiglie con storie difficili. Spesso sono gli ultimi scarti della nostra società, per dirla con papa Francesco.”

“La sostenibilità economica delle nostre attività sociali ed educative, fino al 2012, dipendeva sostanzialmente dal potere economico delle famiglie e dal sistema di welfare erogato dallo Stato (tramite Comuni, Asl, Provincia e Regione). Si poneva, poi, il problema di accompagnare i ragazzi nel mondo del lavoro, in un momento in cui le possibilità erano difficili da intercettare e si stavano riducendo. Aiutarli a diventare imprenditori di se stessi.”

Dove la crisi economica è anche crisi di valori, il denaro non è dis-valore.
Danilo Magni, intervista a Siamo Noi.

“E così, dal 2012, abbiamo dato vita alle nostre due imprese sociali: Gruppo Spes e Dinamo Coop. Queste due esperienze ci hanno permesso di testare un possibile modello di sviluppo imprenditoriale che parte dal basso, perché valorizza le persone e l’economia dei piccoli. Valorizzando la manualità e l’artigianato. L’utile di impresa è impiegato per la crescita di altre imprese sociali oppure viene donato ad integrazione di quel welfare pubblico che fatica sempre di più a rispondere alle numerose emergenze.”

“Da qui si è innescato anche un approccio differente ai consolidati percorsi di educazione e formazione, ad esempio nell’ibridazione crescente di scuola e lavoro. Le prime esperienze ci hanno fornito segnali incoraggianti, nonostante alcuni errori commessi. E così ci siamo avventurati l’anno seguente in una grande impresa. L’apertura del primo Centro per l’innovazione sociale in Italia: SocialFare, impresa sociale, che ha come mission quella di aggregare persone e competenze per la nascita e la buona riuscita nel mercato di imprese ad impatto sociale.”

“I buoni risultati ottenuti, e il consolidamento di questa esperienza positiva, ha consentito l’avvio di un importante progetto: la creazione, con una ampia rete di partner attivi sul territorio, dell‘Acceleratore di conoscenza e imprenditoralità a impatto sociale. Rinascimenti Sociali è un programma di accelerazione, ma anche un luogo fisico: una bellissima struttura sita in via Maria Vittoria 38, nell’edificio destinato alla missione di Rosa Govone e alla sua opera di educazione al lavoro, e attraverso il lavoro, destinata a giovani svantaggiate. Una vocazione sociale che si perpetua, quindi, dall’Ottocento.”

Don Danilo Magni, Giuseppini del Murialdo

La voce del Popolo

 

WikiSocial | [F]inanza

Eventbrite - WikiSocial | [F]inance

Dopo il grande successo riscosso al suo debutto nell’ambito del Creative Innovation Festival Supernova di TAG, SocialFare® ha inaugurato l’appuntamento coi suoi talk tematici negli spazi di Rinascimenti Sociali. Questa volta il dialogo prende le mosse dalla [f], per parlare di Finanza. Gli speaker confermati ad oggi sono:
//  Franco Becchis, Direttore Scientifico della Fondazione per l’Ambiente e della Turin School of Local Regulation
//  Marco Demarie, Responsabile Ufficio Studi, area filantropia e territorio della Compagnia di San Paolo
//  Corrado Ferretti, Presidente di PerMicro, microcredito in Italia

Stimolano gli interlocutori con domande e riflessioni:

//  Laura Orestano, CEO di SocialFare
//  Federico Maggiora, Presidente dell-Accademia di Progettazione Sociale Maurizio Maggiora.

 

“La fauna finanziaria è per lo più ignota al grande pubblico, e solo raramente è presente nell’informazione popolare, per gossip o in occasione di eventi clamorosi. Pochi conoscevano Lehman Brothers prima del fallimento e quasi nessuno sa cos’è Black Rock: eppure gestisce ricchezza finanziaria e immobiliare pari a 2 volte l’Italia. Per non parlare poi degli animali finanziari che si muovono nell’ombra, la shadow finance, appunto.

Anche gli strumenti finanziari si sono moltiplicati: a dispetto della complessità creata ad arte dai finanzieri, quasi tutti hanno basi semplici, nella antropologia delle relazioni economiche, pur avendo nomi oscuri: derivati, SWAP, CDS, CDO, MBAS.

Franco Becchis

Ispirandosi alla rivoluzione operata da Wikipedia (enciclopedia online a contenuto aperto, collaborativo, multilingue e gratuita) SocialFare® propone Wikisocial. Il primo ciclo di talk open source, che scardina l’impostazione convenzionale delle conferenze trasformando un evento in un luogo di convergenza. Alcune tra le più significative parole dell’innovazione sociale diventano lo spazio per riflettere su nuovi trend, ascoltare esperienze e riflessioni relative ai temi più attuali, fare domande dirette ai protagonisti del cambiamento.

 

WikiSocial | [F]inanza
25 febbraio 2016, dalle 18,30 alle 20,00.
Rinascimenti Sociali, via Maria Vittoria 38.