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IMPACT THROUGH DESIGN by SocialFare and ELISAVA International open talk | SDGs Applied Design Research Program

Read the interview with Arianna Mazzeo
Arianna Mazzeo interviews Joke Quintens
Arianna Mazzeo interviews Paolo Montemurro
Arianna Mazzeo interviews Antonio Scarponi

IMPACT THROUGH DESIGN: UN SDGS and Societal Challenges.
International Open Talk | SDGs Applied Design Research Program

Co-produced by

SocialFare | Center for Social Innovation Italy

and

ELISAVA – Barcelona School of Design and Engineering

 

IMPACT THROUGH DESIGN: UN SDGSs and Societal Challenges is an applied research program co-produced by SocialFare | Centre of Social Innovation based in Turin, Italy and ELISAVA – Barcelona School of Design and Engineering, aimed to improve and promote the generation of Social Impact through Design.

The applied design research program will focus on the United Nations Sustainable Development Goals and will involve professionals, researchers, public and private institutions as well as the communities in which the best practices of Social Impact Design are already being applied in order to define a programmatic and systemic proposal for the next decade.

Starting in Turin (Italy) on May the 4th, 2018, the program includes an Open Talk Series in Marseille, Barcelona, Matera, Roma, Zurich, Toronto, Boston, Shanghai and will be presented at the High Level Political Forum on Sustainable Development in New York. The program is also part of the European Development Days (EDW 2018).

EUROPE


 

opentalk#1 | TURIN

Impact through design SDGs and Societal Challenges. The Italian Perspective

Friday 4th May 17.00 – 19.30 h | Rinascmenti Sociali, Via Maria Vittoria 38, Torino

 

opentalk#2 | MARSEILLE

The Marseille social design and bottom-up perspective

Saturday 19th May 16.00-18.00 h | Femmes D’Ici et D’Ailleurs,  4 Rue Mazagran, 13001 Marseille

 

opentalk#3 | BARCELONA

Data & the City. Design, Policy and Resilience. The Barcelona Perspective

Wednesday 23rd May 18.30-19.30 h | Elisava Design School, Rambla 32 08002 Barcelona

 

opentalk#4 | MATERA

The system food-design.  The Community Perspective

Saturday 2nd june from 11.30-12.30 h | Palazzo Lanfranchi, Via Carlo Levi Matera

 

opentalk#5 | ROME

Digital Social Innovation. Top down either/ or Bottom-up. Which sustainability through design?  The Public Interest Perspective

Thursday 7th June 11.00-12.00 h | Festival dello Sviluppo Sostenibile, 00186 Roma RM, Italy

 

opentalk#6 | ZURICH

Cultural devices: models of design and design of models. The Zurich perspective

Wednesday 27th June 2018 18.00-19.30 h | Cabaret Voltaire, Spiegelgasse 1,8001 Zürich, Switzerland

 

UNITED STATES AND CANADA


 

opentalk#7 | BOSTON

Co-creating AI. Social aspects, policies and new pathways for post-human design and the City

12 September 17.00-18.30h | Harvard University

 

 

opentalk#8 | TORONTO

Cultural impact. City, Technology and society . 
Principles and practices of the indigenous perspective in urban complex context

 

4th September 18.00-19,30 h | Autodesk Technology Center, Toronto, Canada

 

 

ASIA


opentalk#10 | SHANGHAI

Design for city-making. Models and Collaborative cities systems for no-Western social impact.

30th October 17.00-18.30 h | Tonjii University, 1239 Siping Road, Shanghai, China

 

END OF THE PROGRAM


TORINO

International Impact Through Design. The Festival

23th November | Rinascimenti Sociali, Via Maria Vittoria 38, Torino, Italy

 

SocialFare | Center for Social Innovation Italy

SocialFare is the first Center for Social Innovation in Italy. Research, community engagement, capacity building, and co-design are at the basis of our work to develop  innovative solutions to contemporary societal challenges, while generating new economy via social ventures. SocialFare is located in Torino, in the premises of  Rinascimenti Sociali, the place and convergence network dedicated to accelerate social impact knowledge and entrepreneurship in Italy.

 

ELISAVA – Barcelona School of Design and Engineering

ELISAVA is one of the most important schools of Europe, a pioneer in studies of Design and Engineering. The Centre, affiliated to the Universitat Pompeu Fabra, has 2.000 students from around the world. ELISAVA promotes education, knowledge, research, development and innovation in the field of design, engineering and communication. The School offers a college education that prepares students to meet professional challenges worldwide.

IMPACT THROUGH DESIGN | Intervista ad Arianna Mazzeo

 SocialFare ed ELISAVA lanciano IMPACT THROUGH DESIGN International open talk | Applied design research for SDGs

 

Parte e si chiude a Torino l’Open Talk Series sul ruolo del Design nella generazione di impatto sociale. Un calendario di appuntamenti che farà tappa all’ONU a New York passando per Marsiglia, Barcellona, Matera, Roma, Zurigo, Toronto, Boston, Shanghai.

 

Torino, maggio 2018 – Abbiamo intervistato Arianna Mazzeo, Visiting Professor ad Harvard Seas e direttrice del MasterLab in Service Design Systems all’ELISAVABarcelona School of Design and Engineering, che insieme a SocialFare ha creato il format innovativo di open talk IMPACT THROUGH DESIGN. SDGs Societal Challenges lanciato a Torino lo scorso 4 maggio e dedicato ai Sustainable  Development Goals delle Nazioni Unite. 

Il 4 maggio 2018 a Torino si è tenuto il primo di una serie di eventi internazionali dedicati all’impatto sociale generato dal Design, co-prodotto da SocialFare ed ELISAVA.

Ci racconti come è nata l’iniziativa e di cosa si tratta?

 

IMPACT THROUGH DESIGN. SDGs and Societal Challenges è un Open Talk Series il cui format innovativo nasce a seguito del summit International Days of Deans and Experts: Impact Through Design (Barcellona, aprile 2018) nel corso del quale 30 scuole di Design di prestigio internazionale hanno accettato il mio invito a prendere posizione rispetto ai Sustainable Development Goals definiti dalle Nazioni Unite e ad integrarli nelle attività curriculari di ricerca così come nei piani di studio dei rispettivi corsi e master. Questa premessa è fondamentale per iniziare a parlare in maniera più diffusa del ruolo rilevante che il Design ha e deve avere a livello strategico e sistemico nell’implementazione degli SDGs al fine di generare un effettivo impatto sulla società.

Di qui l’Open Talk Series, un fitto calendario di appuntamenti che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi in una serie di tavoli di lavoro e confronto con gli attori del cambiamento. Da Torino a Shanghai, passando per Marsiglia, Barcellona, Roma, Matera, Zurigo, Boston, New York, i talk si svolgeranno proprio nei luoghi che già stanno sperimentando l’impatto sociale del Design attraverso l’implementazione di progetti che vedono coinvolte le comunità locali in sinergia con gli enti pubblici e privati.

 

Siamo orgogliosi di aprire e chiudere proprio a Torino l’Open Talk Series che ci porterà in giro per il mondo a diffondere il valore dell’impatto sociale che può essere generato dal Design.

Perché questa scelta e quali ruoli giocano SocialFare ed ELISAVA nell’iniziativa?

 

A Torino c’è SocialFare, il primo Centro per l’Innovazione Sociale in Italia, con il relativo hub e la rete di convergenza che trova spazio nella sede di Rinascimenti Sociali. È importante creare maggiore consapevolezza della ricchezza di questo contesto e del ruolo giocato da Torino nell’ecosistema internazionale dell’Innovazione Sociale. In questo territorio molti progetti di educazione di qualità e di innovazione digitale sono già a tutti gli effetti generatori di cambiamento e costituiscono un modello di implementazione concreta ed efficace degli SDGs. Per questo abbiamo scelto non solo di avviare, ma anche di concludere l’Open Talk Series in questa città: l’appuntamento è a novembre per un evento che non sarà solo occasione di restituzione delle esperienze, spunti e testimonianze raccolte, bensì un punto di partenza per elaborare una strategia e una proposta di lavoro su questi temi nel futuro prossimo.

L’idea di questo format innovativo nasce proprio da un momento di scambio e confronto fra SocialFare ed ELISAVA, School of Design and Engineering di Barcellona, che nel corso dei prossimi mesi coinvolgeranno di volta in volta professionisti, ricercatori, rappresentanti di istituzioni e altri soggetti attivi nelle città in cui realizzeremo gli open talk.

 

Tieni a precisare che l’Open Talk Series non è un semplice calendario di eventi di disseminazione e informazione, bensì un vero e proprio progetto di ricerca applicata.

Vuoi spiegare cosa intendi esattamente?

 

Questo progetto è diretta espressione dell’approccio con cui lavoriamo quotidianamente, da anni, nelle rispettive realtà. Il Master in Service Design System che dirigo all’ELISAVA è un Master Lab, un programma aperto e integrato in cui il vero laboratorio non è l’aula, bensì la città di Barcellona. È nei suoi quartieri, a contatto con la comunità che gli studenti applicano i concetti di innovazione sociale studiati nel master, incentivati a ideare e realizzare progetti che abbiano un impatto diretto e positivo sul contesto in cui vivono e operano.

Sento dunque una forte affinità con la vision e l’approccio metodologico di SocialFare, che pone al centro della sua attività di innovazione l’impatto sociale e lavora su di esso come generatore di impatto economico. Il mio lavoro all’ELISAVA parte dai processi creativi per innovare la città e le comunità con cui opera, SocialFare implementa l’approccio sistemico e Design Thinking nell’accelerazione di conoscenza e generazione di impatto tangibile e misurabile.

Dalla nostra collaborazione non poteva che nascere un’iniziativa fondata sulla co-produzione, dove il concetto di “co” rappresenta la collaborazione come metodo sistemico di relazioni che, partendo dal nostro lavoro congiunto, va a coinvolgere tutte le comunità in cui porteremo l’open talk. È stato così a Torino il 4 maggio, con la presenza e la partecipazione attiva in sala di rappresentanti di realtà particolarmente eterogenee e significative del territorio, dalle associazioni impegnate negli orti urbani a importanti fondazioni private e istituzioni, includendo professionisti, ricercatori, studenti, artisti. Altrettanto vivaci sono gli ecosistemi delle città dove faremo tappa nei prossimi mesi: a Roma parteciperemo al Festival dello Sviluppo Sostenibile, a Zurigo incontreremo l’inventore di Conceptual Devices, un metodo interdisciplinare volto a sviluppare strategie di design ad impatto sociale ed economico, a Marsiglia avremo modo di confrontarci con una città che è simbolo stesso di innovazione sociale e integrazione attraverso pratiche dal basso e progetti di social design.

Ognuno di questi incontri sarà quindi non una semplice tappa, bensì una fase del percorso in divenire, la cui stessa mission sarà ridefinita di volta in volta in base alle esperienze e all’apporto di ciascuna comunità coinvolta. È quindi un progetto di ricerca applicata e comunitaria che ha come obiettivo la definizione di una proposta programmatica per l’implementazione dei Sustainable Development Goals nel prossimo decennio.

Il work in progress della proposta sarà presentato all’High Level Political Forum on Sustainable Development dell’ONU a New York, a cui parteciperò personalmente nel mese di luglio.

Per scoprire insieme e confrontarci in modo più approfondito sul programma che si definirà nel corso dell’Open Talk Series vi do appuntamento a Torino per novembre 2018, sperando di incontrarvi numerosi all’evento conclusivo di SOCIAL IMPACT THROUGH DESIGN. SDGs Societal Challenges.

 

 

FOUNDAMENTA: un’opportunità per le startup! Intervista a EthicJobs

Intervistiamo Luca Carrai, CEO e Responsabile Commerciale di EthicJobs, startup che ha recentemente portato a termine il percorso di accelerazione FOUNDAMENTA#4 con SocialFare.

Vuoi partecipare a FOUNDAMENTA?
La call è aperta! Applica qui

Ethicjobs (www.ethicjobs.com) valuta e certifica la qualità del lavoro percepita dai collaboratori all’interno delle imprese. L’obiettivo è dare forte visibilità a tutte le aziende che già offrono una qualità del lavoro eccellente, aiutando nel contempo le altre ad efficientarsi a livello sociale e, di conseguenza, a livello economico.

 

Quale valore aggiunto ha portato a EthicJobs la partecipazione al programma di accelerazione FOUNDAMENTA?

Dopo aver tentato diverse strade e percorsi, il programma di accelerazione #FOUNDAMENTA ha finalmente portato EthicJobs su un gradino più alto, trasformandola in una realtà imprenditoriale ben più solida e in qualche modo più corporate. Grazie al team di SocialFare, alla loro professionalità e al network di esperti con cui ci hanno messi in contatto, abbiamo rivisto le dinamiche interne all’azienda, assegnato i ruoli giusti alle persone giuste, ci siamo dotati di un sito web migliore e di strumenti all’altezza dei nostri obiettivi.

Consiglieresti a una startup di candidarsi alla call FOUNDAMENTA#6?

Assolutamente sì, FOUNDAMENTA è davvero l’occasione per far crescere la tua startup, per maturare una buona consapevolezza del qui ed ora, per capire dove si vuole andare e che strada intraprendere per arrivarci. Il valore aggiunto è senz’altro la professionalità del team che SocialFare mette a completa disposizione delle startup accelerate, offrendo supporto in tutti gli ambiti più importanti per un progetto imprenditoriale emergente, dal marketing alla gestione economico-finanziaria, passando per l’opportunità di conoscere investitori interessati e imparare a presentarsi nella maniera giusta al loro cospetto.

Quali i prossimi traguardi per EthicJobs?

Dopo aver portato a termine il programma ed esserci presentati ad un buon panel di investitori nel corso del Social Impact Investor Day dello scorso 15 marzo, oggi possiamo dire di avere i numeri, il servizio e le validazioni da parte del mercato per scalare a livello nazionale, tenendo a mente l’obiettivo ambizioso di portare in qualche forma un cambiamento positivo ed etico nel mondo del lavoro in Italia.

 

Innovare con impatto sociale: BTREES intervista Laura Orestano

Ringraziamo BTREES per l’intervista a Laura Orestano, CEO di SocialFare, pubblicata sul blog www.btrees.social sul tema “Innovare con impatto sociale”.

Buongiorno Laura! Grazie per essere qua con noi. Cominciamo subito dalla prima domanda: cos’è Social Fare in una frase? E qual è la vostra missione?

SocialFare è il primo Centro per l’Innovazione Sociale in Italia con focus verticale sullo sviluppo di modelli, servizi e prodotti che rispondano in modo innovativo alle sfide sociali contemporanee. La nostra missione è quella di generare innovazione a impatto sociale, cioè rilevante per la qualità della vita delle persone e delle comunità. SocialFare esplica la sua azione in due modi: accelerando conoscenza e accelerando imprese a impatto sociale.

 

Perché Torino? E perché Rinascimenti Sociali? Ci spiegate com’è nato lo spazio?

Torino ha un mix unico in Italia in termini di azione sociale, cultura di impresa e sviluppo tecnologico: questi sono tre elementi chiave per costruire nuove soluzioni e nuove imprese ibride, cioè, che intendano risolvere dei bisogni/sfide sociali, che siano strutturate managerialmente, che includano la tecnologia ed il digitale come parte della loro offerta.
Rinascimenti Sociali è il luogo e la rete di convergenza tra attori, pubblici e privati, profit e no profit che si sono riconosciuti come uniti da un obiettivo comune: generare impatto sociale positivo per generare nuovo sviluppo economico ma anche culturale, in termini di nuovi modelli di riferimento e non solo di nuove prassi.

Lo spazio è nato dal basso: era vuoto e disponibile, un piccolo gruppo di attori lo ha visto come sede della sperimentazione di convergenza e ha iniziato a trasferire le proprie attività, man mano altri attori sono arrivati, sempre in coerenza con la visione iniziale, e si sono trasferiti ma anche aggiunti alla rete non solo fisica. Ognuno ha portato qualcosa, ha configurato il pensiero, il modello, le relazioni, le opportunità che si sono moltiplicate, la comunicazione che è divenuta coesa, ognuno ha portato anche i propri mobili ed allestimenti: non era una casa costruita da altri, omologata anche nel suo apparire ma una casa comune costruita da tutti coloro che si identificano con la visione e per questo ricca di diversità ed anche di opportunità vere. Oggi Rinascimenti Sociali conta più di 40 partner di diversa natura e costituisce un punto vibrante, innovativo ed in continua evoluzione non solo in Italia ma in tutta Europa.

 

Foundamenta#4 è stato il vostro ultimo bando. Come scegliete le startup? Sulla base di quali criteri principali?

Il 15 di marzo si è concluso il programma di accelerazione FOUNDAMENTA#4, nel frattempo abbiamo selezionato i nuovi progetti che entreranno nel quinto programma di accelerazione e, il 26 di marzo, abbiamo lanciato la nuova call FOUNDAMENTA#6 il cui programma inizierà il 24 settembre per poi concludersi il 24 gennaio 2019.

Questi ritmi richiedono un processo e criteri di selezione rodati e ben condivisi. I criteri con i quali selezioniamo i progetti sono tendenzialmente i seguenti: il team, fondamentale, quello che cerchiamo è un team di founder con un forte commitment nel progetto e che lavora full time (almeno dal momento dell’ingresso al programma); l’idea, che deve risolvere un bisogno chiaro e in modo nuovo rispetto ai competitor diretti/ indiretti, mostrando una value proposition distintiva; il mercato, un mercato in crescita, anche di nicchia, ma con forte potenziale.

Questi aspetti vengono sempre tenuti a mente durante l’intero iter di selezione che è caratterizzato da tre macro attività:

1) Lancio della call su F6S. Piattaforma di riferimento a livello globale al quale si appoggiano molti acceleratori e incubatori.

2) Screening e diligence, tramite call e meeting, del team di accelerazione.

3) Presentazione dei migliori 10 progetti a SocialFare Seed, il veicolo che investe nelle startup accelerate.

 

Quali case histories di maggiore valore vi rendono più felici di quanto fatto sino ad ora, in questi anni?

Abbiamo due livelli di osservazione di quello che è stato fatto in questi anni: l’osservazione del modello e l’osservazione delle attività specifiche. In termini di modello quello che ci rende felici è che SocialFare è un organismo vivo, dinamico, aperto, auto-regolato e che attrae intelligenza internazionale, giovani che vogliono cambiare il mondo con professionalità e una precisa scala di valori e di scelte.

In termini di attività specifiche, siamo felici ogni volta che una startup fa un passo avanti e incontra investitori che ci credono, ogni qual volta le nostre attività di accelerazione di conoscenza, nelle scuole, nelle cooperative così come nel privato, sviluppano maggiore consapevolezza e saper fare, con strumenti nuovi, internazionali, riconoscibili e di reputazione.

 

Come si comporta l’Italia rispetto al mondo dell’innovazione sociale? Stanno aumentando gli investimenti?

L’Italia sta prendendo coscienza che l’innovazione sociale, così come l’imprenditorialità sociale, possono costituire una vera leva di sviluppo per il Paese. Gli investimenti sono disponibili, almeno sulla carta, ma c’è bisogno di maggiore capacity: sia in termini di qualificazione della domanda (imprese pronte ad essere investite) sia in termini di propensione al rischio (da parte degli investitori); e poi c’è il grande punto politico: serve “evolutionary policy-making“, cioè politiche che siano dinamiche e che accompagnino in modo dinamico e sistemico l’innovazione sociale.

 

Quali sono le prossime iniziative in arrivo?

SocialFare sta progettando in modo sistemico ed agendo in modo imprenditoriale: significa che costruisce parti mancanti della catena del valore dell’innovazione sociale e le attiva come sperimentazioni imprenditoriali “in-house”. In questo approccio ha lanciato recentemente SocialFare SEED, primo veicolo/fondo impact seed che investe seed money nelle startup a impatto sociale accelerate da SocialFare attraverso la call Foundamenta e a breve lancerà un’altra iniziativa sistemica nell’area di accelerazione della conoscenza a impatto sociale, laddove già stiamo raccogliendo grandissimi risultati con il nostro programma Design Your Impact, programma di accelerazione di conoscenza pratica sugli strumenti dell’innovazione sociale. Recentemente, SocialFare è stato anche promotore della nuova piattaforma Torino Social Impact, ulteriore tentativo di raccordo metropolitano per posizionare Torino tra le leading cities europee per l’innovazione sociale.

 

 

“Fiducia e nuove risorse per la crescita del Terzo settore”: intervista a Pietro Barbieri

Oltre 301 mila organizzazioni, 950 mila posti di lavoro, 681 mila dipendenti, 4,7 milioni di volontari, entrate pari al 4,5 per cento del Pil. I numeri del Terzo settore descrivono un mondo in crescita: dal 2001 ad oggi le organizzazioni e gli addetti sono aumentati rispettivamente del 28%  e 39%; le sole cooperative sociali dal 2011 al 2013 hanno creato 20 mila nuovi posti di lavoro.

untitledE’ il ricco e variegato mondo del non profit italiano (associazionismo di promozione sociale, volontariato, cooperazione), che agisce là dove il welfare pubblico non arriva o si sta ritirando. Un mondo che oggi attende una riforma che sappia raccogliere sfide importanti, a partire dall’aggiornamento di tecniche e metodologie della raccolta fondi (rivedendone anche il senso) e dal rafforzamento dell’internazionalizzazione, fino alla creazione di una rete che faccia crescere l’aggregazione e migliori l’efficienza degli interventi, passando per la riduzione degli sprechi e l’esplorazione di terreni di interesse collettivo nuovi.

In particolare, le nuove richieste e necessità economico-finanziarie del settore non profit richiedono strumenti innovativi. La raccolta fondi non è meno importante del reclutamento dei volontari e le risorse cui attingere sono rappresentate oggi dal risparmio privato, che in Italia – secondo dati riferiti al 2011 – vale oltre 8 miliardi di euro, 4 volte e mezza di più del debito pubblico.Donazioni-150x100

E’ ai cittadini, dunque, che si chiederà sempre più di finanziare, di investire (ottenendone anche dei ricavi) su progetti sociali che producono bene comune. Ed è in questa direzione che si colloca il Manifesto “Fiducia e nuove risorse per la crescita del Terzo Settore”, un’alleanza tra le principali realtà produttive e sociali del Paese: organizzazioni non profit, fondazioni di origine bancaria e non, finanza specializzata.

Il Manifesto è stato firmato a Roma nel dicembre scorso e attualmente sta girando l’Italia attraverso eventi di presentazione finalizzati alla costruzione di reti locali. A Torino, come abbiamo già annunciato due settimane fa, l’iniziativa sarà illustrata giovedì 19 giugno alle 10 presso la Casa della Cooperazione in corso Francia. Ulteriore contributo al vivace dibattito in corso sulla riforma di un settore a cui l’attuale Governo – che peraltro dal prossimo mese assumerà fino alla fine del 2014 la presidenza del Consiglio dell’Unione europea – promette di dare nuovo impulso.

Sul Manifesto e sulle prospettive di sviluppo del mondo non profit abbiamo rivolto alcune domande a Pietro Barbieri, portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore.

Come si è arrivati al Manifesto?

1554390_668044719911749_2234013227615667838_nOccorre un’azione che promuova la capacità oggettiva del Terzo settore nell’acquisizione di strumenti a sostegno della propria attività. Il Manifesto nasce dalla voglia di mettere insieme soggetti privati per sviluppare capacità nuove, innovative, di relazione tra soggetti che compongono e costruiscono le opportunità del Terzo settore: cittadini impegnati, banche, fondazioni…  E’ il primo tentativo del genere che si fa, attraverso la costruzione di tante reti nel territorio.

In concreto, come agirà questa rete?

Non c’è nessuna velleità particolare di costruire nuove forme di rappresentanza, ma si intende veicolare nei territori, nel concreto dell’agire, la condivisione di obiettivi generali. Da un lato, le entità del Terzo settore conoscono le opportunità che oggi ci sono di trovare sostegni finanziari: ormai quasi tutte le banche riconoscono che il Terzo settore crea loro poche sofferenze perché difficilmente porta i libri in tribunale. Dall’altro lato, le fondazioni di origine bancaria si pongono non solo come erogatori, ma come costruttori di opportunità, interpretando i bisogni del territorio e cercando di dare risposte con bandi specifici.

In Italia il Terzo settore sta crescendo…

Cresce in particolare la partecipazione dei giovani. Una partecipazione che molto spesso è informale, non legata all’adesione a organizzazioni ma alla disponibilità a fare volontariato nei momenti di bisogno. Durante l’emergenza in Sardegna per l’alluvione del novembre scorso, ad esempio, i giovani sono stati centrali: se non ci fosse stata una loro mobilitazione avremmo avuto molti più morti.  body_condivisione

 Le prestazioni e i servizi che il Terzo settore eroga attraverso il lavoro devono trovare nuove forme di sostegno, ad esempio coinvolgendo i cittadini risparmiatori: come contate di conquistare la loro fiducia?

Il nostro Governo spende nelle politiche sociali meno della metà della media europea: tra i 27 Paesi, noi siamo agli ultimi posti per il Pil. Ad esempio, la spesa pubblica per l’assistenza agli anziani è ridotta, mentre quella privata delle famiglie non è ancora stata intercettata dal Terzo settore. Quando i Comuni hanno creato i servizi sociali grazie alla spinta dei movimenti, si pensava a una graduale progressiva salita della spesa pubblica per garantire servizi ad anziani non autosufficienti. E invece si è tagliato. Si era cercato, da un lato, di costruire il diritto di tutti i cittadini in difficoltà ad avere assistenza e, dall’altro, di costruire un sistema che desse dignità al lavoro sociale.

La mancata crescita del welfare ha dato vita alla spesa privata delle famiglie, ma soprattutto ha determinato la costruzione di una politica nazionale in cui improvvisazione e lavoro nero hanno impedito la crescita di valore del lavoro sociale. Occorre professionalizzare il lavoro delle assistenti familiari.

Altro ambito di intervento è quello dei beni comuni: nel nostro Paese i beni architettonici, culturali, paesaggistici sono mal gestiti. Già oggi il Terzo settore interviene con iniziative, ma occorre una strutturazione solida e forte per cogliere le nuove opportunità di valorizzare il nostro territorio anche attraverso  risorse adeguate messe a disposizione dai cittadini. Un esempio: in un paese delle colline emiliane un gruppo di cittadini ha creato una cooperativa per occuparsi a proprie spese di un’antica fontana abbandonata e per garantirne la cura anche in futuro. Questo è il messaggio che oggi siamo nelle condizioni di trasmettere.

Altra sfida: l’internazionalizzazione

innovazione-terzo-settore-crisiIn Italia abbiamo un modello del Terzo settore che si distingue da quello anglosassone per i presupposti di democrazia (si vota per eleggere i rappresentanti), forte partecipazione e lotta alle disuguaglianze sociali. Questa nostra cifra può trovare un suo riconoscimento anche in altri luoghi dove vi sono strategie che condizionano la vita del nostro stesso Paese: condizionare cioè la società civile degli altri Paesi perché condizionino i loro Governi ad adottare politiche espansive.

Le nostre reti nazionali e le relazioni europee costruite da molte Ong sono gli strumenti per perseguire questo obiettivo.

A luglio l’Italia assumerà per sei mesi la presidenza del Consiglio dell’Unione europea: quali speranze riponete in questo semestre?

Prima questione: ragionare attorno alle politiche di austerità introdotte che hanno un impatto sociale sempre più pesante. Seconda: avere garanzie che una regolamentazione di tipo europeo del Terzo settore non vada a frustrare l’identità stessa del non profit. Non deve circolare l’idea del “low profit”, trasformando l’impegno civico dei cittadini in un interesse di qualcuno. Il tentativo di leggere la crisi del welfare come momento per avvicinare mondo delle imprese a quello del non profit può portare alla creazione di sinergie comuni. Se ciò non andasse in porto, vincerebbe l’impresa.

 

“Social Renaissance”, conferenza internazionale a Torino

Un giorno di dibattito pubblico per parlare di innovazione sociale, una conferenza internazionale – organizzata da SocialFare,  Torino Social Innovation e Top IX – che si terrà il 26 giugno 2014 presso il Teatro Juvarra di Torino. “Social Renaissance” è il titolo dell’evento, cui prenderanno la parola “specialisti” del settore ma anche istituzioni, fondazioni e università locali, nazionali, europei e americani, a sottolineare come la social innovation si stia sviluppando e diffondendo attraverso una fitta rete di attori pubblici e privati su scala globale.

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La progressiva contrazione del welfare e l’affermazione delle tecnologie digitali hanno portato l’innovazione sociale – uno dei cinque temi chiave individuati nella Strategia Europa 2020 – ad assumere un ruolo centrale nell’elaborazione di politiche volte a un’economia sostenibile e inclusiva, capace di soddisfare bisogni sociali a cui né il mercato né le risorse pubbliche sono oggi in grado di rispondere efficacemente.

slide-01Ecco la definizione contenuta nella Guide to Social Innovation realizzata dalla Commissione Europea (febbraio 2013): “L’innovazione sociale può definirsi come lo sviluppo e l’implementazione di nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che incontrano bisogni sociali, creano nuove relazioni social e collaborazioni. L’innovazione sociale porta nuove risposte ad impellenti bisogni che coinvolgono processi di interazione sociale. Le innovazioni sociali sono sociali solo se utilizzano strumenti e perseguono fini sociali. Le innovazioni sociali aggiungono valore alla società e aumentano la capacità di azione individuale e di comunità”.

slide-02“Social Renaissance”, dunque, per indicare un processo  finalizzato a diffondere la consapevolezza  della crescente disuguaglianza sociale cui ci si può opporre con nuovi modelli di welfare di forte impatto che integrino le nuove tecnologie con le discipline umanistiche, l’approccio imprenditoriale e l’impegno civile. Un processo che va ben definito, a partire da un nuovo concetto di “social”, individuando politiche e interventi che siano espressione di una rete di esperienze e conoscenze che travalichi i confini nazionali. Rete al centro della quale intendono collocarsi Torino e il Piemonte, tradizionali laboratori di sperimentazione sociale.

slide-03Di tutto questo si parlerà alla conferenza del 26 giugno, organizzata con il supporto del Comune di Torino, della Regione Piemonte, della Compagnia San Paolo, di Banca Prossima, di GMF (The German Marshall Fund of the United States) e dell’Ambasciata italiana del Canada, in cooperazione con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la Camera di Commercio di Torino.

L’evento è aperto al pubblico su registrazione: il teatro Juvarra, in via Filippo Juvarra 15 a Torino, può contenere fino a 200 persone.

Largo al secondo welfare

Pressati dalla crisi economica, i governi europei devono contenere i costi con la conseguenza che non riescono più a far fronte ai bisogni sociali della popolazione, che invece sono in crescita.

Ecco allora l’ingresso sulla scena del welfare di altri soggetti disposti a contribuire – con risorse economiche ma soprattutto organizzative e relazionali – alla realizzazione di servizi che integrino gli interventi pubblici. Attori privati (imprese, fondazioni, terzo settore…) e pubblici uniscono quindi forze e capacità creando una rete capace di dare vita a un nuovo stato sociale, con strategie innovative e condivise.

logo_secondowelfareA monitorare in Italia il mondo del secondo welfare è il progetto “Percorsi di secondo welfare” realizzato dal Centro Einaudi in partnership con ANIA, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione con il Sud, KME Group, Luxottica e Corriere della Sera. Avviato nel maggio 2011 con l’obiettivo di ampliare e approfondire il dibattito sulle trasformazioni dello stato sociale in Italia, il progetto focalizza l’attenzione sulle esperienze in corso arricchendo un dibattito che raccoglie un numero crescente di voci.

Il progetto ha pubblicato recentemente il “Primo rapporto sul secondo welfare”, che potete leggere seguendo questo link.