SocialFare® ha realizzato il primo Social Hackathon di Torino!

Venerdì 2 e sabato 3 dicembre 2016

SocialFare® ha realizzato presso gli spazi del Collegio Artigianelli il primo Social Hackathon di Torino: un evento open, rivolto all’intera cittadinanza, che mira a stimolare, tramite la co-progettazione di uno storytelling condiviso, un confronto pratico sull’identità sociale della città di Torino. Sharing economy, nuove forme di inclusione (sociale, educativa ed economica), mobilità sostenibile, innovazione sociale e biodiversità sono stati alcuni dei temi affrontati da partecipanti e moderatori durante i due giorni di lavori.

Hackathon è un termine che inizia a diffondersi anche tra i non addetti ai lavori.  Deriva dalla crasi di “hack” e “marathon”, e ha origine dal virtuosismo informatico promosso dagli hacker. L’hacking è una forma di creative problem solving, spesso non connessa alla tecnologia. Per questa ragione gli hackathon, sempre più, diventano eventi di community engagement destinati a condividere strumenti ed esperienze per riflettere insieme su un problema specifico.

Il Social Hackathon è stato un’azione collettiva di hacking sullo status della Torino Sociale. L’evento ha saputo ibridare creatività, esperienze e competenze -anche digitali- dei partecipanti traducendosi in tavole di scenario e visione, e un documento di storytelling della Torino Sociale, presto disponibili sul sito di SocialFare® e su quello dell’Agorà delle identità.

La visione da cui Roberta Destefanis e Francesco Majno, ideatori e coordinatori del Social Hackathon, sono partiti è che una città sociale prende forma da  una comunità attiva e consapevole, che genera occasioni di ingaggio, condivisione e sviluppo, ponendo al centro valori condivisi. Loro l’hanno descritta così:

“La città sociale è una comunità che co-progetta soluzioni e iniziative per migliorare il benessere collettivo. In una città sociale ogni abitante è cittadino di pari grado e dignità, vive e alimenta le potenzialità della vita di comunità, nel rispetto dei propri valori e talenti.”

Da qui la scelta di articolare il lavoro in 4 tavoli di co-progettazione, corrispondenti ai capitoli fondamentali che strutturano il documento di restituzione del Social Hackathon. Scopriamo i temi e le caratteristiche che hanno orientato il lavoro dei tavoli:

    1. La Torino Sociale è ACCESSIBILE, perché accoglie, rispetta, valorizza le identità culturali, e garantisce a tutti inclusione sociale, educativa e lavorativa.
    2. La Torino Sociale è DEMOCRATICA, perché i propri cittadini sono decisori attivi e partecipi nelle politiche locali.
    3. La Torino Sociale è ADATTIVA, perché sa leggere, interpretare e adattarsi alla costante trasformazione sociale, economica e ambientale dei nostri tempi.
    4. La Torino Sociale è GENERATIVA, perché è propositiva; produce stimoli, opportunità, nuovi strumenti e modelli per i city maker.
    5. La Torino Sociale è SOSTENIBILE, perché cresce e si trasforma nel rispetto dello sviluppo sostenibile e della biodiversità.
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Roberta Destefanis introduce il Social Hackathon

Il Social Hackathon, oltre a essere stato occasione di confronto su tematiche fondamentali per la città, è stato anche campo di sperimentazione per una delle start-up a vocazione sociale accelerate nel programma di SocialFare®. Merkur.io sta progettando un sistema innovativo per fornire alle Fiere Umanitarie un circuito di pagamento veloce, tracciabile e sicuro. Il team di Merkur.io ha elaborato un sistema basato sui bitcoin veicolato attraverso QR code che i partecipanti hanno testato, consentendo di identificare criticità e punti di forza del meccanismo proposto.

Venerdì sera, dopo una breve introduzione, i gruppi di lavoro hanno iniziato a prendere forma e a conoscersi, grazie alla cena di team building. Per introdurre i temi con cui i partecipanti si sarebbero confrontati, alcuni speaker hanno stimolato la platea attraverso brevi interventi ispirazionali.  

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Marco Giusta, Assessore alle Pari Opportunità

L’Assessore alle pari opportunità Marco Giusta, Assessore alle Pari Opportunità, ha aperto il dialogo ponendo l’accento sull’importanza della parità di genere e del rispetto delle differenze nelle scelte strategiche della politica cittadina, anticipando alcune scelte significative che orienteranno l’agenda di Torino.

 

 

 

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Luigi Bistagnino, ‘Il “fare” sistemico genera un nuovo paradigma culturale’

Luigi Bistagnino, Fondatore e Presidente della Systemic Approach Foundation, nel suo intevento Il “fare” sistemico genera un nuovo paradigma culturale ha illustrato l’approccio alla base del design sistemico, raccontando come in un’ottica eco-sistemica sappia evidenziare e valorizzare l’effetto delle azioni individuali sul benessere collettivo. 

 

 

 

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Filippo Barbera, ‘L’altra faccia dell’eccellenza: innovazione e fallimento’

Filippo Barbera, professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro per il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’università di Torino, ha introdotto nel dibattito l’importante tema dell’ambivalenza dell’eccellenza, sospesa tra innovazione e fallimento. Nel suo intervento Barbera ha evidenziato come premiare pochi generi il fallimento ed il malessere di molti. Ma come non intaccare, in questa ottica, il livello della qualità? La proposta avanzata è quella di ripensare il paradigma che orienta le relazioni tra gli enti e le istituzioni, dando spazio a un modello diffuso, capace di far emergere il valore delle piccole realtà.

 

 

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Marguerite Kahrl, ‘ConMoi: un modello di resilienza per la città informale’

Marguerite Kahrl, Artista, Permaculture Designer, Co-founder di ConMoi, ha raccontato l’esperienza dell’associazione e il suo rapporto con il territorio nello sforzo quotidiano di far emergere le comuni radici umane attraverso la permacultura, l’autoproduzione, la resilienza, la salvaguardia e la promozione dei beni comuni, la mappatura dei beni in disuso e recuperare spazi e beni per uso sociale, la ri-vitalizzazione di aree ‘stagnanti’ o degradate in ecosistemi urbani, periurbani e rurali.

 

 

 

 

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Giuseppe Tuttobene, ‘Il ruolo della comunicazione sociale nell’identità metropolitana’

E’ seguito l’intervento di Giuseppe Tuttobene, co-founder dell’agenzia di comunicazione Quattrolinee, in cui sono stati spiegati i concetti di brand e comunicazione, offrendo ai partecipanti alcuni spunti utili per comunicare in maniera efficace l’identità ed i valori significativi di un territorio o un progetto.

 

 

 

 

Se vuoi leggere il racconto di uno dei partecipanti qui l’articolo: www.taurinews.it/torino-social-hackaton/.

La mattina di sabato è iniziata con una colazione da ETIKØ, diversamente Bistrò. La scelta del luogo è derivata dal desiderio di introdurre i lavori partendo da una realtà che applica i valori proposti. ETIKØ  “diversamente Bistrò” è un progetto ristorativo legato alla sostenibilità sociale ed ambientale. Tutto ciò che propone, appartiene ad un ambito in cui la correttezza solidale e l’attenzione alla materia prima, si uniscono per supportare, a loro volta, le realtà socio assistenziali legate al mondo del Murialdo.

Durante la giornata di co-progettazione ogni tavolo, secondo i diversi approcci che i moderatori hanno scelto, ha lavorato alla raccolta delle esperienze dei partecipanti per identificare gli aspetti su cui intervenire e proporre possibili soluzioni.

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In queste foto: alcune fasi di lavoro dei diversi tavoli

 

Il tavolo dedicato all’Accessibilità, guidato da Marco Muzzarelli (ENGIM) ha seguito un approccio maieutico, in cui con sapienza il moderatore ha fatto emergere le riflessioni dei partecipanti, rendendoli visibili attraverso mappe mentali. Il tavolo dedicato alla Democrazia e alla Sostenibilità ha unito l’approccio del design thinking e del design sistemico proposto da Monica Paolizzi (SocialFare®) a quelli dell’analisi del territorio portati dall’esperienza di Daniele Russolillo. Caterina Manolino (Experientia) e Federico Maggiora (Accademia Maurizio Maggiora) hanno saputo fondere l’approccio del human-centered design all’esperienza della progettazione sociale nell’esplorazione della Generatività. Marcello Bogetti ha supportato i partecipanti nell’indagine dell’Adattività a partire dagli strumenti offerti dalla network analysis.

 

Ogni tavolo ha prodotto un capitolo che in questi giorni il team di SocialFare®, in dialogo con i moderatori, sta provvedendo a montare nel documento di sintesi progettualeche raccoglie gli esiti dei lavori: “Lo storytelling della Torino Sociale”, una narrazione polifonica, identitaria e partecipata. Il testo sarà presto fruibile online, insieme al video di presentazione. Stay tuned!

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I partecipanti mentre realizzano il video di presentazione

Conversazioni sul futuro

SocialFare® partecipa a Conversazioni sul futuro. Un’iniziativa nata nel 2013 in occasione del TedxLecce grazie all’associazioneDiffondere idee di valore”, in collaborazione con numerosi partner pubblici e privati. “Conversazioni sul futuro” torna quest’anno da giovedì 3 a domenica 6 novembre a Lecce con la direzione di Gabriella Morelli per proporre quattro giorni di workshop, incontri, dibattiti, confronti, lezioni, proiezioni, musica, presentazioni di libri e le Officine dei bambini e delle bambine.

Oltre 100 tra giornalisti, imprenditori, attivisti, blogger, ricercatori, musicisti, docenti universitari, scrittori, amministratori pubblici, scienziati saranno i protagonisti di una serie di incontri disseminati nel centro storico di Lecce su economia e impresa, politiche giovanili e open data, diritti e inclusione sociale, satira, attivismo digitale, comunicazione politica, scienza, arte, giornalismo e molto altro. Attesissimi ospiti internazionali il collettivo di giornalisti e attivisti siriani Raqqa is being slaughtered silently, la giornalista libanese/americana Sarah Maria Aoun, l’attivista del Bahrein Maryam Al Khawaja.

Oggi la presentazione ufficiale del programma completo in una conferenza stampa. Evento principale il TedxLecce che si terrà sabato 5 novembre al Teatro Politeama Greco di Lecce e coinvolgerà diciassette tra relatori e performer sul tema della Memoria.

SellaLab, l’acceleratore d’imprese del Gruppo Banca Sella  che ha da poco inaugurato una nuova sede in viale De Pietro a Lecce, sarà protagonista di una serie di appuntamenti dedicati all’innovazione e al mondo dell’impresa con, tra gli altri, Stefano Quintarelli (parlamentare e presidente del Comitato d’indirizzo dell’Agenda Digitale), Alessandro Delli Noci (assessore all’innovazione tecnologica, politiche comunitarie, politiche giovanili, politiche per il lavoro e formazione professionale del Comune di Lecce), Gianluca Dettori (venture capitalist), Antonio Perdichizzi (imprenditore, Vice Presidente ItaliaStartup), Laura Orestano (CEO di SocialFare, primo Centro per l’Innovazione Sociale italiano), Gordon D’Silva (imprenditore e filantropista), Domenico Laforgia (direttore del Dipartimento di Sviluppo Economico, Innovazione, istruzione, formazione e lavoro della Regione Puglia).

Laura Orestano interverrà domenica 6 novembre dalle 17 alle 18.30 presso la sede SellaLab nell’ambito della tavola rotonda “Nessuno mi può giudicare. La sfida della valutazione, dai sistemi educativi alla finanza innovativa, gli interrogativi e le pratiche per la misurazione di impatto.”

Tra le novità di questa edizione la possibilità di partecipare ad alcuni workshop: Vincenzo Di Maria e Claudia Busetto (venerdì 4 novembre) terranno WowProgettare esperienze memorabili (info e iscrizioni design@commongroundpeople.com); Co-Space: Progettare e Gestire gli Spazi Collaborativi (sabato 5 e domenica 6) sarà a cura di Dario Carrera e Vincenzo Di Maria (info e iscrizioni workshop@hubroma.net).

La rassegna sarà ecofriendly grazie alla richiesta della certificazione volontaria “Ecofesta Puglia”, premiata nel 2012 dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la sua carica innovativa. La certificazione mitiga l’impatto sul territorio dell’evento attraverso attività di differenziazione dei rifiuti, riduzione delle emissioni di CO2 e informazione e sensibilizzazione ambientale. “Ecofesta Puglia”, inoltre, è certificata ISO 20121 – standard internazionale dei sistemi di gestione per la sostenibilità degli eventi.

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SocialFare® e ESCP insieme per l’Economia a Impatto Sociale

SocialFare® ed ESCP Europe, la più antica Business School tra le più prestigiose a livello mondiale, lanciano un progetto di collaborazione che vedrà coinvolti gli studenti della Scuola di Management internazionale a fianco delle start-up a impatto sociale accelerate dal programma intensivo di SocialFare® che si svolge nella grande location “Rinascimenti Sociali”, nel centro di Torino.

L’accordo prevede che 20 studenti della ESCP Europe svolgano per la prima volta nella storia della Business School un’importante attività formativa, il Collective Project, a stretto contatto con alcune tra le start-up selezionate da SocialFare® per il proprio programma di accelerazione partecipato da partner nazionali, mentor e advisor di assoluta eccellenza, e in collaborazione con il primo fondo italiano di social venture, Oltre Venture. Obiettivo del programma è generare start-up pronte a ricevere investimenti per generare valore sociale ed economico rispondendo alle più pressanti sfide sociali negli ambiti: salute e benessere, innovazione didattico-formativa, welfare, cultura, agricoltura e cibo.

Gli studenti che partecipano al progetto, fanno parte del percorso internazionale di laurea di primo livello per il Bachelor in Management (BIM) hanno un’età media di 18 anni e provengono da Paesi di tutto il mondo (Austria, Cile, Croazia, Germania, Serbia, Thailandia, Ucraina, Ungheria; solo il 30% è italiana). Attraverso un progetto collettivo gli studenti potranno condividere esperienze costruttive e di crescita personale acquisendo al tempo stesso abilità pratiche, manageriali e di leadership. Il progetto rappresenta un’opportunità non solo per i giovani studenti di entrare in contatto con realtà innovative, giovani e dinamiche in grado di proporre soluzioni innovative che rispondano alle più pressanti sfide sociali dei nostri tempi, ma costituisce al tempo stesso l’occasione per le start-up a impatto sociale di cogliere tutte le intuizioni che possono provenire dai giovani in grado di sperimentare nuove soluzioni di business e favorire la loro scalabilità a livello europeo.

Obiettivo comune, infatti, quello di unire formazione manageriale e start-up a impatto sociale per far emergere nelle nuove generazioni l’importanza di pensare e creare una nuova economia, ovvero di sviluppare soluzioni innovative per affrontare i bisogni sociali e collettivi, creando valore non solo per gli azionisti, ma anche per gli utenti e per l’intera collettività.

Start-up protagoniste di analisi e proposte da parte degli studenti per i collective project sono:
BadaPlus (l’app che rassicura e aiuta chi ti aiuta, un vero e proprio planner che mette a disposizione della famiglia e dei caregiver un’agenda condivisa con item preimpostati),
Bed&Care (la start-up che punta a dare vita ad un modello di turismo assistito e accessibile ottimizzando e rendendo più fruibile l’offerta turistica esistente attraverso dei servizi a tour operator),
Xnoova (fornisce alla scuola uno strumento semplice e flessibile in grado di risolvere il problema dell’utilizzo dei tablet in classe, migliorando la qualità dell’apprendimento),
Yeerida ( la piattaforma dedicata alla lettura che offre la fruizione gratuita e senza limiti di tutto il catalogo di testi di autori, professionisti ed editori tradizionali).

I collective project sono, infatti, perfettamente allineati con la mission del Bachelor in Management di ESCP Europe. Il programma internazionale offre una solida base di materie finanziarie e di management ma permette ai ragazzi anche di acquisire quella sensibilità culturale e sociale indispensabile per fare di loro dei cittadini del mondo, consapevoli e impegnati. Le start-up innovative a vocazione sociale sono una palestra perfetta per sviluppare tali sensibilità e rappresentano anche un perfetto anello di congiunzione tra il mondo del no-profit e l’orientamento formativo degli studenti coinvolti. Infatti l’economia sociale è sempre più rivolta al mercato, all’innovazione e alle risorse che ne possano garantire la sostenibilità. È proprio in questo segmento che gli studenti del BSc possono dare il loro contributo.

La Social Innovation sta emergendo tra i modelli esistenti, attestandosi come uno degli attori chiave del prossimo futuro. Uno scambio e una sinergia tra questa realtà in divenire e il mondo della formazione manageriale non solo è auspicabile ma è ormai anche imprescindibile – dichiara il Prof. Francesco Rattalino, Direttore Generale di ESCP Europe Torino campus. ESCP Europe forma i manager di domani ed è di primaria importanza che vengano educati ad affrontare il mondo del business in modo etico e consapevole”.

Laura Orestano, CEO di SocialFare®, ha inoltre aggiunto “la partnership tra SocialFare® e ESCP Europe è un nuovo passo avanti nell’ibridazione di modelli e competenze per accelerare impatto sociale in modo condiviso e basato sull’eccellenza. Questa collaborazione mette insieme educazione di eccellenza e applicazione pratica per la costruzione di startup a impatto sociale che attraggono sempre più attenzione e know-how da parte delle nuove generazioni.

Unreasonable Lab Italy | Open call (scadenza il 30 settembre)

 

“L’uomo ragionevole adatta se stesso al mondo;
l’uomo irragionevole persiste nel tentativo di adattare il mondo a sé.
Ne consegue che ogni forma di progresso dipende dall’uomo irragionevole”

– George Bernard Shaw

 

SocialFare® è pipeline partner dell’Unreasonable Lab Italy: il capitolo italiano di Unreasonable Institute USA, il noto programma di accelerazione, matching e mentoring di imprenditori sociali già presente in 29 Paesi del mondo e di cui ha già parlato anche Forbes, Inc.com, Fast Company, TechCrunch, Venture Beat.

Dal 24 al 28 ottobre a Milano per una selezione di 10-12 progetti impact, operanti in settori eterogenei, sarà possibile partecipare al Lab di 5 giorni dedicato alle tematiche del seed fundraising. Il percorso alternerà incontri dedicati a spiegazione teorica, o tavole rotonde fra diversi mentor, workshop. I temi affrontati dal Lab andranno dalla misurazione dell’impatto, alla pianificazione strategica del progetto e a quella del piano di fundraising, dalla impostazione delle metriche finanziarie alla gestione delle relazioni con gli investitori. E’ previsto inoltre un Capital Adviser Day, un reality check, in cui i team partecipanti saranno chiamati a presentare i propri progetti a degli investitori-mentor e a imparare a confrontarsi con le domande degli investitori, che a seguito del dialogo offriranno agli imprenditori brevi feedback.

Possono candidarsi tutti gli imprenditori:

  • Impegnati nella generazione di un positivo impatto sociale e ambientale attraverso la loro impresa
  • Abbiano un’impresa ai primi stadi di sviluppo che desideri far crescere il proprio capitale nei prossimi 6-12 mesi
  • Abbia sede in Italia
  • Con finalità For-profit o non-profit
  • Abbia raggiunto la maggiore età

La possibilità di candidarsi scade il 30 settembre: un’occasione privilegiata per presentare la propria impresa a persone attive nel settore, ma soprattutto per imparare a farlo in modo efficace. 

Inoltre per i team provenienti dalle zone terremotate, o i cui progetti offrano tecnologie o soluzioni rivolte alla  gestione delle crisi, Unreasonable lab Italy stanzia un massimo di 3 borse di studio. Per maggiori informazioni scrivere a mborin@be-come.guru

Net2Share | La rivoluzione dell’atto di donare

16 Settembre 2016. Cinque famiglie con bambini abitanti di Mirafiori quest’anno hanno iniziato la scuola con materiale scolastico acquistato da tutta la comunità, grazie a Net2Share. Questo ancora prima che il sito web fosse online.

Da oggi il sito sarà disponibile all’indirizzo: net2share.org.

Net2Share è lo strumento che rivoluziona l’atto di donare. Un progetto di associazione Enzo B. Onlus in collaborazione con SocialFare®| Centro per l’Innovazione Sociale. In un’intervista a Elena Fabris (Community Keeper, associazione Enzo B. onlus), Roberta Destefanis (Systemic Designer, SocialFare®) e Francesco Majno (Service e Information Designer, SocialFare®) scopriamo le origini del progetto, le novità e gli sviluppi futuri.

A quale bisogno risponde Net2Share (N2S)?

Elena Fabris: Net2Share nasce per ottimizzare l’uso di tutte le risorse disponibili in una comunità locale. Siamo partiti da una considerazione: le risorse a disposizione per le fasce più deboli della popolazione sono spesso frammentarie e discontinue nel supporto.

Roberta Destefanis: A questo si aggiunge la necessità di rispondere a nuove fasce di povertà, meno visibili, quasi latenti. Intervenire su queste nuove forme di povertà è più difficile, infatti non sempre rientrano nel campo di azione delle istituzioni. Questo si combina con uno dei principali obiettivi di SocialFare®: incentivare e abilitare la partecipazione attiva, perché i cittadini attivandosi possono davvero cambiare le sorti della propria comunità.

Elena Fabris: Siamo convinti che ogni comunità abbia già al suo interno le risorse necessarie alla risoluzione dei problemi che l’affliggono. Bisogna, però, attivare e mettere in relazione queste risorse.

Francesco Majno: Net2Share vuole dare nuova energia alle reti di prossimità e fornirgli uno strumento per prendersi cura del benessere della sua comunità. In questo processo i piccoli negozi di via hanno un ruolo centrale e assolvono ad una nuova funzione sociale.

“Siamo convinti che ogni comunità abbia già al suo interno le risorse necessarie alla risoluzione dei problemi che l’affliggono. Bisogna, però, attivare e mettere in relazione queste risorse.”

Elena Fabris, Community Keeper, associazione Enzo B. onlus

Ora che il pensiero alla base di N2S è chiaro, mi piacerebbe sapere come siete arrivati alla definizione del modello proposto da N2S.

E.F.: L’esperienza da cui siamo partiti è quella dell’istituzione pubblica con la social card, evidenziandone però tutti i limiti. La grossa differenza è che con N2S è la collaborazione nella comunità stessa a ricaricare la tessera, evitando l’erogazione di fondi pubblici in esaurimento. Un cambio di prospettiva che offre a questo strumento uno sviluppo che potenzialmente non ha limiti temporali.

R.D.: Un modello che punta all’auto-sostenibilità e a un nuovo modo di valorizzare la propria comunità. Insieme abbiamo ridefinito l’atto di donare, trasformandolo da un gesto occasionale in un atto semplice e quotidiano.

Parlavamo prima della difficoltà di identificare chi è colpito da queste nuove forme di povertà, voi come scegliete i vostri beneficiari?

E.F.: N2S lascia molte possibilità: è uno strumento estremamente malleabile, capace di adattarsi alle specificità della comunità che lo adotta. A Mirafiori per la prima sperimentazione i beneficiari sono stati identificati da un comitato etico. Un gruppo composto dai rappresentanti di associazioni, scuole, e parrocchie. Questo perché come si diceva prima volevamo intercettare la fascia grigia della povertà non coperta dalle istituzioni.

R.D.: Per fare questo anche l’opinione dei commercianti di via è molto importante, perché conoscono le persone che hanno bisogno: chi arriva a fine giornata per acquistare l’ultima pagnotta a un prezzo ridotto, o il pensionato che non riesce a coprire tutte le spese, ma per orgoglio non lo ammetterà mai.

F.M.: Un riferimento è quello del caffè sospeso – lasciare un caffè in sospeso per l’avventore bisognoso, identificato dal barista. La scelta di coinvolgere in questi termini i commercianti stimola fortemente la capacità della comunità di monitorarsi e di intervenire dove c’è bisogno.

Però nel caso di N2S la differenza rispetto al caffè sospeso è che anche il donatore viene compensato!
In che modo?

E.F.: Nel momento in cui il donatore lascia la sua donazione viene ricompensato con un carnet di buoni sconti equivalente all’importo donato con una piccola maggiorazione. Una delle idee fondamentali di N2S è che partecipare sia utile e produca un beneficio personale.

R.D.: La premialità ora passa attraverso la scontistica, ma in futuro vorremmo potesse diventare anche un  reward civico: abbonamenti a mezzi pubblici, dopo scuola, accesso a servizi educativi o ricreativi…

F.M.: Il claim che abbiamo scelto infatti è “Insieme per la buona economia”: l’obiettivo è offrire una definizione più ampia di economia, che valorizzi anche gli scambi tra persone per creare maggiore benessere.

“Il claim di Net2Share è Insieme per la buona economia, perché l’obiettivo è offrire una definizione più ampia di economia: capace di valorizzare anche gli scambi tra persone, e creare maggiore benessere.”

Francesco Majno, Service e Information Designer, SocialFare®

Prima si parlava delle specificità di Mirafiori, qual è il vostro rapporto con questa quartiere dalla storia complessa e rappresentativa della Torino operaia?

E.F.: Per l’associazione EnzoB è un rapporto storico. Siamo all’interno delle reti associative attive sul territorio, e quello che negli anni è emerso fortemente è il grosso impegno nel voler dimostrare che Mirafiori ce la può fare. C’è l’orgoglio di sapere che ci sono delle risorse sopite dal grande potenziale.

Un rapporto così stretto con il territorio apre una domanda sulla scalabilità del progetto.

E.F.: La scalabilità è a mille. N2S potrà espandersi a macchia d’olio. Il modo in cui è strutturato il progetto ha una portata virale fortissima, per cui può coinvolgere i territori circostanti ma anche trovare terreno fertile in luoghi molto distanti. L’importanza delle reti di prossimità emerge proprio in questo: Net2Share è un nuovo modello capace di diffondersi in ogni quartiere e attivare lì nuovi soggetti e nuove risorse.

Nelle tue parole sento un grande entusiasmo, che riconosco anche nella passione con cui Roberta e Francesco hanno contribuito a questo progetto. Cosa ha stimolato in voi una partecipazione così sentita?

R.D.: Mi ha entusiasmato trovare dei partner che hanno veramente voglia di arrivare alla realizzazione delle loro idee,  senza fermarsi al piacere della progettazione. Il poter fare concretamente le cose su cui si ragiona è per me un motore potentissimo: non si tratta solo di progettare ma anche di agire!

F.M.: Progettare un sistema che in maniera semplice porta una rivoluzione nel quotidiano, uno strumento concreto alle portata di tutti per poter fare la differenza. E questo è bello anche per noi progettisti: avverti l’utilità della tua azione.

Invece, Elena, per voi il contributo fondamentale di SocialFare® qual è stato?
E.F.: Il confronto con SocialFare® è stato indispensabile proprio rispetto alla concretezza e al pragmatismo nella realizzazione, ma anche nello studio della comunicazione e studio dell’immagine. E’ stata una collaborazione fondamentale per dare corpo a N2S.

Cosa potrà fare l’utente a partire da oggi sul sito N2S?

E.F.: Aderire, e partecipare a questa grande rivoluzione: diventarne parte. Potrà osservare la rete ampliarsi, e il totale delle donazioni crescere attraverso il contatore dedicato. Avrà visibilità su come si sviluppa il progetto.

R.D.: L’utente potrà scoprire tutti i negozi che aderiscono alla rete, dove utilizzare i propri buoni sconto, frutto della donazione. E potrà visualizzare i luoghi in cui è possibile recarsi per fare la donazione, anche se a breve potrà effettuare anche online.

F.M.: Sul sito potrà farsi un’idea di tutti i protagonisti che fanno in modo che questa rete funzioni! A breve saranno disponibili le applicazioni per Android e Ios.

E.F.: Con il rilascio delle app Net2Share sarà accessibile da tutto il mondo! (Ride)

R.D.: È vero! Per esempio la città di Chieri ha già manifestato il proprio interesse!

“Da oggi l’utente potrà scoprire tutti i negozi che aderiscono alla rete, in cui utilizzare i propri buoni sconto, frutto della donazione. E potrà visualizzare i luoghi in cui è possibile recarsi per fare la donazione, in attesa di poterlo fare online.”

Roberta Destefanis, Systemic Designer, SocialFare®

Quindi se qualcuno vuole attivare N2S come fa?

E.F.: Sul sito sono disponibili i nostri contatti, basta scrivere e noi saremo subito a loro disposizione!

Roberta e Francesco si guardano, hanno avuto un’idea a riguardo.

Ringraziamo i nostri intervistati per il tempo che ci hanno concesso e auguriamo loro buon lavoro.

Scopri Net2Share e tutti gli aggiornamenti a riguardo.

 

 

Intervista a Franco Becchis, direttore scientifico di Turin School of Local Regulation

09 Settembre 2016 – Franco Becchis è direttore scientifico della Turin School of Local Regulation e Fondazione per l’Ambiente, ma anche economista di strada e autore del Bestiario di Finanza. Iniziamo allora questa intervista con una considerazione. La società è giunta alla «quarta rivoluzione industriale», come l’ha definita Klaus Schwab all’ultimo World Economic Forum (Wef) a Davos. Una nuova rivoluzione i cui protagonisti, ha spiegato il fondatore del Wef nel libro omonimo, sono aziende che hanno sovvertito la tradizionale catena dalla produzione al consumo di beni. Sono piattaforme che connettono la domanda e l’offerta di beni e servizi in modi mai visti prima della diffusione di Internet. I campioni di questa rivoluzione sono bestie strane, come le ha descritte su TechCrunch Tom Goodwin (senior vice president per la Strategia e Innovazione di Havas media): Uber, la più grande società al mondo di taxi, non possiede automobili; Facebook, il social media più popolare al mondo non crea alcun contenuto; Airbnb, il più grande fornitore al mondo di ospitalità, non possiede alcun immobile. E Amazon, il più grande commerciante al mondo, non ha una catena di negozi. Eppure il loro valore in Borsa — o quello stimato dai privati investitori, nel caso delle società non ancora quotate — è superiore a quello dei concorrenti del mondo non virtuale, quello dei brick mortar, «mattoni e cemento».

 Il sistema delle piattaforme manifesta la sua natura disruptive, e fatica a dialogare con l’esistente: Airbnb è sotto accusa perché non ha gli standard degli hotel, gli ospiti non pagano la tassa di soggiorno e i proprietari hanno tariffe dell’acqua, dei rifiuti e dell’energia di tipo domestico e non commerciale. Gnammo, che fa incontrare domanda e offerta di pranzi e cene, non passa inosservata alla grande famiglia dei ristoratori e recenti provvedimenti amministrativi a Torino segnalano un conflitto che non può che crescere. Non è ben chiaro il perché, ma sembra che la reputazione sociale che si forma con il giudizio dei clienti, quella che determina il successo e la sconfitta di molte imprese, non valga nulla senza un timbro della Asl. Amazon Flex, che permette a tutti di diventare fattorini per un giorno consegnando pacchi in un’ora, farà infuriare i corrieri e rinascere le polemiche sul lavoro on-demand. Intanto, gli sfidanti delle vecchie banche hanno già vinto la partita: miliardi di euro transitano nei siti di peer to peer finance. Non è un buon segnale per i gestori di bus, ferrovie, taxi, hotel e ristoranti, ma potrebbe esserlo per i consumatori.

La quarta rivoluzione industriale comporta quindi la combinazione di nuove tecnologie, sharing economy, protezione del consumatore e regolazione. Tre elementi la cui triangolazione traccia relazioni complesse, capaci di orientare (e condizionare) il futuro di consumatori, decisori politici e  lavoratori.

Franco Becchis: Vorrei iniziare facendo subito un distinguo, per meglio definire i confini della reale estensione coperta dalla definizione sharing economy, o economia della condivisione. La più (ab)usata fra le parole che piacciono ai media. Sharing vuol dire condividere e richiama una community, la fiducia e la gratuità. Blablacar, Uber, Taskrabbit, Airbnb, Gnammo e altre piattaforme non condividono un bel niente: un guidatore che carica un autostoppista, una famiglia che ospita gratuitamente dei migranti sono esempi di sharing, condivisione. Uber e i suoi fratelli, invece, semplicemente permettono ai proprietari di dormant asset di incontrare la domanda pagante di sconosciuti. È, quindi, un’economia degli asset dormienti che si risvegliano grazie alla capacità offerte dalle nuove tecnologie di comunicazione peer-to-peer di fare incontrare l’offerta con una domanda che restava latente. Le piattaforme internet hanno reso osservabile, e quindi contrattabile, ciò che prima era nascosto: passaggi auto da condividere, camere da affittare, abilità culinarie, disponibilità a fare le pulizie o altri lavoretti. Questo tuttavia non sempre è sharing, o collaborative.

IL POTERE DELLE PIATTAFORME

C’è da dire che vale quasi l’1 per cento del Pil, quindi non credo sia un fenomeno passeggero: considera che la tecnologia permette un enorme effetto leva, trasformando piccole reti informali di persone in gigantesche reti sociali in simultanea possibilità di comunicare e scambiare. Chi presidia le piattaforme da cui passano gli scambi ha un forte potere di mercato e costituisce una minaccia per chi produce e vende attraverso i canali tradizionali della comunicazione vis à vis o telefonica. Questo solleva un’interessante tema rispetto alle informazioni di cui le piattaforme sono detentrici: Amazon è chi conosce meglio il Franco Becchis lettore di saggi. Conosce non solo quali testi ho scelto ma anche dove ho sottolineato, dove mi sono soffermato nella lettura. Al momento non mi sembra ne faccia buon uso, guardando alle proposte di lettura che mi offre. Sicuramente per la regolazione questo diventerà un tema importante, e noi ce ne stiamo già occupando.

TECNOLOGIA E COSTI DI TRANSAZIONE

Il processo evolutivo delle tecnologie dell’informazione e comunicazione che con l’introduzione degli smartphone ha avuto un sensazionale salto in avanti ha consentito l’affermarsi di innovazioni cosiddette “disruptive”  che consentono di diminuire notevolmente i costi di transazione – che fanno da barriera fra scambi possibili e scambi effettivi. Quarant’anni fa Ronald Coase aveva già identificato i costi di transazione come principale ostacolo al raggiungimento di accordi tra controparti, quindi alla micro-economia il tema è presente da molti anni.  Si tratta delle difficoltà di transazione tra persone che possono essere dovute a distanza geografica, mancanza di fiducia, antipatia: questo si traduce in costi, costringendo elementi esterni a fare da mediatori. Invece la trasformazione dei mercati potenziali in mercati reali, operata dalle piattaforme, determinano la fine dello scenario business-as-usual e pongono problemi nuovi ai regolatori nazionali e locali. Gli attori di mercato, dal canto loro, si vedono costretti a innovare, e quelli che grazie alla regolazione hanno goduto per anni di un ambiente protetto sono a un punto di svolta critico. In questi casi, la qualità del servizio è molto importante e infatti viene valutata ex-ante, anche attraverso un sistema di recensioni.

REGOLARE LE DISRUPTIVE TECHNOLOGIES

In ogni caso è evidente come le capacità pervasive di mercato offerte dalle nuove tecnologie pongano in contrasto queste imprese non solo con gli incumbent ma anche con la regolazione, che a volte esiste ma è vecchia. A volte non è ancora stata formulata.  Il tema della regolazione, e le recenti polemiche relative alla mobilità, ci porta alla seconda parola tra quelle più abusate: servizio pubblico. Nella sua essenza, un servizio è pubblico quando il mercato non è in grado di fornirlo da solo in modo efficiente, equo e accessibile: in altre parole, abbiamo la sanità, le scuole, la depurazione delle acque, lo smaltimento dei rifiuti e altri servizi in mano diretta pubblica o regolati dal pubblico, perché non ci fidiamo dei mercati. Un servizio, quindi, non è pubblico perché giuridicamente è stato dichiarato tale o perché qualcuno ha ottenuto la licenza per fornirlo, con esclusiva o senza: è il contenuto che conta, non il contenitore. A forza di regolare oggetti e contenitori anziché bisogni e contenuti, la pubblica amministrazione ha creato una serie di fortini dove persone e organizzazioni difendono esclusive e diritti. Ma il cambiamento della tecnologia e la forza dei bisogni è più forte dei regolamenti.

LA SFIDA INTERNAZIONE DELLA REGOLAZIONE DEI SERVIZI: TURIN SCHOOL OF LOCAL REGULATION

Noi studiamo questo, alla Turin School of Local Regulation. Crediamo che la regolazione debba accompagnare il cambiamento. Un equilibrio non facile, perché la regolazione deve aiutare queste innovazioni, evitando la consumer exploitation e garantire al contempo la sicurezza di chi usa questi servizi. Turin School of Local Regulation è un network, senza muri, che connette quanti sono interessati alla formazione in questo ambito. Abbiamo iniziato con una scuola estiva in italiano, dedicata a chi si occupava di regolazione locale. Ma gli studenti italiani  diminuivano di anno in anno, e arrivati alla nona edizione ci siamo resi conto che era necessario aprirsi all’internazionalizzazione. La mossa si è rivelata vincente: abbiamo ottenuto moltissime candidature. Per darti l’ordine di grandezza dell’interesse che attualmente muove la summer school considera che quest’anno siamo alla diciannovesima edizione e abbiamo ricevuto 824 application da 98 paesi per 24 posti.

FONDAZIONE PER L’AMBIENTE, UN THINK TANK PER RIFLETTERE CON LIBERTA’

Quello che noi facciamo è un lavoro di nicchia: cercare di portare ai nostri studenti senior il meglio della ricerca che noi compiamo quotidianamente, proponendo loro casi studio, lezioni di ospiti internazionali e lavoro sul campo di simulazione nella creazione di un caso studio composto dall’analisi del quadro regolatorio, degli attori e dei loro incentivi, e degli investimenti. L’attività con la Summer School negli anni ci ha consentito di creare un network importante, grazie alla quale Fondazione per l’Ambiente (promotrice della scuola) ha potuto attivare numerose collaborazioni. Considera che Fondazione per l’Ambiente è una piccola think tank che si occupa di ambiente, energia e politiche locali. E ora sempre più di regulation: due aspetti che non sono in contraddizione, e anzi che tendono a completarsi. Volendo riassumere in una frase la nostra mission: noi ci occupiamo di riflettere con libertà sulle politiche e insegnarle con un approccio di policy e non accademico puro.

INNOVAZIONE SOCIALE E REGOLAZIONE

Noi siamo ospiti di Rinascimenti Sociali fin dall’inizio. Eravamo ospiti della Camera di Commercio di via Pomba. Per noi arrivare in questo luogo ha comportato una grossa rivoluzione: abbiamo dovuto rinunciare a dello spazio (allora disponevamo di quattro sale che dividevamo con delle associazioni che raramente erano presenti), in favore dell’apertura a ricchissimi stimoli esterni. In particolar modo con SocialFare® si è innescato un processo osmotico di scambio. La tavola rotonda Sharing Economy and disruptive technologies ne è l’esempio, un’operazione unica che cerca di tracciare le relazioni tra sharing economy, disruptive technologies, regulation e protezione dei consumatori. Solitamente i momenti di confronto si limitano a uno di questi aspetti, analizzarli assieme è davvero rivoluzionario. E combina innovazione sociale con regolazione dei servizi.

OLTRE VENTURE INVESTE IN SOCIALFARE® E VIENE LANCIATA LA NUOVA CALL FOUNDAMENTA #2

Oltre Venture, primo fondo italiano di social venture, entra ufficialmente nella compagine sociale di SocialFare®, primo Centro per l’Innovazione Sociale italiano. Oltre Venture è una società di Venture Capital Sociale, operante da oltre dieci anni nel supporto e nel lancio di nuove iniziative ad impatto sociale.  L’annuncio ufficiale dell’ingresso di Oltre Venture in SocialFare® è avvenuto durante la conferenza stampa del 28 giugno 2016, presso la sede di Rinascimenti Sociali (a Torino). L’accordo contribuisce a valorizzare anni di esperienza di SocialFare® nello sviluppo, accompagnamento e accelerazione di business idea e start-up a impatto sociale.

Grazie a questo nuova unione, i due attori si focalizzano ancora di più sull’obiettivo comune di sviluppare nuove e migliori soluzioni per affrontare le sfide sociali contemporanee identificate anche a livello europeo, creando valore non solo per gli investitori, per gli utenti e per l’intera collettività.

Questo nuovo modo di fare impresa, con una forte attenzione all’impatto sociale, si sta sviluppando sempre più anche in Italia – commenta Lorenzo Allevi, AD di Oltre Venture. Poter affidarsi e puntare su luoghi in cui professionisti del settore aiutino l’imprenditore a fare i primi passi nella concretizzazione delle proprie idee, è fondamentale sia per gli imprenditori stessi sia per gli investitori istituzionali. Per questo motivo siamo molto felici di aver investito in SocialFare® e siamo altresì contenti di sviluppare questa iniziativa nella città di Torino, che ha molti elementi positivi in grado di contribuire al successo del progetto.

Laura Orestano, AD di SocialFare®, ha espresso la massima soddisfazione di tutta la squadra SocialFare® e dei tanti partner presenti nella rete Rinascimenti Sociali: “Poter contare su un fondo come Oltre Venture, precursore in Italia per questo nuovo approccio, è per noi motivo di grande orgoglio e un consolidamento del modello di convergenza sociale e finanziaria per costruire quelle nuove imprese di servizi e prodotti delle quali l’Italia ha tanto bisogno per creare innovazione sociale e sostenibilità economico-finanziaria. In questi mesi abbiamo lanciato un programma unico in Italia e particolarmente ambizioso, nel quale le start-up accelerate diventeranno aziende con un buon fatturato, con una buona scalabilità e con una proposta innovativa rispetto ai cittadini e ai loro bisogni.”

Alla conferenza stampa sono intervenuti anche Mario Calderini (Politecnico di Milano – School of Management), Marco Demarie (Compagnia di San Paolo) e Danilo Magni (SocialFare®). A moderare Annalisa Magone (Torino Nord Ovest).

SocialFare® gestirà, in collaborazione con Oltre Venture e i main partner di rete, il processo di selezione delle start-up e business idea che avranno accesso ad un programma di accelerazione ad alto impatto di 4 mesi, che aggrega partner nazionali e internazionali in una piattaforma di convergenza e innovazione a impatto sociale, con l’obiettivo di generare start-up pronte a ricevere investimenti. Alla fine del loro percorso, le start-up accelerate saranno presentate ad un network di investitori (tra i quali Oltre Venture e Club degli Investitori). Oltre Venture, nel mese di giugno, ha lanciato il secondo fondo – Oltre II Sicaf, partecipato da importanti investitoti istituzionali – che metterà a disposizione degli imprenditori sociali nuove risorse finanziarie e supporto manageriale per la realizzazione di nuove imprese. Uno dei bisogni primari delle nuove imprese, è proprio quello di entrare in contatto con investitori pronti a far crescere nuove realtà di eccellenza.

Per questa ragione la conferenza stampa è stata l’occasione, inoltre, per lanciare FOUNDAMENTA #2: seconda edizione della call italiana per business idea e start-up a impatto sociale, il cui bando rimarrà aperto fino al 7 agosto 2016. FOUNDAMENTA #2 si pone l’obiettivo di selezionare, a livello nazionale, startup e business idea con soluzioni di eccellenza, innovative e scalabili, che rispondano alle importanti sfide sociali contemporanee, nelle seguenti aree di interesse:

  • Salute e benessere
  • Innovazione didattico formativa
  • Welfare
  • Cultura
  • Agricoltura e cibo

Le start-up selezionate avranno accesso ad un programma di accelerazione unico perché partecipato da partner nazionali ed internazionali, da mentor e advisor di assoluta eccellenza, in una location nel centro di Torino e in collaborazione con il primo fondo di social venture italiano, Oltre Venture. Il fondo si è impegnato a mettere a disposizione 400 mila euro come start-up investment da allocare – a sua totale discrezionalità – nelle migliori start-up partecipanti ai programmi di accelerazione di SocialFare®.

Per il lancio della call FOUNDAMENTA #2 interverranno gli altri soci presenti nel capitale sociale di SocialFare®: Corrado Ferretti (PerMicro S.p.A), Leonardo Camiciotti (Consorzio TOP-IX) e Marco Muzzarelli (ENGIM). 

La prima edizione del programma 2015-2016 ha accelerato 16 business idea/start-up, selezionate nel corso della prima call FOUNDAMENTA che ha visto la partecipazione di oltre 180 candidati per un totale di 67 proposte, che hanno avuto l’opportunità di entrare a far parte di  un programma di accelerazione “su misura” per generare startup a impatto sociale replicabili e scalabili. La prima edizione del programma di accelerazione si concluderà il 14 luglio 2016 con la partecipazione delle start-up all’investor day.

 

The 3C Smart Cities Challenge | L’eccellenza dello StarTAU di Tel Aviv per il primo prototipo di social smart city a Croatà in Brasile

Si conclude oggi la selezione preliminare per la 3C Smart Cities Challenge, lanciata da Tel Aviv University, StartTAU Entrepeneurship Center, SocialFare® | Centro per l’Innovazione Sociale e Planet Idea s.r.l.. La challenge è indirizzata a start-up che abbiano realizzato un prototipo, un lavoro in beta o un prodotto già sviluppato negli ambiti di: sostenibilità ambientale, sicurezza e salute. Sono state più di 50 le proposte pervenute. Obiettivo della challenge individuare nuove soluzioni da implementare nella social smart city che Planet Idea s.r.l. sta realizzando a Croatà, in Brasile. Il prototipo realizzato in questi mesi coprirà un’estensione di 8.000.000 mq di terreno su cui sorgeranno 5.0000 unità abitative destinate a 25.000 abitanti.

Planet Idea s.r.l. è una nuova impresa italiana che punta a diventare riferimento per la ricerca, la progettazione, la sperimentazione di nuovi ecosistemi urbani smart e sostenibili. La start-up torinese ha sviluppato un format innovativo per smart urban ecosystems, che mira alla sostenibilità integrata (sociale – ambientale – economica) con l’obiettivo di generare resilienza urbana, grazie all’implementazione si nuove tecnologie abilitanti. Planet Idea ha sviluppato uno dei primi modelli di social smart city ideato per offrire abitazioni personalizzate, distribuite in modo non intensivo al fine di favorire l’inclusione ed integrare in un piano urbanistico organico e modellato ad hoc.  SocialFare®, a fianco di Planet Idea s.r.l., progetta i servizi destinati agli abitanti ed elabora gli strumenti necessari a sviluppare e garantire la sua sostenibilità sociale

Con l’obiettivo di inserire in questo contesto l’idea che presenti un maggiore potenziale d’impatto sociale, migliore adattabilità alle specificità del contesto brasiliano e più efficace sviluppo tecnologico, le proposte sono state pre-selezionate, tra quelle pervenute, da esperti di SocialFare®, Planet Idea s.r.l. e Tel Aviv University. Le 15 start-up identificate saranno quindi ammesse ad un event pitch in cui potranno confrontarsi ed essere scelte per l’implementazione finale in Brasile. L’event pitch, in programma il 15 marzo a Tel Aviv, consentirà infatti di individuare le 3 start-up a cui sarà destinano un premio in denaro e la sperimentazione della propria soluzione nella social smart city brasiliana in costruzione.

Nei giorni successivi al 15 marzo, la delegazione italiana di SocialFare® e Planet Idea s.r.l. incontrerà un’ampia rappresentanza della community israeliana di ricerca, impresa e investimento per sviluppare nuove sinergie, apprendere nuove pratiche e creare ponti di collaborazione tra Torino e Tel Aviv, con un focus preciso: generare innovazione sociale in modo sempre più avanzato e internazionale.

 

Boosting Social Innovation | Social Innovation Pitch Event

Il potenziale delle città come agenti della social innovation è enorme. Nuove forme di organizzazione e interazione per tracciare le sfide sociali consentono alle città di rispondere in modo nuovo: le trasformazioni dell’amministrazione in collaborazione con i cittadini, la cittadinanza attiva, il soddisfacimento delle reali esigenze della popolazione, la creazione di un ambiente innovativo e prolifico che consenta il coinvolgimento attivo dei cittadini nell’attuare soluzioni alle sfide sociali più pressanti. Tutto ciò con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita, e di tracciare i bisogni non soddisfatti attraverso soluzioni sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale.

 

Obiettivo del progetto Boosting Social Innovation  è l’acquisizione di nuove competenze e avvio di un confronto/scambio con le città partecipanti sul tema dell’innovazione sociale, al fine di creare una rete tematica volta a promuovere il ruolo di intermediatori e promotori dell’innovazione sociale e di ecosistemi locali e transnazionali, da parte delle pubbliche amministrazioni, per favorire la creazione di nuovi modelli e nuove forme organizzative in grado di affrontare le nuove sfide sociali.

 Social Innovation Pitch Event (18 Febbraio): Rinascimenti Sociali presenta alcune delle start-up accelerate alle delegazioni delle 12 città europee coinvolte nel progetto Boosting Social Innovation per valutare le condizioni di replicabilità dei loro modelli di business in altri contesti urbani europei.

La Città di Torino ospiterà dal 17 al 19 febbraio 2016 il meeting finale della prima fase del progetto europeo Boosting Social Innovation, con la visita delle delegazioni di 12 città europee. In questa occasione sarà proposto il Social Innovation Pitch Event, ospitato presso gli spazi di Rinascimenti Sociali.  Il gruppo del progetto nella serata del 18 Febbraio incontreranno alcune start-up accellerate presso Rinascimenti Sociali, o inserite nel percorso FaciliTo Giovani di Torino Social Innovation, per valutare le condizioni di replicabilità dei loro modelli di business in altri contesti urbani europei.

 

L’evento è chiuso, la partecipazione su invito.

 

Modelli ed esperienze di innovazione sociale in Italia | Secondo rapporto CERIIS

“Innovare è connettere”

Greg Horowitz

È diventato sempre più difficile offrire una definizione univoca del concetto di innovazione, soprattutto lì dove viene abbinato alla sua declinazione sociale. Il secondo rapporto CERIIS (Centro di ricerche internazionali sull’innovazione sociale) mira a offrire una definizione aggiornata di questo fenomeno a partire dalla mappatura di modelli ed esperienze di innovazione sociale in Italia. L’innovazione sociale, scrive Gianni Lo Storto (Direttore generale LUISS Guido Carli), può essere definita come “una soluzione a un problema sociale che sia più efficace, efficiente e sostenibile di quelle già messe in atto, e in cui il valore creato vada a vantaggio della società prima che ai suoi singoli individui.”

Il “cuore” dell’innovazione sta quindi soprattutto nelle nuove relazioni attivate: più che di oggetti o fenomeni isolati, l’innovazione è questione di connessioni. Innovazione sociale significa innanzitutto mettere in contatto fasce diverse di popolazione, ampliare i confini della comunità, includere anziché escludere, coinvolgere anziché discriminare. L’innovazione sociale è intrinsecamente frugale (jugaad) e vantaggiosa economicamente, perché prevede una più efficace allocazione delle risorse a beneficio del più vasto bacino di persone possibile.

 

“L’innovazione Sociale può essere definita come una soluzione a un problema sociale che sia più efficace, efficiente e sostenibile di quelle già messe in atto, e in cui il valore creato vada a vantaggio della società prima che ai suoi singoli individui. L’innovazione sta quindi, soprattutto, nelle nuove relazioni attivate:  mettere in contatto fasce diverse di popolazione, ampliare i confini della comunità, includere anziché escludere, coinvolgere anziché discriminare.”

Gianni Lo Storto (Direttore generale LUISS Guido Carli)

Il CERIIS per analizzare il fenomeno dell’innovazione sociale nel nostro paese ha compiuto rilevazioni su quasi 500 progetti ed esperienze, e ha compiuto approfondimenti sui 56 casi di maggior rilevanza (tra le realtà selezionate per Torino: Paratissima e SocialFare®). Sulla base di questa ampia analisi empirica, il rapporto illustra i modelli e le attuali tendenze dell’innovazione sociale maggiormente consolidate nel nostro Paese. In particolare lo studio identifica le caratteristiche chiave dell’innovazione sociale e le principali condizioni che ne favoriscono lo sviluppo; evidenzia gli ambiti di rilievo sociale dove il fenomeno in questione risulta più frequente.

Il Rapporto CERIIS porta all’ampia letteratura diffusa sul tema dell’innovazione sociale due elementi di miglioramento che ne fanno un punto di riferimento nel dibattito sulle nuove modalità di creazione di valore collettivo: un’attenta rappresentazione della realtà empirica del fenomeno, e l’approfondimento dei criteri pratici che permettono di distinguere l’innovazione sociale e i fattori da cui dipende il suo impatto. Sulla base dei risultati derivanti dall’analisi il rapporto presenta un set di proposte per l’elaborazione di una politica organica a favore dello sviluppo dell’innovazione sociale.

Gli studi sinora condotti raccontano l’innovazione sociale come tipologia di innovazione a sé, a prescindere dal settore o dall’ambito in cui si manifesta, come fenomeno dipendente dalla capacità di attivazione di relazioni nuove tra diversi attori, per mezzo di nuove forme di coinvolgimento, modelli organizzativi e strumenti innovativi. Il grado di innovatività delle soluzioni impatta sul capitale relazionale, attraverso il quale individuare e successivamente soddisfare un bisogno sociale espresso o latente. Lo scopo dipende dai mezzi ed è influenzato dai fini. L’innovazione sociale deve essere riconoscibile rispetto ai risultati ottenuti, ma anche nel modo in cui questi sono raggiunti: ogni innovazione sociale è tale se attiva una collettività di soggetti e i risultati ottenuti sono di beneficio a tutti e non a pochi.

L’analisi del CERIIS per individuare le caratteristiche chiave e le determinanti dell’innovazione sociale prende avvio dalla considerazione che l’innovazione sociale è context dependentQuesto significa che essa si attua in un più ampio contesto istituzionale, sociale, economico, culturale e ambientale che ne influenza fortemente i contenuti e le modalità realizzative. La sua specificità e rilevanza sta nel fatto che introduce qualcosa di nuovo (e con un positivo e rilevante impatto sociale) nel contesto in cui si manifesta: la sua innovatività non va considerata in senso assoluto, ma relativamente ai soggetti coinvolti nella sua realizzazione.

 

Ogni innovazione sociale è sia path-specific che place-specific (Zamagni, 2015), dipende dalle precendeti esperienze e dal bagaglio socio culturale degli attori partecipanti, nonché dalle caratteristiche storico-sociali del contesto in cui si sviluppa. Il modello italiano si caratterizza per una lettura relativa e soggettiva dell’innovazione sociale, dove le caratteristiche tipiche di ogni comunità sono la forza e la debolezza di tale modello. Ogni comunità svolge il ruolo di facilitatatore e disseminatore di innovazione sociale (Guida e Maiolini, 2013). In Italia, data la grande tradizione dell’imprenditorialità sociale, dell’associazionismo e del ruolo delle famiglie, intese come primo livello di comunità il dibattito è di grande interesse e richiede un attento rilievo empirico.

 

L’innovazione sociale e le sue possibilità di impatto variano in relazione alla dimensione geografica in cui si attuano, e si modificano nel tempo in quanto processi che evolvono rispetto a manifestazioni, modalità di partecipazione, interazione tra gli attori coinvolti, , output e benefici generati. Nonostante le numerose variabili che queste caratteristiche comportano è possibile identificare sei elementi chiave dell’innovazione sociale:

/ la migliore soddisfazione di un’esigenza collettiva

/ innovazione delle relazioni tra gli attori economici e sociali e dei loro ruoli

le tecnologie

il miglior uso dei beni e delle risorse disponibili

impatto strutturale

/ forza economica

I costrutti teorici hanno trovato riscontro nelle caratteristiche emerse dal campione d’indagine. L’innovazione sociale dimostra di essere un fenomeno estremamente eterogeneo, sia dal punto di vista degli ambiti in cui si manifesta anche delle modalità. La distribuzione del campione in funzione del tipo di di innovazione (relazionale, tecnologica, entrambe) è piuttosto omogenea: l‘innovazione relazionale risulta leggermente superiore a quella tecnologica, con 164 casi rispetto ai 159 della seconda. L’analisi del campione dimostra, inoltre, una maggiore sostenibilità dal punto di vista economico quando è basata sull’innovazione delle relazioni, mentre lo è meno quando è centrato sulla tecnologia.

Il report per studiare più approfonditamente questi concetti ha individuato un numero ristretto di casistiche nelle quali sono emerse più complesse dinamiche attuative. Per quanto concerne il sitema degli attori, il modello permette di tracciare il profilo dei principali attuatori delle iniziative. L’indagine campionaria mostra che essi agiscono per lo più sotto forma di imprese e di NPO suggerendo il ruolo dominante delle entità private rispetto a quello del soggetto pubblico e degli individui privi di struttura organizzativa.

L’approccio all’innovazione sociale cambia in base alle modalità organizzative e di gestione dei flussi di innovazione delle imprese. Ciò che emerge in maniera preponderante riguarda la consapevolezza delle imprese del fatto che per fare innovazione sociale è fondamentale riuscire a integrare la propria visione di organizzazione all’interno di un sistema di relazioni. In questo senso la rete delle partnership e le modalità di interzione tra i diversi attori rendono una innovazione sociale coerente nei fini e nei mezzi.

cover Sulla base delle questioni chiave evidenziate dall’indagine qualitativa condotta, il report analizza le relazioni tra gli attori, la forza economica e l’incidenza della variabile finanziaria nei progetti d’innovazione, l’evoluzione della relazione dell’innovazione sociale con le imprese, il quadro delle opzioni di intervento pubblico a favore dell’innovazione sociale sviluppate a livello nazionale ed europeo arrivando a formulare delle proposte per una politica organica in favore dell’innovazione sociale.

Il report si chiude con approfondimenti dedicati alle prospettive dell’innovazione sociale nel coinvolgimento dei cittadini, nell’impegno verso la sostenibilità ambientale, nello sviluppo di una rete nazionale e nella sua relazione con il settore bancario.

Un report ricco di spunti che scatta una foto accurata e realistica del grande dinamismo che caratterizza l’innovazione sociale in Italia, scaricabile gratuitamente nella sua versione integrale.