“Rinascimenti Sociali” allo studio dei Comuni

Giovedì 9 aprile 2015 una delegazione dell’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, è stata accolta nella sede di Rinascimenti Sociali per un incontro conoscitivo di SocialFare® e del primo acceleratore di conoscenza e imprenditorialità sociali inaugurato lo scorso 10 marzo in via Maria Vittoria 38 a Torino.

L’incontro si colloca nell’ambito di una ricerca che l’Anci sta conducendo per l’Agenzia nazionale giovani (organismo pubblico vigilato dal Governo italiano e dalla Commissione europea) con l’obiettivo di esplorare in Italia il mondo della social innovation in relazione al coinvolgimento e alla partecipazione dei giovani.

La conoscenza delle realtà che stanno nascendo in Italia e la comprensione dei meccanismi di funzionamento che ne sostengono lo sviluppo consentiranno l’elaborazione di proposte e suggerimenti da sottoporre alle amministrazioni comunali per la definizione di politiche a supporto dell’innovazione sociale.

Lo scopo è insomma quello di offrire ai Comuni nuovi modelli per costruire strategie di intervento sul territorio legate ai processi di innovazione. In proposito, la direttrice di SocialFare® Laura Orestano ha sottolineato l’importanza di spazi, cogestiti,  che generino opportunità e facilitino i processi di inclusione. Corpi intermedi che rispondano a un piano strategico di priorità, capaci di veicolare know how specialistico e nuovi linguaggi a cui i giovani sono molto interessati e dei quali possono diventare generatori.

L’interesse delle ricercatrici, rivolto soprattutto alla costruzione della rete di partner, all’organizzazione interna, ai flussi di finanziamento, agli scambi a livello nazionale e internazionale e ai rapporti con gli enti pubblici, si è tradotto in una lunga intervista a SocialFare®. Cogliamo l’occasione per ripercorrere le tappe del primo centro italiano per l’innovazione sociale, dalla sua nascita nel 2013 all’inaugurazione di Rinascimenti Sociali,  un mese fa.

LOGO-SF_150x150Quando e perché nasce SocialFare®

Il 23 maggio 2013 la Congregazione di San Giuseppe – fondata a Torino presso il Collegio Artigianelli nel 1873 da Leonardo Murialdo, santo sociale, con lo scopo di accompagnare i ragazzi e i giovani in difficoltà nel loro percorso di crescita e autonomia – costituisce SocialFare®, primo centro di innovazione sociale in Italia.

Dopo quasi 150 anni dalla nascita della Congregazione, i nuovi scenari disegnati dalla trasformazione sociale impongono l’attualizzazione del carisma murialdino rispetto alle sfide del welfare, del lavoro e dell’educazione. Un’attualizzazione che i Giuseppini del Murialdo hanno scelto di compiere non da soli ma con altri, non dentro le mura della Chiesa ma nella società. SocialFare®,  srl impresa sociale, nasce quindi come strumento di innovazione sociale partecipata e laica.

Cosa fa SocialFare®

SocialFare® genera impresa sostenibile, incubando start up ad impatto sociale e accelerando soluzioni che sappiano cogliere nuovi bisogni e sviluppino imprenditoria sociale, sostenibilità e reti. Sviluppa inoltre progettualità all’esterno: tra queste, la collaborazione avviata lo scorso anno con Slow Food per quanto riguarda la valutazione dell’impatto sociale del Salone del Gusto e Terra Madre. SocialFare® integra diverse competenze: dalla ricerca etnografica al design, dalla tecnologia sociale al modelling di nuove soluzioni di impresa, con un focus preciso: generare soluzioni innovative alle più pressanti sfide sociali.

imm_accelerazione_SR26 giugno 2014: conferenza “Social Renaissance

L’attenzione e l’impegno di SocialFare® per connettersi alla rete di esperienze nazionali e internazionali si sono concretizzati il 26 giugno 2014, a poco più di un anno dalla nascita del centro,  nella conferenza “Social Renaissance” che si è svolta a Torino presso il Teatro Juvarra, nel complesso dell’Artigianelli.

Organizzata insieme con TOP-IX e Torino Social Innovation, la conferenza ha rappresentato la prima occasione in Italia di un confronto internazionale sulla social innovation. E’ emersa una realtà in fermento di attori pubblici e privati che a livello globale promuovono lo sviluppo di modelli di economia sostenibile e inclusiva.

10 marzo 2015: inaugurazione di “Rinascimenti Sociali”20150310_1

La rete di SocialFare® si è  in seguito ulteriormente ampliata e consolidata fino a rendere possibile la nascita dell’acceleratore “Rinascimenti Sociali” nel centro di Torino. Quasi 30 le realtà locali, nazionali e internazionali coinvolte, tra cui il secondo partner promotore TOP-IX e il partner strategico The Young Foundation: ognuna collaborerà per diffondere nuovi modelli culturali capaci di affrontare le sfide sociali contemporanee valorizzando dal basso idee, persone e comunità.

Cos’è “Rinascimenti Sociali”

Con il sostegno della Compagnia di San Paolo, l’acceleratore di conoscenza, innovazione e imprenditorialità a impatto sociale “Rinascimenti Sociali”, con sede in via Maria Vittoria 38 a Torino, mette insieme le competenze di attori profit e non profit, pubblici e privati, per generare soluzioni ad impatto sociale che creino una nuova economia. Capofila del progetto è SocialFare®.

rinascimenti sociali 2Coinvolgere, educare e accelerare

Sono le tre aree di azione di “Rinascimenti Sociali”. L’animazione territoriale e percorsi formativi capaci di costruire professionalità uniche che padroneggino nuove conoscenze e linguaggi  si intrecceranno quindi con le attività di generazione di startup  e di riposizionamento di imprese già esistenti che vogliano introdurre al proprio interno elementi distintivi della nuova imprenditorialità sociale.  Il tutto attraverso tre strumenti trasversali: finanza ad impatto sociale, tecnologia e internazionalizzazione.

Prossimamente renderemo noto il palinsesto delle molteplici attività dell’acceleratore per i prossimi mesi.

“Guardo oltre”, i ragazzi migranti protagonisti

I Global Shapers Torino inaugurano venerdì 10 aprile alle 17,30 presso l’acceleratore Rinascimenti Sociali, in via Maria Vittoria 38 a Torino,  l’esposizione “Guardo Oltre”, progetto fotografico dedicato e realizzato dai migranti nei Centri di prima accoglienza e curato da Lisa Boccaccio.

L’esposizione si colloca nell’ambito di un progetto più ampio che prevede anche un percorso formativo per i ragazzi migranti a partire da corsi di programmazione informatica. L’iniziativa verrà illustrata da Elia Bellussi di CoderDojo Torino; Ignazio Schintu e Abdullahi Ahmed del Centro Fenoglio di Settimo; Ahmed Echi del Centro di Prima Accoglienza Associazione Papa Francesco di Priolo Gargallo.

Seguirà un aperitivo etnico gentilmente offerto dal Centro Fenoglio di Settimo.

Si prega di confermare la partecipazione

“Rinascimenti Sociali”, l’acceleratore del nuovo welfare

E’ partito a Torino “Rinascimenti Sociali”, il primo acceleratore italiano di conoscenza, innovazione e imprenditorialità a impatto sociale. Nell’ampia sede di via Maria Vittoria 38, inaugurata martedì 10 marzo 2015 alla presenza delle istituzioni e di un folto e variegato pubblico, un’estesa rete di partner nazionali e internazionali proverà a ridisegnare il concetto di “sociale” creando, anche attraverso l’uso della tecnologia, nuovi modelli di welfare. Tutti i partner sono consapevoli della sfida che si apprestano ad affrontare per coinvolgere anche una società civile sempre più interessata e curiosa di sapere quali idee e realizzazioni concrete saranno prodotte nell’acceleratore, dove si sperimenteranno nuove soluzioni per il bene comune.

loghiCapofila del progetto è SocialFare®, primo centro di innovazione sociale in Italia, la cui nascita è stata promossa nel 2013 dall’Opera Torinese del Murialdo presso il Collegio Artigianelli di Torino, casa madre della congregazione. Insieme con il partner promotore TOP-IX – che sostiene progetti di innovazione tecnologica -, il partner strategico The Young Foundation e oltre una ventina di altri partner, SocialFare® ha avviato un processo “volto a diffondere la consapevolezza e la potenzialità delle cosiddette ‘periferie sociali’, riportandole al centro delledecisioni politiche attraverso modelli imprenditoriali innovativi” che sappiano armonizzare tecnologia, arti liberali e passione civile.

Un processo indicato col nome di “Rinascimenti Sociali”, a sottolineare quel passaggio da un’esperienza all’altra e quella condivisione a livelli diversi che possono generare non uno ma più “rinascimenti”, dove la persona e le comunità sono poste al centro dell’azione e dei processi decisionali.

L’esplorazione di nuove strade per rispondere alle attuali sfide sociali non può prescindere, infatti, da un processo di convergenza tra grandi reti e dall’attenzione a nuovi modelli di finanza a impatto sociale. Come ha sottolineato nel corso dell’inaugurazione Mario Calderini della task force G8 Social Impact Investment, gli investimenti ad impatto sociale (erogati cioè a imprese che abbiano lo scopo specifico di creare un impatto sociale misurabile) rappresentano una nuova e coraggiosa risposta, una grande opzione di sviluppo del territorio di cui le istituzioni devono essere consapevoli. Un’opportunità da indirizzare verso modelli virtuosi, a patto però, ha detto Calderini, che la prima preoccupazione sia quella “di far crescere imprese in grado di essere recipienti di strumenti finanziari”. Imprese supportate nella scalabilità in “luoghi in cui devono avvenire cose concrete”.

E l’acceleratore si propone come uno di questi luoghi, uno spazio aperto a tutti, soprattutto ai giovani, dove sarà possibile sviluppare nuove conoscenze e linguaggi che caratterizzano il social design, la tecnologia sociale, l’impresa sociale, la finanza sociale, la prototipazione e innovazione delle politiche… Coinvolgere, formare, accelerare sono le tre aree di azione. La struttura sarà pertanto centro di generazione di startup ma anche di riposizionamento di imprese già esistenti che vogliano introdurre al proprio interno elementi distintivi della nuova imprenditorialità sociale. 20150310_1

Un luogo “in cui si fanno cose” che piace anche alla Chiesa torinese. Intervenuto all’inaugurazione, l’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia ha sottolineato infatti la necessità di“passare dai discorsi alla concretezza. Non è più tempo di discorsi, è tempo di agire. Questa iniziativa rappresenta un impegno forte per uscire da inerzia, scoraggiamento, passività e rassegnazione di questo momento storico. Occorre corresponsabilità per affrontare la crisi attuale del sistema educativo, del welfare e del lavoro. Occorre lavorare insieme con l’obiettivo della piena realizzazione della persona, di ogni persona, per renderla più attiva e protagonista. E i giovani dovrebbero essere in prima fila, anche se spesso non ci sono forse perché non hanno la spinta a mettersi in gioco”.

A Torino, la ricerca di soluzioni innovative per rispondere ai bisogni emergenti ha una lunga tradizione e la costruzione di “reti” è il suo punto di forza. Quelle reti che nella nuova grande struttura di “Rinascimenti sociali”, nell’ex Istituto delle Rosine in via Maria Vittoria 38, saranno protagoniste con una ricchezza di relazioni, capacità professionali, energie e risorse per generare impatto positivo.

“L’innovazione sociale nasce dall’osservazione dei cambiamenti e rappresenta un’opportunità per sperimentare soluzioni ai bisogni che cambiano – ha detto il vicesindaco di Torino Elide Tisi – Se la tecnologia può aiutare molto, ancora più importanti sono le nuove capacità di relazione. Trasformare l’attuale gestione di emergenze in opportunità di crescita richiede luoghi come questo, in cui sia possibile sperimentare e trovare nuove strade che potrebbero essere corrette durante il percorso. L’impresa sociale deve però saper uscire dal suo perimetro e contaminare altri contesti, compreso il mondo della finanza”.

Sulla capacità di costruire nuove relazioni tra i diversi soggetti ha insistito anche l’assessore alle Attività Produttive della Regione Piemonte Giuseppina De Santis: “Innovare significa sperimentare e accettare margini di fallimento, e intorno agli esperimenti occorre creare consenso e rendere visibile ciò che accade. Questo acceleratore è una delle buone pratiche da cui partire”.

20150310Il progetto è sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, che riconosce nell’acceleratore una infrastruttura di mediazione di cui oggi c’è bisogno per indirizzare le risorse disponibili a quelle realtà che sappiano creare imprenditorialità sociale forte. “SocialFare® ci ha sottoposto una cosa nuova e rischiosa – ha detto Marco Demarie della Compagnia di San Paolo – I rischi sono che l’acceleratore rimanga un’infrastruttura senza capacità generative o che si costruisca una burocrazia autoreferenziale che si occupi solo di mantenere se stessa. Se l’acceleratore smettesse di essere consapevole di essere uno strumento, glielo diremo, ma ci sono buone prospettive che ciò non accada”.

Prossimamente, sul blog di SocialFare® “People Innovation” presenteremo i diversi partner di “Rinascimenti Sociali”, illustrandone attività e progetti nell’ambito dell’acceleratore.

“Social Renaissance”: ampia partecipazione e tanti nuovi imput

La volontà di creare per la prima volta in Italia un’occasione di confronto internazionale sulla social innovation si è tradotta, giovedì 26 giugno a Torino presso il teatro Juvarra, in una giornata particolarmente ricca di contributi e di imput. Innovatori sociali provenienti da tutto il mondo si sono alternati in dense sessioni di lavoro da cui è emersa una realtà in fermento che sta costruendo reti che sappiano affrontare le sfide poste dalla crescente disuguaglianza sociale. Una rete di attori pubblici e privati che a livello globale promuovono lo sviluppo di modelli di economia sostenibile e inclusiva.

slideshow_Social-RenaissanceNon a caso la conferenza “Social Renaissance” – il cui titolo definisce un processo volto a riportare al centro delle decisioni politiche le “periferie sociali” – si è svolta a Torino, dove la ricerca di soluzioni innovative per rispondere ai bisogni emergenti ha una lunga tradizione. E non a caso gli spazi che l’hanno ospitata sono quelli del Teatro Juvarra, presso il complesso dell’Artigianelli: “quartier generale” dell’Opera Torinese del Murialdo (che porta avanti l’attività missionaria del santo sociale Leonardo Murialdo a favore di minori e giovani in difficoltà) e dal 2012 anche sede di SocialFare, che insieme con TOP-IX e Torino Social Innovation ha organizzato l’evento. A don Danilo Magni, dunque, il compito di fare gli onori di casa in un teatro destinato a diventare cantiere in progress di cultura e innovazione sociale.

Oltre 30 speakers in rappresentanza di istituzioni, fondazioni e università locali, nazionali, europei e americani hanno raccontato la propria esperienza, tutti spinti dal bisogno di confrontarsi su significato, concetti e pratiche dell’innovazione sociale. Attraverso esempi concreti si è parlato di scalabilità, sostenibilità, partecipazione e cittadinanza attiva, responsabilità, big data, trasversalità, resilienza, imprenditorialità… Della necessità, di fronte alle sfide sociali, di una innovazione che sappia rompere i vecchi schemi, fare incontrare impresa e non profit, convogliare le diversità e spingerle – nel rispetto di ognuna – verso un nuovo modello di sviluppo.

Alcuni esempi. In Canada l’innovazione sociale è ormai una priorità del Governo, mentre in Portogallo il Banco de Inovacao Social sta portando avanti un programma che prevede un cambiamento sistemico, affrontando i problemi alla radice: cioè cominciando già nelle scuole a creare un nuovo atteggiamento di cittadinanza affinché le persone si convincano di poter cambiare le cose. A New York il Public Policy Lab aiuta i cittadini a capirci qualcosa su come vengono assegnate le case popolari e a scegliere in modo consapevole e informato a quale istituto scolastico superiore (tra i 700 esistenti) iscrivere i figli.

E poi, a Baltimora, il sostegno da parte del centro Social Innovation Lab alla nascita di aziende con buone idee da “vendere”, così come a Torino il Comune sostiene la nascita di imprese sociali mettendo a disposizione un insieme di strategie e strumenti attraverso il programma “FaciliTo giovani e innovazione sociale”. Ancora, per restare nel capoluogo piemontese, il Piano “Torino metropoli 2025” vede l’associazione “Torino Internazionale” e il progetto “Torino strategica” impegnati o costituire “visioni, strategie e azioni che promuovono l’identità e lo sviluppo dell’area metropolitana torinese mobilitando tutti gli attori locali”. SR_Illustration

Queste e tante altre esperienze sono state raccontate alla conferenza, che ha visto un’ampia partecipazione di addetti ai lavori, soprattutto giovani. L’innovazione sociale si è chiaramente delineata come un processo sociale, economico, politico e tecnologico in grado di distruggere vecchie barriere. Un processo in cui l’universo italiano delle cooperative sociali e del non profit in generale giocano un ruolo fondamentale per la loro consolidata capacità di intercettare i bisogni e realizzare progetti non standardizzati. Come ha sottolineato Mauro Busa dell’Alleanza cooperative italiane Piemonte, “le cooperative possono fare innovazione sociale, ma sarebbe auspicabile una maggiore chiarezza nelle metodologie. Il concetto non è così immediato e intuitivo”.

Per essere sostenibile la social innovation ha anche bisogno di risorse finanziarie da attingere a più fonti e con nuove modalità, cambiando il sistema delle regole attuali e individuando nuovi modelli di ingaggio. “I progetti richiedono interventi filantropici, capacità di politica pubblica, energie di mercato e capacità di far cooperare mondi finora distinti”, ha sottolineato Piero Gastaldo della Compagnia di San Paolo.

L’innovazione sociale interpella dunque fondazioni e banche, nell’ambito di un nuovo assetto collaborativo tra diversi soggetti. L’esperienza di Banca Prossima (la banca del Gruppo Intesa San Paolo dedicata al Terzo Settore) rappresenta un esperimento di sostenibilità finanziaria dei progetti realizzati dal Terzo settore, al quale vengono riconosciute caratteristiche proprie ben lontane dalla logica del “for profit”. “I servizi del for profit sono contingentati, mirati, chirurgici – ha detto Marco Morganti – Il bene collettivo non è il loro obiettivo e spesso, quando intervengono nel campo socio sanitario assistenziale, ne escono con le ossa rotta. Alla fine il gioco non è sostenibile”.

Per Banca Prossima, dunque, il criterio di efficienza non è così determinante per la concessione di un prestito: “L’efficienza è sì importante, ma non deve andare contro gli obiettivi sociali di un’organizzazione”, ha continuato Morganti. Più importanti sono invece la fiducia e la rete comunitaria che sostiene il progetto, a garanzia della sua riuscita.

SocialFare ha annunciato durante la conferenza la propria partnership con Young Foundation UK ed esplicitato i soggetti che già si stanno aggregando a livello regionale e nazionale alla piattaforma aperta SocialFare per costruire insieme conoscenza ed imprenditorialità sociali: Rinascimenti Sociali, appunto.

E’ il momento di “Social Renaissance”

“Social Renaissance” per sfidare la disuguaglianza attraverso l’innovazione d’impatto: è la proposta che domani sarà al centro della conferenza internazionale organizzata da SocialFare, TOP-IX e Torino Social Innovation, dalle 9,30 alle 17 presso il Teatro Juvarra di Torino.

slide-02Una conferenza che nasce dal bisogno – nel contesto attuale di crisi che vede crescere le disuguaglianze sociali – di ridefinire il significato, i concetti e le pratiche di innovazione chiamando a raccolta i sempre più numerosi attori pubblici e privati che a livello globale promuovono lo sviluppo di modelli di economia sostenibile e inclusiva. Importante occasione di confronto, condivisione  e spinta verso l’implementazione di nuove idee, relazioni e collaborazioni ispirate al concetto di “Rinascimenti Sociali”.

La presenza di significative realtà che generano innovazione pone il capoluogo piemontese al centro di relazioni internazionali. Così la conferenza di giovedì 26 giugno riunirà per la prima volta in Italia una comunità di innovatori sociali provenienti da tutto il mondo. Sono previsti 30 relatori, che aiuteranno il pubblico ad esplorare il processo di “Social Renaissance”.

Agli “addetti ai lavori” si affiancheranno rappresentanti di istituzioni, fondazioni e università locali, nazionali, europei e americani: dal sindaco di Torino Piero Fassino al neo presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, da Filippo Addarii e Simon Willis di “The Young Foundation” (Londra, UK) a Raj Kottamasu di “Public Policy Lab” (New York, USA) e Kunal Parikh di “Social Innovation Lab” (Baltimora, USA), da Maria Marques Pinto del “Banco de Inovacao Social” (Lisbona, PT) a Giovanna Melandri di “Human Foundation” (Roma, IT) a Marco Morganti di Banca Prossima.

Così il Terzo Settore può aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi

Il manifesto “Fiducia e nuove risorse per la crescita del Terzo Settore” ha fatto tappa a Torino. L’incontro che si è svolto giovedì 19 giugno presso la Casa della Cooperazione rappresenta il secondo (dopo Salerno) dei dieci appuntamenti del roadshow che nei prossimi mesi porterà il documento in giro per l’Italia. Occasione di progettazione condivisa sul territorio che chiama a raccolta  le realtà del non profit, la finanza specializzata e le fondazioni di origine bancaria e non affinché insieme promuovano e sostengano “un’altra economia, basata non sul profitto ma sulla partecipazione e sulla produzione di bene comune”. Un’economia sociale e solidale che faccia uscire l’Italia dalla crisi.

Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, Assifero, Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariparo, Fondazione con il Sud, Forum del Terzo Settore, Alleanza Cooperative Italiane e Banca Prossima (la banca del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicata al non profit laico e religioso) si sono dunque alleati firmando a Roma nel dicembre scorso un manifesto in grado di creare le condizioni per “far incontrare le migliori idee e tutti gli strumenti di supporto disponibili”. Strumenti finanziari moderni, innanzi tutto, che aiutino il Terzo Settore a sviluppare le sue enormi potenzialità e ad essere volano per la ripresa economica.

body_condivisioneIl non profit (associazionismo di promozione sociale, volontariato, cooperazione) è capace, infatti, di generare occupazione: le cooperative sociali, ad esempio, dal 2011 al 2013 hanno creato 20 mila nuovi posti. Ancora, secondo l’ultimo censimento Istat in Italia le organizzazioni del Terzo Settore sono cresciute in dieci anni del 28% con un aumento degli addetti pari al 39,4%. In Piemonte le realtà sono 25.962, di cui 11.099 nella provincia di Torino. Ed è nel torinese che il non profit è più strutturato in senso imprenditoriale, con una più accentuata presenza di lavoratori retribuiti e un maggior risultato economico.

I quasi 5 milioni di volontari e 1 milione tra lavoratori e soci a livello nazionale rendono numericamente le dimensioni di una realtà di cui lo stesso Governo italiano si è “accorto”, dedicandole grande attenzione con un progetto di riforma di cui sono state recentemente rese note le linee guida. Ma ci sono altri numeri che meritano considerazione, sottolineati nel corso dell’incontro a Torino dal ricercatore Euricse Flaviano Zandonai: l’Istat ha misurato anche il livello di competenza degli addetti, da cui è risultato che il 18% di coloro che sono retribuiti hanno competenze di alto livello. Così come è emerso che il 20% dei volontari è costituito da giovani.

Insomma, il non profit italiano è un settore vitale e dinamico da cui può partire un nuovo modello di sviluppo del Paese. A patto che si sappia dove e come investire, secondo strategie che superino l’approccio del “giorno per giorno” e la logica emergenziale. Marco Morganti, amministratore delegato di Banca Prossima, ha evidenziato come il credito finora erogato al non profit (e restituito, dato più che positivo, nel 98,8% dei casi) sia stato investito prevalentemente in progetti a breve termine, mentre sono quelli a medio-lungo termine che “fanno la crescita vera del Terzo Settore”.Donazioni-150x100

Quali progetti, dunque? Guido Geninatti, portavoce dell’Alleanza delle Cooperative Italiane settore sociale del Piemonte, ha indicato alcuni ambiti di intervento su cui scommettere: la cura delle persone non autosufficienti, la salute del territorio (con servizi che vengano prima e dopo la fase ospedaliera), l’housing sociale, la tutela del patrimonio ambientale e culturale … Ambiti in cui sperimentare nuove soluzioni che perseguano obiettivi di efficienza e di economicità, di innovazione di prodotto e di rigenerazione di beni immobili e spazi pubblici. “Il settore del privato sociale – ha dichiarato Marco Demarie, capo Uffici studi e programmazione della Compagnia di San Paolo – può e deve dotarsi di modalità di organizzazione più efficienti senza per questo smarrire la sua vocazione orientata al bene collettivo e la sua ispirazione morale. Uno dei temi legati alla maggiore efficienza nell’uso delle risorse ha a che fare con l’uso intelligente del credito”.

E’ nel quadro della convergenza tra profit e non profit che si colloca l’innovazione sociale. Anche se,  ha sottolineato Anna Di Mascio, portavoce piemontese del Forum Terzo Settore, “non può esserci innovazione se le dimensioni economica e sociale non vengono intrecciate e valutate insieme. L’innovazione dei prodotti non basta”.  Ecco allora la necessità di precisare quali sono gli elementi cardini dell’innovazione sociale: cos’è, come si fa, come si inserisce in un contesto di crisi che vede il ricorso sempre più frequente ad antiche forme assistenziali come, ad esempio, la distribuzione dei pacchi viveri? Una risposta, a conclusione dell’incontro, è arrivata da Elide Tisi, vice sindaco di Torino: “La sfida è di provare a strutturare delle risposte nell’emergenza: è questa la vera innovazione. L’innovazione non può nascere a tavolino ma nella pratica, di fronte all’emergenza, magari anche recuperando modalità antiche, che vanno però strutturate”.

 

“Social Renaissance”, conferenza internazionale a Torino

Un giorno di dibattito pubblico per parlare di innovazione sociale, una conferenza internazionale – organizzata da SocialFare,  Torino Social Innovation e Top IX – che si terrà il 26 giugno 2014 presso il Teatro Juvarra di Torino. “Social Renaissance” è il titolo dell’evento, cui prenderanno la parola “specialisti” del settore ma anche istituzioni, fondazioni e università locali, nazionali, europei e americani, a sottolineare come la social innovation si stia sviluppando e diffondendo attraverso una fitta rete di attori pubblici e privati su scala globale.

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La progressiva contrazione del welfare e l’affermazione delle tecnologie digitali hanno portato l’innovazione sociale – uno dei cinque temi chiave individuati nella Strategia Europa 2020 – ad assumere un ruolo centrale nell’elaborazione di politiche volte a un’economia sostenibile e inclusiva, capace di soddisfare bisogni sociali a cui né il mercato né le risorse pubbliche sono oggi in grado di rispondere efficacemente.

slide-01Ecco la definizione contenuta nella Guide to Social Innovation realizzata dalla Commissione Europea (febbraio 2013): “L’innovazione sociale può definirsi come lo sviluppo e l’implementazione di nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che incontrano bisogni sociali, creano nuove relazioni social e collaborazioni. L’innovazione sociale porta nuove risposte ad impellenti bisogni che coinvolgono processi di interazione sociale. Le innovazioni sociali sono sociali solo se utilizzano strumenti e perseguono fini sociali. Le innovazioni sociali aggiungono valore alla società e aumentano la capacità di azione individuale e di comunità”.

slide-02“Social Renaissance”, dunque, per indicare un processo  finalizzato a diffondere la consapevolezza  della crescente disuguaglianza sociale cui ci si può opporre con nuovi modelli di welfare di forte impatto che integrino le nuove tecnologie con le discipline umanistiche, l’approccio imprenditoriale e l’impegno civile. Un processo che va ben definito, a partire da un nuovo concetto di “social”, individuando politiche e interventi che siano espressione di una rete di esperienze e conoscenze che travalichi i confini nazionali. Rete al centro della quale intendono collocarsi Torino e il Piemonte, tradizionali laboratori di sperimentazione sociale.

slide-03Di tutto questo si parlerà alla conferenza del 26 giugno, organizzata con il supporto del Comune di Torino, della Regione Piemonte, della Compagnia San Paolo, di Banca Prossima, di GMF (The German Marshall Fund of the United States) e dell’Ambasciata italiana del Canada, in cooperazione con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la Camera di Commercio di Torino.

L’evento è aperto al pubblico su registrazione: il teatro Juvarra, in via Filippo Juvarra 15 a Torino, può contenere fino a 200 persone.

L’Università di Torino laboratorio di innovazione sociale con una maratona di creatività

“Quante volte hai pensato che ‘qualcosa’ non andava e volevi cambiarla?”. Con questa domanda l’Università di Torino ha invitato cittadini, aziende, istituzioni – tutti coloro che abbiano abilità da condividere – a partecipare all’iniziativa #hackUniTO , che dal 12 al 17 maggio prossimi avrà il suo evento finale al Campus Luigi Einaudi con una maratona 24 ore su 24 all’insegna della collaborazione, della creatività e del protagonismo.

logo-hackunitoLa prossima settimana verranno realizzati concretamente 184 progetti innovativi: prima sono state presentate le idee, poi si sono formati i team con il compito di trasformare le idee in progetti e infine, grazie ai mezzi, agli strumenti e alle conoscenze messi a disposizione dall’Università, i progetti diventeranno realtà con l’apporto di molteplici competenze, non solo informatiche.

E così vedranno la luce soluzioni che si collocano in 5 aree d’azione: ricerca e didattica, organizzazione e amministrazione, gestione delle strutture e degli spazi, gestione del territorio, user experience. Soluzioni  in crowdsourcing (oltre 1100 le persone coinvolte) per migliorare la qualità della vita nell’università e nel territorio circostante.

#hackUniTO è organizzato e realizzato tramite un processo inclusivo e partecipativo aperto a tutti. Obiettivo: rendere competitiva l’Università di Torino “attraverso un progetto di engagement del territorio, nazionale e internazionale, e la valorizzazione delle sue energie, diventando così driver dell’innovazione”.

La kermesse dal 12 al 17 maggio ospiterà eventi collaterali quali incontri, concerti, spettacoli… Tra le iniziative più attese, il contest “Create24”, una 24 ore di pura creatività dedicata allo sviluppo progettuale di un tema che verrà svelato all’ultimo momento.

 

“Social Entrepreneurs: Have Your Say!” , il documento finale

Secondo la “Guide to social innovation” pubblicata un anno fa dalla Commissione Europea, l’obiettivo che caratterizza le imprese sociali è quello di creare valore sociale in modo innovativo, finalizzando la produzione di beni e servizi al bene comune.

L’evento interattivo “Social Entrepreneurs: Have Your Say!”  di venerdì 16 e sabato 17 gennaio a Strasburgo, organizzato dalla Commissione europea, ha fatto il punto della situazione a tre anni dal lancio, nel 2011, dell’Iniziativa per l’imprenditoria sociale (Social Business Initiative) che individuava tre linee d’intervento per promuovere le imprese sociali: agevolazione dell’accesso ai finanziamenti, maggiore visibilità, ottimizzazione del quadro giuridico.

.strasburgoL’evento di Strasburgo ha quindi focalizzato le priorità per le azioni future volte a sostenere le imprese sociali. Imprese che dovranno giocare un ruolo maggiore perché vengano centrati quegli obiettivi economici, sociali e ambientali fissati dalla Strategia Europea 2020.

Oltre 2000 partecipanti hanno preso parte ai lavori delle 12 sessioni parallele di approfondimento su temi quali i fondi strutturali, la misurazione dell’impatto sociale, gli strumenti finanziari… Nella dichiarazione finale si sottolinea come il modello economico e sociale dell’Europa debba reinventarsi, per promuovere uno sviluppo più equo, più “verde” e ancorato alle comunità locali.

Ecco allora che l’impresa sociale viene individuata come veicolo capace di guidare il cambiamento, generando soluzioni innovative per rispondere alle nuove sfide. Un’impresa che nell’interesse generale crea lavoro (uno degli obiettivi della Strategia Europea 2020 è l’abbattimento della disoccupazione, soprattutto tra i giovani), fornisce prodotti e servizi innovativi, promuove un’economia più sostenibile.

Il documento finale individua quindi alcune caratteristiche che accomunano tutte le imprese sociali, tra cui la centralità del bene comune – da perseguire ponendosi obiettivi sociali sui quali reinvestire i profitti – e un metodo organizzativo basato sulla democrazia, sulla partecipazione e sulla giustizia sociale.

L’impresa sociale rappresenta insomma un nuovo modello di business che risponde in modo equilibrato ai diversi bisogni finanziari, sociali, culturali, ambientali; gli imprenditori sociali sono agenti di cambiamento, “appassionati” al miglioramento della vita delle persone e delle comunità. E non c’è zona in Europa che non possa beneficiarne.

Come aiutare, però, le imprese sociali a esprimere le loro potenzialità? Di tali potenzialità Governi ed enti locali si stanno rendendo conto: sono sempre più numerose le iniziative per incoraggiare la crescita di questa realtà. A livello europeo, sono state individuate 10 azioni. L’Iniziativa per l’imprenditoria sociale lanciata dall’Unione Europea è stata un buon inizio e ha dato i suoi frutti. Ma, avverte il documento finale di Strasburgo, non dobbiamo perdere tempo.

E’ necessario passare alla seconda fase del progetto, con un maggior impegno politico a livello europeo, nazionale, regionale e locale per creare una rete, un’ecosistema di supporto alla crescita dell’imprenditoria sociale. Le istituzioni europee e gli Stati membri sono quindi invitati a rafforzare il ruolo delle imprese sociali nelle riforme strutturali per uscire dalla crisi, soprattutto là dove l’economia sociale è meno sviluppata. Così come vengono auspicati il sostegno politico a una maggiore cooperazione tra le imprese sociali dei diversi Paesi, per condividere conoscenza e pratiche, e una maggiore collaborazione tra le stesse autorità pubbliche.

Tra le azioni proposte, anche la predisposizione di strumenti finanziari adeguati e il supporto alle aziende sociali nel corso della loro attività attraverso le figure di intermediari. Ancora, il potenziamento del lavoro di ricerca e di monitoraggio a livello nazionale per meglio comprendere questa realtà e darle visibilità.