Può l’arte generare trasformazione sociale? Come valutarne l’impatto? Cittadellarte racconta il percorso fatto insieme

Il 25 maggio 2018, nellambito della 20ma edizione di ARTE AL CENTRO, si è inaugurata a Biella COSTELLAZIONI DEMOPRATICHE. Limpatto sociale di Cittadellarte, mostra che rilegge ventanni di progetti ed esperienze di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto alla luce di quanto emerge da un processo collettivo di autoriflessione che questanno ha visto coinvolta la Fondazione stessa nellintento di studiare e ripensare il proprio impatto sociale. Il percorso di valutazione di impatto, realizzato con il supporto scientifico di SocialFare, nasce in continuità con la vocazione e lambiziosa missione che fin dalle sue origini caratterizza Cittadellarte, fondata sulla convinzione che lArte debba farsi carico delle sfide delle contemporaneità ed essere generatrice di una nuova civiltà.

 

“È tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana”.
Pistoletto, Progetto Arte 1994

 

Abbiamo intervistato Michele Cerruti But, Coordinatore di UNIDEE Higher Education Cittadellarte, che ha curato la mostra COSTELLAZIONI DEMOPRATICHE insieme a Juan Sandoval (Education Office e Art Office Cittadellarte).

 

 

 


Michele, ci racconti come vi siete avvicinati al tema dell’impatto sociale e perché avete sentito l’esigenza di valutare e misurare il cambiamento generato da Cittadellarte | Fondazione Pistoletto?

Cittadellarte è fondata nel 1998, a seguito del manifesto di Michelangelo Pistoletto “Progetto Arte” (1994), dichiarando che “è tempo che l’arte prenda su di sé la responsabilità di mettere in comunicazione ogni altra attività umana”. Fin dal ‘900 diverse esperienze – come la Bauhaus o Joseph Beuys – hanno traghettato l’arte verso l’impegno sociale, tanto che oggi la Socially Engaged Art è una forma d’arte diffusa nonché una disciplina accademica. Il progetto Cittadellarte mette in relazione il lavoro di Michelangelo Pistoletto insieme ad altre esperienze con il fine dell’Arte per la trasformazione sociale responsabile.

Cittadellarte persegue dunque questo obiettivo da vent’anni, ma non aveva mai tentato prima d’ora di valutare l’effettivo impatto dei suoi progetti finalizzati alla trasformazione sociale. E poiché riteniamo che per trasformare la società la critica non sia sufficiente (“Critique is not enough” è stata una mostra di alcuni anni fa), ma sia necessaria l’azione, abbiamo deciso di lavorare per misurare le azioni che portiamo avanti e i loro effetti. D’altra parte, siamo convinti che questa non sia un’esigenza specifica ed esclusiva della nostra realtà: l’Arte ha necessità di rivendicare e dimostrare la sua reale capacità di incidere sulla società. Per questo confidiamo che il percorso di valutazione dell’impatto sociale intrapreso da Cittadellarte sia di incentivo e si configuri come esperienza pilota replicabile per altri soggetti che operano nell’ambito della Socially Engaged Art.

 

Perché avete scelto di lavorare con SocialFare e qual è il percorso fatto insieme?

Ci siamo avvicinati a SocialFare, che opera a poca distanza da noi ma è nel contempo punto di riferimento per l’Innovazione Sociale a livello nazionale, nell’ambito delle attività formative che portiamo avanti con Unidee (l’ “Università delle Idee”, che racchiude tutti i progetti di Alta Formazione di Cittadellarte) e per le quali vorremmo arrivare ad un riconoscimento formale da parte del Ministero.

Abbiamo quindi deciso di avvalerci della consulenza scientifica di SocialFare per avviare un percorso di valutazione dell’impatto sociale generato da Cittadellarte mirato a definire in modo sistemico e misurabile le aree d’impatto sociale, e i relativi indicatori, con cui valutare, da oggi in poi, l’effettivo impatto delle nostre azioni sulla base degli obiettivi delineati e condivisi.

Si tratta di una strada particolarmente interessante perché ibrida, tanto in termini di contenuti trattati quanto di approccio. Il lavoro che stiamo realizzando insieme coniuga infatti strumenti propri di un approccio scientifico/sistematico con elementi comunemente considerati “intangibili” come il valore sociale di un’azione e, ancor di più, l’arte stessa. A livello personale, poi, ho avuto modo di apprezzare il modo sistemico ma “non ideologico” con cui l’approccio Design Thinking è stato proposto e applicato alla nostra realtà al fine di comprendere il contesto in cui lavoriamo e le peculiarità del mondo dell’Arte, come incipit del processo di identificazione delle aree d’impatto sociale.

Concretamente, siamo partiti con un lavoro di consapevolezza e definizione della nostra sfida sociale, il cambiamento sistemico a cui vogliamo tendere. Abbiamo dunque individuato quattro aree di impatto, lavorando sulla “catena del valore” di Cittadellarte, e cominciando a definire per ciascuna misuratori e indicatori che permettono di valutare e misurare gli effetti generati dalla fondazione in quell’ambito specifico ed in rapporto a specifici stakeholder.

Grazie a questo percorso abbiamo constatato che gli oltre 800 progetti realizzati in 20 anni di attività, pur nella loro eterogeneità, sono effettivamente riconducibili ad una specifica identità di Cittadellarte, persino indipendente dall’identità più strettamente legata alla sua originaria fondazione, poiché tutti i soggetti entrati in contatto con il progetto – il luogo Cittadellarte – hanno arricchito e contribuito attivamente alla definizione della sua identità.

 

Il passo successivo, tutt’ora in progress, è la costruzione degli strumenti di progettazione necessari ad orientare le azioni future verso il cambiamento sistemico a cui tendiamo, validando misuratori e indicatori, definendo la strategia di raccolta/lettura e visualizzazione dei dati su cui baseremo la valutazione dell’impatto delle azioni stesse.

 

La mostra COSTELLAZIONI DEMOPRATICHE rappresenta a tutti gli effetti il primo “prototipo narrativo” del lavoro di valutazione di impatto fatto insieme. In che modo la mostra comunica in modo fruibile questo percorso? 

La mostra è pensata per narrare il percorso fatto e nel contempo arricchirlo e integrarlo. Si tratta di un dispositivo aperto e relazionale, che contribuisce attivamente alla valutazione dell’impatto e all’immaginazione del futuro verso cui tendere. Stando a quanto abbiamo appreso del Design Thinking, potremmo ricondurre la mostra a una delle fasi di “apertura” nel processo iterativo di apertura/chiusura rappresentato dalla figura del double diamond (http://www.alpine-space.eu/projects/desalps/en/about/the-project/design-thinking/design-thinking-process) a cui dovrà seguire necessariamente una fase di sintesi.

È importante chiarire che l’obiettivo non è raccontare in modo esaustivo la totalità dei progetti realizzati da Cittadellarte. Questa mostra non ha la funzione di un archivio storico, bensì di chiave di lettura della nostra identità attraverso alcune delle azioni portate avanti in questi 20 anni, che in qualche modo sintetizzano ed esprimono il DNA comune rintracciabile in tutto quello che Cittadellarte fa. Il titolo della mostra rappresenta nel contempo il fine delle nostre azioni e il modo in cui le realizziamo, creando sinergie e sistemi relazionali paragonabili a costellazioni.

COSTELLAZIONI DEMOPRATICHE ha tre obiettivi: raccontare il percorso sopra citato, descrivere un modello di misurazione di impatto sociale e raccontare quello che Cittadellarte fa. Questi obiettivi si esprimono attraverso altrettante aree della mostra:

  • Un grande tavolo, lungo 15 metri, su cui Cittadellarte narra se stessa attraverso una selezione di progetti (descritti con piccole schede a disposizione dei visitatori) riletti secondo le 4 aree di impatto individuate durante il percorso, qui rappresentate da 4 diverse tonalità di grigio. I progetti hanno inoltre pesi e scale diverse (locale o più allargata), caratteristiche rappresentate anche in questo caso attraverso elementi visivi riconoscibili.

 

  • 4 grandi costellazioni disegnate su tende “trasparenti e attraversabili” come i progetti che rappresentano, a mostrare che i soggetti coinvolti hanno la possibilità di entrare e uscire in modo dinamico e aperto. Le costellazioni raffigurano le relazioni fra i soggetti stessi, i cui nomi sono riportati al posto delle stelle, raggruppati all’occorrenza in sciami di stelle, stelle fisse, stelle comete e legati da linee di diverso tipo. Accanto a ciascuna costellazione, cinque diagrammi offrono una chiave di lettura possibile sulla trasformazione sociale generata dai progetti rappresentati, pur nella consapevolezza dei limiti di una valutazione a posteriori: non parliamo in questo caso propriamente di impatto sociale, che come sappiamo necessita di intenzionalità, vale a dire di un’azione orientata secondo precisi indicatori definiti a priori

 

  • Un’area di interazione con i visitatori, composta da uno spazio di reazione “a caldo” in cui è possibile lasciare indicazioni e contributi, e soprattutto da (d)estructura, progetto di creazione collaborativa che permette attraverso un’esperienza ludica di attivare processi di dialogo intorno (in questo caso) al tema dell’impatto sociale di Cittadellarte. La mostra infatti è pensata come dispositivo relazionale e la raccolta di feedback avverrà anche attraverso corsi e workshop previsti nei prossimi mesi per coinvolgere soggetti diversi.

Nel corso del lavoro fatto insieme abbiamo appurato che l’impatto sociale, per essere tale, richiede intenzionalità. Quale la vostra intenzione rispetto al futuro, quali i prossimi passi del percorso verso un cambiamento sistemico?

Uno degli obiettivi del percorso fatto insieme è la costruzione di uno strumento di misurazione utile a progettare il futuro. Abbiamo avuto modo di constatare come la valutazione dell’impatto fatta costruendo gli indicatori a posteriori (ex-post) sia più difficoltosa da compiere e meno efficace, poiché non frutto di un processo sistemico compiuto su tutta la filiera progettuale ex-ante e in itinere.

La nostra intenzione è quindi mettere a frutto quanto emerso dal percorso per costruire uno strumento agile di valutazione, articolato in indicatori e misuratori che ben rappresentino le sfide sociali verso le quali intendiamo orientare in modo pervasivo le nostre attività e azioni future.

 

 

 

IMPACT THROUGH DESIGN by SocialFare and ELISAVA International open talk | SDGs Applied Design Research Program

Read the interview with Arianna Mazzeo
Arianna Mazzeo interviews Joke Quintens
Arianna Mazzeo interviews Paolo Montemurro
Arianna Mazzeo interviews Antonio Scarponi

IMPACT THROUGH DESIGN: UN SDGS and Societal Challenges.
International Open Talk | SDGs Applied Design Research Program

Co-produced by

SocialFare | Center for Social Innovation Italy

and

ELISAVA – Barcelona School of Design and Engineering

 

IMPACT THROUGH DESIGN: UN SDGSs and Societal Challenges is an applied research program co-produced by SocialFare | Centre of Social Innovation based in Turin, Italy and ELISAVA – Barcelona School of Design and Engineering, aimed to improve and promote the generation of Social Impact through Design.

The applied design research program will focus on the United Nations Sustainable Development Goals and will involve professionals, researchers, public and private institutions as well as the communities in which the best practices of Social Impact Design are already being applied in order to define a programmatic and systemic proposal for the next decade.

Starting in Turin (Italy) on May the 4th, 2018, the program includes an Open Talk Series in Marseille, Barcelona, Matera, Roma, Zurich, Toronto, Boston, Shanghai and will be presented at the High Level Political Forum on Sustainable Development in New York. The program is also part of the European Development Days (EDW 2018).

EUROPE


 

opentalk#1 | TURIN

Impact through design SDGs and Societal Challenges. The Italian Perspective

Friday 4th May 17.00 – 19.30 h | Rinascmenti Sociali, Via Maria Vittoria 38, Torino

 

opentalk#2 | MARSEILLE

The Marseille social design and bottom-up perspective

Saturday 19th May 16.00-18.00 h | Femmes D’Ici et D’Ailleurs,  4 Rue Mazagran, 13001 Marseille

 

opentalk#3 | BARCELONA

Data & the City. Design, Policy and Resilience. The Barcelona Perspective

Wednesday 23rd May 18.30-19.30 h | Elisava Design School, Rambla 32 08002 Barcelona

 

opentalk#4 | MATERA

The system food-design.  The Community Perspective

Saturday 2nd june from 11.30-12.30 h | Palazzo Lanfranchi, Via Carlo Levi Matera

 

opentalk#5 | ROME

Digital Social Innovation. Top down either/ or Bottom-up. Which sustainability through design?  The Public Interest Perspective

Thursday 7th June 11.00-12.00 h | Festival dello Sviluppo Sostenibile, 00186 Roma RM, Italy

 

opentalk#6 | ZURICH

Cultural devices: models of design and design of models. The Zurich perspective

Wednesday 27th June 2018 18.00-19.30 h | Cabaret Voltaire, Spiegelgasse 1,8001 Zürich, Switzerland

 

UNITED STATES AND CANADA


 

opentalk#7 | BOSTON

Co-creating AI. Social aspects, policies and new pathways for post-human design and the City

12 September 17.00-18.30h | Harvard University

 

 

opentalk#8 | TORONTO

Cultural impact. City, Technology and society . 
Principles and practices of the indigenous perspective in urban complex context

 

4th September 18.00-19,30 h | Autodesk Technology Center, Toronto, Canada

 

 

ASIA


opentalk#10 | SHANGHAI

Design for city-making. Models and Collaborative cities systems for no-Western social impact.

30th October 17.00-18.30 h | Tonjii University, 1239 Siping Road, Shanghai, China

 

END OF THE PROGRAM


TORINO

International Impact Through Design. The Festival

23th November | Rinascimenti Sociali, Via Maria Vittoria 38, Torino, Italy

 

SocialFare | Center for Social Innovation Italy

SocialFare is the first Center for Social Innovation in Italy. Research, community engagement, capacity building, and co-design are at the basis of our work to develop  innovative solutions to contemporary societal challenges, while generating new economy via social ventures. SocialFare is located in Torino, in the premises of  Rinascimenti Sociali, the place and convergence network dedicated to accelerate social impact knowledge and entrepreneurship in Italy.

 

ELISAVA – Barcelona School of Design and Engineering

ELISAVA is one of the most important schools of Europe, a pioneer in studies of Design and Engineering. The Centre, affiliated to the Universitat Pompeu Fabra, has 2.000 students from around the world. ELISAVA promotes education, knowledge, research, development and innovation in the field of design, engineering and communication. The School offers a college education that prepares students to meet professional challenges worldwide.

IMPACT THROUGH DESIGN | Intervista ad Arianna Mazzeo

 SocialFare ed ELISAVA lanciano IMPACT THROUGH DESIGN International open talk | Applied design research for SDGs

 

Parte e si chiude a Torino l’Open Talk Series sul ruolo del Design nella generazione di impatto sociale. Un calendario di appuntamenti che farà tappa all’ONU a New York passando per Marsiglia, Barcellona, Matera, Roma, Zurigo, Toronto, Boston, Shanghai.

 

Torino, maggio 2018 – Abbiamo intervistato Arianna Mazzeo, Visiting Professor ad Harvard Seas e direttrice del MasterLab in Service Design Systems all’ELISAVABarcelona School of Design and Engineering, che insieme a SocialFare ha creato il format innovativo di open talk IMPACT THROUGH DESIGN. SDGs Societal Challenges lanciato a Torino lo scorso 4 maggio e dedicato ai Sustainable  Development Goals delle Nazioni Unite. 

Il 4 maggio 2018 a Torino si è tenuto il primo di una serie di eventi internazionali dedicati all’impatto sociale generato dal Design, co-prodotto da SocialFare ed ELISAVA.

Ci racconti come è nata l’iniziativa e di cosa si tratta?

 

IMPACT THROUGH DESIGN. SDGs and Societal Challenges è un Open Talk Series il cui format innovativo nasce a seguito del summit International Days of Deans and Experts: Impact Through Design (Barcellona, aprile 2018) nel corso del quale 30 scuole di Design di prestigio internazionale hanno accettato il mio invito a prendere posizione rispetto ai Sustainable Development Goals definiti dalle Nazioni Unite e ad integrarli nelle attività curriculari di ricerca così come nei piani di studio dei rispettivi corsi e master. Questa premessa è fondamentale per iniziare a parlare in maniera più diffusa del ruolo rilevante che il Design ha e deve avere a livello strategico e sistemico nell’implementazione degli SDGs al fine di generare un effettivo impatto sulla società.

Di qui l’Open Talk Series, un fitto calendario di appuntamenti che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi in una serie di tavoli di lavoro e confronto con gli attori del cambiamento. Da Torino a Shanghai, passando per Marsiglia, Barcellona, Roma, Matera, Zurigo, Boston, New York, i talk si svolgeranno proprio nei luoghi che già stanno sperimentando l’impatto sociale del Design attraverso l’implementazione di progetti che vedono coinvolte le comunità locali in sinergia con gli enti pubblici e privati.

 

Siamo orgogliosi di aprire e chiudere proprio a Torino l’Open Talk Series che ci porterà in giro per il mondo a diffondere il valore dell’impatto sociale che può essere generato dal Design.

Perché questa scelta e quali ruoli giocano SocialFare ed ELISAVA nell’iniziativa?

 

A Torino c’è SocialFare, il primo Centro per l’Innovazione Sociale in Italia, con il relativo hub e la rete di convergenza che trova spazio nella sede di Rinascimenti Sociali. È importante creare maggiore consapevolezza della ricchezza di questo contesto e del ruolo giocato da Torino nell’ecosistema internazionale dell’Innovazione Sociale. In questo territorio molti progetti di educazione di qualità e di innovazione digitale sono già a tutti gli effetti generatori di cambiamento e costituiscono un modello di implementazione concreta ed efficace degli SDGs. Per questo abbiamo scelto non solo di avviare, ma anche di concludere l’Open Talk Series in questa città: l’appuntamento è a novembre per un evento che non sarà solo occasione di restituzione delle esperienze, spunti e testimonianze raccolte, bensì un punto di partenza per elaborare una strategia e una proposta di lavoro su questi temi nel futuro prossimo.

L’idea di questo format innovativo nasce proprio da un momento di scambio e confronto fra SocialFare ed ELISAVA, School of Design and Engineering di Barcellona, che nel corso dei prossimi mesi coinvolgeranno di volta in volta professionisti, ricercatori, rappresentanti di istituzioni e altri soggetti attivi nelle città in cui realizzeremo gli open talk.

 

Tieni a precisare che l’Open Talk Series non è un semplice calendario di eventi di disseminazione e informazione, bensì un vero e proprio progetto di ricerca applicata.

Vuoi spiegare cosa intendi esattamente?

 

Questo progetto è diretta espressione dell’approccio con cui lavoriamo quotidianamente, da anni, nelle rispettive realtà. Il Master in Service Design System che dirigo all’ELISAVA è un Master Lab, un programma aperto e integrato in cui il vero laboratorio non è l’aula, bensì la città di Barcellona. È nei suoi quartieri, a contatto con la comunità che gli studenti applicano i concetti di innovazione sociale studiati nel master, incentivati a ideare e realizzare progetti che abbiano un impatto diretto e positivo sul contesto in cui vivono e operano.

Sento dunque una forte affinità con la vision e l’approccio metodologico di SocialFare, che pone al centro della sua attività di innovazione l’impatto sociale e lavora su di esso come generatore di impatto economico. Il mio lavoro all’ELISAVA parte dai processi creativi per innovare la città e le comunità con cui opera, SocialFare implementa l’approccio sistemico e Design Thinking nell’accelerazione di conoscenza e generazione di impatto tangibile e misurabile.

Dalla nostra collaborazione non poteva che nascere un’iniziativa fondata sulla co-produzione, dove il concetto di “co” rappresenta la collaborazione come metodo sistemico di relazioni che, partendo dal nostro lavoro congiunto, va a coinvolgere tutte le comunità in cui porteremo l’open talk. È stato così a Torino il 4 maggio, con la presenza e la partecipazione attiva in sala di rappresentanti di realtà particolarmente eterogenee e significative del territorio, dalle associazioni impegnate negli orti urbani a importanti fondazioni private e istituzioni, includendo professionisti, ricercatori, studenti, artisti. Altrettanto vivaci sono gli ecosistemi delle città dove faremo tappa nei prossimi mesi: a Roma parteciperemo al Festival dello Sviluppo Sostenibile, a Zurigo incontreremo l’inventore di Conceptual Devices, un metodo interdisciplinare volto a sviluppare strategie di design ad impatto sociale ed economico, a Marsiglia avremo modo di confrontarci con una città che è simbolo stesso di innovazione sociale e integrazione attraverso pratiche dal basso e progetti di social design.

Ognuno di questi incontri sarà quindi non una semplice tappa, bensì una fase del percorso in divenire, la cui stessa mission sarà ridefinita di volta in volta in base alle esperienze e all’apporto di ciascuna comunità coinvolta. È quindi un progetto di ricerca applicata e comunitaria che ha come obiettivo la definizione di una proposta programmatica per l’implementazione dei Sustainable Development Goals nel prossimo decennio.

Il work in progress della proposta sarà presentato all’High Level Political Forum on Sustainable Development dell’ONU a New York, a cui parteciperò personalmente nel mese di luglio.

Per scoprire insieme e confrontarci in modo più approfondito sul programma che si definirà nel corso dell’Open Talk Series vi do appuntamento a Torino per novembre 2018, sperando di incontrarvi numerosi all’evento conclusivo di SOCIAL IMPACT THROUGH DESIGN. SDGs Societal Challenges.

 

 

Al via la sperimentazione piemontese di DesAlps: il Design Thinking a vantaggio delle PMI

 

SocialFare è lieta di partecipare in qualità di observer alla sperimentazione italiana del progetto DesAlps – Design Thinking for a Smart Innovation Eco-System in Alpine Space” promossa dalla Città Metropolitana di Torino con il supporto tecnico di Experientia.

Al via la sperimentazione piemontese
di Des Alps:
il Design Thinking a vantaggio delle PMI

Venerdì 18 maggio a Torino il 1° workshop
per preparare le piccole e medie imprese alle sfide dell’innovazione

 

Torino, 30 aprile 2018 – Arriva a Torino la sperimentazione del progetto europeo DesAlps – Design Thinking for a Smart Innovation Eco-System in Alpine Space”, progetto europeo che mira ad intervenire sulla frammentarietà dell’offerta di servizi a supporto delle imprese nei processi di innovazione. Enti di ricerca, istituzioni e agenzie per l’innovazione in 5 nazioni, dislocate lungo l’arco alpino, hanno lavorato alla creazione di una piattaforma per incentivare l’approccio Design Thinking e favorire lo sviluppo delle piccole e medie imprese attraverso la mutua cooperazione tra imprenditori, esperti di innovazione e policy maker.

La Città Metropolitana di Torino, partner del progetto, propone con il supporto tecnico di Experientia, tre appuntamenti gratuiti riservati a quanti lavorano in una piccola o media impresa del territorio. La richiesta di iscrizione al 1° workshop, che si terrà venerdì 18 maggio dalle 9.00 alle 17.30 presso Rinascimenti Sociali in via Maria Vittoria 38 a Torino.

La partecipazione al workshop è gratuita, i posti sono limitati e riservati agli addetti ai lavori in ambito PMI. Chi effettua la pre-registrazione su Eventbrite ricerverà il form da compilare per completare l’iscrizione:

Vuoi partecipare? Compila qui la richiesta

L’organizzazione si riserva la possibilità di selezionare i partecipanti.

 

Il Progetto “DesAlps” è iniziato nel 2016 e terminerà nel 2019. Finanziato dal programma Interreg Alpine Space, il progetto mira a sviluppare un ecosistema favorevole all’applicazione di strategie di innovazione per le PMI basate sul Design Thinking: metodologia di problem solving creativo che consente di progettare cambiamenti nella strategia di business delle imprese, rendendola più flessibile ai cambiamenti del mercato e attenta bisogni dell’utente.

Il Design Thinking si adatta a tutti i tipi di aziende e di settori produttivi ed è applicabile a diversi tipi di problemi, che siano di strategia, di organizzazione, di sviluppo nuovi prodotti o servizi.

Due le strategie che il progetto sta attivando per costruire un ecosistema favorevole all’utilizzo del Design Thinking:

  • migliorare le politiche a supporto dell’innovazione delle PMI favorendo l’inclusione del Design Thinking, in dialogo con un consiglio di Osservatori regionali nelle attività di progetto.
  • attivare dei Design Thinking Lab, centri di diffusione e di formazione sul Design Thinking nelle regioni partner, migliorando le sinergie con gli strumenti di innovazione già esistenti e favorendo la diffusione dei risultati di progetto attraverso una piattaforma permanente che fungerà da network per imprese e formatori.

Des Alps si sviluppa in 4 fasi fondamentali:

  1. Ricerca sullo stato dell’arte dell’innovazione nelle varie aree coinvolte dal progetto;
  2. Creazione di un metodo condiviso sul tema del Design Thinking;
  3. Test sulle aziende del modello operativo e dei suoi strumenti;
  4. Capitalizzazione e diffusione dei risultati.

Il progetto ha come capofila t2i, società consortile italiana per il trasferimento tecnologico e innovazione, e coinvolge prestigiosi enti di ricerca, istituzioni e agenzie di diverse nazioni: Francia (Toulon Var Technologies  e Agence Régionale pour l’Innovation et l’Intenationalisation des Entreprises de Provence-Alpes-Côte d’Azur), Germania (BWCon – Baden-Württemberg Connected), Austria (BizUp- Business Upper Austria e Innovations und Technologietransfer Salzburg), Slovenia (Camera di commercio e dell’industria di Lubiana e Maribor Development Agency) e Italia (Città Metropolitana di Torino e Camera di Commercio di Padova).

Il progetto ha inoltre visto il coinvolgimento di esperti di Design Thinking come observer, che hanno seguito le diverse fasi di ricerca e costruzione metodologica: per Torino SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale ha seguito gli incontri internazionali di preparazione e il lavoro sul territorio.

Dopo aver mappato attraverso questionari ed interviste le esigenze delle PMI attive lungo l’arco alpino, sono stati realizzati dei workshop per condividere gli strumenti elaborati dai diversi partner al fine di coprogettare un format capace di diffondere il Design Thinking come supporto all’innovazione. Con questi 3 workshop gratuiti Experentia porta ora la sperimentazione sul territorio piemontese.

Compila qui la richiesta di partecipazione
al workshop del 18 maggio 2018

Imprese sociali e terzo settore: realtà e prospettive in provincia di Torino

1900 realtà tra cooperative sociali, imprese sociali, realtà ibride e l’ampio mondo del volontariato e delle associazioni di promozione sociale. Le sole cooperative, cresciute dal 2001 dell’88%, danno lavoro a 22mila addetti, con un valore della produzione pari a 830 milioni di euro.

Torino, 20 marzo 2018 – presentati a Palazzo Birago i dati relativi ad un esteso lavoro realizzato dal Comitato imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino sull’ampio e articolato universo del sociale torinese: cooperative, terzo settore, start up di innovazione sociale, associazioni di volontariato.

Il nostro è un territorio estremamente ricco nel terzo settore: parliamo di 400 cooperative sociali, 87 imprese sociali, una cinquantina di realtà ibride, solo in ambito imprenditoriale, senza contare le più di 1.100 associazioni di volontariato e le 244 associazioni di promozione socialeha commentato Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di commercio di Torino.

Il Comitato Imprenditorialità Sociale ha l’obiettivo di analizzare le forme di attività imprenditoriale caratteristiche del terzo settore e promuovere un ecosistema che favorisca il consolidamento, la crescita e lo sviluppo dell’imprenditorialità sociale, in collaborazione con i Comitati costituiti nelle altre province piemontesi per assicurare una prospettiva di intervento su scala regionale.

Il Comitato è tra i promotori della piattaforma partecipativa Torino Social Impact, un accordo che sancisce l’alleanza fra istituzioni pubbliche e private per sperimentare una strategia di sviluppo dell’imprenditorialità ad elevato impatto sociale ed intensità tecnologica nell’area metropolitana. Fra i firmatari del Memorandum Torino Social Impact, oltre alla Città di Torino e al Comitato per l’Imprenditorialità Sociale della Camera di Commercio, la Compagnia di San Paolo, SocialFare, il Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino, Impact Hub Torino, Nesta Italia, Open Incet, Torino Wireless e gli incubatori universitari I3P e 2i3T.

Come dichiara Mario Calderini, Presidente del Comitato imprenditorialità sociale della Camera di commercio di Torino: “È in atto una trasformazione globale e profonda, nei modelli imprenditoriali, nel terzo settore come nel profit, e sui mercati finanziari. Il segno di questa trasformazione è la ricerca, intenzionale, di un impatto sociale misurabile da affiancare agli obiettivi di creazione di valore economico. La fotografia che presentiamo oggi dimostra che nell’area metropolitana di Torino esistono molti degli ingredienti necessari a intercettare questa trasformazione e trasformarla in una credibile ipotesi di sviluppo locale.

Si tratta di includere nel perimetro delle politiche di sviluppo locale una nuova generazione di innovatori, imprese ed investitori finanziari – prosegue Calderini – che, con modelli inclusivi e partecipativi sappiano sfruttare le nuove opportunità tecnologiche, coniugando la capacità di produrre intenzionalmente impatti sociali positivi con la sostenibilità e la redditività economica e finanziaria delle loro iniziative. In una parola, mettendo la contaminazione tra impresa sociale, tecnologia e scienza al centro di un progetto che renda Torino uno dei migliori posti al mondo nei quali fare impresa e investire per l’impatto sociale”.

L’ecosistema a impatto sociale annovera sul territorio della città metropolitana torinese oltre 1.900 realtà organizzative, il 47% di quelle regionali. La quasi totalità è rappresentata da forme imprenditoriali (399 cooperative e 87 imprese sociali) e non imprenditoriali (244 associazioni di promozione sociale e 1.130 di volontariato), cui si aggiungono realtà profit, che non appartengono al “Terzo Settore” come comunemente definito, ma che presentano forme di responsabilità sociale d’impresa, da poter essere considerate a tutti gli effetti imprese ad impatto sociale. Esistono poi anche altre forme di imprenditorialità ibride, come le 38 Startup Innovative a Vocazione Sociale.

 

[Il comunicato con i dati dell’Osservatorio sull’Imprenditorialità Sociale]

 

GrandUp! al via la selezione per Design Your Impact

Si avvia una nuova fase per GrandUp!, il primo programma di accelerazione territoriale dedicato alla provincia di Cuneo per accompagnare lo sviluppo di imprenditorialità innovativa a impatto sociale, un progetto di Fondazione CRC realizzato con la partnership tecnica di SocialFare e la collaborazione di Coldiretti Cuneo, Confartigianato Cuneo, Confcommercio Cuneo, Confcooperative Cuneo, Confindustria Cuneo. 

C’è tempo fino al 2 aprile 2018 per candidare il proprio progetto a Design Your Impact, il percorso teorico-pratico per l’accelerazione di conoscenza e l’applicazione pratica di metodologie e strumenti dell’Innovazione Sociale che permetterà ai team selezionati di acquisire competenze ed essere supportati da un team di esperti nella trasformazione della propria progettualità in una reale opportunità imprenditoriale.

 

Chi si può candidare?

La call è rivolta ai team con un progetto o idea di impresa strutturata che risponda a una sfida sociale rilevante sul territorio cuneese riconducibile a una delle aree tematiche Ambiente, Turismo, Cultura, Educazione, Benessere o Welfare.

In cosa consiste Design Your Impact

Il percorso, che si svolgerà in 10 giornate dal 13 aprile al 12 maggio 2018 nelle sedi di Fondazione CRC e di Ping | Pensare in Granda, è strutturato in 5 moduli e prevede 80 ore di formazione teorico/pratica con il coinvolgimento di oltre 15 esperti fra docenti e testimonial. Ogni modulo prevede due giornate full-time con sessioni teoriche, workshop pratici, momenti di confronto fra team, incontri ispirazionali, tutoring e accompagnamento costante da parte di professionisti, partner ed esperti di SocialFare e della rete Rinascimenti Sociali.

Obiettivi del percorso: validare il concept progettuale e la proposta di valore di ciascun team, valutare e implementarne la sostenibilità sociale, economica e ambientale, quindi definire il modello di business, misurare l’impatto sociale e sviluppare un efficace pitch di presentazione per la giuria del programma.

I premi

I migliori team, valutati da una giuria di esperti, riceveranno un premio in denaro e/o potranno accedere direttamente all’accelerazione di startup a impatto sociale di Foundamenta#6.

Partecipa a Design Your Impact:
candida qui il tuo progetto!

Info: www.grandup.org | info@grandup.org

 

 

 

GrandUp! | Il programma di accelerazione territoriale dedicato alla provincia di Cuneo

SocialFare è partner tecnico di Fondazione CRC nel programma GrandUp!, il primo programma di accelerazione territoriale dedicato alla provincia di Cuneo per accompagnare lo sviluppo di imprenditoria innovativa a impatto sociale.

Dalla sfida alla soluzione!

Ti aspettiamo il 23 febbraio a Cuneo al primo Social Hackathon: evento-esperienza di progettazione partecipata per definire insieme le sfide sociali più rilevanti.

Partecipare al Social Hackathon significa condividere e confrontare la tua esperienza con gli altri partecipanti, uniti da un fine comune: definire insieme le sfide sociali più rilevanti, punto di partenza del programma GrandUp!

Programma

LANCIO GRANDUP
16.00 – 18.00 presso Ping | Pensare in Granda / Via Pascal 7, Cuneo
Lancio di GrandUp!
Presentazione di GrandUp! | Giandomenico Genta, presidente Fondazione CRC

La parola alle startup:

Alberto Dalmasso, co-founder e CEO di Satispay
Nicola Facciotto, co-founder e CEO di Kalatà
Mara Moioli e Giulia Frangione, co-founder di Italia non profit

Domande & Risposte
La partecipazione alla presentazione è libera e gratuita.

SOCIAL HACKATHON: CHALLENGE DEFINITION
18.30 – 22.00 presso Open Baladin Cuneo / Piazza Foro Boario, Cuneo

  • Welcome bar
  • Tavoli di lavoro
  • Condivisione del lavoro dei tavoli
  • Live sketching nel corso dell’evento

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Pronto ad innamorarti della montagna? Nasce il servizio per fare impresa e abitare nelle terre alte

Torino, mercoledì 14 febbraio 2018 – Nell’ambito del progetto InnovAree nasce “Vado a vivere in montagna”, il servizio che consente a chi vuole sviluppare un progetto di impresa nelle terre alte del Piemonte di usufruire di un servizio gratuito di mentorship, networking e matching con enti interessati a supportare, attraverso strumenti di micro-credito e finanza etica, progettualità in queste aree. InnovAree è un progetto promosso da Accademia Alte Terre, Collegio Carlo Alberto, Uncem e SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale.

INNOVAREE

InnovAree mira allo sviluppo delle aree interne e montane piemontesi, mettendo in relazione la “domanda di montagna” di cui sono portatori tanti soggetti a vocazione imprenditoriale (giovani, innanzitutto) e l’offerta di (micro)credito a livello regionale legata alla presenza di un importante tessuto locale di attori disponibili a valutare investimenti in questa direzione. L’11 gennaio 2018, la Direzione Generale dell’Agricoltura della Commissione Europea ha pubblicato una serie numerosa e approfondita di dati, da utilizzare come indicatori di contesto per la valutazione ed il monitoraggio delle misure della politica di sviluppo rurale (PSR) che ha permesso di leggere in maniera diversa il territorio.

UN PATRIMONIO IMMATERIALE CHE RISCHIA DI ANDARE DISPERSO

In relazione alla struttura per classi di età dei titolari di aziende agricole si possono ricavare i seguenti dati: gli imprenditori agricoli con età inferiore a 35 anni, determinati dall’ultima analisi sulle strutture agrarie del 2013, sono il 5,9% del totale nell’Ue (28 paesi membri) ed in Italia sono il 4,5%. Rispetto al 2010, l’incidenza dei giovani è diminuita (erano il 7,5% nella Ue ed il 5,1% in Italia). Si assiste all’invecchiamento della classe degli agricoltori, a dispetto dei tanti sforzi fatti dalle politiche europee e nazionali.

I NUOVI MONTANARI

La difficoltà di categorizzare quanti in questi ultimi anni stanno scegliendo di trasferire la propria vita ed attività lavorativa in montagna rende difficile far emergere attraverso i dati il profilo dei “Nuovi Montanari”. La ricerca condotta dall’associazione Dislivelli pubblicata nel volume “Nuovi montanari – abitare le alpi nel XXI secolo” (2014) ne evidenzia alcune caratteristiche: sono spesso famiglie giovani, ma anche uomini e in minor numero donne, che scelgono di andare a vivere in montagna alla ricerca di una migliore qualità di vita e di nuove opportunità lavorative. Si tratta di persone con profili professionali ed educativi medio/alti e spesso capacità imprenditoriali che vengono prevalentemente dalle aree urbane.

MANCANZA DI CREDITO E STRUMENTI FINANZIARI

InnovAree mira ad agire sui fattori che fanno da deterrente per chi desidera sviluppare nuove progettualità nelle terre alte. Un primo workshop è stato condotto l’11 novembre 2017, coinvolgendo diversi stakeholder: imprese di successo attive nelle aree interne, fondazioni bancarie, enti di (micro)credito e di finanza etica. Le testimonianze portate e gli interventi che li hanno seguiti hanno dimostrato come le aree interne e montane del Piemonte costituiscano una porzione molto importante del territorio regionale (considerando il dato che oltre il 40% del territorio piemontese è montano). Pur risultando ad oggi sotto-valorizzate e in larga misura spopolate, queste aree costituiscono il luogo di elezione per numerose attività imprenditoriali che si propongono di innovare il settore agro-silvo-pastorale e sviluppare servizi ad elevata intensità relazionale.

DIFFICOLTÀ DI CONOSCERE ED INTERPRETARE GLI INCENTIVI POLITICI IN ATTO

L’interesse dei singoli trova supporto e riscontro in importanti interventi realizzati dalla politica naizonale quali la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), finalizzata al rilancio di queste aree ricche di importanti risorse ambientali e culturali ma significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali ed in declino demografico. Le aree interne si attestano come una risorsa pronta a diventare pienamente generativa anche in termini di welfare di comunità e community building, anche grazie alla sua capacità di attrarre investimenti adeguati e azioni in sostegno del credito diffuso attraverso i diversi strumenti offerti dal micro-credito e la finanza etica.

“VADO A VIVERE IN MONTAGNA”

“Vado a vivere in montagna” è un servizio che si rivolge a quanti (neo-laureati, liberi professionisti a partita Iva, associazioni, organizzazioni non profit, imprese già costituite o costituende, imprese sociali) hanno intenzione di sviluppare progetti di vita e di lavoro nelle montagne piemontesi, a partire dai settori:

  • agro-silvo-pastorale
  • servizi alla persona
  • turismo sostenibile
  • agricoltura sociale
  • energie rinnovabili
  • cultura e promozione del territorio
  • recupero dell’edilizia dismessa a fini produttivi e comunitari.

 

IL SERVIZIO

Gli interessati potranno presentare le proprie idee imprenditoriali così come le iniziative già attive che intendono ulteriormente sviluppare: tramite un colloquio mirato potranno esporre i principali elementi progettuali e gli obiettivi che intendono raggiungere. Potranno così ricevere supporto di orientamento rispetto a questa scelta ed essere messi in contatto con mentor esperti di strumenti di microfinanza ed imprenditori che stanno sviluppando progettualità nelle aree interne. Le proposte così raccolte andranno a costituire un database di progetti supportabili tramite il micro-credito e l’apporto degli strumenti della finanza etica.

L’OBIETTIVO

Grazie alla sinergia a livello territoriale con operatori della finanza agevolata, nei prossimi mesi il progetto InnovAree avrà come obiettivo principale quello di mettere in relazione gli imprenditori (o potenziali tali) interessati a sviluppare iniziative nelle terre alte piemontesi con gli attori che possono offrire particolari strumenti di credito, ritagliati sulle necessità di chi intende fare impresa in montagna.

COME ACCEDERE

Il servizio sarà attivo a partire dal 14 Febbraio 2018 (straordinariamente di mercoledì), sarà attivo dal 22 febbraio tutti i giovedì (su prenotazione) dalle 10:00 alle 17:00, presso Rinascimenti Sociali (in via Maria Vittoria, 38 a Torino. Per accedere al servizio è necessario fissare un appuntamento con il responsabile del servizio, Dr. Andrea Membretti, tramite e-mail (innovaree@socialfare.org).

 

I PARTNER

Accademia Alte Terre
nasce dal “Memorandum of Understanding” tra l’Università degli Studi di Torino, il Politecnico di Torino, il CNR, la Regione Piemonte, l’Uncem, la città di Mondovì e la Fondazione Collegio Carlo Alberto, con l’obiettivo di costituire sulle Alpi Sud-Occidentali un’Accademia delle Alte Terre, intendendo per Alte Terre non solo le Alpi, ma anche le colline e le aree appenniniche.
www.accademiaalteterre.it

Collegio Carlo Alberto
Il Collegio Carlo Alberto è una fondazione nata nel 2004 su iniziativa della Compagnia di San Paolo e dell’Università di Torino. La sua missione consiste nel promuovere la ricerca e la didattica nelle scienze sociali, nel rispetto dei valori e degli usi della comunità accademica internazionale.
www.carloalberto.org

Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani (UNCEM)
è un’organizzazione nazionale presente in ogni regione italiana, che raduna e rappresenta i comuni montani e le comunità montane, oltre ad associare province, consorzi, camere di commercio e altre entità operanti in montagna. UNCEM esiste da più di cinquanta anni ed è rappresentativa di un bacino territoriale pari al 54% di quello italiano e nel quale vivono oltre dieci milioni di abitanti.
www.uncem.it

SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale
è il primo centro italiano interamente dedicato all’innovazione sociale: attraverso la ricerca, l’engagement, il capacity building e il co-design sviluppa soluzioni innovative alle pressanti sfide sociali contemporanee, generando nuova economia. Crede che il valore sociale possa generare valore economico e convergenza per innovare prodotti, servizi e modelli. Con un’ampia rete di partner nazionali ed internazionali accelera conoscenza ed imprenditorialità a impatto sociale attraverso il design sistemico, il design thinking, le tecnologie abilitanti, mentoring, networking e impact investing per la scalabilità.
www.socialfare.org | fb: @socialfaretorino | tw: @SocialFareCSI

Blockchain: istruzioni per l’uso

La blockchain non è solo un’invenzione rivoluzionaria nata da un misterioso gruppo di cypherpunk, ma soprattutto la scoperta di un nuovo modo di vedere la tecnologia. Immaginate come potrebbe diventare il mondo se il denaro potesse muoversi con la stessa frizione con cui oggi fluisce l’informazione in rete, attraversando in modo uniforme i confini nazionali/politici/culturali, al punto da renderli irrilevanti. A livello fisico potrebbe sembrare qualcosa di molto astratto, “digitale” quindi “anti-analogico”.

Cos’è la Blockchain

In termini semplici si definisce come una catena di blocchi legati l’uno all’altro in una successione irreversibile (e quasi impossibile da alterare) in grado di immagazzinare informazioni digitali. In realtà per comprende la blockchain è più utile ricorrere ad un mondo che pochi pongono in connessione con essa: la termodinamica. Produrre nuovi blocchi di questa catena (il “mining”) infatti richiede necessariamente energia elettrica, che ovunque nel mondo ha un costo e un consumo ben definito. A completare l’opera, complicandola un pochino, entrano in gioco anche la crittografia, che “certifica” le transazioni, e una funzione di hash nata ed usata per altri scopi: questa funzione collega ogni blocco al successivo, e contemporaneamente regola la difficoltà del mining. E’ così possibile per chiunque dimostrare che un blocco non abbia subito alterazioni e che faccia davvero parte della catena.

Grazie alla sapiente combinazione di crittografia e decentralizzazione P2P, si riesce dunque a rendere un consumo di energia elettrica (quindi un valore termodinamicamente garantito) “matematicamente incastonata” in codice binario disponibile in una rete di computer opensource. La blockchain è dunque un concetto innovativo perché riesce a immagazzinare informazioni in modo sicuro, irreversibile, decentralizzato, trasparente e accessibile a tutti. La prima famosa applicazione di questa tecnologia è stata il Bitcoin: poter trasmettere denaro in modo totalmente digitale, sicuro e senza intermediari è solamente la prima innovazione che abbiamo oggi sotto i nostri occhi, ed è solo la punta dell’iceberg.

Chi ha inventato il Bitcoin?

Nessuno lo sa: le sue origini partono dal mistero di uno pseudonimo cypherpunk su un forum nel lontano 2008, ovvero un post di un non meglio definito “Satoshi Nakamoto” e in una curiosa coincidenza con uno dei collassi più violenti del sistema finanziario moderno.

“I’ve been working on a new electronic cash system that’s fully
peer-to-peer, with no trusted third party.” (Satoshi Nakamoto, 2008)

Non sappiamo se siano una o più persone ad aver inventato il Bitcoin: quello che sappiamo è che la spinta rivoluzionaria di questa tecnologia negli anni ha dato vita a una community di sviluppatori open-source che pian piano hanno apportato migliorie al codice sorgente. Si potrebbe dire ormai, non senza esagerare, che i creatori del bitcoin siamo, o possiamo essere, tutti noi: quello che da valore ad una rete peer-to-peer infatti sono proprio i suoi contenuti, ovvero gli utenti che partecipano mettendo a disposizione tempo e risorse in un sistema anarchico digitale e decentralizzato. Più aumentano gli utenti che utilizzano la rete, più aumenta il valore della rete stessa, e più la rete prometterà valore agli utenti stessi perchè solo a loro la rete deve rendere conto, non essendoci un “creatore” né un “ente centrale” o un “super-user”.

Il futuro dei bitcoin

Qualche critico non ha esitato a definire questo aumento di valore costante ma irregolare come una “bolla finanziaria”. L’errore che sta dietro a questa definizione non è tanto legato alla logica della previsione, quanto di tipo concettuale. Di bolle finanziarie o speculative è certamente piena la storia dell’economia moderna. La blockchain tuttavia permette l’esistenza di qualcosa di parallelo all’economia conosciuta finora e contemporaneamente diverso: bisognerebbe chiedersi se abbia senso applicare concetti finanziari che appartengono al sistema della “finanza classica”, ad un qualcosa che intrinsecamente non ha nulla a che vedere né col classico né con la finanza.

Cosa possiamo aspettarci quindi da questa nuova tecnologia piena di promesse? L’uomo certo non riesce a non fare previsioni e ormai nella vastità del cyberspazio si può trovare ogni tipo di profezia ed il suo contrario: a noi però piace pensare che le applicazioni più interessanti saranno legate a tutto ciò che non siamo ancora in grado di immaginare.(In accordo con quello che racconta Daniel Jeffries in What Will Bitcoin Look Like in Twenty Years?)
Francesco Polacchi, Federico Corradino

 

 

*Nella foto l’evento organizzato presso Rinascimenti Sociali

Green Pride premia l’Alveare che dice Sì!, ReBox e Shike come best practice di Green Economy

Il Green Pride è una campagna promossa dalla Fondazione UniVerde, a livello nazionale e regionale, con l’intento di valorizzare e conferire un riconoscimento alle best practice di Green Economy: Istituzioni e Enti locali virtuosi, imprese, associazioni, ma anche ai singoli individui, impegnati nella riconversione ecologica della società e dell’economia. L’ottava edizione vede il riconoscimento assegnato ad alcune delle startup accelerate da SocialFare.

Mercoledì 18 ottobre 2017 alle ore 10 presso la Sala Einaudi del Centro Congressi “Torino Incontra” – Via Nino Costa, 8 Torino, si svolge il Green Pride Piemonte della Sostenibilità, avente come tema ”efficienza energetica, tecnologie e startup innovative al servizio della sostenibilità”.

Intervengono:

Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione UniVerde
Alberto Unia, Assessore Politiche per l’Ambiente della Città di Torino
Michele Mellano, Direttore Coldiretti Torino
Angelo Marino, Presidente Associazione SOS Terra.

Moderatore: Andrea Gandiglio, Direttore Editoriale greenews.info e fondatore del progetto Gretteria.

La presentazione delle best practice è stata affidata a Monica Paolizzi (Accelerator Program Coordinator SocialFare | Centro per l’Innovazione Sociale), che introduce le startup premiate, scelte tra le realtà a impatto sociale accelerate da SocialFare.

Le startup alle quali è stato assegnato il Green Pride Piemonte 2017 dell’innovazione sostenibile sono:

l’Alveare che dice SI!: L’Alveare che dice sì! è il progetto che, unendo produttori locali e consumatori consapevoli, promuove un nuovo modo per fare la spesa in modo sano, sostenibile e a km0. I produttori locali si iscrivono al portale e si uniscono in un “Alveare”, mettendo in vendita online i loro prodotti: frutta, verdura, latticini, formaggi. I consumatori che si registrano sul sito posso acquistare ciò che desiderano presso l’Alveare più vicino casa, scegliendo direttamente sulla piattaforma. Il ritiro dei prodotti avviene settimanalmente nel giorno della distribuzione organizzata dal gestore dell’Alveare.

ReBox: Il progetto reBOX nasce per combattere lo spreco di cibo nella ristorazione e dare nuova dignità al cibo trasformando «l’avanzo» in opportunità. ReFOOD è la foodybag che trasforma il cibo avanzato in buona abitudine ed è la risposta al 70% degli italiani che richiede, per superare la vergogna di portare a casa il cibo avanzato, un prodotto bello, comodo, pratico, etico e riciclato/riciclabile.

Shike: Il progetto “Shike” lanciato da Mug Studio s.r.l., intende promuovere nuove forme di mobilità sostenibile e facilitare allo stesso tempo l’accesso ai servizi di bike sharing all’interno delle città di medio-grandi dimensioni. Grazie ad un innovativo lucchetto “smart”, con gps e sensori ambientali integrati, Shike elimina le stazioni di parcheggio permettendo nuovi modelli di condivisione del proprio veicolo e gettando le premesse per la creazione del più esteso servizio di bike sharing sul mercato. Infine i sensori integrati nel sistema permettono di raccogliere dati ambientali e valutare la CO2 risparmiata, incentivando così comportamenti virtuosi.

La Coldiretti Torino, da anni attiva con tutti gli attori del territorio con reti collaborative, in particolare tramite un progetto strategico di innovazione sociale nelle aree rurali, anche per la promozione di un welfare ecologico, ha promosso la partecipazione all’evento come best practice la Cooperativa Agricoopecetto, cooperativa agricola multifunzionale da anni impegnata in percorsi di AGRICOLTURA SOCIALE, in rappresentanza della quale è interviene la sig.ra Elena Comollo.